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Mamma, mi dai il ciuccio?

Mamma, mi dai il ciuccio? Copertina (3.979)
Annalisa Muto

Nell’ultimo decennio si è accesa, in Italia e non solo, una vera e propria disputa tra genitori e professionisti rispetto all’utilizzo del ciuccio. Alcuni sono pro altri categoricamente contro questa pratica. Ciuccio sì o ciuccio no?  Come si deve ‘’schierare’’ un neogenitore?

 

L’obiettivo di questo articolo è quello di fare chiarezza, dal punto di vista prettamente logopedico, sui pro e i contro dell’utilizzo del ciuccio a partire dalle Linee Guida Internazionali dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Iniziamo con l’analizzare il bambino e la sua ‘’bocca’’ dal punto di vista anatomico-funzionale. La cavità orale, i muscoli mimici (volto), la lingua, i denti, i muscoli masticatori, la faringe, la laringe e la cavità nasale fanno parte di un sistema definito Apparato Stomato-gnatico. Questo complesso sistema svolge importantissime funzioni tra cui respirare, deglutire e parlare. Queste tre funzioni sono correlate tra loro e vanno ad interagire con il complesso sistema posturale. Ne consegue che il giusto equilibrio funzionale dell’Apparato Stomato-gnatico aiuta un corretto assetto posturale.

 

 

Andiamo ora ad approfondire le suddette funzioni:

 

  1. La respirazione è una funzione vitale. Essa si può considerare corretta quando l’inspirazione e l’espirazione avvengono con il naso. Grazie al naso l’aria che inspiriamo viene umidificata, riscaldata e purificata da agenti esterni prima di essere introdotta nei polmoni. Inoltre, studi recenti hanno dimostrato che chi respira con il naso ha una maggior apporto di ossigeno nel sangue rispetto a chi respira con la bocca, con conseguente miglioramento dell’attività dei neurotrasmettitori cerebrali. Durante la respirazione nasale le labbra sono chiuse e rilassate, le arcate dentarie non entrano in contatto tra loro e la lingua appoggiata sul palato.

 

  1. La deglutizione è la funzione che permette di alimentarsi. I primi atti deglutitori iniziano a partire dalla 11° settimana di gestazione per poi essere completamente matura alla 34°-35°. Il meccanismo della deglutizione non rimane uguale durante tutta la vita, ma cambia in rapporto a vari fattori: lo sviluppo neuromuscolare; la comparsa della posizione eretta del capo; l’eruzione dei denti; il passaggio da una alimentazione liquida ad una solida. Questo meccanismo segue un proprio sviluppo che possiamo suddividere in quattro tappe evolutive:
  • Suzione (0-6 mesi): l’alimentazione avviene esclusivamente mediante allattamento. In questa dinamica il bambino si attacca al capezzolo e lo spreme, mediante spinta della lingua in avanti. Questa attività stimola il sistema sensoriale, il sistema motorio, oltra che avere una funzione rassicurante e calmante. Sembra, inoltre, che il movimento di suzione crei una riduzione della tensione muscolare a livello del cranio, permetta la stabilizzazione muscolare ed il rinforzo linguale e che promuova la respirazione nasale;

 

  • Deglutizione infantile (6 mesi- 3 anni): intorno al 6° mese grazie alla comparsa dei denti ed alla maturazione fisiologica di alcune strutture muscolo-scheletriche, assistiamo ad un cambiamento nel meccanismo deglutitorio. Grazie allo svezzamento il bambino comincia a masticare ed a muovere la lingua in direzioni diverse dalla sola spinta in avanti. In questa fase il bambino viene esposto parallelamente sia a cibi solidi che al latte materno. È tuttavia importante che vengano ridotti i momenti di esposizione del bambino ad attività di suzione promuovendo sempre di più l’attività masticatoria;

 

  • Deglutizione di tipo misto (3 anni - 7 anni): fase di transizione del meccanismo motorio in cui la suzione deve essere completamente abbandonata al fine di promuovere la deglutizione di tipo adulto, in seguito descritta. Grazie a questa fase transitoria il bambino sarà in grado di gestire con più sicurezza una maggior varietà di cibi e di consistenze;

 

  • Deglutizione di tipo adulto (>7 anni): in questa fase la lingua si posiziona a contatto con il palato così da stabilizzare la mandibola e promuovere una corretta deglutizione. Ora il bambino è in grado di gestire e deglutire tutti i cibi e tutte le consistenze senza rischiare che alcun bolo vada ‘’di traverso’’.  Se dopo questa età permane una deglutizione di tipo infantile la lingua continuerà a spingere in avanti, contro i denti, con conseguenti problematiche sull’accrescimento della mascella, della mandibola, delle arcate dentarie e sulla postura.

