Con estrema soddisfazione annunciamo l’approvazione da parte della Giunta Comunale delle modifiche alla convenzione in essere tra il Comune di Marino e la società Green Buildings, la quale sta realizzando un intervento urbanistico proprio a ridosso dell’Istituto.
L’opera a scomputo, prevista nella convenzione sottoscritta nel 2013, consisteva nella realizzazione di un campo da tennis con annessi locali tecnici per un valore di 1.200.000 euro.
Alla luce della crescente richiesta di spazi per la didattica si è convenuto di modificare l’opera chiedendo di realizzare una nuova e moderna palestra a servizio della scuola che sorgerà sulla porzione di terreno adiacente all’Istituto.
Grazie ai fondi in possesso del Comune ed all’opera dei Tecnici dei LL.PP. autori della progettazione sottoposta alla Dirigente Scolastica ed ai suoi tecnici per l’approvazione, l’attuale edificio destinato alle attività motorie verrà trasformato in spazi per la didattica, fornendo così quella capacità di rispondere nel tempo alle tante richieste di iscrizione già dall’A.S. 2019-2020.
Sino a quando la nuova palestra non sarà terminata per gli alunni è prevista la possibilità di usufruire di altri spazi mediante l’attivazione di navette dedicate.
Un esempio di come l’interesse pubblico possa essere perseguito anche agendo direttamente sugli accordi già sottoscritti nella direzione di fornire opere che siano veramente a servizio della comunità.
Negli ultimi dieci anni Frattocchie è stata, probabilmente, la frazione del comune di Marino nella quale si è registrato il maggiore sviluppo edilizio; laddove erano presenti ampi spazi di verde sono sorte nuove infrastrutture edilizie, ove palazzi ove villette a schiera insinuate tra le vecchie e preesistenti installazioni abitative. Naturalmente a seguito di tale fenomeno la popolazione residente è cresciuta in modo esponenziale ed a fronte di tale crescita non si è registrato un adeguato sviluppo urbanistico. Le conseguenze di tale fenomeno sono le difficoltà che incontrano i cittadini che risiedono nella porzione del territorio di Frattocchie che è stata maggiormente interessata al fenomeno del “cemento selvaggio”; soprattutto quelli che si sono insediati negli ultimi due anni stanno vivendo il grande problema della distribuzione del gas metano.
Nell’area compresa tra Via Palaverta, Via Kennedy, Via Aldo Moro, Via Einaudi, Via della Libertà, Via del Divino Amore, infatti, le installazioni edilizie ultimate a partire dall’ultimo semestre del 2015 e fino ad oggi, non sono allacciate alla rete di distribuzione del gas metano. I cittadini che abitano in tali infrastrutture ottengono la distribuzione del gas (GPL) o tramite un bombolone condominiale o tramite bombole presenti nei singoli appartamenti. Il disagio è appunto una delle tante conseguenze dirette dello smoderato sviluppo edilizio che ha portato nella zona nuove e numerose utenze.
Per asservire tali maggiori utenze sarebbe stato necessario l’adeguamento della rete di distribuzione, che non essendo di recente realizzazione, ma risalente a qualche decina d’anni or sono quando la zona aveva una più moderata densità demografica, ha una bassa capacità di portata, che, per il tempo nel quale fu stesa, era più che sufficiente ma oggi, con il forte sviluppo edilizio, è evidentemente insufficiente.
Per distribuire il gas metano a tutte le nuove abitazioni che sono state realizzate nel periodo indicato (parliamo di più di trecento utenze) sarebbe necessario un intervento tecnico da parte di ITALGAS che consentirebbe di risolvere la problematica con l’attuale rete di distribuzione.
Purtroppo tale soluzione, al momento, non può essere adottata in quanto alla problematica tecnica se ne sovrappone una di natura burocratica; da qualche anno, infatti, è scaduto il contratto che il Comune di Marino aveva a suo tempo stipulato con ITALGAS (per affidamento diretto) per la fornitura del gas metano nel proprio territorio. Tale contratto, scaduto già da qualche anno, dovrà essere rinnovato, ma nel frattempo le procedure per stipulare il nuovo contratto sono cambiate ed il Comune di Marino non può più rinnovare per conto proprio il contratto con ITALGAS (affidamento diretto) ma dovrà essere indetta una gara per assegnare la fornitura ad una ditta di distribuzione che dovrà asservire non più il singolo comune bensì un’area geografica che comprende più comuni. Nella fattispecie Marino è inserito in un’area che comprende sei Comuni satelliti (Marino compreso) più un Comune pilota che è il Comune di ROMA; quest’ultimo ha rinnovato per sé il contratto fino al 2024 con ITALGAS, mentre il rinnovo per i comuni satelliti non è avvenuto e ciò dovrà essere fatto quanto prima.
