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Nuovo Codice della Strada - Inasprimento Sanzioni

Nuovo Codice della Strada - Inasprimento Sanzioni Copertina (258)
Antonio Calcagni

Con l’approvazione della legge del 25 novembre 2024 n. 177, il 14 dicembre 2024, sono entrate in vigore le nuovi disposizioni in materia di sicurezza stradale, con l’imposizioni di nuovi obblighi e l’elevazione della maggior parte delle sanzioni.
 
Sanzioni che, considerato il non trascurabile maggiore aggravio di natura amministrativa e penale che può derivare dalla loro applicazione, si ritiene utile riepilogare dettagliatamente, per consentire alle varie categorie di conducenti di veicoli, il riscontro delle informazioni di loro interesse:
Eccesso di velocità, a seconda se il superamento della limitazione è compreso fra: 10; 10 e 40; 40 e 60 e oltre i 60 km/h, sono previste le rispettive seguenti sanzioni:
  • da 41 a 169 euro;
  • da 169 a 680 euro, più la decurtazione di 3 punti dalla patente e da 220 a 880 euro, più la sospensione della patente da 15 a 30 giorni, se tale infrazione viene commessa ripetutamente all’interno di un centro abitato, per almeno 2 volte nell’arco di in 1 anno;
  • da 532 a 2.127 euro, più la decurtazione di 6 punti dalla patente, più la sospensione della patente da 1 a 3 mesi. E nel caso in cui l’infrazione si ripete nel successivo biennio, la sospensione della patente va dagli 8 ai 18 mesi;
  • da 829 a 3.316 euro, più la decurtazione di 10 punti dalla patente, più la sospensione della patente da 6 a 12 mesi. Se poi l’infrazione si ripete entro i successivi 2 anni, la patente può essere revocata definitivamente;
  • se le infrazioni di cui sopra sono commesse durante le ore notturne, tra le 22 e le 7 del mattino, tutte le sanzioni vengono maggiorate di 1/3
Tuttavia, le nuove norme introducono il beneficio dell’unificazione che consente di estinguere più violazioni di limiti di velocità con l’applicazione della sanzione prevista per la violazione più grave accertata, aumentata di un terzo. Beneficio, per usufruire del quale però gli illeciti devono essere commessi: all’interno di un arco temporale di un’ora, con lo stesso veicolo e in un tratto di strada di competenza dello stesso ente gestore.
 
Comunque, tutte la multe per eccesso di velocità comminate sul territorio italiano vengono emesse solo se c’è stata la rilevazione da parte di un dispositivo elettronico posto sul tracciato, quale può essere: l’autovelox, il tudor o qualsiasi altro dispositivo in grado di rilevare la velocità.
 
Pertanto la pattuglia delle forze dell’ordine può intervenire solo nel caso in cui venga segnalata un’autovettura che viaggia ad elevata velocità.
 
Guida con cellulare. Intanto è bene precisare che la nuova normativa stabilisce un divieto rigoroso sull’uso di dispositivi elettronici durante la guida che, oltre al cellulare, riguardano apparecchi come: tablet, notebook, computer portatili e lettori multimediali. Cioè tutto ciò che richieda l’uso delle mani o che comporti una distrazione, anche momentanea (Visto che, secondo studi recenti, guardare il cellulare per due secondi equivale a guidare bendati per decine di metri) del controllo del veicolo.
 
Così come, quando si è al volante, non è consentito digitare messaggi, consultare mappe, effettuare videochiamate e utilizzare cuffie sonore, che possono isolare il conducente dai rumori esterni, quali: sirene, clacson o segnali d’allarme.
 
Mentre è consentito l’uso di dispositivi a viva voce o con auricolari, purché non richiedano di adoperare le mani e consentano al conducente di mantenere una buona capacità uditiva da entrambe le orecchie.
Considerato poi che l’uso del cellulare alla guida è una delle principali cause di distrazione e di conseguenti incidenti stradali, le autorità, per disincentivare i comportamenti pericolosi, hanno deciso di aumentare sensibilmente le sanzioni, come di seguito indicato:
  • da 250 a 1.000 euro, più la sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi e la decurtazione di 5 punti dalla patente, in occasione della prima violazione;
  • da 350 a 1.400 euro, più la sospensione della patente da 1 a 3 mesi e la decurtazione fino a 10 punti dalla patente, in caso di recidiva entro 2 anni. La durata della sospensione, qualora il conducente provochi un incidente, anche senza coinvolgimento di altri veicoli o persone, diventa di 6 mesi più il possibile ritiro della patente da 15 a 90 giorni.
  • la possibilità di una sospensione breve applicabile dagli agenti di polizia, senza necessità di un’ordinanza prefettizia, di 7 o di 10 giorni, a seconda se il conducente ha un punteggio sulla patente tra 10 e 19 o meno di 10 punti sulla patente;
Guida in stato di ebbrezza, trattandosi di una delle trasgressioni che causa, spesso, gravi incidenti, le più severe nuove disposizioni in materia prevedono, per un tasso alcolemico:
  • da 0,5 a 0,8 g/l (grammi per litro di sangue), una ammenda da 573 a 2.170 euro, la sospensione della patente da 3 a 6 mesi e la decurtazione di 10 punti dalla patente;
  • da 0,8 a 1,5 g/l, un’ammenda da 800 a 3.200 euro, la sospensione della patente da 6 mesi ad 1 anno, la decurtazione di 10 punti e l’arresto fino a 6 mesi. Più l’introduzione di una limitazione alla guida, tramite l’imposizione sulla patente di un codice della validità di 2 anni, che indica l’obbligo, per il conducente, di utilizzare solo veicoli dotati del dispositivo alcolock. Dispositivo nel quale il guidatore, prima di avviare il veicolo, dovrà soffiare, e nel caso venga rilevato un tasso alcolemico, l’auto non si avvierà;
  • superiore ad 1,5 g/l, una ammenda da 1.500 a 6.000 euro, la sospensione della patente da 1 a 2 anni, la decurtazione di 10 punti, l’arresto da 6 mesi ad 1 anno e l’imposizione del codice sulla patente della validità di 3 anni, che indica, come in precedenza precisato, l’obbligo di utilizzare solo veicoli dotati di del dispositivo alcolock.
Se la violazione avviene alla guida di un veicolo non di proprietà del trasgressore, il periodo di sospensione della patente viene raddoppiato. Ed ancora, se la stessa infrazione si verifica nei successivi 2 anni, la patente verrà revocata e il veicolo confiscato, a meno che non appartenga a persona diversa dal trasgressore.
 
Guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e psicotrope. Con le nuove norme viene eliminato il requisito dello “stato di alterazione” per configurare il reato “di guida sotto l’effetto di droghe”.
Infatti, mentre con la vecchia normativa veniva punito colui che, dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope, si metteva alla guida in stato di alterazione psico-fisica; adesso viene punito chiunque guida soltanto dopo aver assunto tali sostanze.
 
Per cui, nel caso di positività di un test antidroga, si va incontro alle sanzioni previste per le seguenti circostanze:
  • se preliminare (direttamente sul posto), al ritiro immediato della patente, anche se non c’è alcuno stato di alterazione psico-fisica;
  • se confermato da esami di laboratorio, ad una ammenda da 1,500 a 6.000 euro, alla sospensione della patente da 1 a 2 anni (durata che si raddoppia se il veicolo appartiene a persona estranea il fatto) e all’arresto da 6 mesi ad 1 anno. Penalità che, in caso di incidente stradale, si raddoppiano con ammenda da 3.000 a 12.00 euro, l’arresto da 1 a 2 anni e la revoca della patente;
  • nel caso di recidiva nel triennio, o se il reato è commesso da conducenti di autobus e di altri veicoli destinati al trasporto di persone (con numero di posti a sedere superiore a 8 escluso il conducente), alla revoca della patente;
  • con una sentenza di condanna o di patteggiamento (pur se è stata applicata la sospensione condizionale della pena), alla confisca del veicolo con cui è stato commesso il reato, a meno che tale veicolo appartenga a persona estranea al reato stesso.
Considerata la modalità di dell’applicazione delle nuove norme, per evitare di incorrere in improprie penalità, consegue la necessità di affrontare il problema dei falsi positivi al test antidroga, dovuti all’assunzione di farmaci con effetti psicotropi che, al controllo della polizia fanno scattare la sanzione, anche se non influiscano sulla guida in piena sicurezza.
 
Perciò, nonostante ancora non sia stato elaborato un elenco di medicinali che potrebbero determinare una falsa positività, si ritiene opportuno, a titolo di esempio, segnalarne alcuni, a base di: morfina, sostanze analgesiche oppiacee, cannabis, benzodiazepine e barbiturici, il cui uso potrebbe creare problemi.
 
 
Sostanze, in genere, contenute negli: antistaminici, antidolorifici oppioidi, ansiolitici e sedativi, nonché in farmaci per la pressione e antidepressivi triciclici che, com’è noto, possono avere controindicazioni sulla capacità di guida, dovute all’effetto di indurre sonnolenza e alterazione della capacità di concentrazione.
Pertanto, in attesa di precisazioni e correttivi alla nuova disciplina, da parte del Ministero dei Trasporti, se ci si deve mettere alla guida, dopo aver assunto un farmaco, è comunque consigliabile controllare, prima, se il medicinale utilizzato possa o meno avere effetti sulla capacità di condurre veicoli
 
Guida contromano (quando si invade la corsia opposta senza rispettare il doppio senso di marcia), in tal caso la nuova normativa previste le seguenti sanzioni:
  • da 167 a 665 euro, se si guida su strade rettilinee;
  • da 327 a 1.308 euro più la sospensione della patente da 1 a 3 mesi, se si guida in prossimità di una curva, un dosso o di un tratto di strada con scarsa visibilità, oltre alla sospensione della patente da 2 a 6 mesi, per recidiva;
  • da 2.046 a 8.186 euro, se si guida in autostrada e di 11.000, se la violazione avviene di notte, più la perdita di 10 punti dalla patente e la sua revoca, più il fermo amministrativo per 3 mesi del veicolo, o la confisca dello stesso, per recidiva;
  • la reclusione da: 2 a 7 anni; da 2 mesi ad 1 anno e da 1 a a 3 anni, relativamente alla configurazione di: reato di omicidio stradale o di lesioni personali stradali gravi o gravissime, se la guida avviene sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o alcol;
  • la decurtazione di 20 punti dalla patente e la sospensione della stessa, o la revoca definitiva, in caso di reati gravi ripetuti.
Guida controsenso (quando si imbocca una strada a senso unico con direzione di marcia sbagliata, non rispettando il segnale di divieto), violazione per la quale si incorre in una penalizzazione che ammonta a:
  • 41 euro per le strade urbani
  • 84 euro per quelle extraurbane .
Semaforo rosso, il cui attraversamento comporta la sanzione amministrativa:
  • da 163 a 652 euro più la decurtazione di 6 punti dalla patente. (Punti che diventano 12 per i neopatentati). Inoltre, se l’infrazione viene commessa per la seconda volta entro 2 anni, si può incorrere nel ritiro della patente da 1 a 3 mesi;
  • e se l’attraversamento avviene dopo le ore 22 e prima delle ore 7, la multa viene aumentata di un terzo.
Ai fini dell’attribuzione della sanzione è da tener presente però che:
  • la durata della luce gialla, secondo il Ministero dei Trasporti, è di 3 secondi;
  • l’accertamento del passaggio con il semaforo rosso non viene effettuata più dalla Polizia Municipale, ma attraverso un sistema elettronico (Photored) composto da 2 dispositivi, di cui il primo scatta la foto appena viene superata la linea di arresto ed il secondo quando il veicolo si trova al centro dell’incrocio;
  • se a commettere l’infrazione non è il proprietario del veicolo, l’autentico proprietario ha 60 giorni di tempo per comunicare alle Autorità competenti il nome di colui che guidava l’auto quando è stata commessa l’infrazione. Se ciò avviene, la multa e la decurtazione dei punti verranno addebitati al vero trasgressore. Qualora però il destinatario della multa si rifiuta di segnalare il nome di colui che è passato con il rosso, non gli verranno decurtati i punti dalla patente, ma gli verrà irrogata una seconda sanzione;
  • è possibile procedere alla contestazione dell’irrogazione della multa, quando:
- la notifica viene inviata dopo 90 giorni dall’infrazione;
- il giallo ha una durata inferiore a 3 secondi;
- l’attraversamento con il rosso è avvenuto per motivi di necessità (come
quando doversi recare d’urgenza in ospedale );
- è stata scattata una sola foto, anziché 2;
- e quando, a causa del traffico, dopo aver superato il semaforo con il verde,
si rimane imbottigliato e non si ha la possibilità di vedere che il semaforo,
nel frattempo, è diventato rosso.
 
Assicurazione, per la quale le nuove norme stabiliscono:
  • l’attribuzione al proprietario del veicolo della responsabilità di verificare che il mezzo sia adeguatamente assicurato, anche se sia legittimamente a disposizione di altra persona.
  • il potenziamento del sistema di verifica della copertura assicurativa, attraverso l’incrocio dei dati;
  • che circolare senza o con l’assicurazione RCA obbligatoria scaduta comporta l’applicazione di sanzioni consistenti nel:
  • sequestro del veicolo;
  • pagamento di una multa che varia da 866 a 3.464 euro, anche se è prevista una riduzione del 25% dell’importo, se l’assicurazione scaduta viene rinnovata entro i primi 30 giorni, o nel caso in cui venga espressa l’intenzione di rottamare il mezzo;
  • raddoppio dell’ammontare della multa, se il conducente viene trovato senza polizza assicurativa per almeno 2 volte nell’arco di 2 anni. Il che comporta anche la sospensione della patente ed il fermo amministrativo del veicolo di 45 giorni;
  • e nella decurtazione di 5 punti dalla patente.
L’assicurazione RCA obbligatoria rimane comunque, per legge, attiva nei 15 giorni seguenti alla scadenza del contratto. “ Periodo di tolleranza” che però è valido solo per le polizze della durata di 12 mesi.
 
Ovviamente, in caso di incidente stradale con assicurazione scaduta, il conducente sarà responsabile del risarcimento dei danni.
 
Risarcimento che verrà corrisposto dal “Fondo di garanzia per le vittime della strada “ che, a sua volta, provvederà ad identificare il responsabile dell’incidente, per richiedere il rimborso dell’importo versato.
 