 

  1. Il linguaggio vede il suo sviluppo già in fase pre-natale per proseguire poi durante tutto il corso della vita. I fattori che intervengono in questa evoluzione sono: la genetica; il sistema nervoso e le funzioni cognitive; le competenze motorie (sia globali che dell’apparato stomato-gnatico); lo stato di salute; il sistema socio-culturale in cui è inserito. È importante che in questa fase di sviluppo non intervengano agenti esterni che vadano a in alcun modo ad ostacolare tale evoluzione.
  2.  

Torniamo ora alla domanda iniziale: ciuccio sì o no?

 

Il ciuccio è una tettarella di gommaplasticacaucciù o di silicone che stimola il riflesso naturale della suzione. Si tratta di uno strumento artificiale non fisiologico nato per calmare e rilassare il bambino andando a stimolare una zona altamente recettiva. Si parla infatti di suzione non nutritiva, a differenza dell’allattamento al seno ed al biberon, considerati invece suzione nutritiva. L’unica attività assolutamente fisiologica tra le precedenti è sicuramente l’allattamento al seno. Ciuccio, biberon, pollice sono invece strumenti che promuovono una suzione di tipo artificiale e sono pertanto considerati un’abitudine viziata, soprattutto se il loro utilizzo è protratto oltre il tempo fisiologico di suzione.

 

L’uso prolungato di questi strumenti può portare il bambino a sviluppare problematiche di varia natura. Se facciamo riferimento, infatti, a quanto detto precedentemente rispetto alla correlazione tra respirazione, deglutizione e linguaggio va da sé che un ostacolo allo sviluppo di una di queste funzioni comporta un’alterazione delle altre. Mantenere una deglutizione di tipo infantile può portare a: respirazione di tipo orale; disturbi di linguaggio, difficoltà nella pronuncia di suoni, deglutizione deviata, problematiche ortodontiche, problematiche di natura otorina, problematiche posturali e cefalee. 

 

Alla domanda ‘’il ciuccio sì o no?’’ la logopedista risponde: ‘’ Non si può dare divieti o obblighi senza avere una conoscenza del singolo caso. Ogni vissuto è diverso, ogni mamma è diversa, ogni bambino è diverso’’.

 

E’ bene però fornire alcune linee guide di utilizzo/non utilizzo.

 

Non è consigliabile quando:

  • Il bambino è nato a termine e non mostra difficoltà ad attaccarsi al seno materno;
  • Il bambino non mostra interesse nel ciuccio (non forzarlo!).

 

È consigliabile quando:

  • Il bambino non può essere allattato (il ciuccio stimola la cavità orale e promuove lo sviluppo cranio-facciale in sostituzione dell’attaccamento al seno);
  • Il bambino è nato prematuro ed è impossibilitato all’allattamento immediato (il ciuccio allena il neonato al futuro attaccamento al seno).

 

Nel caso in cui si decida di utilizzare il ciuccio è bene seguire i seguenti accorgimenti:

 

  • Utilizzare ciucci anatomici e consigliati dagli specialisti;
  • Non inserire l’uso del ciuccio prima di 1 mese/2 mesi in quanto il neonato deve sperimentare e instaurare in modo fisiologico l’attaccamento al seno senza interferenze artificiali;
  • Limitare l’uso del ciuccio a dei brevi momenti (pre-sonno, rilassamento etc.) in modo da abituare il bambino che al di fuori di questi tempi non è possibile utilizzarlo. Sarà così anche più semplice eliminarlo in un momento successivo;
  • Non utilizzarlo come consolazione ad un capriccio o come ‘’silenziatore’’ per il pianto;
  • Utilizzare il ciuccio fino ad un massimo di 18 mesi di età.

 

Per approfondimenti, consigli e richieste specifiche rivolgersi a Logopedista Santa Maria delle Mole/Ciampino

                                                                                                                                           Annalisa Muto

Stili di vita e alimentazione: l’importanza dell’educazione alimentare

Stili di vita e alimentazione: l’importanza dell’educazione alimentare Copertina (807)
Alessandra Benassi

 

L’alimentazione è un determinante essenziale della salute e in una società fortemente globalizzata subisce l’influenza di tendenze e stili di vita dettati dalla società dei consumi. 