A tal proposito va detto che la rete di distribuzione del gas nel territorio del Comune di Marino, come in altre aree del territorio nazionale, è di proprietà di ITALGAS che è la ditta che l’ha realizzata a proprie spese e pertanto, qualora non dovesse aggiudicarsi la gara, alla quale potranno partecipare anche aziende europee, ITALGAS chiede che la ditta che vincerà la gara dovrà risarcirla del valore attualizzato della rete (valore economico della rete ad oggi). Per questo motivo, al momento, non può essere effettuata alcuna modifica tecnica alla rete di distribuzione in quanto si andrebbe a modificare quello che è il valore attualizzato che dovrà essere elemento essenziale del bando che dovrebbe perfezionarsi nell’anno corrente. Il Comune di Marino, inoltre, chiederà d’inserire nel bando, come clausola contrattuale, che la ditta (ITALGAS compresa) che si aggiudicherà la gara dovrà eseguire l’intervento tecnico sulla rete di distribuzione per fornire il gas metano alle oltre trecento utenze che al momento non ne dispongono. A detta dei tecnici, una volta che il bando sarà pubblicato, per il perfezionamento e l’aggiudicazione della gara (salvo eventuali ricorsi e controversie giudiziarie) ci vorrà almeno un anno al quale deve essere aggiunto il tempo necessario per eseguire i lavori di modifica della rete. Con tale prospettiva e ferme restando le cose come sono ad oggi, non è pensabile di ottenere, nell’area in questione, la distribuzione del gas metano se non prima dell’anno 2021, sempre se il bando verrà pubblicato nell’anno corrente. Speriamo bene.
Francesco Peltrone
COMUNICATO STAMPA
“La nostra Amministrazione ha a cuore la riqualificazione urbanistica ed architettonica di tutto il territorio di Marino.
Come criterio generale daremo impulso ad ogni iniziativa pubblica o privata che tenda a valorizzare il patrimonio esistente, evitando il consumo ulteriore di suolo agricolo o comunque libero.
In riferimento alla Esselunga, al momento non è stato definito ancora nulla, vi sono solo ipotesi al vaglio.
Allorquando verrà presentato il progetto di dettaglio che s'intenderà proporre ed una volta dimostrata ed analizzata l'utilità pubblica saremo lieti di rendere pubblici i particolari del progetto."
L’Assessore all’Urbanistica del Comune di Marino
Andrea TRINCA
Per chi espone al sole, anche per breve tempo, le confezioni d’acqua destinate alla vendita, si configura il reato di detenzione per la vendita di sostanze alimentari in cattivo stata di conservazione.
Questa è la conclusione alla quale è giunta la Corte di Cassazione, terza sezione penale, nella sentenza n. 39037/2018, respingendo il ricorso di un commerciante e confermando la sua condanna alla pena di euro 1.500 di ammenda per il reato ex art. 5 della Legge 283/1962.
In quanto, la contravvenzione di cui al citato articolo 5 è un reato di pericolo presunto che si concretizza anche senza l’effettivo accertamento del danno al bene protetto: la salute ( cfr. Cassa. N. 3674/2016).
Infatti, sempre per la Cassazione, il reato di detenzione per la vendita di sostanze alimenti in cattivo stato di conservazione è configurabile quando si accerti che le concrete modalità della condotta siano idonee a determinare il pericolo di un danno alla salute. Ciò, in riferimento alla considerazione che “ l’acqua è un prodotto alimentare vivo e come tale è soggetto a subire modificazioni allorché: - rimane isolata dal suo ambiente naturale e posta all’interno di contenitori stagni che impediscono i normali interscambi che avvengono con l’aria, la luce e le altre forme di energia; - viene sottoposta ad aumento di temperatura o ad esposizione continua ai raggi solari “ .
Ciò è dovuto al fatto che l’acqua non può essere considerata, significativamente, diversa da altri liquidi alimentari, quali l’olio ed il vino. La normativa, pertanto, in considerazione di tale tesi, ha stabilito che la conservazione di bottiglie di acqua minerale in contenitori PET (Polietilentereftalato) all’aperto ed esposti al sole, costituisce la contravvenzione prevista dalla Legge 283/1962, per la quale: l’esposizione, anche parziale, di prodotti destinati al consumo umano, alle condizioni atmosferiche esterne ( tra cui l’impatto con i raggi solari ), può costituire potenziale pericolo per la salute dei consumatori, poiché sono possibili fenomeni chimici di alterazione dei contenitori e conseguentemente del loro contenuto.