Il Decreto Legislativo 184 del 23 dicembre 2023 poi, a differenza della precedente possibilità di non coprire con polizza assicurativa i veicoli a motore custoditi in un’area privata, stabilisce che tutti i veicoli, indipendentemente dal fatto che circolino su strade pubbliche, dovranno essere assicurati con polizza RCA, a prescindere dal luogo in cui si trovano.
Scooter, nei confronti dei quali, le novità più significative riguardano:
  • il riconoscimento di moto, scooter e ciclomotori come vicoli vulnerabili. Il che comporterà nuove misure di tutela per i motociclisti, da parte degli altri utenti della strada. Misure consistenti nell’obbligo del mantenimento di maggiori distanze di sicurezza e di maggiore attenzione nelle manovre di sorpasso. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti promuove inoltre i cosiddetti “guardarail salvamotociclisti”;
  • le esercitazioni di guida, durante le quali gli aspiranti al conseguimento della patente per motocicli di categoria:
AM: per ciclomotori fino a 50 cc, che si consegue dai 14 anni;
A1: per motocicli fino a 125 cc, che si consegue dai 16 anni;
A2 : per moto fino a 35 kW di potenza , che si consegue dai 18 anni;
e A: che abilita alla guida di tutti i tipi di moto e si consegue a partire dai 24 . o dai 20 anni, per chi è già in possesso della patente A2 da almeno 2 anni;
non possono trasportare passeggeri;
  • l’accertamento delle violazioni stradali con dispositivi di controllo automatico elettronici, che consentono di estendere la possibilità di applicare sanzioni per più violazioni commesse dallo stesso veicolo in breve lasso di tempo;
  • l’abbassamento del limite della potenza per la circolazione su autostrade e strade extraurbane principali, in funzione del quale ora è possibile percorrerle con mezzi che abbiano 6 kW di potenza, se con motore elettrico ( pari a circa 8 CV), o una cilindrata non inferiore a 120 cc (pari a circa 8 CV), se dotati di motore termico;
  • il rischio di incorrere in una multa che va da un minimo di 165 ed un massimo di 660 euro, se non vengono rispettati tali limiti minimi.
Foglio Rosa, non sarà più rilasciato subito dopo il superamento dell’esame teorico, ma solo dopo aver completato un numero minimo di esercitazioni pratiche di guida in: autostrada, su strade extraurbane e in condizioni di visione notturna. Ma per ottenerlo, diventa essenziale anche la certificazione rilasciata dell’autoscuola. Poiché, in caso di assenza di tale certificazione, si rischia una sanzione da 430 a 1.731 euro, che si applica anche alla persona che accompagna il possessore di foglio rosa.
 
Neopatentati, per i quali, per i primi 3 anni dal conseguimento della patente di categoria B, non potranno guidare veicoli con potenza superiore a 75 kW per tonnellata, pari a circa 102 CV, e modelli elettrici e ibridi plug –in (a doppia alimentazione elettrica e termica), con potenza specifica superiore a 65 kW/t.
 
Così come non è consentito loro di superare il limite di velocità di 100 km/h sulle autostrade, di 90 km/h sulle strade extraurbane principali e di 50 Km/h nei centri urbani (salvo diversi indicazioni).
Nel caso in cui non si rispettino tali limiti, la sanzione pecuniaria parte da 160 per arrivare a 641 euro, seguita dalla decurtazione dei punti dalla patente (che risulta essere raddoppiata rispetto a quella prevista per i guidatori esperti), in numero di 6, 12 e 20, a seconda se il limite di velocità viene superato, rispettivamente, da: 10 a 40 km/h; 40 a 60 km/h e di oltre 60 km/h. Livello di infrazione, quest’ultimo, per il quale è prevista anche la sospensione della patente da 2 a 8 mesi e, qualora avvenga l’azzeramento dei punti, l’obbligo di revisione della patente. Per cui scatta, nei confronti del conducente, l’invito del Ministero, a sostenere, entro 30 giorni, nuovamente gli esami per il rilascio della patente.
 
Particolare attenzione deve essere posta poi dai nei patentati nei confronti del tasso alcolemico. In quanto, considerata la gravità dell’infrazione, per coloro che hanno conseguito la patente da mano di 3 anni, è previsto un tasso pari a zero. Se tale limite di tasso viene superato, a seconda del livello di superamento, si incorre nelle seguenti tipologie ed entità di sanzioni di cui appresso:
  • maggiore di 0 ma inferiore o uguale a 0,5g/l (grammi per litro di sangue), una sanzione economica di 624 euro;
  • compreso tra 0,5 e 0,8 g/l, una sanzione economica da un 527 ad un massimo di 2.108 euro, più la sospensione della patente da 3 a 6 mesi;
  • compreso tra 0,8 e 1,5 g/l, una sanzione economica da 800 a 3.200 euro, più la sospensione della patente da 6 masi a 1 anno, più la possibilità di essere tratti in arresto fino a 6 mesi;
  • superiore a 1,5 g/l, una sanzione pecuniaria da un minimo di 1.500 a 6.000 euro, più la sospensione della patente da 1 anno a 2 anni, più l’arresto da 6 mesi ad 1 anno.
Neopatentati Stranieri che, se residenti in Italia, si applicano gli stessi limiti previsti per i cittadini italiani .
 
Così, se la patente è stata rilasciata da un altro Paese dell’Unione Europea, non c’è bisogno di conversione; se invece è stata rilasciata da un Paese non appartenente all’Unione Europea, è possibile guidare in Italia per massimo 1 anno, a patto che la patente sia tradotta in italiano.
 
Dopo di che, se la patente non è convertibile, è necessario sostenere, in Italia, l’esame per il conseguimento della patente e, in tal caso il titolare, per tre anni, rientrerà nella categoria dei neopatentati.
Monopattini, nei confronti dei quali le nuove disposizioni prevedono l’obbligo:
  • di indicatori luminosi di direzione e di frenata;
  • di un contrassegno di riconoscimento non rimovibile, simile ad una targa;
  • del casco, per tutti i conducenti;
  • di non uscire dai centri urbani (Limitazione per la quale le società di sharing dovranno installare sistemi in grado di bloccare i mezzi, qualora vengano utilizzati fuori delle aree consentite);
  • del rispetto, sempre solo su strade urbane, del limite di velocità di 50 km/h;
  • dell’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile (In attesa di regolamenti attuativi), con multe da 100 a 400 euro per chi non si adegua.
Oltre al divieto di:
  • parcheggio sui marciapiedi (salvo che in aree designate dai Comuni), sugli spazi riservati alla fermata o alla sosta dei veicoli per persone invalide;
  • e circolazione su piste ciclabili e aree pedonali.
Biciclette, nell’intento di assicurare ai ciclisti una maggiore protezione, le nuove norme prevedono:
  • l’obbligo, per gli automobilisti, di mantenere una distanza laterale di almeno 1,5 metri durante il sorpasso;
  • il divieto di accesso nelle corsie riservate ai bus;
  • Il divieto di circolazione sulle corsie riservate ai mezzi pubblici;
  • Il divieto di traino, cioè di trainare animali o di trasportare persone di dietro, salvo che la bici non sia stata appositamente costruita e attrezzata per tale scopo;
  • obbligo di accendere le luci di posizione anche di giorno, in caso di scarsa visibilità;
  • La possibilità di circolare contromano sulle strade a senso unico con limite di velocità di 30 km/h, purché siano presenti corsie o piste ciclabili a doppio senso di circolazione.
Va segnalata, inoltre, l’entrata in vigore di disposizioni aventi lo scopo, per il trasporto di bambini, di imporre l’obbligo di utilizzo di seggiolini omologati da fissare opportunamente nella struttura posteriore della bicicletta.
Biciclette elettriche, cosiddette e-byk, veicoli il cui motore non potrà superare:
  • una potenza massima di 250 Watt;
  • e una velocità assistita di 25 km/h.
Poiché, nel caso di riscontro di modifiche di tali caratteristiche, è previsto il sequestro.
 
A meno che, nel caso di potenza superiore a 250 Watt, si rispetti l’obbligo della dotazione prevista dalla normativa in proposito, cioè di: casco, targa, assicurazione, patentino o patente AM e il certificato di circolazione, come per gli scooter.
 
Abbandono di animali. Il nuovo codice della strada, per contrastare il deprecabile fenomeno, introduce pene severe per chi viene sorpreso nell’atto di abbandonare animali sulla strada o nelle sue pertinenze.
 
Infatti, prevede un aumento di un terzo della già elevata pena (attualmente di importo tra 1.000 e 10.000 euro), e l’arresto fino ad 1 anno, anche in assenza di incidenti.
 
Se poi ciò avviene servendosi dell’uso di un veicolo, è prevista l’applicazione automatica di pene accessorie che, in proporzione alla gravità del fatto, risultano essere: della sospensione della patente da 6 mesi ad 1 anno e della revoca della patente stessa.
 
E qualora l’abbandono causi un incidente stradale con conseguenze gravi, si applicano le pene previste per i reati di omicidio stradale e lesioni personali stradali gravi o gravissime, consistenti, rispettivamente, nella reclusione: da 2 a 7 anni; da 3 mesi ad 1 anno e da 1 a 3 anni, oltre alla revoca della patente.
 
Parcheggio per disabili, esigenza per la quale, la nuova normativa, con l’obiettivo di tutelare i diritti delle persone con disabilità, prevede che:
  • tutti i veicoli con contrassegno disabili possono parcheggiare, gratuitamente, non solo negli stalli riservati, ma anche nei parcheggi a pagamento, se i posti riservati sono già occupati;
  • per chi parcheggia abusivamente nei posti loro riservati, nuove multe che variano da 330 a 990 euro per le auto e da 165 a 660 euro per i ciclomotori e i motoveicoli a 2 ruote, oltre alla decurtazione di 6 punti dalla patente;
  • nel caso dell’uso abusivo del contrassegno (che deve essere utilizzato solo se il disabile è presente nel veicolo, sia come conducente che come passeggero), una sanzione che va da 168 a 672 euro, oltre alla decurtazione di 6 punti dalla patente;
  • se il contrassegno viene utilizzato da persona diversa dall’intestatario senza la presenza del disabile, gli agenti possano ritirarlo e procedere alla revoca del titolo autorizzativo.
Cintura di sicurezza, adempimento che essendo obbligatorio, sia per chi occupa i posti anteriori (dal 1988), che quelli posteriori ( dal 2006), per chi non lo rispetta è prevista:
  • una sanzione amministrativa fino a 323 euro;
  • la decurtazione, per il guidatore, di 5 punti dalla patente e, in caso di recidiva, entro 2 anni dalla prima violazione, la sospensione della patente fino a 2 mesi.
Se il mancato uso riguarda un minorenne, la sanzione si applica al conducente o a chi, in quella circostanza, ne ha la tutela.
 
Inoltre i bambini di statura inferiore a 150 centimetri devono essere assicurati al sedile con un seggiolino omologato, adeguato al loro peso.
 
Tuttavia, dall’obbligo di indossare la cintura sono esclusi:
  • gli appartenenti alle forze di polizia, al servizio sanitario e le forze armate (se in servizio di emergenza);
  • i conducenti di veicoli per la raccolta e trasporto dei rifiuti;
  • coloro che svolgono i servizi di vigilanza privati;
  • le donne in gravidanza, sulla base della certificazione rilasciata dal medico curante;
  • gli istruttori di guida;
  • e le persone che, in base alla certificazione rilasciata dall’Unità Sanitaria locale, risultino affette da determinate patologie.
Dispositivo antiabbandono che, data l’obbligatorietà prevista per il trasporto di bambini di età inferiore a 4 anni, il mancato uso comporta:
  • la sanzione pari ad una multa che va da 81 a 333 euro a carico del conducente o di chi è tenuto alla sorveglianza del minore;
  • la decurtazione di 5 punti dalla patente;
  • e la sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi, se entro 2 anni dalla prima multa, lo stesso soggetto incorre in altra violazione riguardante i sistemi di ritenuta del dispositivo,
E’ da tener presente inoltre che, le cause dell’applicazione della sanzione, oltre alla mancanza del sistema antiabbandono, comprendono:
  • il sistema non conforme ai requisiti del decreto attuativo;
  • la mancata attivazione del dispositivo bluetooth o il non funzionamento dell’app che interagisce con il sistema;
  • e la non autorizzazione del produttore del seggiolino del sistema antiabbandono.
Nel concludere la trattazione dell’argomento si precisa che le modifiche introdotte dal Nuovo Codice della Strada non avranno valore retroattivo.
 
Poiché le nuove sanzioni si riferiscono solo ai fatti accertati e contestati dopo l’entrata in vigore della riforma che, come è noto, è avvenuta il 14 dicembre 2024.
 
Quindi, ad esempio, se un conducete è passato davanti all’autovelox a velocità elevata prima dell’entrata in vigore delle nuove sanzioni, non potrà subire il trattamento più sfavorevole previste dalle stesse.
Infine , ci si augura che le informazioni sopraesposte possano contribuire ad evitare, a chi ci segue, di incorrere nelle conseguenze delle descritte sanzioni.
 
Al fine di non dover subire, oltre all’onere della penalità, il non meno increscioso effetto morale, derivante dall’evitabile comportamento avventato che l’ha determinata.
 
Anche perché il rispetto delle regole non deve, specie in questo contesto, avvenire soltanto per un imposto obbligo legale, ma soprattutto per la consapevolezza di un dovere etico, rivolto a salvaguardare la propria e l’altrui sicurezza ed incolumità.

Rilevata presenza di metalli pesanti, pesticidi e micro e nano plastiche nell’acqua minerale in bottiglia

Rilevata presenza di metalli pesanti, pesticidi e micro e nano plastiche nell’acqua minerale in  bottiglia Copertina (661)
Domenico Brancato

 
Tutte le statistiche certificano che i maggiori consumatori di acque minerali in Europa e nel mondo sono gli italiani, con un consumo pro-capite annuo, secondo Acquitalia e Corriere della Sera, rispettivamente, di 252 e 200 litri, nei confronti dei 106 e 118 litri della media europea.
 
Consumo che, a livello mondiale, dal 2010 al 2020 è aumentati del 73% e che si suppone raddoppierà entro 2030. In quanto , secondo il Censis (Centro studi investimenti sociali) l’acqua minerale, in genere, viene giudicata dai consumatori buona, salutare e sicura; tanto da attribuirle il merito di rendere migliore la qualità della loro vita quotidiana.
 
Per cui, al fine di offrire ai lettori, abituali consumatori delle acque minerali, la possibilità di acquisire una obiettiva consapevolezza sulle effettive loro caratteristiche, si ritiene opportuno riportare, di seguito, gli esiti di alcune specifiche indagini in proposito, tratte da autorevoli fonti.
  • ALTROCONSUMO. - Associazione in difesa dei consumatori – , tra aprile e maggio 2024, ha eseguito l’analisi di 27 campioni di acqua minerale frizzante, selezionati tra i marchi commercializzati in 1.200 punti vendita della grande distribuzione, in 67 città italiane; al fine di determinare l’entità del contenuto dei metalli pesanti: alluminio, arsenico, manganese e nichel e dei contaminanti.
Metalli che non vengono rilevati con le Analisi chimico-fisiche eseguite dalle aziende distributrici di acqua minerale che, infatti, in etichetta, riportano i valori del contenuto soltanto dei seguenti elementi: Residuo fisso, Conducibilità , ph (grandezza utilizzata per esprimere il grado di acidità e di alcalinità), Anidride carbonica, Calcio, Magnesio, Potassio, Bicarbonati, Silice, Sodio, Cloruri, Solfati, Nitrati, Nitriti e Fluoruri.
 