 

In un mercato unico in cui prevalgono alimenti ad alta densità energetica, abbondanti di proteine e grassi, le colture si stanno progressivamente omogeneizzando, molti Paesi stanno perdendo la loro identità e si diffondono patologie e disturbi legati proprio all’alimentazione.

 

Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la prevalenza dell’obesità a livello globale è triplicata dal 1975 ad oggi; sono più di 1,9 miliardi gli adulti in sovrappeso, di cui oltre 650 milioni gli obesi, per non parlare dei bambini la cui stima arriva attorno ai 41 milioni.  Nell’analisi delle cause che determinano l’eccesso di peso entrano in gioco molteplici fattori tra cui la predisposizione ereditaria, fattori ambientali e comportamentali, l’invecchiamento e le scelte alimentari. E’ importante considerare che il sovrappeso e l’obesità sono tra i principali fattori di rischio per le patologie non trasmissibili, quali le malattie ischemiche del cuore, l’ictus, l’ipertensione arteriosa, il diabete di tipo 2, le osteoartriti ed alcuni tipi di cancro, pertanto risulta di fondamentale importanza sviluppare programmi di educazione alimentare.

 

Un’ulteriore tendenza rilevabile negli ultimi anni è legata ai disturbi del comportamento alimentare, che consistono in disfunzioni del comportamento alimentare e/o in comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo, che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico. In particolare nel mondo occidentale l’ideale di magrezza e di linea perfetta viene favorito dai mezzi di comunicazione di massa tradizionali e dalle piattaforme digitali intrise di stereotipi e canoni pubblicitari. Così i numeri rilevati e rivelati dalla bilancia, valicano l’oggettività, connotandosi di valori e significati soggettivi, suscitando estrema attrazione o forte repulsione, oggetto di stress, frustrazioni o soddisfazioni. La disinformazioni in maniera fuorviante porta a crede che il peso sia l’indicatore ancestrale della nostra salute. Proprio per questo insieme alla Dottoressa Biologa Nutrizionista Elena Balzani del centro Fisioterapico Fisiologic Mira di Santa Maria delle Mole, abbiamo scoperto un’importante informazione circa questo prezioso dato: 

 

“In realtà il peso, da solo, non può rappresentare l’unico valido indicatore dello stato di salute, è necessario considerare delle informazioni aggiuntive: parametri fisici, metabolici e psichici. Non si tratta di minimizzare ad un numero visto e rivisto sulla bilancia, ma di pensare più in grande. Immaginiamoci chi siamo, di cosa siamo fatti, cosa abbiamo vissuto e viviamo ancora, i percorsi intrapresi e magari anche falliti, immaginiamo la nostra storia clinica e la nostra storia personale. La nostra persona è molto più del peso sulla bilancia. Nella scala delle priorità fisiologiche il voler raggiungere certi modelli estetici, è una cosa futile. Tutti possiamo perseguire e raggiungere parametri salutistici, non tutti possiamo restare nei canoni estetici del momento. Accettarlo e comprenderlo è il primo passo per non inseguire false promesse, ma per raggiungere obiettivi concreti e su misura per noi.  Acquisire un corretto stile di vita che comprenda lo svolgimento di attività fisica e la giusta alimentazione (assolutamente non restrittiva), comporta un investimento di tempo ed energie, tanto maggiore quanto grande è l’esigenza metabolica iniziale. Il cammino può essere lungo e tortuoso, e implica una scelta verso il cambiamento che sarà vero, radicale e duraturo. Nessuna impresa grande che si ricordi è stata realizzata in poco tempo, per questo lasciatevi guidare e accompagnare passo dopo passo, senza pretendere troppo da voi stessi. Guardate avanti nel vostro percorso e contate i vostri successi, non i fallimenti, non sopravvalutate le mete raggiunte, ma piuttosto godetevi il viaggio.”

 

Da questo confronto abbiamo maturato un’importante consapevolezza Il nostro aspetto racconta una storia, quella di ciascuno di noi, comunica chi siamo e le scelte che facciamo. La bellezza è intrinsecamente legata alla salute ed entrambe sono determinate dalla nostra attitudine e dalla capacità di fare le scelte giuste.