Per estendere le informazioni sull’argomento, in seguito alla propaganda che circola ciclicamente online, secondo la quale il PET rilascerebbe grandi quantità di Antimonio quando le bottiglie vengono esposte alla luce diretta del sole, si riporta l’esito di un’indagine condotta e pubblicata da ALTROCONSUMO nel n. 327 Luglio – Agosto 2018 della omonima Rivista, riguardante, appunto “ tracce di sostanze inquinanti provenienti da prodotti chimici (Nel caso specifico l’Antimonio) usati per la produzione di contenitori PET “. Indagine che evidenzia la poca o nulla rispondenza di tale affermazione, sia con l’esito degli studi effettuati in condizioni estreme a riguardo, e sia nelle prove di laboratorio eseguite da Altroconsumo stesso. Dove non sono state rilevate tracce di Antimonio in nessuno dei campioni esaminati. Mentre, su 18 confezioni dei 42 esaminati sono state riscontrate piccole tracce di xilene ed etilbenzene, molto probabilmente provenienti dalla plastiche dei contenitori.
Comunque, fermo restando l’attendibilità delle precauzioni sulla salute stabilite dalla citata normativa, si ritiene opportuno precisare che oltre agli inquinanti menzionati, la qualità dell’acqua si giudica anche in funzione della quantità degli elementi analizzati riportati in etichetta e dal confronto dei valori degli stessi con i limiti stabiliti dal D. Lgs. n. 31 del 2/02/2001 e della Direttiva CEE/CEEA/CE n° 83 del 3 /11/1998 .
In quanto, non sempre il continuo martellare della pubblicità, che tende a far credere che l’acqua in bottiglia sia sempre la migliore, risponde ad obiettiva verità.
Come dimostra la scoperta , sempre di Altroconsumo, riguardante l’acqua “ RADENSKA“ imbottigliata in Slovenia e venduta in Veneto e Friuli Venezia Giulia, consistente nell’accertamento di valori notevolmente al disopra dei limiti stabiliti dal Decreto Legislativo 31/05/2001 per le acque destinate al consumo umano, come di seguito specificato:
Nonostante trattasi, considerata l’entità dei valori e la contaminazione di cui sopra, di un’acqua da assumere in piccole dosi e solo su suggerimento di un medico. Motivo per cui Altroconsumo ha provveduto a segnalare il caso al Ministero della Salute.
Ovviamente, però, la quasi totalità delle acque minerali non presentano caratteristiche qualitative fuori norma, anche se è sempre opportuno verificarne la regolarità, attraverso il riscontro ed il confronto dei valori limite (Vedi Allegate Tabelle 1, 2, e 3) con quelli riportati in Etichetta, ivi compresa la data dell’ultima analisi (molto frequentemente risalente ad anni addietro), specie quando i caratteri delle etichette risultano poco leggibili ad occhio nudo.
Per non accettare passivamente l’equazione: “acqua in bottiglia migliore dell’acqua del rubinetto” , anche perché, nella stragrande maggioranza dei casi, una tale convinzione risulta priva di fondamento, come dimostrano i risultati dei controlli che le ASL effettuano sugli acquedotti con una frequenza dipendente dal volume di acqua distribuito giornalmente. Frequenza che a Marino, in considerazione degli 8.759 mc erogati (Dedotti dal prodotto del numero degli abitanti: 43.797 per un consumo pro capite giornaliero di litri 200), secondo quanto previsto dal D.Lgs 31/01, trova riscontro in n. 31 controlli all’anno, di cui 27 di routine e 4 di verifica.
A differenza della periodicità di 5 anni con la quale, secondo il D. Lgs 25/1/1992, n. 105, art. 11, comma 6, dovrebbero essere aggiornate le analisi riguardante la composizione dell’acqua minerale. Periodicità che, anche se venisse rispettata, rappresenta un arco di tempo nel corso del quale potrebbero verificarsi, lungo il corso delle sorgenti, cambiamenti di natura fisico-chimica e processi di inquinamento di natura antropica (riguardane l’influenza dell’attività dell’uomo , specie nei settori agricolo-zootecnico ed industriale) non evidenziabili in tempo reale in etichetta.
Inoltre, la qualità dell’acqua del rubinetto, pur essendo garantita dagli Enti Istituzionali preposti ai controlli ( ASL e ARPA ), può essere periodicamente verificata dagli stessi utenti (Vedi allegata Scheda “ Qualità dell’Acqua – COMUNE DI MARINO “), accedendo al PORTALE COMUNE MARINO e seguendo, in progressione, i seguenti passaggi: Servizi online; Aree Tematiche; Idrico; Acea acqua – Acea ATO 2 SpA; Bene Prezioso- Scopri la Qualità della tua Acqua – Vai alla Mappa; Digitare il tuo Indirizzo (con Via n. civico e Città); Puntale evidenziante l’area geografica di appartenenza; Cliccare sulla Mappa esternamente al Puntale; Per maggiori informazioni clicca qui; Salvare il file “ Marino zona 2 - Colonna – Frazioni “ e cliccare sulla denominazione dello stesso per evidenziare la “Tabella sulla qualità dell’Acqua COMUNE DI MARINO”.