Poiché hanno limiti normativi soltanto su 16 sostanze.
 
A differenza delle acque potabili comunali che vengono valutate rispetto ad oltre 40 elementi, che non devono superare il limite di soglia stabilito dalla legge.
 
L’esito dei test, pur risultando complessivamente buono, ha evidenziato una presenza, giudicata critica, di arsenico e manganese che, in alte concentrazioni, tendono ad accumularsi nei tessuti, causando il malfunzionamento dell’organismo.
 
In particolare, è stata riscontrata una concentrazione di arsenico superiore alla media nelle acque minerali frizzanti : Sant’Anna, Levissima, Ferrarelle Maxima, Valmora e San Martino, e livelli di manganese (tossico per le persone, se assunto in dosi elevate), superiore da 2 a 8 volte a quello ammesso per l’acqua del rubinetto, in Ferrarelle Maxima, Gaudianello e San Martino.
 
Anche se va precisato che tali concentrazioni, pur risultando di gran lunga più elevate, rispetto la media degli altri campioni esaminati, rientrano nei limiti di legge ammessi per le acque minerali...
 
Tuttavia, i rilevati valori dell’arsenico, trattandosi di un metallo che può danneggiare il DNA ed essere cancerogeno per l’uomo, non possono non destare preoccupazione se ci si riferisce al principio del margine di esposizione – MoE - utilizzato dagli esperti per valutare il rischio.
 
Mentre, la migliore acqua del test, con il giudizio di “qualità ottima” è risultata essere la San Benedetto del Parco della Majella Fonte Primaria.
  • Il SALVAGENTE, unico mensile dei consumatori in edicola e fonte autorevole di test comparativi svolti in laboratori indipendenti e certificati, ha portato in laboratorio, per esaminare il contenuto, 18 bottiglie delle acque minerali: Panna, Levissima, Sant’Anna, Rocchetta, Saguaro (Lidl), Ferrarelle, San Benedetto Popoli-Fonte Primaria, Lete, Guizza Fonte Vallereale, Uliveto, Eva, Vitasnella Brioblu, Fiuggi, San Pellegrino, Fonte Essenziale, Lauretana e Evian.
  • Su ben 14 delle quali, sorprendentemente e con una certa preoccupazione, sono stati trovati residui di pesticidi (prodotto impiegato in agricoltura per combattere i parassiti).
  • Inquinanti che, seppur in quantità non superiore al limite stabilito dalle norme, non tranquillizzano del tutto, per il fatto che ne sono stati rinvenuti addirittura 4, a base di diversi principi attivi, nella San Pelleglino, Levissima e Guizza , ed almeno 3 in altri 8 campioni.
  • Tra cui, alcuni considerati interferenti endocrini (sostanze in grado di influenzare negativamente diverse funzioni vitali quali : lo sviluppo, la crescita, la riproduzione, ed il comportamento) dagli effetti tossici per la fertilità , che possono trasformarsi in composti cancerogeni.
Mentre nei campioni di : Acqua Panna naturale fonte Scarperia e San Pietro (FI); San Benedetto Ecogreen naturale, fonte Popoli (Pe); Evian naturale in vetro, fonte Evian-les-Bains (Francia), Fonte essenziale naturale (considerata nel test non adatta a tutti per la quantità di Sali minerali) e Fonte Darfo Boario Terme (Bs); non è stata riscontrata alcuna traccia di fitofarmaci.
  • IN UNO STUDIO DI RICERCATORI DELLA COLUMBIA E DELLA RUTIGERS UNIVERSITY , pubblicato sulla prestigiosa rivista “Proccedings of the Ntional Academy of Sciuences , .si afferma: “L’apparenza inganna. Quando trangugiamo avidamente acqua da una bottiglietta in plastica, non sospetteremmo mai che, mentre ci dissetiamo, stiamo ingerendo anche centinaia di migliaia di microscopici pezzetti di plastica.
Come la tecnica messa a punto da studiosi statunitensi per il rilevamento delle microplastiche ha consentito di evidenziare.
 
Tecnica, grazie all’ impiego della quale è stato possibile riscontrare un numero di minuscoli corpuscoli di plastica fino a 100 volte superiore a quello stimato in precedenza.
 
Tant’è che in una analisi su 5 campioni di 3 comuni marche di acqua in bottiglia, è stato possibile rilevare da 110.000 a 400.000, con una media di circa 240.000 pezzi per litro di nano plastica del diametro inferiore ad 1 micrometro o micron (= ad un millesimo di millimetro).
 
Frammenti che, secondo il parere del chimico- fisico dalla Columbia Naixin Qian, autrice principale dello studio, provenivano, in gran parte, dal contenitore in plastica.
 
Ipotesi che costituisce motivo di preoccupazione, in quanto Jason Somarelli, professore di medicina e direttore del gruppo di oncologia della Duke University ed altri, hanno dimostrato che le nano plastiche possono penetrare nelle cellule, e poiché contengono additivi chimici (sostanze chimiche che si aggiungono ad un prodotto per esaltarne alcune qualità), potrebbero causare stress cellulare, danni al DNA e modificare il metabolismo o la stessa funzione cellulare.
  • Preoccupazione a sua volta confermata dall’esito dello studio pubblicato nei Proceedings of the National Academy of Sciencens, per il quale: “ gli additivi di plastica alterano la funzione endocrina, e aumentano il rischio di nascite premature, disturbi dello sviluppo neurologico, difetti riproduttivi maschili, infertilità, obesità e malattie cardiovascolari, renali e tumorali”. In quanto le micro e nano plastiche (NNP), in seguito all’ingresso negli organismi degli esseri umani, possono causare tossicità, sia per i loro effetti fisici e tossicologici, che come vettori di patogeni batterici nei tessuti e nelle cellule. E che ”I neonati e i bambini piccoli sono due popolazioni a rischio particolarmente elevato dal punto di vista degli effetti sulla salute legati alla plastica. Effetti che sono causa di incremento del pericolo di: nati morti, basso peso alla nascita, difetti congeniti degli organi riproduttivi , alterazione della crescita polmonare e del cancro infantile”.
  • Il Dottor Leonardo Trasande, professore di pediatria e salute della popolazione presso la NYU Langone Health di New York, autore principale di in un’altra recente ricerca pubblicata sul Journal of the Endocrine Society, sostiene che : “ Il vero contributo di questo lavoro è aiutare il pubblico a capire quanta parte della minaccia per la salute umana (riferita a danni celebrali nei bambini piccoli, e di obesità, diabete, malattie cardiache e di morti precoci negli adulti), attribuita alle sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino, sia dovuta alla plastica.
Con le e informazioni sopra riportate si vorrebbe contribuire a far acquisire ai consumatori di acqua minerale e bibite varie, distribuite in bottiglie di plastica, la consapevolezza delle sostanze non sempre del tutto innocue che possono contenere.
Affinché riflettano sulla inderogabile convinzione dell’ottima qualità, in assoluto, delle acque minerali e sugli impropri giudizi di scarsa qualità attribuia all’acqua del rubinetto.
 
Acqua quest’ultima, i cui requisiti di potabilità, salubrità e qualità fisica, chimica, microbiologica e radiologica, sono garantiti da controlli eseguiti dall’Autoritaria sanitaria locale (ASL) di concerto con il gestore dell’acquedotto comunale, attraverso analisi intervallate da tempi notevolmente inferiori, rispetto alla cadenza annuale prevista, ma non sempre rispettata (vedi la data riportata in etichetta, sotto la voce “Analisi -chimico-fisiche- Ufficiali Acqua Minerale), per l’acqua in bottiglia.
 
Requisiti che ALTROCONSUMO ha riscontrato anche nell’altra interessante alternativa all’acqua in bottiglia, rappresentata dall’acqua erogata, gratuitamente, dalle “Casette dell’Acqua” (esistenti anche a Marino: Largo Negroni Zaccaria e via XXV Aprile 13, in prossimità dell’ingresso che immette su Piazza Albino Luciani di Santa Maria delle Mole), che differisce da quella del rubinetto soltanto per l’effetto di lievi trattamenti migliorativi di affinamento che vengono praticati per ottenere: un leggero addolcimento (diminuzione della durezza determinata dal contenuto di calcio e magnesio e di eventuali metalli pesanti) e la riduzione del cloro residuo; oltre al raffreddamento, ad una lieve modifica del sapore e, tramite l’aggiunta di anidride carbonica, per ottenere anche la versione effervescente.
 
Per cui, lo stesso ALTROCONSUMO, in virtù degli esiti delle scrupolose indagini condotte sulle varie tipologie di acqua descritte, asserisce che “ nonostante non esistano (a parte, ovviamente, la presenza degli inquinanti presenti nelle citate confezioni e le micro e nano plastiche provenienti dalla natura del contenitore) grandi differenze tra l’acqua minerale, quella domestica e quella delle Casette, l’Italia rimane uno dei paesi dove si beve maggiormente dalle bottiglie di plastica.
 
Situazione che ha origini legate sia alle consolidate abitudini e sia a motivi commerciali, dovuti ad una massiccia presenza di marchi di acque minerali promossi, soprattutto, dalla pubblicità televisiva, che reclamizza, suadentemente, il consumo dell’ acqua minerale come fattore distintivo di uno stile di vita più salutare.
 
Pertanto, la conclusione più confacente alle finalità dell’argomento trattato sembra essere quella espressa dal titolo di un adagio di antica saggezza, attribuito al grande scrittore e oratore latino CICERONE “LA PRUDENZA NON E’ MAI TROPPA”, per significare, appunto, che adottare precauzione, anche esagerata, non nuoce affatto…
 
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Continua lo stillicidio delle zanzare. Come contenere la proliferazione?

Continua lo stillicidio delle zanzare. Come contenere la proliferazione? Copertina    (commenti:1) (289)
Domenico Brancato

Il cambiamento dell’andamento climatico ha prolungato la  presenza delle zanzare: come contenere le deleterie infestazioni.
 
Le zanzare, in quanto animali a sangue freddo, non  essendo  in grado di regolare il calore corporeo,  la loro temperatura dipende  da quella dell’ambiente circostante.
 
Temperatura che  per la schiusura   delle   uova ed il risveglio degli  adulti occorre che sia intorno ai 20  ° C , condizione che, in genere,  coincide con i primi tepori  del mese di marzo.
 
Quando le femmine, sia delle zanzare comuni ( Culex pipiens), tigri (Aedes albopictus), che   quelle di recente introduzione: Aedes  japonicus e Aedes  Koreicus, escono dal letargo, hanno necessità di accumulare una congrua riserva di sangue per procurarsi le sostanze necessarie per la produzione delle uova.
 
La soddisfazione di questa esigenza, come è noto, si consuma  a spese di persone ed animali: cani e gatti, in particolare.
 
Il picco di massima proliferazione della zanzare si verifica  con valori medi intorno a 25 ° C, solitamente fra agosto e settembre,  contemporaneamente alla  presenza di ristagni d’acqua.
I livelli   di temperatura in precedenza riportate  evidenziano  come anche  le zanzare, al pari di tutti gli esseri  viventi, si moltiplicano e si sviluppano  in  relazione alle condizioni climatiche.
 
Difatti, negli ultimi 2 anni , grazie alla mitezza degli  inverni,  la deposizione delle uova è stata superiore che in passato; anche se il successivo caldo asfissiante (superiore anche ai 35 ° C) e i lunghi periodi di siccità, hanno  fatto si, che in gran parte di questi insetti,  venisse annullata la  vitalità, impedendo così  un altrettanto imponente proliferazione.
 
Nel corrente anno,  infatti, nei mesi di luglio e agosto ed in parte settembre, si è riscontrata una trascurabile ed innocua presenza a causa della  assenza   di ristagni di acqua  e di vegetazione  spontanea: sede del microclima ideale per il rifugio delle zanzare.
 
Tale condizione ambientale, però,  è notevolmente mutata in seguito all’arrivo delle precipitazioni di ottobre, all’ abbondante rugiada, al  permanere di temperature più che miti  ed al lussureggiante  conseguente  sviluppo della vegetazione.
 
Proprio queste circostanze, mutate rispetto al passato in termini di clima,  hanno influito a prorogare  le condizioni  migliori per la riproduzione e la diffusione delle fameliche  zanzare,  sia in  ambienti domestici che  in prossimità di  aree verdi.
 
E poiché per il futuro  si prevede  una graduale intensificazione ed estensione temporale  di tali anomale  condizioni meteorologiche, onde cercare di non  aggiungere ai già pesanti disagi di natura climatica quelli derivanti dalle conseguenze  della maggiore permanenza delle zanzare, si ritiene necessiti l’attuazione di una  appropriata strategia di difesa,  per   assicurare  un controllo  che copra l’intera durata  delle   circostanze  favorevoli  al compimento dei loro cicli riproduttivi.
Strategia  che tenga conto che:
  • prima dell’inizio dei trattamenti occorre pulire l’interno dei tombini, cunette  e l’ingresso di caditoie, dalle presenze di fango, foglie ed altri detriti;
  • il trattamento va ripetuto dopo ogni  periodo  di intense precipitazioni, con intervalli correlati al tipo di  prodotto utilizzato, e no  secondo  cadenze prestabilite;
  • il metodo più razionale ed efficace, unitamente alla prevenzione,  è soltanto quello larvicida, in quanto  agendo sul nascere del ciclo di riproduttivo, offre ampie garanzie di sicurezza, sia nei confronti del  contenimento delle infestazioni , che  degli effetti  nocivi  sull’uomo, animali e insetti utili;
  • il trattamento adulticida, invece, rappresenta un’opzione  da praticare soltanto in via straordinaria, in coincidenza  di accertate elevate densità di insetti adulti. Poiché l’effetto abbattente è sempre parziale,  di limitata durata e di notevole impatto ambientale, giacché  trattasi di irrorazioni a  base di insetticidi non selettivi e altamente inquinanti.
La disinfestazione, come è risaputo, nelle aree pubbliche viene condotta a cura delle Amministrazioni comunali.
 
Tuttavia, per conseguire una lotta integrale contro il minaccioso  l’insetto, dato che la maggior parte dei focolai  si sviluppano   nelle aree di pertinenza delle abitazioni, risulta essenziale  una imprescindibile assidua collaborazione da parte dei cittadini, mirata all’eliminazione di ristagni di acqua in  tutte le  possibili  sedi di deposizione delle uova (pozzetti di scolo dell’acqua di cortili,  sottovasi  delle piante, annaffiatoi, secchi, bottiglie, barattoli ed ogni tipologia di contenitore anche di piccola capacità).
 