 

I cambiamenti del settore della salute: trend per la co-creazione del benessere

I cambiamenti del settore della salute: trend per la co-creazione del benessere Copertina (828)
Alessandra Benassi

 

La digitalizzazione, la rivoluzione di internet e l’espansione dei mercati hanno profondamente modificato gli stili di vita, comportando forti ripercussioni sui tutti i settori economici e i meccanismi di assistenza sociale. Il settore della salute, valicando la sfera propriamente pubblica per ridurre l’onere della spesa sanitaria, consolida la sua presenza nel settore privato, maturando consapevolezza circa l’importanza e la centralità del ruolo attivo dei pazienti. Insieme allo staff del centro di fisioterapia Fisiologic Mira di Santa Maria delle Mole abbiamo analizzato come questo scenario  sia caratterizzato da tre microtendenze, quali:

 

1. La rivoluzione digitale che ha letteralmente azzerato le distanze, almeno per quanto riguarda la possibilità di comunicare, ha reso il mondo fortemente connesso e privo di barriere spazio temporali. Con l’introduzione della telemedicina, assistiamo a profondi cambiamenti circa il controllo e l’approccio alla salute e alla trasformazione delle modalità di erogazione dei servizi sanitari. Tale scenario ha fornito un contributo significativo circa l'aumento dell’efficacia e dell’efficienza delle prestazioni sanitarie; la possibilità di accesso ai servizi e alle strutture; la continuità delle cure mediche e il monitoraggio oltre le strutture sanitarie.

 

2. Evoluzione dei modelli di riferimento e del modo in cui le persone si rapportano con il proprio corpo e la salvaguardia del proprio benessere: assistiamo a un’evoluzione del concetto di benessere di cui la salute è solo una piccola parte. La nuova tendenza si manifesta in molteplici modi, toccando diversi aspetti della vita quotidiana, spaziando dall'alimentazione salutare fino alle cure termali, passando per i trattamenti estetici più o meno invasivi, alla ricerca di soluzioni che riescano a rallentare, se non invertire, l’effetto dello scorrere degli anni. Il settore dell’health care si lega fortemente a quello del benessere per i seguenti fattori:

 

2.1 l’invecchiamento della popolazione che genera un incremento del bisogno di visite specialistiche, d’interventi e di farmaci, introduce alla sfida della prevenzione. L’obiettivo, che coinvolge tutto il settore, è quello di individuare soluzioni per aumentare l'efficacia delle terapie attraverso il miglioramento della compilance del paziente a livello preventivo, mediante il cambiamento del suo stile di vita, così da ridurre i costi derivanti dall'uso di servizi sanitari onerosi.

 

2.2 La tendenza alla sacralizzazione del corpo che è sempre più “utilizzato come oggetto catalizzatore e forma dei desideri, come strumento di significato e spazio simbolico sul quale incidere nuovi linguaggi e nuovi riti” (Maura Franchi 2007). Nelle società contemporanee, il settore dell’health care si intreccia a quello del benessere in quanto il controllo sull’immagine di sé, diviene costante e ossessivo, definito sempre più uno strumento di realizzazione sociale. Tale fenomeno viene, ancora una volta, favorito dalle nuove tecnologie e dispositivi che permettono di superare i limiti imposti dalla natura e alterare la realtà, così da perseguire i modelli estetici socialmente accettati.

 

3.Ascesa del super paziente: abbiamo descritto come le tecnologie di comunicazione istantanea e i nuovi media hanno cambiato in maniera radicale il modo di comunicare tra le persone, favorendo una nuova consapevolezza e un nuovo modo di partecipare alla vita di relazione. Questa spinta alla digitalizzazione dei rapporti umani influenza anche il modo di gestire la propria salute e quella delle altre persone. Tale processo si fonde con la macrotendenza dell’invecchiamento della popolazione e dei tagli ai servizi sanitari, comportando per il singolo la necessità di far fronte alla cura del proprio corpo in maniera autonoma e indipendente. L’informazione, ubiquitaria come l’ossigeno, permette di sviluppare conoscenza, maggiore autonomia e aumentare la consapevolezza su temi specifici. La conoscenza, unita alla pratica dell'uso, porta a un empowerment del consumatore, che in virtù di ciò si sente autonomo e non necessita di alcun interlocutore per effettuare le sue scelte. La rivoluzione del web, con il suo proliferare delle informazioni, pone le basi per un riequilibrio delle conoscenze tra chi le utilizza e chi offre un prodotto-servizio, favorendo così la co-creazione degli stessi. Grazie alla rivoluzione digitale chiunque può teoricamente informarsi sulle proprie patologie e decidere prontamente quando consultare il medico per risolvere un problema. Il sondaggio "E-Health tra bufale e verità: le due facce della salute in rete” indica che oltre l’88% degli italiani, consulta il web quando ha bisogno di informazioni sulla salute e il 44% ritiene che rivolgersi a internet sia poco o per nulla rischioso. 

