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Alla scoperta dei benefici e dei principi del Pilates

Alla scoperta dei benefici e dei principi del Pilates Copertina (964)
Alessandra Benassi

Il Pilates è una disciplina che prende il suo nome dal suo creatore, Joseph Pilates, il quale ideò e sviluppò una serie di esercizi volti a rinforzare la muscolatura, ad aumentare la flessibilità e a migliorare lo stato di salute generale. La tecnica si basa sulla connessione tra la mente ed il corpo e ogni esercizio viene eseguito prestando particolare attenzione alla respirazione, alla tecnica di esecuzione adeguata e rispettando schemi motori altamente efficienti. Il Pilates rinforza il centro, migliora l’equilibrio, aumenta la coordinazione e diminuisce lo stress. Obiettivo del Pilates è imparare a muoversi meglio in maniera tale da sperimentare i benefici nella vita di tutti i giorni.

 

La disciplina completa e non invasiva apporta molteplici benefici, quali:

 

  • Sviluppa la presa di coscienza dei muscoli
  • Rinforza i muscoli addominali
  • Migliora la mobilità e la flessibilità della colonna
  • Garantisce una muscolatura lunga e potente
  • Migliora la stabilità del bacino e delle spalle
  • Migliora la postura
  • Attenua e previene i dolori lombari
  • Libera dallo stress e dona un senso di benessere.

 

Insieme allo staff dello studio Fisioterapico Mira di Santa Maria delle Mole abbiamo compreso come tali benefici vengono raggiunti, ed è proprio seguendo 9 principi base, quali:

 

  • Respirazione: la respirazione, che rappresenta il fondamento della nostra esistenza, è il legame essenziale tra mente e corpo. Nel Pilates la respirazione è integrata in ogni movimento consentendoci di essere sempre presenti in quello che stiamo facendo, per migliorare lo scambio di ossigeno nei tessuti ed aumentare la capacità polmonare.
     
  • Concentrazione: nel Pilates la concentrazione è consapevolezza e controllo rispetto al compito da portare a termine.
     
  • Controllo: gli esercizi vengono sempre eseguiti coinvolgendo la mente al fine di controllare il movimento e lo sforzo che il corpo sta facendo.
     
  • Centrare: nel Pilates tutti i movimenti fluiscono dal centro verso l’esterno. Sviluppare un centro forte, stabile e flessibile è una delle caratteristiche principali di questo metodo.
     
  • Precisione: questo principio è il prodotto finale delle capacità di concentrazione, controllo, capacità di centrassi e pratica.
     
  • Sviluppo muscolare equilibrato: sviluppare e mantenere una posizione corretta e allineata è fondamentale nel Pilates. Con la pratica questi principi divengono naturali e portano a un miglioramento della postura, a un aumento del senso di benessere e ad un’ottimizzazione delle capacità fisiche.
     
  • Ritmo e fluidità: essere fluidi permette di eseguire movimenti rilassati, aggraziati e funzionali. Ciò contribuisce a ridurre il carico sulle articolazioni e a creare schemi motori che integrino il nostro corpo in un insieme fluido ed armonioso.
     
  • Integrazione: Pilates è integrazione del movimento in un’esperienza corporea fluida e totale, coinvolgendo mente e spirito per adottare uno stile di vita equilibrato.
     
  • Rilassamento: il metodo Pilates è volto all’apprendimento dei movimenti per impegnare il proprio fisico quanto basta per eseguire correttamente un dato esercizio.

Il ruolo del core e come rinforzarlo

Il ruolo del core e come rinforzarlo  Copertina (883)
Alessandra Benassi

ll corpo è un sistema complesso: e come ogni meccanismo va trattato con cura. Per preservare la sua efficacia e la sua efficienza si ha la responsabilità di scegliere le adeguate fonti energetiche per la sua alimentazione e di realizzare una buona manutenzione di tutte le sue componenti. 