Poiché, soltanto con  una  messa in atto  dei soprascritti interventi e un attento adeguamento all’andamento climatico che via via si manifesta, sarà possibile realizzare, attraverso un’azione sinergica fra chi di competenza sul complesso delle aree pubbliche e private, un soddisfacente contenimento della presenza delle  malefiche zanzare (specie per le persone di gruppo sanguigno “0” che, secondo uno studio del 2004, verrebbero punte il doppio delle volte, rispetto a quelle di gruppo sanguigno “A”).
 
Tale contenimento  si rende indispensabile  per poter consentire alla popolazione un andamento di vita meno problematico, come:
  • condurre le attività quotidiane senza l’incubo delle conseguenze delle punture,  e del   frequente ricorso all’ applicazioni   di pomate o  dei non del tutto innocui prodotti repellenti, per attutire od evitare gli effetti delle fastidiosissime pruriginose irritazioni;
  • non rischiare il  contagio  di eventuali malattie infettive  virali del genere “febbre del Nilo Occidentale”, causata dal virus  West Nile,  trasmesso, appunto, dalla puntura di zanzara;
  • poter dormire sonni non turbati dal tipico  snervante minaccioso ronzio in prossimità delle orecchie.
Per quanto concerne poi la tipologia degli insetticidi utilizzabili per effettuare la disinfestazione (reperibili presso  le “Agrarie”, negozi  specializzati  e le farmacie), si precisa che, per motivi di sicurezza, occorre verificare che siano registrati dal Ministro della Salute e che la distribuzione debba avvenire  in maniera conforme a quanto prescritto in etichetta.  
 
Comunque, fra  quelli da impiegare in ambito domestico, è da preferire, “Il preparato biologico Bacillus thuringiensis var. istaelensis” , in quanto  innocuo per le persone, gli animali e l’ambiente.
 
 

Mass Media. Come prevenire le conseguenze negative

Mass Media. Come prevenire le conseguenze negative Copertina (292)
Domenico Brancato

 
I media sono ormai per tutti noi diventati dei compagni onnipresenti, tanto che molti autori definiscono l’epoca attuale come “la società della comunicazione”, in quanto sono entrati a far parte, nel bene e nel male, nella nostra vita quotidiana al punto che non possiamo più farne a meno.
 
Essi immettono nella società il potente “farmaco” della comunicazione.
 
E come accade per ogni farmaco, specie se potente, mentre contribuisce a guarire certe patologie, è anche causa di effetti nocivi che, indirettamente ne creano o ne accentuano altre.
 
Del resto, sia la farmacologia che la scienza dell’alimentazione insegnano che certe sostanze in piccole dosi sono terapeutiche o indispensabili, mentre in dosi maggiori possono essere tossiche o dannose e finanche mortali.
 
Così, per similitudine, anche i media se usati bene, potrebbero essere strumenti formidabili per acquisire conoscenze e competenze. Purtroppo però il livello qualitativo dei contenuti proposti non è sempre adeguato e rispondente alle migliori attese.
 
Dato che la gran parte di essi vengono finalizzati ad ottenere più elevati indici di ascolto che di gradimento, privilegiando il tornaconto economico o politico a discapito dell’utilità sociale.
 
Come dimostrano le scelte assai discutibili relative all’offerta ricreativo-culturale-informativa, ampiamente basata su ingredienti volti a produrre sensazioni forti ma di scarsa qualità, come: violenza, aggressività, depravazione, sessualità morbosa, immoralità e volgarità; a fronte di riferimenti e sentimenti positivi, ai quali viene riservato pochissimo spazio.
 
Scelte dedotte dell’esame dei dati statistici inerenti i menù di tutti i programmi TV, nei quali oltre il 60% contiene almeno una scena di violenza, che sale al 90% per i film e telefilm.
 
E poiché il campo della comunicazione di massa non prevede, come per altri settori, norme adeguate finalizzate a tutelare l’utente da conseguenze negative; la soluzione più immediata ed efficace suggerita dagli esperti risulta essere quella di seguire, spontaneamente, i media in maniera più contenuta, avveduta e consapevole.
 
Ciò per evitare una condizione di assuefazione, dato che, secondo gli psicologi, una parte della nostra psiche definita “bambino/bambina interiore” rimane per tutta la vita sensibile e vulnerabile e può risentire degli effetti negativi a lungo termine definiti cumulativi.
 
Cioè derivanti dalla somma di microeffetti a breve termine di certe scene o notizie, che anche se sul momento non ne siamo coscienti, nel tempo influiscono significativamente sulla nostra salute psicofisica.
 
Considerato che, anche se vedere un omicidio sullo schermo determina una intensità emozionale pari a circa un decimo che vederlo dal vivo; preso atto che da indagini approfondite svolte negli U.S.A. un telespettatore ogni anno assiste ad una media di 10.000 eventi di violenza (aggressioni, assassini, stupri, rapimenti ecc.), è come se assistesse di persona all’impressionante numero di 1.000 atti violenti.
 
In Italia poi, dove la maggior parte delle notizie dei giornali, dei TG, e dei Giornali Radio riguardano eventi negativi (catastrofi naturali, omicidi, femminicidi, stupri, guerre, malavita organizzata, droga, malattie, madri degeneri, ruberie e via dicendo) che, come se non bastasse, vengono generalmente ulteriormente enfatizzati ricorrendo all’uso di titoli sensazionalistici, parole ad effetto e un tono di voce allarmato.
 
Tanto che la lettura di un quotidiano o la visione e l’ascolto di un TG produce un sensazione spesso paragonabile a quella di un bollettino di guerra che, specie su persone più emotive e vulnerabili, innesca elevati livelli di preoccupante ansia.
 
La proposizione di una così eccessiva insistenza sui fatti di cronaca nera e di tutto ciò che va male nel mondo, attraverso la visione delle immagini rappresentate dai media, non può che contribuire a creare o rafforzare nell’utenza una visione della realtà sociale cupa e minacciosa.
 
Secondo la quale dovremmo evitare di uscire di casa, per paura di non imbatterci in: maniaci sanguinari nascosti dietro ogni angolo, pedofili e violentatori in ogni giardino, contagi di malattie, malfattori, etc.
 
Insistenza attraverso la quale i media tendono ad orientare, in qualche modo, i fruitori verso una filosofia di vita riassumibile nella massima: “bisogna sempre pensare al peggio”.
 
Filosofia che contrariamente a quanto si potrebbe credere, non solo non serve ad evitare il peggio, ma anzi spesso lo attira.
 
Infatti, in psicologia tale fenomeno viene definito: “profezia che si auto avvera”, per il quale più una persona è convinta che gli accadrà una certa situazione, bella o brutta che sia, tanto più è probabile che gli accada davvero.
 
Però, l’aspetto negativo è imputabile al fatto che, per motivi culturali, l’auto avverarsi funziona più frequentemente per le profezie pessimistiche.
 
Così, ad esempio, una persona convinta che tutti gli siano ostili, sarà diffidente e scontrosa.
 
Per cui anche le persone ben disposte finiranno per averla in antipatia, così lei potrà affermare: “vedi avevo ragione”.
 
Convincimenti che secondo alcuni studiosi, in buona parte, dipendono dall’influenza esercitata dalla deformazione della realtà del sistema giornalistico talmente alla ricerca dello scoop e della notizia sensazionale, al punto che se non riesce a trovarla la crea ad arte, trasformandola da una di poco conto, e altra di notevole importanza e gravità.
 
 
Tuttavia, è da considerare che i media dispongono di un elevato potenziale di influenza anche positivo. In quanto, oltre a renderci sempre più passivi e ossessivamente schiavi del consumismo, ad imprigionarci in un mondo di paure e ad informarci su cosa e come loro conviene; hanno contribuito e contribuiscono ad elevare la condizione di limitatezza culturale e ambientale (provincialismo) a quella di cittadini con una visione del mondo (cosmopolitismo), oltre ad ampliare l’offerta di svago e la possibilità d’ informazione e conoscenza.
 
Del resto parlare solo di ciò che va bene è altrettanto sbagliato che informare solo su quel che va male.
 
L’ideale sarebbe quello di riservare pari spazio ad entrambe la tipologia di avvenimenti, evitando l’interminabile sequela di accadimenti negativi recenti e passati in ogni TG.
 
Per ottenere un tale equilibrio occorrerebbe, da parte delle Istituzioni, l’imposizione di leggi e regole finalizzate al rispetto del diritto dell’utenza a pretendere che i media: operino anche per il bene collettivo e non per gli interessi di pochi; forniscano un’oggettiva informazione; e, soprattutto, assicurino ogni cautela nei confronti dei bambini, al fine di impedire di trasformarli in individui con predisposizione alla violenza e in voraci superficiali consumatori.
 
Ma poiché, pur ipotizzando ottimisticamente una sensibilità in tal senso da parte delle Istituzioni, per mettere in atto una simile presa di posizione occorrerebbero non brevi tempi burocratici, per evitare di continuare a subire passivamente il perdurare dei citati incresciosi effetti collaterali, l’unica soluzione tempestiva ed efficace per prevenire il verificarsi di deleterie condizioni di intossicazione emozionale, rimane quella di optare, personalmente, per l’adozione degli accorgimenti di seguito riportati consigliati dagli studiosi del problema:
  • cercare di seguire giornali e notiziari radio e TV con contenuti maggiormente equilibrati, fra ciò che va male e quel che va bene;
  • scegliere attentamente i programmi da guardare, leggere o ascoltare, privilegiando quelli con contenuti più positivi che negativi;
  • non eccedere nel tempo dedicato ai programmi televisivi e intervallare la fruizione, al massimo ogni due ore, con altre attività, quali: hobby, lettura, sport, iniziative socio-culturali. Per impedire, di nuocere alla salute fisica (vedi tendenza alla condizione di sovrappeso o obesità particolarmente accentuata dall’eventuale abitudine di consumare alimenti, specie se ipercalorici supplementari ai pasti, durante la visione, e procurare effetti negativi alle capacità cognitive;
  • tenere spenta la TV durante il pranzo e la cena, per evitare di sottrarre prezioso spazio alle poche probabili occasioni di dialogo fra familiari e fra genitori e figli, in particolare;
  • evitare il più possibile i programmi ad alto contenuto di violenza, oppure cambiare canale (o giornale) non appena ci si rende conto che sollecitano troppo intensamente il nostro stato emotivo. In quanto, a parere degli psicologi, presentando forme di comportamento aggressivo, criminoso e violento, la televisione “insegna” e la gente “impara”…;
  • evitare di perdere necessarie ore di sonno per guardare la TV fino a tarda notte, specie quando il giorno dopo bisogna alzarsi alla stessa ora per andare a lavoro, ovviamente non in condizioni di adeguata efficienza fisica ed operativa;
  • non seguire programmi televisivi eccitanti o che richiedono un cospicuo impegno mentale, prima di andare a letto, per non incorrere a deleteri prolungamenti dei tempi di addormentamento;
  • proporre ai bambini, oltre a trasmissioni attraenti e istruttive, quelle semplici e con contenuti adatti alla loro età, come: cartoni animati con pochi personaggi e vicende più in sintonia con la loro psicologia ed il loro linguaggio. Mentre, ovviamente, è da escludere la visione di film dell’orrore e trasmissioni con scene di violenza.
Tuttavia, affinché tali accorgimenti possano contribuire al conseguimento dell’esito più soddisfacente, occorre non trascurare l’attuazione delle seguenti ulteriori attenzioni:
- non usare la TV come baby – sitter;
- non lasciare nelle loro mani il telecomando;
- non mettere il televisore nella loro camera;
- tenere la TV spenta durante il tempo dei pasti e dei compiti;
- evitare che guardino la TV fino al momento di andare a letto;
- proporre valide occasioni ricreative alternative ai programmi televisivi;
- stabilire con loro il tempo da dedicare alla TV.
 
Infine, si ritiene coerente concludere la trattazione dell’argomento, con una considerazione dedotta dalla percezione del pensiero di gran parte dell’opinione pubblica.
 
Opinione fondata sulla sensazione derivante dai contenuti espressi, in particolare, dai programmi televisivi impostati, com’è ampiamente noto, in gran parte, sulla ricorrente evidenziazione ad oltranza di situazioni delittuose, trasgressive, belliche e delinquenziali.
 
Sensazione che ha fatto sì che tali accadimenti ormai si ritiene facciano parte del normale andamento quotidiano.
 
Il che ha inevitabilmente comportato, nell’ampia utenza, una minore immedesimazione nella valutazione dell’entità della loro gravità, e la conseguente assunzione di un atteggiamento di pressoché indifferenza nei loro confronti.
 
Nonché una poco edificante tendenza verso l’attenuazione del pregevole sentimento di solidarietà sociale.

Il sonno? Cause che lo ostacolano ed accorgimenti adottabili per favorirlo

Il sonno? Cause che lo ostacolano ed accorgimenti adottabili per favorirlo Copertina (389)
Domenico Brancato

 
Il perdurare delle alte temperature giornaliere e notturne, indubbiamente contribuisce ad ampliare enormemente l’effetto delle cause che impediscono il normale svolgimento del sonno.
 
Ma poiché non è sempre fattibile contrastare le conseguenze dell’opprimente andamento meteorologico tramite gli appositi dispositivi tecnologici (Condizionatori, climatizzatori e ventilatori), vediamo come è possibile intervenire sull’adeguamento delle abitudini, e sull’ adozione di espedienti personali tendenti a mitigarlo.
 