 

Sulla base di tali riflessioni osserviamo come il settore della salute tradizionale stia valicando la cura e la fornitura di prodotti per la necessità aprendosi all’ l’industria del benessere proattivo, che:

 

fornisce prodotti e servizi a persone tendenzialmente sane, con l'obiettivo di farle sentire ancora più in forma con un aspetto migliore, rallentando gli effetti dell'invecchiamento e prevedendo lo svilupparsi di possibili malattie. Le persone volontariamente decidono di far parte dell'industria del wellness”. (Pilzer 2002)

Le Onde d'urto radiali: per le condizioni muscoloscheletriche croniche e complesse

Le Onde d'urto radiali:  per le condizioni muscoloscheletriche croniche e complesse Copertina (752)
Alessandra Benassi

 

La terapia a onde d’urto è un metodo di trattamento in cui, una zona del corpo, che sta arrecando dolore e disturbi, viene trattata attraverso l’emissione delle “onde d’urto” radiali. Il metodo di trattamento è ideale per le condizioni muscoloscheletriche croniche e complesse. Oltre alla riduzione dei dolori  permette di rigenerare il tissuto leso e l’interruzione di calcificazioni e fibrosi.

 

Come vengono generate le onde d’urto?

 

Il macchinario è caratterizzato da un manipolo in cui si trova un proiettile che viene azionato da un generatore elettromagnetico, che accelerandosi ad alta velocità trasmette energia cinetica all’applicatore del manipolo. Attraverso una frequenza e una pressione variabile e regolabile le onde d’urto si diffondono espandendosi radialmente nella cute e vengono assorbite dal corpo. 

 

Quali risultati si possono ottenere?

 

Lo staff dello studio di fisioterapia Fisiologic Mira, di Santa Maria delle Mole, ci spiega che La terapia a onde d’urto offre numerosi benefici per il paziente che da anni soffre di disturbi cronici e patologie difficili che non hanno ottenuto beneficio da altre terapie conservative (mediche, farmacologiche e/o fisioterapiche) o può rappresentare un’ultima alternativa prima di un intervento chirurgico. Il trattamento permette di alleviare il dolore attraverso l’iperstimolazione dei sensori del dolore e attivando la sostanza P ( Neuropeptide) e i suoi ottimi risultati  sono ampiamente documentati dalla letteratura scientifica internazionale.

 

Quanto dura il trattamento?

 

Il trattamento è di breve durata, dura circa 10 minuti e generalmente viene integrato con terapia fisioterapica manuale e strumentale ( come Hilterapia o Tecarterapia). Solitamente si effettuano cicli di 3-5 sedute con una frequenza settimanale.

 

Per  quali disturbi è indicata?

 

  • Disturbi tendinei, tra i più frequenti: al tendine di Achille, al tendine rotuleo, al sopraspinato e l’epicondilite laterale.
  • Disturbi ossei, i più frequenti: la sindrome da stress tibiale mediale e la sindrome dolorosa a carico del grande trocantere.
  • Disturbi neurologici 
  • Trattamento di trigger point, dolori muscolari e ipertonia muscolare. 
  • Fasciopatia plantare, il dito a scatto e il tessuto cicatriziale. 

 

Hanno validità scientifica?

 

Si, è una forma di terapia affidabile e scientificamente dimostrata per numerosi disturbi.

Rieducazione motoria funzionale: il metodo Fisiologic

Rieducazione motoria funzionale:  il metodo Fisiologic Copertina (747)
Alessandra Benassi

 

La rieducazione motoria o chinesiterapia etimologicamente deriva dall’unione di due parole  greche “kinésis” (movimento) e “therapeía” (cura o rimedio) dunque significa letteralmente metodo di cura attraverso il movimento di uno o più distretti corporei. Mediante la terapia manuale il fisioterapista contrasta la limitazione articolare “forzando” progressivamente il movimento, in sedute che hanno una durata compresa tra i 30-60 minuti, con un'intensità che deve rispettare i tempi di guarigione, senza procurare effetti collaterali come il dolore. In tal modo, sarà possibile riacquistare gradualmente la mobilità articolare su tutti i piani fisiologici.

