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Bruni Immobiliare

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Bruni Immobiliare
Federica Bruni Agente Immobiliare da anni, dopo aver compiuto gli studi di Architettura e dopo aver lavorato presso un’azienda di famiglia che si occupava di edilizia, ha potuto sviluppare tecniche conoscitive in merito alla cantieristica.
Si abilita presso la CCIAA di Roma e fa esperienza nel campo immobiliare affiancando per un periodo il vicepresidente FIMAA (Federazione Italiana Mediatori Agenti Affari) per poi intraprendere l’attività di Agente Immobiliare su Roma e Castelli Romani.
 
 
Associata FIMAA, alla quale e’ iscritta dal 2009, grazie ai numerosi convegni e ai continui programmi formativi organizzati dall'associazione cui ha partecipato, ha acquisito una notevole e specifica competenza in materia, assistendo la clientela nelle compravendite e locazioni; nella cantieristica; offrendo servizi di consulenza sia immobiliare che per ciò che riguarda i finanziamenti oltre alle problematiche urbanistiche che alle valutazioni degli immobili.
 
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Bruni Immobiliare
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EVO - Marchi con denominazione riconosciuta

EVO - Marchi con denominazione riconosciuta Copertina (143)
Antonio Calcagni

Marchi ai quali viene riconosciuta la legittima denominazione di olio extravergine di oliva
 
 
L’Associazione per la tutela e la difesa dei consumatori “Altroconsumo”, in seguito all’effettuazione dell’analisi chimica e delle prove eseguite da panel di assaggiatori (gruppi di esperti abilitati per esaminare e rilevare le caratteristiche organolettiche), del contenuto delle confezioni di olio extravergine di oliva più diffuse nei supermercati, di seguito descritte, inerenti:
  • l’Etichetta: per verificare che le informazioni obbligatorie per legge e facoltative, ma utili per i consumatori (come data di produzione, modalità d’uso e riferimenti per contattare il produttore), erano presenti;
  • l’Acidità: per constatarne la gradazione, in quanto tende ad aumentare se le olive da cui proviene l’olio non sono in perfette condizioni;
  • il Numero di perossidi (sostanze che si formano tramite una reazione chimica fra trigliceridi e molecole di ossigeno, grazie all’azione di enzimi –lipossidasi- presenti nelle olive): la cui elevata presenza denota un alto livello di ossidazione, nonché la condizione di degrado e di invecchiamento del prodotto;
  • l’Analisi spettrometrica nell’UV: per valutare l’assorbimento dei raggi ultravioletti e trarre informazioni utili sullo stato di conservazione. Oltre che per individuare l’eventuale aggiunta di oli raffinati (ottenuti con impiego di solventi);
  • la Determinazione degli alchili esteri etilici degli acidi grassi: parametro di recente introduzione, finalizzato alla verifica della qualità delle olive da cui proviene l’olio;
  • ulteriori Analisi chimiche: necessarie per il rilevamento di altri parametri previsti dalla normativa europea per il controllo di contraffazioni (miscelazione con oli diversi o oli di oliva raffinati);
  • i Pesticidi: per la ricerca della eventuale presenza di più di 80 tipi di principi attivi;
  • la Valutazione organolettica: finalizzata a verificare la conformità dei contenuti alle caratteristiche tipiche, attraverso la valutazione di pregi e difetti, dal punto di vista dell’olfatto e del gusto,
ha rilevato che 11 bottiglie, contraddistinte con la valutazione di qualità “bassa”, sulle 30 esaminate, sono extravergine solo sull’etichetta ma no sul contenuto, come si può dedurre dalla classifica di seguito riprodotta:
 