A tal proposito, si ritiene far precedere l’esposizione delle proposte in tal senso da alcune utili precisazioni inerenti la definizione di:
  • sonno: periodo di riposo durante il quale si interrompe la condizione cosciente della veglia, per migrare in un particolare stato psico-fisico caratterizzato dalla sospensione della volontà e della coscienza e dal rallentamento delle funzioni neurovegetative. Trattasi di un processo che occupa circa un terzo dell’esistenza ed è indispensabile alla vita e per il recupero fisico ed il benessere mentale. E, anche se ogni persona può avere una specifica necessità, il soddisfacimento del bisogno di dormire, per svegliarsi riposati, in genere, risulta essere di circa 10 e 7-8 ore per notte, rispettivamente per adolescenti e adulti;
  • insonnia: disturbo che fa percepire il sonno leggero e di scarsa qualità, in genere dovuta a difficoltà ad addormentarsi, risvegli ripetuti nel cuore della notte senza un apparente motivo, a svegliarsi presto al mattino e non riuscire più a riaddormentarsi. Difficoltà che diventa un problema di natura patologica, quando si incorre nell’oggettiva difficoltà a prendere sonno o riuscire a rimanere addormentati per tre o più notti a settimana, con conseguente compromissione delle attività giornaliere dovute a difficoltà di concentrazione e memoria, eccessiva stanchezza , spossatezza e debolezza;
  • nonchè la descrizione delle cause dell’insonnia: stress (logorio, sovraffaticamento superlavoro) psicologico e disturbi di ansia (trepidazione, angoscia) e depressione (abbattimento psichico); cambiamenti di stagione e conseguente modificazione del fotoperiodo (durata del tempo di illuminazione giornaliera); lavoro su turni che comporti una variazione del ciclo sonno-veglia, la cui deregolazione può comportare ripercussioni sul normale svolgimento del ciclo; disturbi organici, dolori articolari e muscolari, sindrome delle gambe senza riposo e delle apnee (sospensione del respiro) ostruttive del sonno; ipertensione arteriosa incontrollata; tachicardia (accelerazione anormale dei battiti del cuore); reflusso gastroesofageo; incontinenza urinaria; ecc.);
Ciò premesso si riportano di seguito:
  1. i consigli pratici formulati degli esperti per contrastare l’insonnia:
  • cercare di coricarsi e di alzarsi sempre intorno alla stessa ora;
  • evitare di svolgere attività fisicamente impegnative (fare sport, leggere un libro dal contenuto impegnativo, studiare o lavorare), che tengono la mente troppo attiva, impedendo così la fase di rilassamento pre-sonno;
  • evitare l’utilizzo di smartphone, tablet, pc e altri dispositivi elettronici, soprattutto quando si è a letto, in quanto la luce emessa dallo schermo può inibire il rilascio di melatonina, rendendo più difficile l’addormentamento;
  • oscurare quanto più possibile la camera da letto, eliminare fonti di rumore, spegnere eventuali lucine ed evitare di tenere accese dispositivi elettronici (vedi TV), dato che le onde elettromagnetiche disturbano il sonno;
  • smettere di fumare, in quanto la nicotina, oltre ad essere nociva, è una sostanza eccitante;
  • evitare di dormire durante il giorno (pisolino dopo pranzo) per più di mezz’ora e di praticare poca attività fisica;
  • controllare il reflusso gastroesofageo, evitando di portare pigiami stretti in vita, aumentando di qualche centimetro lo spessore del cuscino e aspettando almeno 3 ore dal termine della cena prima di coricarsi;
  • fare una doccia serale per aiutare a stimolare il sonno e favorire l’addormentamento;
  • scegliere la posizione supina per dormire, cioè con il corpo sdraiato sulla schiena e le braccia distese lungo i fianchi;
  • evitare di consumare pasti abbondanti durante le ore serali, optando per l’assunzione di una buona quota calorica a colazione, pranzo e spuntino;
  • evitare di consumare nelle ore serali: - alimenti che richiedono lunghi tempi di digestione, come quelli ricchi di grassi (fritture, dolci fritti o farciti con creme elaborate, insaccati, cibi in scatola, sott’aceto e alimenti affumicati)); - bevande alcoliche in eccesso, in quanto anche se riducono il tempo necessario per addormentarsi, ne peggiorano la qualità del riposo con risvegli continui che diminuiscono la fase REM (Rapid eye movement = movimento oculare rapido), definita anche stadio di sonno paradosso, perché nonostante ci si trovi in una fase di sonno profondo, che più incide sul recupero fisico e sulla memorizzazione, l’attività cerebrale si risveglia, mentre gli occhi cominciano a muoversi rapidamente; - caffè, cioccolato, tè, bevande al ginseng, energy drink, cola, che contenendo sostanze nervine eccitanti, stimolano i centri della veglia ed ostacolano l’addormentamento; e cibi con ingredienti ricchi di sodio (curry, paprica, alimenti in scatola, patatine, salatini e tutti i piatti in cui si utilizza il dado da cucina), per non favorire l’innalzamento della pressione e la conseguente difficoltà di prendere sonno;
  • prediligere alimenti ricchi di calcio, magnesio e di vitamine del gruppo B, per favorire il rilassamento dell’organismo;
  • privilegiare metodi di cottura a vapore, ai ferri, alla griglia, al forno, al cartoccio ecc. e senza aggiunta di grassi;
  • evitare di mangiare a cena anguria, melone, ananas e altri cibi dall’ effetto diuretico che predispongono a risvegli notturni dovuti alla nicturia (stimolo frequente ad urinare durante le ore notturne), oltre a pomodoro, agrumi, aglio, cipolla, e ogni altro alimento che potrebbe provocare il reflusso gastroesofageo. Preferire, invece, alimenti che aiutano lo svolgimento delle diverse funzioni dell’organismo come: lattuga, radicchio rosso, zucca, rape, cavolo crudi o cotti a vapore, formaggi freschi, yogurt e uova bollite, e in particolare: pane, pasta, riso, patate e orzo, poiché contengono l’aminoacido triptofano, che oltre a favorire la produzione di melatonina: ormone che regola il ciclo sonno-veglia, avvantaggia la sintesi della serotonina: neuromediatore fondamentale per il benessere, il rilassamento ed il sonno profondo;
  • evitare, quanto possibile, di prendere pasticche, gocce o farmaci dall’effetto rilassante, prima di andare a dormire poiché, a lungo andare, potrebbero causare assuefazione; ma bere delle tisane a base di erbe come, in particolare, melissa (che contribuisce al rilassamento della parete gastrica e del sistema nervoso centrale) e valeriana, passiflora e tiglio (per l’azione sedativa che esercitano sul sistema nervoso);
  • bere un po’ di latte tiepido (totalmente o parzialmente scremato) prima di coricarsi per conciliare il sonno, senza appesantire lo stomaco.
  1. gli alimenti, i loro contenuti e le modalità di consumo compatibili, secondo i nutrizionisti, con una buona qualità del sonno:
  • pane, pasta, riso, orzo, farro ed avena integrali, ortaggi a foglie verdi, alghe, germogli di cereali, frutta secca oleaginosa a guscio come noci, mandorle, nocciole, pistacchi, e semi di lino, sesamo, zucca e girasole (in quantità di circa 15-20 grammi al giorno), per il notevole apporto, oltre che del citato aminoacido triptofano, di magnesio (minerale essenziale per tutte la cellule dell’organismo, tant’è che se ne trova il 60% nelle ossa, il 26% nei muscoli ed il 14% nei tessuti e nei liquidi organici. La sua presenza, infatti, contribuisce alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento fisico e mentale, sostiene il normale funzionamento del sistema nervoso e la funzione del sistema muscolare. Pertanto è consigliato agli sportivi e non, in caso di crampi muscolari, stato di contrattura o per il recupero da fratture ossee o lesioni. Favorisce il metabolismo energetico e la buona struttura dei denti ed aiuta l’organismo ad affrontare situazioni di stress, ansia, depressione, insonnia ed a prevenire l’osteoporosi post-menopausa. Ed inoltre previene l’ingrossamento della prostata e, riducendo la quota lipidica nel sangue, contribuisce ad abbassare elevati livelli di colesterolo. Mentre assieme al calcio, del quale facilita l’assimilazione, agisce sul muscolo miocardico,favorendone rispettivamente il rilassamento e l’attività contrattile: funzioni indispensabili per un’ottimale attività del cuore. Trattasi quindi di un elemento indispensabile per la salute di tutte le componenti dell’organismo, e come tale è bene conoscere: la dose giornaliera raccomandata, corrispondente a 350 mg al giorno per gli uomini e 280 per le donne, anche se gli esperti consigliano di basarsi sui valori di 6 mg per kg di peso corporeo; le conseguenze della sua carenza che, normalmente, trovano riscontro in eccessiva debolezza, affaticamento, irritabilità, confusione mentale, crampi, insonnia e disturbi cardiaci; e le sostanze ed i fattori che ne influenzano l’assorbimento, come abuso di alcool e di caffeina, assunzione di farmaci antibiotici e diuretici, consumo di latte vaccino pastorizzato (perché la pastorizzazione, che avviene esponendo il latte per 15 secondi alla temperatura di 71,7 °C, distrugge le vitamina C e quelle del gruppo B, i fermenti lattici, le proteine, gli anticorpi e gli ormoni benefici; rende indisponibili il calcio e gli altri sali minerali ed inattiva gli enzimi, con il conseguente effetto di trasformarlo in un prodotto privo di vita, notevolmente carente di valore nutritivo e più suscettibile al deterioramento) , eccessivo consumo di dolci e cibi insulinemici: che aumentano la concentrazione di insulina nel sangue, come ad esempio il latte, lo yogurt e i latticini, il sale, oltre a stress emotivo e ambientale (quando l’individuo percepisce, come in questo periodo di intenso caldo, che la richieste ambientali sono eccessive rispetto alle proprie risorse), interventi chirurgici, utilizzo di contraccettivi orali e gravidanza);
  • legumi, da consumare 2-4 volte a settimana che, specie se uniti a pasta o riso, costituiscono un ottima combinazione di principi nutritivi;
  • uova, da 2 a 4 porzioni a settimana;
  • carne sia rossa che bianca, proveniente da tagli magri e privata dal grasso visibile;
  • pesce, privilegiando quello azzurro e il salmone, poiché molto ricchi di grassi insaturi (Omega 3) e di proteine più leggere e digeribili di quelle della carne, e quindi particolarmente adatto per la cena, anche 3-4 volte a settimana;
  • latte e formaggi, in quanto importantissime fonti di di triptofano, calcio e vitamine del gruppo B. In particolare il Grana Padano DOP (Denominazione di Origine Protetta), in considerazione che contiene meno grassi (poiché, a differenza di altri formaggi, durante la lavorazione, a partire dal latte crudo, viene decremato per affioramento naturale), oltre ad essere maggiormente ricco di calcio, proteine ad alto valore biologico, vitamine A, B2 e B12 e minerali dal potere antiossidante come zinco e selenio;
  • frutta secca, per la ricchezza del contenuto di triptofano;
  • frutta fresca come banane, ciliegie e uva, in dose moderata;
  • caffè decaffeinato o d’orzo , tè deteinato e bibite senza caffeina e zucchero.
Quanto fin qui esposto si prefigge di contribuire a promuovere il conseguimento di una vantaggiosa igiene del sonno (serie di comportamenti che favoriscono un buon sonno notturno) attraverso il rispetto di alcune norme comportamentali e l’accoglimento di specifici consigli nutrizionali finalizzati sia a modificare quelle abitudini alimentari che possono peggiorare l’insonnia, e sia a consumare cibi che apportano benefici nutrienti per il ciclo sonno-veglia.
 
Considerato che il nostro sonno, come si deduce dall’esito delle indagini condotte da Luigi Fermi Strambi, direttore del centro di medicina del sonno e ordinario di neurologia dell’Università Villa-Salute San Raffaele di Milano, e anche la conseguenza di ciò che mangiamo. Indagini dalle quali risulta che più è equilibrata la dieta, meglio si riposa durante la notte, con i benefici che ne derivano. In quanto un sonno ristoratore favorisce il rilascio della leptina, ormone che pone un freno allo stimolo della fame, permettendo di gestire il peso corporeo. Mentre nelle persone che dormono poco si riscontrano livelli più alti dell’ormone grelina che produce l’effetto opposto.
 
Del resto sono noti i benefici della dieta mediterranea (basata, appunto, su abbondanza di fibre e pochi zuccheri aggiunti e grassi saturi) relativi al mantenimento del peso forma, alla protezione della salute cardiovascolare, alla riduzione del rischio oncologico e all’assicurazione di un beneficio complessivo: merito anche di un sonno più profondo e meno intervallato, grazie particolarmente alla rilevante influenza della raccomandata qualità e quantità di nutrienti da assumere in occasione della cena.

Abbronzatura con il cibo corretto

Abbronzatura con il cibo corretto Copertina (394)
Domenico Brancato

Alimenti che stimolano l’abbronzatura e neutralizzano i dannosi effetti prodotti dall’esposizione ai raggi UV.
 
Il sopraggiungere dell’estate è generalmente connessa all’esigenza di acquisire una tonalità dell’epidermide in armonia con i colori dorati della stagione.
 
Non sempre però il conseguimento di questa agognata condizione, vuoi per la mancanza di disponibilità a rispettare i periodi più adatti all’esposizione ai raggi solari, o per un eccesso di esposizione nell’intento di abbreviare i tempi di acquisizione della “tintarella”, o per una omessa o poco accurata applicazione di crema solare; trova riscontro in esiti esenti da spiacevoli conseguenze.
 
Il che è imputabile, molto probabilmente, anche al motivo che per raggiungere lo scopo, ci si limita all’utilizzazione dei raggi solari, ignorando o trascurando il determinante contributo derivante dall’adozione di una contemporanea alimentazione comprendente un’adeguata dose di frutta e verdura. Cioè di componenti che esercitano, per il nostro organismo, il ruolo fondamentale di: fornire acqua, vitamine e Sali minerali; proteggere l’epidermide e reintegrare quanto viene sottratto dalla sudorazione.
 
Poiché, il pigmento che ci dona un colorito più scuro in estate e ci protegge a mo’ di filtro dagli effetti nocivi delle radiazioni solari, è la melatonina. Melatonina che anche se, purtroppo, non è contenuta direttamente nei cibi, molti di essi di colore giallo e rosso-arancione (albicocche, anguria, carote, fragole, melone, peperoni, pesche, pomodori, radicchio rosso e spinaci), in compenso, comprendono gli elementi che promuovono la formazione del suo precursore: il betacarotene.
 
Betacarotene che, oltre a favorire la produzione di melatonina nelle cellule della pelle, sviluppa: - un notevole potere antiossidante in grado di proteggere la cute dall’invecchiamento; - effetti benefici sul sistema immunitario e sull’apparato circolatorio; - la funzione di precursore della vitamina A che, oltre a favorisce la pigmentazione delle pelle, contribuisce a potenziare le naturali difese contro i raggi ultravioletti e a contrastare la formazione dei nocivi radicali liberi.
 
Per far in modo poi che l’abbronzatura possa divenire più durevole, è fondamentale integrare l’ingestione dei citati cibi con; - quelli ricchi ci vitamina C (agrumi, ananas, kiwi, mango, mirtilli, papaia), per favorire la produzione di collagene, che conferisce tonicità ed elasticità alla pelle; olio extravergine di oliva e di girasole, che essendo ricchi di vitamina E , sono in grado di combattere l’invecchiamento cellulare e stimolare la rigenerazione dell’epidermide; - e acidi polinsaturi (Omega 3 e Omega 6) presenti nella frutta secca, nell’olio e semi di lino, nei pesci di piccola taglia ( alici, sgombri, spigole, orate e merluzzo) nel latte e nell’avocado. Allo scopo di favorire una corretta formazione della melatonina all’interno dei melanociti (cellule situate nella parte inferiore dell’epidermide) e facilitarne il trasporto negli strati più esterni del derma.
 