 

La rieducazione motoria viene organizzata in 3 step:

 

  • Chinesi passiva: il gesto è accompagnato esclusivamente dal fisioterapista
  • Chiesi assistita: il gesto è svolto dal fisioterapista con la parziale collaborazione del paziente
  • Chiesi attiva: il gesto è svolto interamente dal paziente.

 

E’ proprio durante questo ultimo step che all’interno del centro fisioterapico Fisiologic Mira di Santa Maria delle Mole lo staff propone ai pazienti un metodo riabilitativo innovativo, la rieducazione motoria funzionale.

 

Il metodo prevede il coinvolgimento del paziente nell’esecuzione di attività ed esercizi volti al recupero della mobilità articolare, del tono muscolare, degli schemi posturali e motori originali integrando alla chinesiterapia esercizi a corpo libero, attività con piccoli attrezzi e l’utilizzo del TRX Suspension Traininig un attrezzo unico, che permette di lavorare sulla forza, sull’equilibrio, sulla resistenza, sulla flessibilità e sui muscoli della postura. La rieducazione motoria funzionale punta a migliorare il corpo nella sua interezza sviluppando forza, agilità, velocità, resistenza, potenza e coordinazione. Il metodo è volto a lavorare sull’equilibrio, sulla resistenza, sulla flessibilità, sui muscoli e sulla postura e maggiormente a prevenire gli infortuni.

Tecnologie a confronto: Laser Hilt Nd:YAG vs laser tradizionale

Tecnologie a confronto: Laser Hilt Nd:YAG vs laser tradizionale Copertina (2.939)
Alessandra Benassi

 
La laserterapia è una particolare tecnica terapeutica che si avvale dell’energia generata dai raggi laser per ottenere una risposta biochimica in corrispondenza della membrana cellulare. Risulta essere particolarmente efficace in presenza di traumi, infiammazioni e stati dolorosi di diversa natura. La ricerca che sta facendo la differenza anche nel settore degli apparecchi medicali ci pone di fronte a un progresso per la tecnologia dei laser e sempre più spesso sentiamo parlare di HILTERAPIA.
 
In questo articolo ci occuperemo con lo staff dello Studio fisioterapico Fisilogic Mira di Santa Maria delle Mole di sviluppare un confronto per aree tematiche tra le due tecnologie: Laser: Nd:YAG (HILTERAPIA) Vs Laser a Diodi 1046
 
Confronto per sorgente:
Il Laser: Nd:YAG (HILTERAPIA) è un laser a stato solido che sfrutta come mezzo attivo (sorgente di emissione) un cristallo di ittrio e alluminio (YAG) con atomi di Neodimio (Nd). Da qui ne discende il nome Nd:YAG. Tale sorgente emette tipicamente una radiazione luminosa monocromatica caratterizzata da una lunghezza d'onda di 1064nm (luce nell'infrarosso), con effetti terapeutici ben definiti e scientificamente supportati.
 
Il laser Diodo 1064: è invece una sorgente laser a semiconduttore il cui mezzo attivo è un mix di materiali semiconduttori , come ad esempio l'InGaAsP ( Indio-Gallio-Arsenico-Fosforo), che emette una banda di lunghezze d'onda con una parte nel 1064nm. Questa è una differenza sostanziale rispetto al laser Nd:YAG, che al contrario rilascia una luce monocromatica. Tali diodi laser vengono definiti Yag, Yag solido o addirittura laser Nd:YAG, la terminologia è però inappropriata e viene utilizzata per accostare questi sistemi alla Hilt.
 
Confronto per modalità di emissione:
Due sono le tipologie costruttive di Nd:YAG: il continuo e il pulsato. Una distinzione basilare, se si considera che il sistema Continuo NON può emettere in modalità pulsata (PW) e il sistema Pulsato NON può lavorare in continuo (CW).
Nello specifico, tutti i sistemi a diodi possono lavorare solo in modalità continua o continua-interrotta (frequenzata), mentre per motivi tecnici NON possono lavorare in modalità pulsata.
L'unica sorgente PULSATA a 1064nm ad oggi presente sul mercato è la sorgente Nd:YAG utilizzata nei dispositivi per HILTERAPIA. Si tratta di un esclusiva sorgente Nd:YAG, approvata dall'FDA e brevettata negli Stati Uniti, in cui l'energia non viene emessa in modo continuo, ma mediante impulsi (pacchetti energetici) caratterizzati da breve durata e un'altissima intensità (5.000-15.000 W(cm2), irraggiungibile per qualsiasi altra sorgente laser attualmente in commercio.
 