Proprio per questo vogliamo parlarvi del “core"ovvero un gruppo di muscoli che circondano l’addome e la pelvi, e che risultano di fondamentale importanza in termini di salute e corretto movimento. Dedicarsi all’allenamento del core permette di raggiungere un migliore livello di controllo motorio e la possibilità di lavorare in un’ottica preventiva riducendo le possibilità di infortunio e l’insorgere di patologie muscolo scheletriche.

A questo proposito è importante sapere che la parete addominale è costituita da 4 strati di muscoli Il più profondo, detto unità interna, è a sua volta formato da 4 muscoli che hanno lo scopo principale di stabilizzare tutta la zona della colonna lombare, e sono:

  1. Il multifido che è composto da piccoli muscoli che connettono i processi trasversi di ogni vertebra con quelli spinosi a 3-4 o anche più livelli superiori. Il multifido e i rotatori si trovano nella parte posteriore della spina dorsale tra i processi spinosi e quelli trasversi e possono essere individuati come una sottile banda di muscolo tesa ai lati della colonna vertebrale. A livello del sacro il multifido è palpabile in quanto più sviluppato.
  2. Il secondo tratto della catena è costituito dal traverso addominale che forma un corsetto, connesso anteriormente alla guaina dei retti addominali e posteriormente al foglietto profondo della fascia toraco lombare. Quando si contrae ha come effetto di tirare in dietro la parete addominale, ridurre il diametro della vita ed aumentare la pressione intra-addominale. Le fibre del trasverso addominale originano dalla superficie interna delle ultime 6 costole, dal margine profondo della cresta iliaca e si connettono alla fascia toracolombare posteriormente, per poi terminare sul margine laterale del retto addominale. Quando il trasverso si contrae, mettendo in tensione la fascia toracolombare, che circonda il multifido, crea un involucro a questo muscolo che ne aumenta la capacità contrattile. Quando il multifido si contrare all’interno di quest’involucro, aumenta la pressione interna sulla spina dorsale in maniera tale da creare una forza di stabilizzazione sulle articolazioni intervertebrali sull’articolazione sacro-iliaca e lungo le vertebre lombari. La pressione dell’involucro sul multifido aiuta inoltre a creare spazio tra le vertebre, con un’azione chiamata decompressione o allungamento assiale. 
  3. Il pavimento pelvico è una complessa struttura miofasciale formata da più strati muscolari, connessi co una struttura fibrosa centrale. Il ruolo primario del pavimento pelvico è di sostenere da un lato, i visceri e gli organi contenuti nell’addome contro gravità, e dall’altro, controllare modalità e tempi di evacuazione. Il pavimento pelvico include i muscoli che contengono insieme la pelvi e quelli che connettono la pelvi con il femore. Nelle donne il pavimento pelvico assume un ruolo fondamentale nel parto. Inoltre dobbiamo considerare come tale struttura lavora in sinergia con i muscoli trasversali e il diaframma. 
  4. Il diaframma è un muscolo largo a forma di cupola che separa la cavità toracica dalla cavità addominale. Si inserisce sulle coste, sullo sterno e sulla colonna lombare. Ha 2 principali funzioni: respiratoria e stabilizzatrice lombare.  L’escursione di movimento di questo muscolo è molto influenzata dagli stress emotivi e un diaframma retratto può influire negativamente sull’atteggiamento posturale.

Insieme allo staff dello studio fisioterapico Mira abbiamo individuato alcuni semplici esercizi, da poter praticare in autonomia, per allenare i muscoli del core:

  1. Respirazione addominale: sdraiato a terra appoggia una mano all’altezza dell’ombelico, l’altra sopra il torace. Impara a distinguere e ad ascoltare le due differenti respirazioni, toracica e addominale, alternandole per 8-10 respirazioni. Successivamente concentrati solo sulla respirazione addominale, inspirando con il naso ed espirando con la bocca. Eseguite un’espirazione rilassata e naturale come se fosse un sospiro di sollievo. 
  2. Attivazione del muscolo trasverso dell’addome: sdraiati a terra supino appoggia le dita sopra le creste iliache. Da questa posizione retrai l’ombelico e la parte inferiore dell’addome verso la colonna vertebrale. Ricordati di accompagnare l’esecuzione dell’esecrazione con la respirazione e di mantenere rilassata la parte toracica superiore. Ad ogni ripetizione mantieni la retrazione per 1-2 secondi. Esegui 2-3 serie per 10-12 ripetizioni. 
  3. Contrazione del pavimento pelvico: esegui per 10-15 secondi la contrazione del pavimento pelvico, respirando regolarmente, poi rilascia. Inizialmente è consigliabile provare questo esercizio sdraiati supini con le ginocchia flesse, pianta dei piedi appoggiata a terra e le braccia distese lungo i fianchi.
  4. Quadruped Limb Raises: a terra in quadrupedia, poggiando il peso sulle ginocchia e i palmi delle mani, le braccia all’altezza delle spalle e le ginocchia all’altezza dei fianchi. Piega i gomiti, allarga bene le dita delle mani e premi verso terra assicurandoti sempre di avere l’addome contratto e di non formare un arco con la schiena. Anche le scapole devono restare lontane l’una dall’altra e le spalle sempre verso il basso e lontane dalle orecchie. Distendi il braccio sinistro in avanti e la gamba destra indietro allungando tutti i muscoli che vanno dal dito della mano sinistra fino al tallone della gamba destra. Tieni il piede flesso mentre esegui il movimento e mantieni la posizione per 2 secondi per poi tornare alla posizione iniziale. Non dimenticare di cambiare lato. (esegui 3 serie da 8/12 ripetizioni)

Questi sono alcuni esempi di esercizi da svolgere in autonomia, per un programma completo potete pensare di rivolgervi in una palestra con personal trainer specializzati, svolgere lezioni di rieducazione posturale o di Pilates.

La sindrome da conflitto

La sindrome da conflitto Copertina (1.056)
Alessandra Benassi

La sindrome da conflitto conosciuta anche come capsulite adesiva o spalla congelata è una patologia che può insorgere nell’articolazione della spalla e rappresenta una condizione dolorosa in cui il paziente lamenta:

 

  • Una rigidità articolare
  • Limitazione nel movimento
  • Dolore soprattutto notturno, quando si comprime la spalla con il peso del corpo.

 

La sindrome da conflitto è caratterizzata da una sintomatologia che, a differenza della lesione della cuffia dei rotatori, è presente anche alla mobilizzazione passiva ( quando lo specialista prova a muovere l’articolazione in assenza della partecipazione attiva del paziente).

Ulteriore elemento caratterizzante della patologia è l’aspetto fibrotico e ispessito della capsula articolare e dei tessuti che la compongono.

 

Le cause della patologia possono essere molteplici, come:

 

  • Trauma: lussazione, sublussazione o trauma da impatto
  • Cattiva postura della spalla: in cui si innescano una serie di movimenti non corretti dell’articolazione che creano micro traumi ripetuti nel tempo, ai quali il corpo reagisce andando a ridurre lo spazio di scorrimento dell’articolazione grazie all’ispessirsi della capsula articolare.

 

Diagnosi

 

La diagnosi viene fatta da uno specialista e può essere integrata da una radiografia per escludere la presenza di calcificazioni o artrosi.

 

Gli specialisti dello studio fisioterapico Mira ci guidano nell’individuazione dei trattamenti fisioterapici volti a ridurre il dolore con terapie:

 

  • Antalgiche antinfiammatorie: Laser HILT (HILTERAPIA), Tecar terapia
  • Allungamento e mobilizzazione con pompage articolari: per ripristinare l’escursione articolare e il tono muscolare, in una fase in cui il dolore è tollerato dal paziente
  • Rieducazione posturale.