Inoltre, per ottenere esiti ancor più gratificanti è quanto mai opportuno mettere in atto:
i seguenti consigli degli esperti nutrizionisti:
 
consumare giornalmente la quantità di un cibo compreso nel seguente elenco:
- una fetta medi di anguria;
- 40 grammi di avocado al pasto, in aggiunta all’olio evo (extravergine di oliva);
- 100 -200 grammi di carota;
- 30 grammi di frutta secca (noci, mandorle, nocciole e semi oleaginosi: di zucca, girasole, sesamo e lino);
- 2 kiwi;
- 100 grammi di lattuga;
- 150 grammi di pesche;
- 150 grammi di pomodori;
- 100 grammi di radicchio;
- 200 grammi di spinaci;
 
idratare la pelle, per mantenerne l’elasticità e prevenirne la secchezza e la desquamazione:
tramite l’assunzione di circa 3 litri di acqua al giorno, di cui 1,5 litri tramite il consumo di frutta e verdura ed altrettanta quantità bevendo almeno 8 bicchieri di acqua. Acqua che, per chi non riesce a berla, può essere sostituita con del tè freddo senza zucchero, tisane fresche e acque aromatizzate con frutta e verdura più gradevoli al palato. In quanto l’acqua aiuta a:
aggiungere ai cibi, a crudo o in cottura, olio extravergine di oliva:
al fine di rendere il betacarotene , così come la vitamina E (sostanze liposolubili in essi contenute), in biodisponibili (in grado di essere assorbiti). Ciò per evitare, ad esempio, di commettere l’errore di consumare in abbondanza i cibi che lo contengono per assimilarne la giusta quantità, senza considerare, appunto, che quel che conta non è quanto cibo si ingerisce ma, come specificato, la quantità di biodisponibile dello stesso;
non consumare più di 3 porzioni al giorno di frutta, comprensivi di estratti o smoothie (bevanda a base di frutta e verdura dalla cremosa consistenza, con aggiunta di acqua, yogurt magro o latte vegetale a base di soia, cocco o riso. Oppure dal sapore dolce a base di vaniglia o cioccolato), per evitare le conseguenze dovuti all’ingestione di eccessi di zuccheri;
e conoscere alcuni dettagli che consentono di sfruttare al massimo le preziose proprietà di cui dispongono, le carote, in particolare,:
se consumate: - crude hanno un indice glicemico (valore che esprime la rapidità con cui gli alimenti contenenti carboidrati fanno aumentare la concentrazione di glucosio nel sangue) più basso, un maggior contenuto di fibre utilissime per la regolarità dell’intestino, diversi sali minerali e vitamina C in particolare; - cotte, invece, rendono (come per la zucca e l licopene per i pomodori) il betacarotene più biodisponibile, ovvero più facilmente assimilabile dal corpo, ma causano la perdita del contenuto di vitamina C e di gran parte del gruppo B. Onde la convenienza dell’ alternanza di consumo crude –cotte, per poter fruire della totalità dei notevoli principi nutritivi disponibili.
considerato che Il contenuto di vitamina A, essendo liposolubile, come già precisato, per essere assorbito necessita della presenza di una sostanza grassa, è buona regola condirle con un filo d’olio extravergine di oliva;
poiché, in seguito all’eliminazione della buccia, a contatto con il calore e la luce, si ossidano (scurendosi) facilmente, per evitare che ciò avvenga occorre condirle, oltre che con olio, con del di succo di limone, e non conservarle a lungo in frigorifero;
dato che la parte più ricca di betacarotene è proprio la buccia, è preferibile optare per quelle provenienti da coltivazione biologica, in modo tale da poterle consumare integralmente, dopo averle soltanto accuratamente lavate.
 
L’insieme delle indicazioni di cui sopra, per offrire a chi ci segue un’ integrazione di elementi conoscitivi utili su come predisporre, nel migliore dei modi, l’epidermide all’esposizione solare. Affinché, attraverso l’assunzione degli specifici menzionati supporti alimenti naturali, possa ottenere un’abbronzatura graduale, più profonda, durevole ed esente da possibili danni connessi ad una acquisizione prodotta esclusivamente dalle radiazioni elettromagnetiche emesse dal sole, più comunemente denominate raggi ultravioletti.
 

EVO - Marchi con denominazione riconosciuta

EVO - Marchi con denominazione riconosciuta Copertina (365)
Antonio Calcagni

Marchi ai quali viene riconosciuta la legittima denominazione di olio extravergine di oliva
 
 
L’Associazione per la tutela e la difesa dei consumatori “Altroconsumo”, in seguito all’effettuazione dell’analisi chimica e delle prove eseguite da panel di assaggiatori (gruppi di esperti abilitati per esaminare e rilevare le caratteristiche organolettiche), del contenuto delle confezioni di olio extravergine di oliva più diffuse nei supermercati, di seguito descritte, inerenti:
  • l’Etichetta: per verificare che le informazioni obbligatorie per legge e facoltative, ma utili per i consumatori (come data di produzione, modalità d’uso e riferimenti per contattare il produttore), erano presenti;
  • l’Acidità: per constatarne la gradazione, in quanto tende ad aumentare se le olive da cui proviene l’olio non sono in perfette condizioni;
  • il Numero di perossidi (sostanze che si formano tramite una reazione chimica fra trigliceridi e molecole di ossigeno, grazie all’azione di enzimi –lipossidasi- presenti nelle olive): la cui elevata presenza denota un alto livello di ossidazione, nonché la condizione di degrado e di invecchiamento del prodotto;
  • l’Analisi spettrometrica nell’UV: per valutare l’assorbimento dei raggi ultravioletti e trarre informazioni utili sullo stato di conservazione. Oltre che per individuare l’eventuale aggiunta di oli raffinati (ottenuti con impiego di solventi);
  • la Determinazione degli alchili esteri etilici degli acidi grassi: parametro di recente introduzione, finalizzato alla verifica della qualità delle olive da cui proviene l’olio;
  • ulteriori Analisi chimiche: necessarie per il rilevamento di altri parametri previsti dalla normativa europea per il controllo di contraffazioni (miscelazione con oli diversi o oli di oliva raffinati);
  • i Pesticidi: per la ricerca della eventuale presenza di più di 80 tipi di principi attivi;
  • la Valutazione organolettica: finalizzata a verificare la conformità dei contenuti alle caratteristiche tipiche, attraverso la valutazione di pregi e difetti, dal punto di vista dell’olfatto e del gusto,
ha rilevato che 11 bottiglie, contraddistinte con la valutazione di qualità “bassa”, sulle 30 esaminate, sono extravergine solo sull’etichetta ma no sul contenuto, come si può dedurre dalla classifica di seguito riprodotta:
 
DENOMINAZIONE DI VENDITA
LIVELLO QUALITA’
PUNTEGGIO ASSEGNATO
PREZZO MEDIO
€/l €/Kg
MONINI BIOS
ottima
78
11,12 12,13
CLEMENTE
ottima
75
12,43 13,57
CARAPELLI BIO
ottima
73
10,85 11,84
PODERE DEL CONTE (Eurospin)
ottima
73
6,39 6,98
CARAPELLI IL FRANTOIO
ottima
71
7,21 7,87
DESANTIS 100% ITALIANO
ottima
71
8,17 8,92
DESANTIS CLASSICO
ottima
71
5,91 6,45
CONAD VERSO NATURA BIO
ottima
70
7,64 8,34
DE CECCO CLASSICO
ottima
70
7,60 8,30
       
CARAPELLI ORO VERDE
buona
68
11,87 12,96
FARCHIONI IL CASOLARE BIO.CO
buona
67
9,20 10,04
MONINI CLASSICO
buona
66
7,81 8,53
FARCHIONI ESTRATTO A FREDDO
buona
65
6,89 7,52
DE CECCO 100% ITALIANO
buona
64
11,28 12,31
ZUCCHI BIO ESTRATTO A FREDDO
buona
62
9,82 10,72
COOP ORIGINE 100% ITALIANO
buona
62
9,67 10,56
OLIO CARLI FRUTTATO
buona
61
13,06 14,26
SAGRA CLASSICO
buona
60
7,72 8,43
       
FILIPPO BERIO 100% ITALIANO
media
57
11,20 12,23
       
COSA D’ORO BIOLOGICO NON FILTRATO
bassa
34
8,09 8,83
PIETRO CORICELLI100% ITALIANO
bassa
33
9,13 9,97
BERTOLLI GENTILE OLIO
bassa
33
7,21 7,87
CARREFOUR CLASSICO
bassa
33
6,36 6,94
CIRIO CLASSICO
bassa
33
7,15 7,81
PIETRO CORICELLI RACCONTI DI FAMIGLIA
bassa
31
6,99 7,63
OLEIFICIO VIOLA LA COLOMBARA
bassa
31
9,03 9,86
PRIMADONNA (Lidl) CLASSICO
bassa
30
5,05 5,51
SASSO CLASSICO
bassa
30
8,72 9,52
DANTE TERRE ANTICHE
bassa
29
8,41 9,18
COSTA D’ORO L’EXTRA
bassa
29
7,16 7,82
 
Classifica, dall’osservazione della quale è possibile constatare come il prezzo più alto non è sempre indice di migliore qualità.
Constatazione che, per non incorrere in acquisti deludenti, dovrebbe invogliare il consumatore ad acquisire ogni informazione che possa consentirgli di orientarsi verso la scelta più conveniente, fra le molteplici offerte di mercato, sia dal punto di vista economico che qualitativo.
Considerato:
  • che, dell’olio Extravergine di oliva, l’Italia detiene il primato mondiale di maggior consumatore. In quanto, secondo l’ISMEA (Istituto di servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), ogni consumatore (specie delle regioni centro-meridionali) ne usa mediamente 13 litri, pari (considerato che 1 litro di olio pesa da 0,916 a 0,920 Kg) a ca. 12 Kg /anno (corrispondenti a ca. 36 ml o 33 g al giorno, equivalenti al contenuto di ca. 3 cucchiai );
  • e che i nutrizionisti, per individui che dispongono di uno stile di vita sano e non in sovrappeso (dato che 1 g di olio sviluppa 9 Kcal e 33 g equivalgono al notevole apporto di 297 Kcal), consigliano l’assunzione di 3-4 cucchiai al giorno di olio Evo, di ottima qualità. Visto che, per le tante proprietà benefiche che contiene, viene definito un toccasana nei confronti della salute del cuore e dell’apparato cardiovascolare (grazie alla ricchezza di grassi monoinsaturi). Proprietà che, secondo gli esiti di vari indirizzi di studi e ricerche condotti/e da insigni studiosi, (fra i quali: i ricercatori dell’Università di Bordeaux; Valter Longo propositore della “Dieta della Longevità”, Professore di Biogerontologia e Direttore dell’Istituto sulla longevità all’University of Southern California; e l’Università di Pisa), influiscono a ridurre il rischio di trombosi, ictus, infarti e neoplasie; nonché i picchi di glicemia dopo i pasti.
Pertanto, basare l’acquisto soltanto sul prezzo, sia esso più basso o più alto, può risultare fuorviante rispetto l’importanza della prioritaria da riservare ai descritti vantaggi: esclusiva prerogativa dei migliori requisiti qualitativi. Come, del resto, dimostra l’esito dell’indagine di “Altroconsumo”, secondo la quale il prodotto consigliato, fra quelli di “ottima” qualità, in base al rapporto qualità-prezzo, risulta essere il “Desantis Classico olio extravergine di oliva” dal prezzo medio di euro/l 5,91.
 
Quindi, ciò che conta, per godere degli specifici vantaggi derivanti dal consumo dell’insostituibile ingrediente della dieta Mediterranea, oltre a procedere ad una attenta decodificazione delle informazioni in etichetta, è disporre della facoltà di riscontrare, anche empiricamente, i particolari che caratterizzano gli elementi essenziali della qualità, tramite l’osservazione:
del colore, che può variare dal verde intenso al verde brillante, dal giallo paglierino al giallo oro, a seconda della varietà, grado di maturazione, tempestività e metodo di lavorazione, qualità delle olive e composizione del terreno. In genere un olio nuovo dovrebbe avere un colore verde intenso (per la presenza della clorofilla presente specie nelle olive poco mature, che però, col passare del tempo, degrada ed affiora il colore giallo tipico del carotene: altro importante pigmento) e limpido. Mentre, un colore giallastro e opaco è tipico di un olio vecchio, ed il colore scuro simile a quello del whisky, o con macchie o pallini bianchi indica che trattasi o di olio rancido incommestibile o che, anche se di buona qualità, ha subito un processo di congelamento (che inizia al disotto dei 12 °C, per arrivare allo stato solido fra i 4-5 °C), per effetto del quale i trigliceridi si sono cristallizzati, creando delle formazioni bianche che tendono a depositarsi sul fondo del contenitore, ma che scompaiono una volta esposto alla temperatura di 14-18 gradi. Proprietà che consente di verificare, ponendolo in frigorifero, se un olio è di oliva o di altra fonte (vedi olio di semi), in quanto in tal caso non si verificherebbe il congelamento;
della densità, caratteristica che si può constatare facendo scorrere l’olio sopra un cucchiaio osservandolo controluce. Un olio di buona qualità ha una corposità media, mentre una minore o elevata fluidità può significare, rispettivamente, che trattasi di oli alterati o vecchi o di oli di semi;
dell’odore, affinché si possa percepire l’ integrità degli aromi identificativi occorre versare l’olio in un bicchierino, preferibilmente scuro, tenendolo in mano facendolo roteare lentamente, coperto con il palmo dell’altra mano, per il tempo necessario per raggiungere la temperatura di ca. 28 °C. Dopo di che si procede ad annusarlo, alternando inspirazioni brevi ad altre più profonde per captare il profumo e valutane le sensazioni che suscita. Un buon olio dovrà emanare un aroma equilibrato e gradevole, se fresco con note di fruttato verde oliva, di mandorle, carciofo ed erba tagliata. Se invece richiama la dolcezza della frutta trattasi di un fruttato maturo, sempre di ottima qualità. Mentre un odore forte e sgradevole di vernice, di solvente, di una stanza appena pitturata, di grasso di prosciutto giallo o di noce, è tipico di un olio rancido. Come può diventarlo se il contenuto, per parecchio tempo, viene lasciato in recipienti di vetro chiaro, alla luce, esposto all’aria (privo di tappo) e a temperature relativamente elevate;
del gusto, per avvertire tutti i sapori di un campione di olio EVO (extravergine di oliva) bisogna tenerlo in bocca, tra lingua e palato (preferibilmente non dopo i pasti) per ca. 30 secondi. Oppure assaggiarlo a crudo su bruschette, in insalate o zuppe. L’amaro e il pizzicore in gola (dovuto al contenuto di un’alta concentrazione di polifenoli: componenti chimici molto salutari per l’organismo umano, poiché in grado di combattere i dannosi radicali liberi (piccole particelle, particolarmente aggressive, che si formano incessantemente nel nostro corpo, come prodotto di scarto dei naturali processi metabolici delle cellule, causandone l’accelerazione dell’invecchiamento), oltre a svolgere una funzione antiossidante che insieme al fruttato (profumo di oliva sana, fresca e matura) rappresentano, con sfumature più armoniche ed equilibrate o più intense, le caratteristiche essenziali di oli di ottima qualità: tipiche di quelli provenienti da zone del Salento o baresi, o da altre aree con simili caratteristiche ambientali e colturali;
dell’acidità, poiché gli acidi grassi che determinano l’acidità sono delle molecole piccolissime per interagire con le papille gustative della lingua, non è possibile percepirla con la degustazione.
 