Facciamo il punto:
L'alta qualità dell'impulso HILT (High Intensity Laser Therapy) generato dal Nd: YAG pulsato consente di veicolare l'energia molto più in profondità in totale sicurezza e, grazie al brevetto, ha caratteristiche di unicità che non possono essere imitate.
Al contrario, i diodi di potenza continui hanno un'azione meno profonda e comportano spesso un accumulo termico non controllato sulla cute che impedisce loro di essere utilizzati alle massime potenze dichiarate.
 
I sistemi di laser a diodi 1064 e Hilterapia (Nd:YAG pulsato) risultano quindi totalmente differenti in termini di:
 
1.Sorgente Laser
2. Modalità di emissione
3. Efficacia terapeutica in profondità
4. Sicurezza di trattamento.
 
Hilterapia è quindi l'unica Laserterapia che utilizza la sorgente Nd:YAG (1064 nm) ad emissione pulsata ad alta intensità (5.000/15.000 W/cm2) e con elevata potenza di picco (1000/3000 W).
La Hilterapia è sorprendentemente efficace sul sintomo doloroso e sulla mobilità articolare fin dalla prima seduta, consentendo di intraprendere subito il percorso riabilitativo e procurando un immediato sollievo al paziente.
 
Quali patologie possono essere trattate con la HILTERAPIA?
 
Artrosi, artriti, borsiti, cervicalgie, contratture, coxartrosi, distorsioni tibio-tarsiche, epicondiliti, fasciti plantari, gonalgie, impingement, tendiniti tunnel carpale, lesioni muscolari, sindromi retto-adduttorie.

Rieducazione posturale globale: il metodo Souchard e le sue caratteristiche

Rieducazione posturale globale: il metodo Souchard  e le sue caratteristiche Copertina (1.263)
Alessandra Benassi

 

 

 

In questo articolo esamineremo gli aspetti che caratterizzano il metodo della rieducazione posturale globale Souchard e lo faremo insieme allo dottoressa Benassi Antonella, posturologa e fisioterapista dello studio di Fisioterapia Mira di Santa Maria delle Mole. 

 

La rieducazione posturale globale (R.P.G) è un metodo originale e rivoluzionario di riabilitazione osteo-muscolare e fa parte delle discipline terapeutiche che considerano l’essere umano nella sua globalità, osservandolo da un punto di vista strutturale e funzionale. 

 

Si differenzia dalla ginnastica posturale classica per la diversa interpretazione della debolezza muscolare. In questo approccio terapeutico viene ritenuto debole non solo il muscolo poco allenato ma anche quello che lavora troppo in quanto poiché i muscoli sono strutture elastiche, l’eccessivo lavoro ne comporta l’irrigidimento e la perdita di elasticità. La debolezza può comportare disturbi, squilibri e scompensi in distretti muscolo scheletrici anche distanti. 

 

Nelle sedute di rieducazione posturale globale ogni muscolo viene considerato all’interno di un sistema complesso, quello delle catene muscolari. Attraverso posture attive e progressive viene intrapreso con il paziente un lavoro di rinforzo muscolare per i muscoli poco allenati (ipotonici) e di allungamento per quelli che hanno perso l’elasticità (rigidi e ipertonici). Il metodo di riabilitazione ha come obiettivo finale il ripristino globale dell’equilibrio statico e dinamico del corpo. Il trattamento, qualitativo, si basa su posture di stiramento progressivo e attivo dei muscoli lavorando sulle cause dei disturbi e non più sulle conseguenze, mirando dunque ad un quadro di obiettivi a medio/lungo termine, che permettano di trarre benefici nel corso del tempo.

 

 

Le patologie interessate:

 

 

  1. Anomalie strutturali quali: scoliosi, iperlordosi, ipercifosi, listesi, stenosi, ginocchia vare o valghe, piedi piatti o cavi; 
  2. Anomalie articolari cervicali, dorsali o lombari; 
  3. Anomalie respiratorie che riguardino l’escursione toracica, diaframmatica, la frequenza ed il ritmo ventilatorio; 
  4. Limitazioni funzionali post traumatiche e post – operatorie; 
  5. Patologie dello sport, agonistico e non; 
  6. Malattie neurologiche
  7. Cefalee muscolo tensive.