DENOMINAZIONE DI VENDITA
LIVELLO QUALITA’
PUNTEGGIO ASSEGNATO
PREZZO MEDIO
€/l €/Kg
MONINI BIOS
ottima
78
11,12 12,13
CLEMENTE
ottima
75
12,43 13,57
CARAPELLI BIO
ottima
73
10,85 11,84
PODERE DEL CONTE (Eurospin)
ottima
73
6,39 6,98
CARAPELLI IL FRANTOIO
ottima
71
7,21 7,87
DESANTIS 100% ITALIANO
ottima
71
8,17 8,92
DESANTIS CLASSICO
ottima
71
5,91 6,45
CONAD VERSO NATURA BIO
ottima
70
7,64 8,34
DE CECCO CLASSICO
ottima
70
7,60 8,30
       
CARAPELLI ORO VERDE
buona
68
11,87 12,96
FARCHIONI IL CASOLARE BIO.CO
buona
67
9,20 10,04
MONINI CLASSICO
buona
66
7,81 8,53
FARCHIONI ESTRATTO A FREDDO
buona
65
6,89 7,52
DE CECCO 100% ITALIANO
buona
64
11,28 12,31
ZUCCHI BIO ESTRATTO A FREDDO
buona
62
9,82 10,72
COOP ORIGINE 100% ITALIANO
buona
62
9,67 10,56
OLIO CARLI FRUTTATO
buona
61
13,06 14,26
SAGRA CLASSICO
buona
60
7,72 8,43
       
FILIPPO BERIO 100% ITALIANO
media
57
11,20 12,23
       
COSA D’ORO BIOLOGICO NON FILTRATO
bassa
34
8,09 8,83
PIETRO CORICELLI100% ITALIANO
bassa
33
9,13 9,97
BERTOLLI GENTILE OLIO
bassa
33
7,21 7,87
CARREFOUR CLASSICO
bassa
33
6,36 6,94
CIRIO CLASSICO
bassa
33
7,15 7,81
PIETRO CORICELLI RACCONTI DI FAMIGLIA
bassa
31
6,99 7,63
OLEIFICIO VIOLA LA COLOMBARA
bassa
31
9,03 9,86
PRIMADONNA (Lidl) CLASSICO
bassa
30
5,05 5,51
SASSO CLASSICO
bassa
30
8,72 9,52
DANTE TERRE ANTICHE
bassa
29
8,41 9,18
COSTA D’ORO L’EXTRA
bassa
29
7,16 7,82
 
Classifica, dall’osservazione della quale è possibile constatare come il prezzo più alto non è sempre indice di migliore qualità.
Constatazione che, per non incorrere in acquisti deludenti, dovrebbe invogliare il consumatore ad acquisire ogni informazione che possa consentirgli di orientarsi verso la scelta più conveniente, fra le molteplici offerte di mercato, sia dal punto di vista economico che qualitativo.
Considerato:
  • che, dell’olio Extravergine di oliva, l’Italia detiene il primato mondiale di maggior consumatore. In quanto, secondo l’ISMEA (Istituto di servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), ogni consumatore (specie delle regioni centro-meridionali) ne usa mediamente 13 litri, pari (considerato che 1 litro di olio pesa da 0,916 a 0,920 Kg) a ca. 12 Kg /anno (corrispondenti a ca. 36 ml o 33 g al giorno, equivalenti al contenuto di ca. 3 cucchiai );
  • e che i nutrizionisti, per individui che dispongono di uno stile di vita sano e non in sovrappeso (dato che 1 g di olio sviluppa 9 Kcal e 33 g equivalgono al notevole apporto di 297 Kcal), consigliano l’assunzione di 3-4 cucchiai al giorno di olio Evo, di ottima qualità. Visto che, per le tante proprietà benefiche che contiene, viene definito un toccasana nei confronti della salute del cuore e dell’apparato cardiovascolare (grazie alla ricchezza di grassi monoinsaturi). Proprietà che, secondo gli esiti di vari indirizzi di studi e ricerche condotti/e da insigni studiosi, (fra i quali: i ricercatori dell’Università di Bordeaux; Valter Longo propositore della “Dieta della Longevità”, Professore di Biogerontologia e Direttore dell’Istituto sulla longevità all’University of Southern California; e l’Università di Pisa), influiscono a ridurre il rischio di trombosi, ictus, infarti e neoplasie; nonché i picchi di glicemia dopo i pasti.
Pertanto, basare l’acquisto soltanto sul prezzo, sia esso più basso o più alto, può risultare fuorviante rispetto l’importanza della prioritaria da riservare ai descritti vantaggi: esclusiva prerogativa dei migliori requisiti qualitativi. Come, del resto, dimostra l’esito dell’indagine di “Altroconsumo”, secondo la quale il prodotto consigliato, fra quelli di “ottima” qualità, in base al rapporto qualità-prezzo, risulta essere il “Desantis Classico olio extravergine di oliva” dal prezzo medio di euro/l 5,91.
 