Comunque un olio extravergine di oliva, commerciato come tale, deve avere, secondo quanto stabilito dal Regolamento CE 1989/03, non più dello 0,80% (cioè di 8 grammi di acido oleico in 100 grammi di olio ) di acido oleico. In ogni modo per produrre un olio extravergine con basso grado di acidità occorrono olive sane, raccolte al giusto grado di maturazione (cioè all’invaiatura, ovvero quando il cambiamento di colore ha raggiunto il 50%: stadio in cui le olive contengono l’olio al massimo delle sue qualità) e molite con metodo di lavorazione a freddo (mediante un processo meccanico, durante il quale la temperatura della pasta di olive viene controllata costantemente per far sì che non superi i 27 °C), entro 12 ore dalla raccolta;
della presenza di morchia, imputare ad un difetto di separazione dell’olio dall’acqua di vegetazione delle olive che, rimanendo per diverso tempo a contatto con l’ossigeno ed a temperatura superiore alla norma, fermenta dando origine ad un deposito denominato morchia. Difetto che viene avvertito con la sensazione di straccio o cartone bagnato.
 
Quanto sopra descritto, allo scopo di contribuire ad estendere ai lettori-consumatori l’insieme di informazioni utili per consentir loro, anche autonomamente, la possibilità della verifica dell’esistenza degli indispensabili elementi che garantiscono la genuinità di uno dei più pregiati e gradevoli doni che la Natura ci offre per l’alimentazione e la protezione della salute. Poiché, soltanto in virtù della presenza di tali peculiari elementi è possibile godere dei molteplici ed unici benefici derivanti dal suo abituale consumo.
 

Cause dello spreco alimentare, conseguenze e accorgimenti per ridurlo

Cause dello spreco alimentare, conseguenze e accorgimenti per ridurlo Copertina (467)
Domenico Brancato

 
 
Per spreco alimentare, in genere, si intende il fenomeno della perdita di cibo, ancora commestibile, lungo il corso della filiera produttiva fino al consumatore finale.
 
Definizione alla quale seguono quelle più specifiche della: - Commissione Europea “Lo spreco alimentare consiste nell’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare che, per ragioni economiche, estetiche, o per la prossimità della scadenza al consumo (seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente utilizzabili per l’alimentazione umana, animale o per la produzione di beni o energia), vengono destinati all’eliminazione”; e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura –FAO- che distingue il fenomeno in: Food Loss (perdita di cibo), cioè: “diminuzione della massa o del valore nutrizionale del cibo a causa di inefficienze nella catena di produzione e raccolto, trasporto e distribuzione”, come: eventi naturali avversi e infezioni parassitarie; mancata raccolta per l’inefficienza del sistema, deterioramento per inadeguatezza dei mezzi di trasporto, cattiva conservazione e protrarsi delle tempistiche del consumo; e Food Weste (spreco del cibo), inteso come “cibo arrivato nel circuito della distribuzione che, pur essendo potenzialmente idoneo al consumo, viene scartato a causa di una serie di fattori”, quali ad esempio: l’eliminazione effettuata dai venditori o dai consumatori perché danneggiato o di forma e pezzatura diverse dallo standard. Oppure per la tendenza alla non esposizione sugli scaffali o al non acquisto, in quanto vicino alla data di scadenza (sebbene sia ormai assodato che molti prodotti siano perfettamente consumabili anche oltre tale data), o per l’invenduto, dovuto al superamento dell’offerta rispetto la domanda.
Sprechi ai quali si aggiungono quelli non trascurabili che si verificano in ambito domestico, a causa del cibo quotidianamente buttato per eccesso di quantità acquistata o cucinata, rispetto agli effettivi bisogni e appetiti del nucleo familiare, o per il deperimento prima di consumarlo.
Spreco che, complessivamente, trova riscontro nelle varie modalità di quantificazione riportate nelle informazioni di seguito citate:
 
 
  • secondo l’Unione Europa: oggi, più di 1/3 del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, considerato che trattasi di 1,6 miliardi di tonnellate, a fronte delle 5,3 disponibili. Per cui si stima che, recuperando soltanto ¼ del cibo che diventa rifiuto, si potrebbe soddisfare esaurientemente la nutrizione degli 828 milioni di persone che soffrono la fame;
  • per Il portale Earth.org (Movimento ambientalista globale per politiche economiche sostenibili del nostro pianeta): ogni anno vengono gettati fino a 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, per un valore di circa mille miliardi di dollari (comprendenti l’equivalente di 172 miliardi acqua utilizzata per produrre del cibo che poi viene buttato. Quantità di Acqua che sarebbe sufficiente per assicurare un consumo di 200 liti al giorno a 9 miliardi di persone). Cibo, con il quale si potrebbero sfamare 200 milioni di persone in Europa, 300 milioni in America Latina e oltre 300 milioni in Africa;
  • nell’Unione Europea, lo spreco annuale ammonta a circa 59 milioni di tonnellate, delle quali il 53% (31,27 milioni di tonnellate) si verifica in ambito domestico, e il 47% (27,73 milioni di tonnellate) all’interno della catena di approvvigionamento alimentare;
  • in Italia, lo spreco annuale di cibo risulta essere di 8,65 milioni di tonnellate (a fronte delle 10,9 e 9,00 milioni di tonnellate della Germania e della Francia), corrispondenti, a Kg 146 pro-capite (15 Kg in più rispetto alla media europea), di cui il 73% si verifica in casa, dove trova particolarmente riscontro nello sciupio medio settimanale, sempre pro-capite, di: 30,3 g di frutta, 26,4 g di insalata, 22,8 g di pane, 21 g di verdure e 22,8 g di patate, aglio e cipolle. Il che equivale, secondo i dati emersi dallo studio “Spreco e Fame” pubblicato dal centro studi “Divulga”, in occasione della “Giornata Internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari” del 29 settembre, ad una perdita di 385 euro per ciascun cittadino e di 22.8 miliardi di euro annui a livello nazionale, così ripartiti: 17,92 miliardi per i consumi domestici; 2,40 miliardi derivanti dalla produzione; 960 milioni dall’industria alimentare; 970 milioni imputabili alla distribuzione e 550 milioni attribuibili al servizio di ristorazione;
  • per “Il caso Italia 2023 di Wast Watcher International Observatory on Food and Sustainability” (diffuso in occasione della Giornata di Prevenzione dello spreco alimentare, per iniziativa della Campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos ), dai rilievi effettuati a gennaio, risulta che gli italiani gettiamo in media 524,1 grammi pro capite a settimana, ovvero circa 75 grammi di cibo al giorno e 27,25 Kg annui , pari al 12% in meno rispetto alla medesima indagine del 2022;
 
  • “Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo” (Edizione ambiente), invece, stima (in riferimento ai dati dedotti dal bilancio alimentare della FAO), lo spreco confrontando, per tipologia di prodotto, la differenza fra la quantità di cibo che ogni italiano ha a disposizione e quella che effettivamente consuma giornalmente (secondo quanto sostenuto dell’ Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione –INRAN-), esprimendo il valore dell’eccedenza (esubero) in percento, come nella seguente Tabella (elaborata dai professori di Politica agraria ed Economia del settore agro-alimentare dell’Università di Bologna Andrea Segrè e Luca Falesconi):
 
CATEGORIE DI ALIMENTI
QUANTITA’ DISPONIBILE
g/persona/giorno
CONSUMO STIMATO
g/persona/giorno
ESUBERO
g/persona/giorno
Cereali, pane, pasta e sostitutivi.
433
258
40%
Verdura fresca e trasformati
463
211
54%
Frutta fresca e trasformata.
418
208
50%
Bevande alcoliche e sostituti.
205
91
55%
Carne e prodotti di carne.
242
110
54%
Pesce e prodotti a base di pesce.
67
44
33%
 
 
  • l’Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori -ADOC- , attraverso una indagine condotta nel 2008, rilevava che le famiglie italiane, a causa della tendenza ad approvvigionarsi più del necessario, o per l’errata conservazione dei prodotti, sprecavano circa il 17% dei prodotti ortofrutticoli acquistati e il 35% di latte, uova, e carne. Sperpero equivalente ad un importo medio di 454 euro, pari all’8% della spesa totale. Come si può dedurre, in dettaglio, dalle indicazioni appresso riprodotte:
 
Quota del valore di sperpero in%, per tipologia di prodotto:
 
Latte, uova, carne, preparati e formaggi
39
Pane
19
Frutta e verdura
17
Affettati
10
Prodotti in busta
6
Pasta
4
Scatolame
3
Surgelati
2
Totale
100
 
     
Motivazione dello sperpero in valore%:
 
Eccesso di acquisto generico
  39
Prodotti scaduti o andati a male
  24
Eccesso di acquisti per offerte speciali
  21
Novità non gradite
   9
Prodotti non necessari
   7
Totale
 100
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sciupio che viene imputato, in buona parte, alla bassissima fungibilità (potenziale di recupero/riutilizzo dei prodotti alimentare gettati) degli scarti alimentari prodotti dai consumatori.
Fungibilità che, secondo la Confederazione italiana agricoltori -CIA-, raggiunge il valore più basso nel periodo delle feste natalizie, quando gli italiani mediamente gettano nella spazzatura 440 mila tonnellate di alimenti, per un valore complessivo di 1,32 miliardi di euro, pari al 20% della spesa complessiva. Dati in linea con i rilevamenti del Centro Comune di Ricerca -JRC- della Comunità Europea, dai quali si deduce che l’Italia, con le 270 tonnellate di cibo sprecato annualmente, è il peggiore fra gli Stati europei. Posizione attribuibile, per il 68%, sul totale dello spreco che avviene lungo tutta la filiera, al comportamento del consumatore finale.
Tutto ciò non può che costituire un obbrobrioso paradosso, considerato che la quantità di cibo sprecato è quattro volte superiore al necessario per sfamare le persone denutrite nel mondo. E che mentre 800 milioni di persone patiscono per denutrizione, 2 miliardi circa subiscono le conseguenze della condizione di obesità o di sovrappeso. Condizione causata dall’eccessiva disponibilità di calorie, che in Italia è di circa 3.700 Kcal (Chilocalorie) al giorno pro-capite, rispetto l’una volta e mezzo il fabbisogno energetico medio quotidiano di 2.467di Kcal.
Gravi deleteri effetti in termini di giustizia sociale, ai quali si sommano non meno gravi ripercussioni sull’ambiente e sull’economia. Come è possibile dedurre anche dalle affermazioni delle autorevoli fonti: Inger Andersen (Direttrice esecutiva dell’United Nations Enviromen Programme) e del “Libro nero dello spreco in Italia”, secondo i quali: “ se la perdita e lo spreco del cibo fosse un Paese, sarebbe la terza maggiore fonte di emissioni di gas serra, dopo la Cina e gli Stati Uniti”; e “solo lo spreco alimentare in Italia vale il 2,3% del PIL (Prodotto Interno lordo).
Tant’è che, per i Paesi coscienti della gravità del problema, la lotta agli sprechi alimentari è divenuta una non più trascurabile priorità ed esigenza . Obiettivo che in l’Italia, trova riferimento nella legge Gedda del 19 agosto 2016 n. 166, finalizzata a promuovere:
il recupero alimentare; la concessione di agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche per incentivare aziende, Grandi Distribuzioni Organizzate -GDO-, esercizi commerciali e ristoratori a donare il cibo in eccesso, per consentire a tutti gli Enti no-profit di beneficiare degli alimenti per sostenere le persone bisognose, partendo dal concetto “chi non butta sarà premiato”; l’attività di formazione e innovazione del centro studi Divulga, per puntare su strategie in grado di ridurre lo spreco in tutte le fasi della filiera, considerato che, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale -ISPRA-, le filiere corte e locali sono in grado di abbattere da 5 a 9 volte i livelli di scarti e sprechi; la riduzione della tassazione sui rifiuti da parte dei Comuni, in base alla quantità certificata di prodotti alimentari ceduti dalle attività commerciali; l’abolizione di pratiche burocratiche scritte per regolare le donazioni gratuite di cibo; l’obbligo per i ristoratori di permettere ai clienti l’asporto del cibo non consumato, come previsto dalla famosa “Familiy bag o doggy bag” (borsa per la famiglia o borsa per il cane); il coinvolgimento delle mense aziendali, ospedaliere e scolastiche nella prevenzione dello spreco, con una promozione delle produzioni a chilometro zero da parte del Ministero delle Politiche agricole; il consenso della raccolta di tutti i prodotti agroalimentari che solitamente restano a marcire nei campi, per permettere il reinserimento nella filiera di distribuzione e di cederli a titolo gratuito ad Associazioni di volontariato; la destinazione degli alimenti non reinseribili nella filiera per il nutrimento degli animali d’allevamento; l’attuazione di una vasta campagna di sensibilizzazione nelle aziende e nelle scuole (dove viene previsto uno specifico insegnamento sull’educazione alimentare) per combattere gli sprechi; l’elargizione di alimenti in buono stato oltre la data di conservazione, del pane invenduto entro le 24 ore dalla produzione e dei prodotti alimentari e farmaci con imballaggio difettoso o etichette sbagliate (purché le inesattezze non coinvolgano le date di scadenza e le indicazioni sulle sostanze potenzialmente allergiche o fonti di intolleranze); l’ istituzione di un fondo per lanciare progetti di riuso del cibo e per la ricerca e promozione degli imballaggi antispreco.
Provvedimenti che la legge di bilancio 2018 ha esteso attraverso due specifici emendamenti che incrementano le agevolazioni fiscali già predisposte e semplificano ulteriormente le pratiche burocratiche. Oltre ad aggiungere nel paniere dei prodotti donabili gratuitamente: gli integratori alimentari; i presidi medico-chirurgici; i prodotti farmaceutici; i prodotti di cartoleria e cancelleria; i prodotti per la cura della casa e della persona; i biocidi (antiparassitari non agricoli) e i prodotti sequestrati dalle Fiamme Gialle o dalle Istituzioni e il recupero di alimenti avanzati in grandi eventi sportivi o viaggi sulle navi da crociera.
E ancora in Italia, sono state avviate una serie di iniziative volte a ridurre, prevenire e riutilizzare lo spreco, in attinenza: - alle direttive della Legge n. 155 del 25 giugno 2003 o “Legge del Buon Samaritano”, che disciplina la distribuzione dei prodotti alimentari a fine di solidarietà sociale; - e al Decreto Ronchi del 5 febbraio 1997 n.22, che recepisce le direttive 91/158 CEE, finalizzate a trasformare la tassa sui rifiuti in tariffa di igiene alimentare, facendo pagare non in base alla superficie degli esercizi , ma in base alle quantità smaltite.
Iniziative che, trovano , in particolare, riscontro nelle denominazioni e finalità di cui appresso:
 