 

Nel caso in cui il paziente sia refrattario alle terapie antinfiammatorie lo specialista può ritenere necessario eseguire dei cicli di infiltrazioni con cortisone e farmaci antinfiammatori.

 

I tempi di recupero sono variabili ( dai 4 ai 12 mesi) questo dipende da vari fattori, come:

 

  • Causa
  • Età
  • Stile di vita
  • Compara e diagnosi della sintomatologia.

La lesione della cuffia dei rotatori

La lesione della cuffia dei rotatori Copertina (1.001)
Alessandra Benassi

Per affrontare il tema della lesione della cuffia dei rotatori è importante dedicare qualche istante alla descrizione di quella che è la morfologia e anatomia della struttura scheletrica della spalla, costituita da:

1. Scapola

2. Omero

3. Clavicola

Queste tre importanti ossa si congiungono tra loro componendo l’articolazione scapolo omerale e acromion clavicolare. Tale struttura che viene impiegata per lo svolgimento di movimenti ampi e innumerevoli funzioni ha bisogno di essere sostenuta e supportata da una serie di strutture muscolo legamentose che nel loro insieme vengono definite cuffia dei rotatori.

I muscoli che compongono la cuffia dei rotatori sono:

1. Sovraspinato

2. Sottoscapolare

3. Sottospinato

4. Capo lungo del bicipite

5. Piccolo pettorale

La spalla facendosi carico di movimenti e funzionalità innumerevoli può rischiare una compromissione a causa di: una postura scorretta, come ad esempio una spalla anteposta e un dorso piatto; un overuse, indichiamo con questo termine un lavoro eccessivo e ripetuto nel tempo a carico della spalla, immaginiamo ad esempio gli allenamenti di un atleta che svolge il lancio del peso o il sollevamento pesi; un attività lavorativa in cui quotidianamente vengono sollevati dei pesi; un trauma come una caduta o un incidente

L’usura dei tendini dei muscoli della cuffia dei rotatori può essere di due gradi:

1. Lesione parziale: in questo caso molte persone non si rendono neanche conto della lesione.

2. Rottura completa: il paziente avverte moltissimi dolori e impossibilità nell’esecuzione di alcuni movimenti del braccio.

La lesione parziale o totale ha una forte incidenza sulla qualità della vita, interessando movimenti come: tirare su il braccio per afferrare qualcosa o indossare indumenti; portare il braccio dietro il tronco per allacciare qualcosa; infilare una giacca; prendere un oggetto all’esterno

Con la collaborazione dello staff dello studio fisioterapico Mira abbiamo ricostruito gli step che permettono di intervenire sulla patologia.

In prima istanza è fondamentale diagnosticare con uno specialista il tipo di lesione, il livello e il muscolo coinvolto. L’esame da prediligere è la risonanza magnetica che permette di verificare lo stato effettivo dell’articolazione (l’ecografia evidenzia la lesione ma rileva lo stato effettivo).

In seguito alla diagnosi e accertato lo stato dell’articolazione l’intervento fisioterapico e riabilitativo si sviluppa in tre fasi:

1. A breve termine: In questa fase il lavoro interessa la sintomatologia in fase acuta intervenendo con terapie antinfiammatorie e antalgiche, per togliere e ridurre la sintomatologia dolorosa, come:

Hilterapia

Laser terapia

Tecar terapia

Mobilizzazione passiva

2. A medio termine: in questa fase si intervenire con l’obiettivo di rilassare la muscolatura, che dovendo sopperire alla mancanza o debolezza della struttura muscolare coinvolta si è contratta e quindi è andata in protezione. Il fisioterapista ricorrerà a terapie decontratturanti, come:

Masso terapia

Rieducazione motoria passiva e attiva assistita

3. A medio lungo termine: in questa fase l’obiettivo è quello di ricreare la funzionalità dell’articolazione e quindi il movimento. E’ possibile dunque lavorare sul concetto di stabilizzazione dinamica ricorrendo alla:

Rieducazione motoria

Ginnastica posturale.