Quindi, ciò che conta, per godere degli specifici vantaggi derivanti dal consumo dell’insostituibile ingrediente della dieta Mediterranea, oltre a procedere ad una attenta decodificazione delle informazioni in etichetta, è disporre della facoltà di riscontrare, anche empiricamente, i particolari che caratterizzano gli elementi essenziali della qualità, tramite l’osservazione:
del colore, che può variare dal verde intenso al verde brillante, dal giallo paglierino al giallo oro, a seconda della varietà, grado di maturazione, tempestività e metodo di lavorazione, qualità delle olive e composizione del terreno. In genere un olio nuovo dovrebbe avere un colore verde intenso (per la presenza della clorofilla presente specie nelle olive poco mature, che però, col passare del tempo, degrada ed affiora il colore giallo tipico del carotene: altro importante pigmento) e limpido. Mentre, un colore giallastro e opaco è tipico di un olio vecchio, ed il colore scuro simile a quello del whisky, o con macchie o pallini bianchi indica che trattasi o di olio rancido incommestibile o che, anche se di buona qualità, ha subito un processo di congelamento (che inizia al disotto dei 12 °C, per arrivare allo stato solido fra i 4-5 °C), per effetto del quale i trigliceridi si sono cristallizzati, creando delle formazioni bianche che tendono a depositarsi sul fondo del contenitore, ma che scompaiono una volta esposto alla temperatura di 14-18 gradi. Proprietà che consente di verificare, ponendolo in frigorifero, se un olio è di oliva o di altra fonte (vedi olio di semi), in quanto in tal caso non si verificherebbe il congelamento;
della densità, caratteristica che si può constatare facendo scorrere l’olio sopra un cucchiaio osservandolo controluce. Un olio di buona qualità ha una corposità media, mentre una minore o elevata fluidità può significare, rispettivamente, che trattasi di oli alterati o vecchi o di oli di semi;
dell’odore, affinché si possa percepire l’ integrità degli aromi identificativi occorre versare l’olio in un bicchierino, preferibilmente scuro, tenendolo in mano facendolo roteare lentamente, coperto con il palmo dell’altra mano, per il tempo necessario per raggiungere la temperatura di ca. 28 °C. Dopo di che si procede ad annusarlo, alternando inspirazioni brevi ad altre più profonde per captare il profumo e valutane le sensazioni che suscita. Un buon olio dovrà emanare un aroma equilibrato e gradevole, se fresco con note di fruttato verde oliva, di mandorle, carciofo ed erba tagliata. Se invece richiama la dolcezza della frutta trattasi di un fruttato maturo, sempre di ottima qualità. Mentre un odore forte e sgradevole di vernice, di solvente, di una stanza appena pitturata, di grasso di prosciutto giallo o di noce, è tipico di un olio rancido. Come può diventarlo se il contenuto, per parecchio tempo, viene lasciato in recipienti di vetro chiaro, alla luce, esposto all’aria (privo di tappo) e a temperature relativamente elevate;
del gusto, per avvertire tutti i sapori di un campione di olio EVO (extravergine di oliva) bisogna tenerlo in bocca, tra lingua e palato (preferibilmente non dopo i pasti) per ca. 30 secondi. Oppure assaggiarlo a crudo su bruschette, in insalate o zuppe. L’amaro e il pizzicore in gola (dovuto al contenuto di un’alta concentrazione di polifenoli: componenti chimici molto salutari per l’organismo umano, poiché in grado di combattere i dannosi radicali liberi (piccole particelle, particolarmente aggressive, che si formano incessantemente nel nostro corpo, come prodotto di scarto dei naturali processi metabolici delle cellule, causandone l’accelerazione dell’invecchiamento), oltre a svolgere una funzione antiossidante che insieme al fruttato (profumo di oliva sana, fresca e matura) rappresentano, con sfumature più armoniche ed equilibrate o più intense, le caratteristiche essenziali di oli di ottima qualità: tipiche di quelli provenienti da zone del Salento o baresi, o da altre aree con simili caratteristiche ambientali e colturali;
dell’acidità, poiché gli acidi grassi che determinano l’acidità sono delle molecole piccolissime per interagire con le papille gustative della lingua, non è possibile percepirla con la degustazione.
 