- Un anno contro lo spreco: campagna pluriennale, con cadenza annuale, mirata a rivolgere l’attenzione alla diversa tipologia di consumi: cibo, acqua, energia, spreco zero ecc., lanciata da Last Minute Market , spin.off (giro del mercato dell’ultimo minuto) del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna, sotto il patrocinio del Parlamento Europeo, avente per obiettivo principale la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle cause e le conseguenze dello spreco, sulle modalità per ridurlo e sulla promozione di una cultura scientifica e civile orientata ai principi della sostenibilità e della solidarietà;
- Un pane per tutti: proposta di legge con obiettivo economico-ambientale basata: sulle vendite sottocosto alle Onlus e mense povere, dei prodotti invenduti vicino alla scadenza o leggermente danneggiati, all’interno dei supermercati, e bank food (cibo in banca); e sulla promozione della destinazione di carne, pesce e verdure in scadenza ai canili e associazioni animaliste e la differenziazione degli alimenti scartati da destinare al compostaggio;
- Last Minute Market –LMM- (Mercato dell’ultimo minuto): organizzazione studiata per mettere in collegamento l’impresa con la grande distribuzione o il piccolo esercizio commerciale che vogliono donare prodotti (danneggiati o vicini alla data di scadenza) alle associazioni no-profit, per la fornitura di pasti a persone in condizioni di disagio economico o sociale. Affinché, i primi possano guadagnare evitando di assumersi i costi di trasporto e smaltimento e i secondi perché fruiscono gratuitamente di alimenti validi e buoni. E’ una soluzione che non solo consente ad entrambi le componenti di conseguire una condizione di convenienza, ma anche il vantaggio di impedire ad ogni tonnellata di rifiuti alimentare di generare 4,2 tonnellate di CO2. Il che rappresenta un grosso sconto sui costi per l’ambiente e la collettività;
- Ridere in casa (Riduzione degli sprechi in casa): progetto che nasce dalla necessità di migliorare le conoscenze dei consumatori con lo scopo di ridurre i consumi e gli sprechi di prodotti agricoli e di allevamento, migliorare la filiera produttiva e ridurre l’impatto sull’ambiente. Considerato che un italiano medio spende circa 600 euro all’anno per acquistare prodotti alimentari che scadranno prima di essere consumati e diventare rifiuti, e che consuma 250 litri di acqua procapite al giorno, nonostante la diffidenza verso l’acqua che sgorga dal rubinetto. Questa guida al consumo critico vuole fornire quindi elementi essenziali, partendo da dati della ricerca scientifica e da informazioni di carattere legislativo. Allo scopo di informare il consumatore sulle caratteristiche dei prodotti in merito alla: qualità, salubrità e scadenza e di proporre alcune soluzioni per conservarli meglio ed aumentarne la durata;
- Siticibo: programma della “Fondazione Banco Alimentare ONLUS Alimenti in esubero”, ma ancora ottimi come: primi piatti, pietanze, contorni frutta e verdura, pane e dolci che, nel giro di poche ore, grazie al servizio di recupero quotidiano effettuato da volontari (tramite una rete logistica di furgoni attrezzati per garantirne l’igiene, l’integrità e l’appetibilità), trasferiscono le eccedenze laddove il bisogno è più urgente;
- Buon fine: Progetto inizialmente avviato dalla Coop e successivamente condiviso da Esselunga e Conad, per il recupero del cibo che altrimenti sarebbe stato buttato.
Mentre in ambito internazionale, sempre con la medesima finalità, sono stati predisposti programmi ed avviati altri accorgimenti, quali:
- Agenda ONU: che prefissa gli Obiettivi di Sostenibilità entro il 2030, ponendo al 12° posto la lotta contro lo spreco alimentare, e incentiva i Paesi con più spreco alimentare verso un’economia circolare e green, in rispetto dell’ambiente;
- Frosted: strumento che permette di controllare la catena del freddo monitorando in tempo reale il pesce ed altri prodotti deperibili durante il trasporto, per evitare shock termici ed il conseguente deterioramento;
- Applicazioni: procedura che nel mercato si sta sempre più per affermare, in quanto trattasi di un app (applicazione) da installare su un dispositivo mobile o desktop (contenitore destinato ad accogliere le applicazioni per la gestione dei flussi da inviare telematicamente), che permettono di comprare alimenti che i commercianti o i negozianti butterebbero perché non considerati freschi, ma ancora in perfette condizioni e non scaduti, come appunto l’app “ Too Good To Go” (Troppo buono per essere buttato);
- European Green Deal (Accordo verde europeo) che comprende: il Farm to Fork (Dalla fattoria alla tavola): primo tentativo politico alimentare che prevede misure e regole per la trasformazione di tutta la filiera, al fine di rendere più sostenibile l’ intero sistema alimentare; e l’UNEP che nel Food Intex Report -Rapporto sull’Intex (Azienda distributrice in tutto il mondo di diverse tipologie merceologiche) alimentare, ha suggerito di distinguere il tipo di rifiuto tra alimento che può essere ancora destinato all’alimentazione e no e quello che può essere riutilizzato. Allo scopo di proporre diverse soluzioni e pianificare piani di economia circolare;
- Three R’S “Le tre R” (ridurre, riusare e riciclare), ovvero le tre parole chiave su cui lavorare per trovare la via efficace per abbattere drasticamente l’assurda quantità di spreco alimentare.
Tutte iniziative, norme e ipotesi di soluzione potenzialmente molto utili, per poter contenere lo spreco alimentare, sempreché non manchi il sistematico contributo di tutte le componenti della filiera. Per far sì che la “Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare” del 5 Febbraio , non sia solo un’occasione momentanea annuale di riflessione sul tema, ma divenga un intento senza soluzione di continuità. In modo tale che la quantità di cibo prodotta possa essere: proporzionata alle effettive necessità, ecologica, sostenibile e a disposizione di tutti.
Obiettivo, nei confronti del quale i consumatori potremmo assumere un ruolo determinante, solo se decidessimo, in massa, di mettere in atto, con assiduità, l’elenco delle seguenti buone intenzioni pubblicato in occasione dello “Stop Wast Day “ (Stop dello spreco alimentare) che si celebra ogni anno il 25 Aprile:
  • eseguire il controllo (check) della dispensa prima di fare la spesa;
  • prima di andare al supermercato stendere la lista della spesa, pensando ai piatti che verranno preparati nel corso della settimana;
  • una volta nel negozio, per evitare inutili eccessi, acquistare solo il necessario, seguendo la lista predisposta;
  • resistere alla tentazione di fare acquisti d’impulso di prodotti che, probabilmente, non saranno mai consumati o utilizzati
    orientare la spesa preferibilmente verso i prodotti scontati prossimi alla scadenza, ma perfettamente commerciabili;
  • non lasciare i prodotti deperibili a temperatura ambiente per più di 2 ore, soprattutto se la temperatura stessa è superiore a 32° C;
  • cogliere uno spazio nel frigorifero da destinare agli alimenti con più alto rischio di essere buttati;
  • acquistare periodicamente i prodotti a lunga scadenza e frequentemente quelli freschi;
  • acquistare prodotti non perfetti, non vuol dire prendere merce di seconda mano, , in quanto anche se presentano imperfezioni non sono né danneggiati né marci;
  • controllare quotidianamente (check day by day) gli alimenti, in modo tale da scegliere, giorno dopo giorno, quelli più prossimi alla data di scadenza (shelf life);
  • dosare la quantità di cibo ottimale prima di cucinarlo;
  • donare le scorte in sovrappiù (extra) ad una dispensa alimentare locale, oppure ad un centro di raccolta;
  • instaurare competizioni con amici e familiari per verificare chi riesce a resistere più a lungo senza produrre sprechi alimentari:
  • utilizzare la propria creatività per trasformare gli scarti alimentari in merende (snack) o spuntini gustosi e dall’agevole preparazione;
  • congelare i cibi che non è possibile cucinare e consumare a breve, tenendo presente i tempi di congelazione per le seguenti tipologie di alimenti: 6 mesi per carne di vitello e quella di agnello; da 6 ai 9 mesi per il pollo; dai 6 a 10 mesi per la selvaggina; e da 2 ai 3 mesi per la salsiccia; pesce fresco: magro (Palombo, Spigola, Sogliola, Rombo, Trota, Orata, Seppie, Calamari, Vongole e Aragosta), fino a 6 mesi, grasso(Sgombro, Aringa, Salmone, Anguilla, Capitone e sardine), non più di 3 mesi; verdure: fresche, già pulite, tagliate a pezzetti e che non contengono elevate quantità di acqua (insalata, ravanelli, cetrioli, ecc.), fino a 6 mesi, cotte fino a 3 mesi; formaggi a pasta filata (mozzarella, provolone, scamorza e caciocavallo) fino a 6 mesi, invece non sono adatti per la congelazione quelli freschi (ricotta e spalmabili); cibi cotti (lasagne, spezzatini, ragù, sugli, ecc,) fino a 3 mesi.
Suggerimenti ai quali fanno seguito quelli derivanti dall’esito di una indagine condotta dal Periodico bimestrale “Ecologica” (che raggiunge centinaia di persone online in tutto il mondo, per la diffusione di idee ed innovazioni utili alle imprese green e per la promozione di uno stile di vita sano ed ecosostenibile), su famiglie italiane, per la maggioranza delle quali, per ridurre lo spreco alimentare, occorre anche:
  • l’estensione dell’educazione alimentare in tutti gli ambiti sociali e non solo in quello scolastico;
  • il miglioramento delle indicazioni sulle etichette;
  • la commercializzazione di prodotti in confezioni di minore grandezza;
  • la produzione di confezioni (packaging) di nuova generazione, che permettano una migliore e più lunga conservazione degli alimenti;
  • e una indispensabile adozione di provvedimenti normativi inerenti allo spreco del cibo, che prevedano incentivi e sanzioni, oppure tassazioni sulla base di una sorta di “sprecometro”.
Comunque, a prescindere dalla coincidenza fra le varie entità e metodologie di stime, rimane il dato di fatto che lo spreco di alimenti per il consumo umano, che si calcola sia di 1,3 miliardi e di 8,65 milioni di tonnellate, rispettivamente a livello mondiale e in Italia, oltre ad essere la causa che determinare il già grave problema della sofferenza per fame nel mondo, comporta: - ingenti inutili investimenti economici, per il trasporto, il lavoro e l’energia impiegati; sempre più preziose dissipazioni di risorse naturali, come l’acqua e grandi estensioni di terreni coltivabili; e le conseguenze della produzione di ben 4,2 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di rifiuti alimentari (che, secondo le stime fornite dal Programma delle Nazione Unite per l’ambiente in un report del 2021, globalmente rappresentano l’8 -10% di immissioni di gas serra in atmosfera). Insieme di risorse, impegno economico e nocività ambientali spesi e generate per produrre materie prime per alimentari che verranno, in buona parte, abbandonati, scartati e buttati nella spazzatura.
Deprecabile realtà che contrasta con: - il risolutivo modello di produzione e consumo dell’Economia Circolare, basata sulla messa in pratica dei principi di riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti, che determinando l’allungando dei tempi della filiera occorrenti per la loro trasformazione, restituiscono un nuovo ciclo di vita;
- e la diffusa inadeguatezza quali-quantitativa delle abitudini alimentari che, oltre a produrre sprechi e rifiuti, causano i deleteri diffusi effetti del sovrappeso e dell’obesità (quando il soggetto supera di circa 20 Kg o del 30% il suo peso corporeo ideale): presupposto dell’insorgenza di importanti patologie cardiovascolari, dell’ipertensione e del diabete mellito o di tipo 2. Patologie che i Medici considerano essere responsabili, in un individuo adulto, della riduzione media di 8 anni dell’aspettativa di vita e di 19 anni di perdita della salute.
Effetti che, secondo i dati rilevati dall’ISTAT nel 2021, in Italia, la quota di sovrappeso: che l’Organizzazione Mondiale della Sanità –OMS considera quando un individuo adulto ha un Indice di Massa Corporea –IMC- maggiore/uguale a 25 ( IMC che si ottiene dividendo il peso, espresso in Kg , per l’altezza al quadrato, espressa in metri –m-. Così, nel caso di un peso corporeo di 75 Kg ed un’altezza di 1,80 m, si avrà un IMC = a Kg 75 / m 1,80 x m 1,80 (3,24)= 23,15 Kg/m2), risulta essere pari ..al 36, 1% (43,9 maschi e 28,8 femmine), e quella di obesi (chi ha un valore di IMC maggiore o uguale 30 kg/m2) dell’11,5% (12,3 maschi e 10,8 femmine). Percentuali, in costante crescita, che equivalgono a 25 milioni di persone obese o in sovrappeso, di cui oltre 23 milioni adulti e 2,2 milioni di bambini e adolescenti di età fra i 3 e i 17 anni. A completamento dei citati valori di IMC per adulti, si ritiene utile riportare anche quelli relativi ai bambini ed adolescenti:
 
ETA’ anni
Valori dell’IMC indicanti la condizione corporea di normopeso per
  Maschi      Femmine
3
14,4 - 17,0 14,1 - 16,9
4
14,4 - 16,7 13,9 - 16,8
5
13,9 - 16,7 13,8 - 17,0
6
14,0 - 16,8 13,8 - 17,0
10
14,9 - 18,6 14,8 - 19,1
11
15,3 - 19,3 15,3 - 20,0
12
15,7 - 20,1 15,9 - 20,9
13
16,3 - 20,9 16,5 - 21,9
15
17,6 - 22,8 17,7 - 23,7
16
18,2 - 23,7 18,1 - 24,2
17
18,7 - 24,4 18,3 - 24,7
18
19,2 - 25,0 18,5 - 24,9
 
affinché chiunque, per se e famigliari, possa verificare autonomamente l’adeguatezza o meno della condizione dell’IMC personale e, all’occorrenza e per tempo, provvedere ad osservare abitudini alimentari più salutari.
In definitiva, per far sì che il cibo possa essere a disposizione di tutti e la sua produzione divenga ecologica e sostenibile, occorre accantonare la propensione al consumismo: modello di comportamento delle società fondato sull’incremento illimitato dei consumi di beni secondari e superflui. La cui soddisfazione crea disuguaglianza sociale e minimizza Il sentimento di condivisione e solidarietà alimentati dal buon senso e senso di responsabilità. Principi la cui osservanza costituisce l’unica soluzione perseguibile per rendere meno utopico il conseguimento del comune benessere.
 
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