 

Artrosi: tra sintomatologia, diagnosi e trattamento

Artrosi: tra sintomatologia, diagnosi e trattamento Copertina (771)
Alessandra Benassi

L’artrosi è una patologia cronica che colpisce le articolazioni del corpo, dovuta all’usura e all’invecchiamento delle articolazioni. E’ caratterizzata dalla perdita della cartilagine articolare che viene sostituita da nuovo tessuto osseo, volgendo verso l’irrigidimento e il blocco articolare. La sintomatologia si presenta con il manifestarsi di dolore e limitazione nei movimenti, maggiormente nella loro fase iniziale, come ad esempio al mattino appena svegli o dopo un periodo di immobilità. Ciò che caratterizza l’artrosi è il suo andamento sinoviale, può manifestarsi in momenti e periodi dell’anno in maniera acuta per poi ritirarsi nella sua forma più silente. Il presentarsi della patologia è in prevalenza correlato al passare degli anni, a fattori di tipo ereditario e viene interessata fortemente dallo stile di vita condotto.

Le articolazioni maggiormente colpite sono:

1. Colonna vertebrale
2. Anca
3. Ginocchio
4. Dita delle mani
5. Dita dei piedi

Lo specialista in fase di diagnosi si occuperà individuare la fase artrosica del paziente, che potrà corrispondere a una:

Fase primaria: insorge, della patologia, senza un apparente causa in un articolazione sana

Fase secondaria: esiti di traumi, processi infettivi, processi infiammatori, sovraccarico funzionale, fattori congeniti.

In seguito all’individuazione della fase artrosica è possibile individuare un progetto terapeutico a breve, medio e lungo periodo, volto al benessere psico fisico del corpo e alla riduzione e contenimento della sintomatolgia e patologia. Lo staff medico del centro fisioterapico Mira di Santa Maria delle Mole, ci ha aiutato a fare chiarezza sulle terapie e trattamenti che caratterizzano i tre percorsi riabilitativi.

Nel percorso a breve termine: è possibile intervenire con terapie antidolorifiche e antinfiammatorie come:

1.Tecar terapia: è in grado di accelerare i processi rigenerativi naturali dell’organismo e in particolare le riparazioni cellulari, inoltre è in grado di ridurre il dolore con il vantaggio di velocizzare il recupero dal trauma o dalla problematica che ha colpito il corpo.

2. Hilterapia: esclusiva emissione laser ad alta intensità. Ideale per il trattamento di patologie dolorose alle articolazioni, ai muscoli, i tendini e alle ossa.

Nel percorso a medio termine è possibile intervenire con terapia manuale decontratturante e mobilitazione articolare.

Un piano terapeutico a lungo termine prevede attività di:

  1. Rieducazione Posturale: metodo riabilitativo per il ripristino globale dell’equilibrio statico e dinamico del corpo. Il trattamento, qualitativo, si basa su posture di stiramento progressivo attivo dei muscoli. Ogni seduta viene gestita completamente dal terapeuta con la partecipazione attiva del paziente.
  2. Pilates: E’ un metodo riabilitativo che integra i principi originali del metodo Pilates con le piu’ recenti conoscenze medico-scientifiche. Ha l’obiettivo di restituire al paziente la miglior funzionalita’ motoria possibile, quale che sia la sua patologia (ortopedica o neurologica), considerando sia le implicazioni fisiche che mentali e psichiche, e di renderlo autonomo nella gestione dei propri limiti e delle proprie potenzialita’ motorie nella vita quotidiana.

Per alleviare la sintomatologia, in piena autonomia è possibile mettere in atto alcuni semplici accorgimenti come:

  1. Svolgere moderata e regolare attività fisica. Il movimento è il migliore alleato dell’artrosi;
  2. dieta bilanciata e controllo del peso;
  3. corretta assunzione di liquidi.

 

A cura di Alessandra Benassi

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