Comunque un olio extravergine di oliva, commerciato come tale, deve avere, secondo quanto stabilito dal Regolamento CE 1989/03, non più dello 0,80% (cioè di 8 grammi di acido oleico in 100 grammi di olio ) di acido oleico. In ogni modo per produrre un olio extravergine con basso grado di acidità occorrono olive sane, raccolte al giusto grado di maturazione (cioè all’invaiatura, ovvero quando il cambiamento di colore ha raggiunto il 50%: stadio in cui le olive contengono l’olio al massimo delle sue qualità) e molite con metodo di lavorazione a freddo (mediante un processo meccanico, durante il quale la temperatura della pasta di olive viene controllata costantemente per far sì che non superi i 27 °C), entro 12 ore dalla raccolta;
della presenza di morchia, imputare ad un difetto di separazione dell’olio dall’acqua di vegetazione delle olive che, rimanendo per diverso tempo a contatto con l’ossigeno ed a temperatura superiore alla norma, fermenta dando origine ad un deposito denominato morchia. Difetto che viene avvertito con la sensazione di straccio o cartone bagnato.
 
Quanto sopra descritto, allo scopo di contribuire ad estendere ai lettori-consumatori l’insieme di informazioni utili per consentir loro, anche autonomamente, la possibilità della verifica dell’esistenza degli indispensabili elementi che garantiscono la genuinità di uno dei più pregiati e gradevoli doni che la Natura ci offre per l’alimentazione e la protezione della salute. Poiché, soltanto in virtù della presenza di tali peculiari elementi è possibile godere dei molteplici ed unici benefici derivanti dal suo abituale consumo.
 

Cause dello spreco alimentare, conseguenze e accorgimenti per ridurlo

Cause dello spreco alimentare, conseguenze e accorgimenti per ridurlo Copertina (193)
Domenico Brancato

 
 
Per spreco alimentare, in genere, si intende il fenomeno della perdita di cibo, ancora commestibile, lungo il corso della filiera produttiva fino al consumatore finale.
 