 

La R. P. G. si basa su tre principi fondamentali:

 

  1. Individualità: Ogni individuo è uguale solo a se stesso e assume una varietà di adattamenti posturali che sono direttamente proporzionali al numero degli individui che rispondono in maniera soggettiva ai molteplici stimoli.  Pertanto la tecnica non può essere standardizzata perché ognuno presenta adattamenti differenti in quanto soggetto attivo a livello conscio e inconscio dei propri riflessi.
  2. Casualità: Il trattamento correttivo non può essere indirizzato verso il sintomo.  Lo studio attento del paziente, biomeccanico e non solo, riesce sistematicamente a risalire alla causa del dolore e eliminare tutti i compensi messi in atto nel tempo.
  3. Globalità: Per ricreare l’equilibrio perduto è necessario lavorare attivamente su tutta la struttura osteomuscolare del rachide, degli arti superiori ed inferiori strettamente correlati ad esso.  Ricreando il giusto equilibrio corporeo si scongiura, inoltre, la possibilità di successive patologie e si dà alla persona la possibilità di interagire con l’ambiente esterno nel modo più libero possibile, con giusta conoscenza e consapevolezza della spazialità del proprio corpo. 

Differenze, caratteristiche e modalità di trattamento della lussazione e sublussazione della spalla

Differenze, caratteristiche e modalità di trattamento della lussazione e  sublussazione della spalla Copertina (1.878)
Alessandra Benassi

 

La spalla nell’essere umano è un’articolazione progettata per avere un enorme mobilità, con lo scopo di rendere il braccio libero di interagire con lo spazio circostante ed essere il più funzionale possibile al soddisfacimento delle attività quotidiane.


La spalla con la sua mobilità ha rivestito da sempre un ruolo di grande importanza per la sopravvivenza: si pensi nella preistoria alla necessità di difendersi da animali feroci, di cacciare e di arrampicarsi. 

 

Questa mobilità necessita di una stabilità, garantita da numerose strutture: 

 

  • Il labbro glenoide, struttura fibrocartilaginea che avvolge la testa omerale
  • I legamenti capsulari
  • La cuffia dei rotatori
  • Il deltoide
  • Il capo lungo del bicipite

 

Nel caso in cui una delle strutture sopra citate subisca una lesione o sia presente un’eccessiva lassità la spalla perderà la sua normale posizione e diverrà INSTABILE.

 

Insieme al centro di fisioterapia Mira di Santa Maria delle Mole vediamo insieme caratteristiche e differenze tra la Lussazione e la Sublussazione.

 

Parliamo di LUSSAZIONE quando la spalla nella condizione di instabilità va incontro a una fuori uscita completa dalla sua sede.
Parliamo di SUBLUSSAZIONE quando vi è un’uscita parziale della testa omerale.

 

Nel caso in cui questi fenomeni si ripetano nel tempo si parlerà di LUSSAZIONE RECIDIVANTE. 

 

Questi due fenomeni possono verificarsi in seguito a un trauma oppure a causa di una eccessiva lassità legamentosa, o ancora per movimenti particolarmente estremi o ripetuti nel tempo.

 

Per la diagnosi lo specialista attraverso un’anamnesi accurata e una serie di test può definire la lesione e attravero la Tac e la  risonanza magnetica sarà possibile individuare nello specifico l’entità della lesione e l’eventuale concomitanza di fratture.

 

Il trattamento nel caso di sublussazione e lussazione dipende dal grado di instabilità, dall’eventualità di recidive e dalla qualità della vita del paziente.
In generale si potrà intervenire con:

 

  • Trattamento conservativo: bendaggio, riposo e in seguito graduale mobilizzazione dell’ arto per il recupero dell’articolazione e del tono muscolare. 
  • Terapie antalgiche, antinfiammatorie e decontratturanti come Tecar e Hilterapia.

Nell’eventualità il paziente abbia frequenti recidive oppure una limitazione nelle sue normali attività di vita sarà necessario intervenire chirurgicamente per ripristinare la stabilità della spalla.
Successivamente a un periodo più o meno variabile di immobilità post chirurgica il ruolo della fisioterapia sarà quello di ripristinare il tono muscolare e l’escursione articolare, con Rieducazione Motoria che in una prima fase sarà passiva per poi passare ad attiva assistita e attiva. 

 

I tempi di recupero variano da soggetto a soggetto, in base a fattori come: 

  • Età
  • Stile di vita
  • Presenza di recidive
  • Concomitanza di patologie associate
  • Necessità di recupero per lo svolgimento di determinate attività lavorative o sportive.
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