Per completare il quadro delle informazioni sulle differenze fra l’acqua del rubinetto e le acque minerali in bottiglia, si riportano ulteriori non trascurabili dettagli riguardanti queste ultime, quali:
- alla produzione: che stando ai dati forniti dall’Annuario acque minerali e di sorgente Beverfood, nel 2006 sono stati prodotti in Italia circa 12 miliardi di litri di acqua minerale e registrato un consumo interno superiori agli 11 miliardi per l’imbottigliamento, dei quali, secondo Mineracqua sono state utilizzate 350 mila tonnellate di PET provenienti da circa 665 mila tonnellate di Petrolio ed una emissione di gas serra complessiva di 910 mila tonnellate di CO2 equivalente (Secondo l’EPA statunitense, per ogni Kg di PET prodotto vengono emesse 2,6 Kg di CO2 eq.);
- al trasporto: secondo Mineracqua solo il 18 % delle bottiglie di acqua minerale viaggia su ferrovia e l’82 % su gomma, attraverso percorsi anche di migliaia di chilometri, come per una delle più diffuse marche: la Levissima, che, partendo dall’Arco Alpino, per raggiunger i supermercati di Napoli, Puglia e Palermo percorre, rispettivamente, una distanza di 894, 1.000 e 1.500 Km, a bordo di veicoli pesanti che contribuiscono alle emissioni di PM 10 ( Polveri sottili dal diametro uguale o inferiore ai 10 millesimi di millimetro ) da trasporto stradale nella misura del 23 %;
- allo smaltimento: dai dati rilevati dall’Associazione di categoria Mineracqua e dal Corepla (Consorzio per il recupero degli imballaggi in plastica ), già nel 2006, dei 2,2 milioni di tonnellate di imballaggi plastici immessi al consumo, 409 mila erano in PET, dei quali 350 mila sono state utilizzate per la produzione di bottiglie per acque minerali, di cui soltanto 124 mila (pari al 35 %) avviate al riciclaggio.
Riciclaggio che, vale la pena ricordare, oltre a sottrarre l’antieconomico conferimento dei contenitori in discarica e dal pregiudizievole abbandono nell’ambiente, consente, stando ai dati riportati nel libro “ Il Riciclo Ecoefficiente “ dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia, attraverso l’utilizzo del PET riciclato per la produzione di nuovi imballaggi, un risparmio di emissione di CO2 del 95 % ed energetico del 93 %, rispetto alla produzione partendo dalla materia prima.
Ed è proprio per tentare di contenere tali insostenibili sprechi di esauribili risorse naturali e di immissione di gas inquinanti nell’aria che si respira , che ritornato in Italia, in fase sperimentale, il “ Vuoto a rendere” (già utilizzato negli anni 60 – 70) previsto da un Regolamento del Ministero dell’Ambiente, pubblicato il 25 Settembre sulla Gazzetta Ufficiale ed entrato in vigore il 10 Ottobre 2017.
Tale sperimentazione, che durerà un anno ed è finalizzata ad incentivare comportamenti che salvaguardino l’ambiente, attraverso la sensibilizzazione dei consumatori sull’importanza del riciclo, viene evidenziata nei vari ambienti che hanno scelto di aderire alla fase sperimentale (Bar, Ristoranti, Alberghi e vari altri punti vendita) con l’esposizione di un apposito simbolo.
Quanto fin qui esposto non si prefigge certo di interferire sulla libertà di scelta di chi ritiene conveniente dissetarsi con l’acqua minerale in bottiglia, bensì vuole essere soltanto un contributo di conoscenze sull’argomento mirato a consentire ai lettori- consumatori di operare tale scelta in maniera più consapevole e compatibile con la salute dell’Ambiente, dalla quale dipendono le nostre condizioni di vita. Affinché si eviti, di divenire complici inconsapevoli, sebbene con una lieve incidenza ( anche se è fuor di dubbio che ogni grande dimensione, non è altro che la somma di tantissime e piccolissime frazioni della stessa), della causa dei 91.000 decessi prematuri che ogni anno si verificano in Italia e del costante incremento di diagnosi di tumori maligni, ictus, problemi cardiaci e malattie respiratorie ( rilevati nei Siti di interesse Nazionale o Regionale – SIN o SIR ) che interessano particolarmente le fasce di età da zero a 24 anni, imputabili all’inquinamento da ozono e particolato fine, cioè a particelle di diametro inferiore ai 2,5 micrometri, particolarmente pericolose, poiché possono raggiungere facilmente gli alveoli polmonari e quindi il flusso sanguigno.
Insomma, il detto un tempo in voga: “ siamo quel che mangiamo “ oggi, purtroppo, a ragion veduta, è diventato: “siamo quel che mangiamo e quel che respiriamo”.
A cura del Prof. Brancato