Definizione alla quale seguono quelle più specifiche della: - Commissione Europea “Lo spreco alimentare consiste nell’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare che, per ragioni economiche, estetiche, o per la prossimità della scadenza al consumo (seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente utilizzabili per l’alimentazione umana, animale o per la produzione di beni o energia), vengono destinati all’eliminazione”; e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura –FAO- che distingue il fenomeno in: Food Loss (perdita di cibo), cioè: “diminuzione della massa o del valore nutrizionale del cibo a causa di inefficienze nella catena di produzione e raccolto, trasporto e distribuzione”, come: eventi naturali avversi e infezioni parassitarie; mancata raccolta per l’inefficienza del sistema, deterioramento per inadeguatezza dei mezzi di trasporto, cattiva conservazione e protrarsi delle tempistiche del consumo; e Food Weste (spreco del cibo), inteso come “cibo arrivato nel circuito della distribuzione che, pur essendo potenzialmente idoneo al consumo, viene scartato a causa di una serie di fattori”, quali ad esempio: l’eliminazione effettuata dai venditori o dai consumatori perché danneggiato o di forma e pezzatura diverse dallo standard. Oppure per la tendenza alla non esposizione sugli scaffali o al non acquisto, in quanto vicino alla data di scadenza (sebbene sia ormai assodato che molti prodotti siano perfettamente consumabili anche oltre tale data), o per l’invenduto, dovuto al superamento dell’offerta rispetto la domanda.
Sprechi ai quali si aggiungono quelli non trascurabili che si verificano in ambito domestico, a causa del cibo quotidianamente buttato per eccesso di quantità acquistata o cucinata, rispetto agli effettivi bisogni e appetiti del nucleo familiare, o per il deperimento prima di consumarlo.
Spreco che, complessivamente, trova riscontro nelle varie modalità di quantificazione riportate nelle informazioni di seguito citate:
 
 
  • secondo l’Unione Europa: oggi, più di 1/3 del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, considerato che trattasi di 1,6 miliardi di tonnellate, a fronte delle 5,3 disponibili. Per cui si stima che, recuperando soltanto ¼ del cibo che diventa rifiuto, si potrebbe soddisfare esaurientemente la nutrizione degli 828 milioni di persone che soffrono la fame;
  • per Il portale Earth.org (Movimento ambientalista globale per politiche economiche sostenibili del nostro pianeta): ogni anno vengono gettati fino a 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, per un valore di circa mille miliardi di dollari (comprendenti l’equivalente di 172 miliardi acqua utilizzata per produrre del cibo che poi viene buttato. Quantità di Acqua che sarebbe sufficiente per assicurare un consumo di 200 liti al giorno a 9 miliardi di persone). Cibo, con il quale si potrebbero sfamare 200 milioni di persone in Europa, 300 milioni in America Latina e oltre 300 milioni in Africa;
  • nell’Unione Europea, lo spreco annuale ammonta a circa 59 milioni di tonnellate, delle quali il 53% (31,27 milioni di tonnellate) si verifica in ambito domestico, e il 47% (27,73 milioni di tonnellate) all’interno della catena di approvvigionamento alimentare;
  • in Italia, lo spreco annuale di cibo risulta essere di 8,65 milioni di tonnellate (a fronte delle 10,9 e 9,00 milioni di tonnellate della Germania e della Francia), corrispondenti, a Kg 146 pro-capite (15 Kg in più rispetto alla media europea), di cui il 73% si verifica in casa, dove trova particolarmente riscontro nello sciupio medio settimanale, sempre pro-capite, di: 30,3 g di frutta, 26,4 g di insalata, 22,8 g di pane, 21 g di verdure e 22,8 g di patate, aglio e cipolle. Il che equivale, secondo i dati emersi dallo studio “Spreco e Fame” pubblicato dal centro studi “Divulga”, in occasione della “Giornata Internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari” del 29 settembre, ad una perdita di 385 euro per ciascun cittadino e di 22.8 miliardi di euro annui a livello nazionale, così ripartiti: 17,92 miliardi per i consumi domestici; 2,40 miliardi derivanti dalla produzione; 960 milioni dall’industria alimentare; 970 milioni imputabili alla distribuzione e 550 milioni attribuibili al servizio di ristorazione;
  • per “Il caso Italia 2023 di Wast Watcher International Observatory on Food and Sustainability” (diffuso in occasione della Giornata di Prevenzione dello spreco alimentare, per iniziativa della Campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos ), dai rilievi effettuati a gennaio, risulta che gli italiani gettiamo in media 524,1 grammi pro capite a settimana, ovvero circa 75 grammi di cibo al giorno e 27,25 Kg annui , pari al 12% in meno rispetto alla medesima indagine del 2022;
 
  • “Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo” (Edizione ambiente), invece, stima (in riferimento ai dati dedotti dal bilancio alimentare della FAO), lo spreco confrontando, per tipologia di prodotto, la differenza fra la quantità di cibo che ogni italiano ha a disposizione e quella che effettivamente consuma giornalmente (secondo quanto sostenuto dell’ Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione –INRAN-), esprimendo il valore dell’eccedenza (esubero) in percento, come nella seguente Tabella (elaborata dai professori di Politica agraria ed Economia del settore agro-alimentare dell’Università di Bologna Andrea Segrè e Luca Falesconi):
 
CATEGORIE DI ALIMENTI
QUANTITA’ DISPONIBILE
g/persona/giorno
CONSUMO STIMATO
g/persona/giorno
ESUBERO
g/persona/giorno
Cereali, pane, pasta e sostitutivi.
433
258
40%
Verdura fresca e trasformati
463
211
54%
Frutta fresca e trasformata.
418
208
50%
Bevande alcoliche e sostituti.
205
91
55%
Carne e prodotti di carne.
242
110
54%
Pesce e prodotti a base di pesce.
67
44
33%
 
 
  • l’Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori -ADOC- , attraverso una indagine condotta nel 2008, rilevava che le famiglie italiane, a causa della tendenza ad approvvigionarsi più del necessario, o per l’errata conservazione dei prodotti, sprecavano circa il 17% dei prodotti ortofrutticoli acquistati e il 35% di latte, uova, e carne. Sperpero equivalente ad un importo medio di 454 euro, pari all’8% della spesa totale. Come si può dedurre, in dettaglio, dalle indicazioni appresso riprodotte:
 
Quota del valore di sperpero in%, per tipologia di prodotto:
 
Latte, uova, carne, preparati e formaggi
39
Pane
19
Frutta e verdura
17
Affettati
10
Prodotti in busta
6
Pasta
4
Scatolame
3
Surgelati
2
Totale
100
 
     
Motivazione dello sperpero in valore%:
 
Eccesso di acquisto generico
  39
Prodotti scaduti o andati a male
  24
Eccesso di acquisti per offerte speciali
  21
Novità non gradite
   9
Prodotti non necessari
   7
Totale
 100
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sciupio che viene imputato, in buona parte, alla bassissima fungibilità (potenziale di recupero/riutilizzo dei prodotti alimentare gettati) degli scarti alimentari prodotti dai consumatori.
Fungibilità che, secondo la Confederazione italiana agricoltori -CIA-, raggiunge il valore più basso nel periodo delle feste natalizie, quando gli italiani mediamente gettano nella spazzatura 440 mila tonnellate di alimenti, per un valore complessivo di 1,32 miliardi di euro, pari al 20% della spesa complessiva. Dati in linea con i rilevamenti del Centro Comune di Ricerca -JRC- della Comunità Europea, dai quali si deduce che l’Italia, con le 270 tonnellate di cibo sprecato annualmente, è il peggiore fra gli Stati europei. Posizione attribuibile, per il 68%, sul totale dello spreco che avviene lungo tutta la filiera, al comportamento del consumatore finale.
Tutto ciò non può che costituire un obbrobrioso paradosso, considerato che la quantità di cibo sprecato è quattro volte superiore al necessario per sfamare le persone denutrite nel mondo. E che mentre 800 milioni di persone patiscono per denutrizione, 2 miliardi circa subiscono le conseguenze della condizione di obesità o di sovrappeso. Condizione causata dall’eccessiva disponibilità di calorie, che in Italia è di circa 3.700 Kcal (Chilocalorie) al giorno pro-capite, rispetto l’una volta e mezzo il fabbisogno energetico medio quotidiano di 2.467di Kcal.
Gravi deleteri effetti in termini di giustizia sociale, ai quali si sommano non meno gravi ripercussioni sull’ambiente e sull’economia. Come è possibile dedurre anche dalle affermazioni delle autorevoli fonti: Inger Andersen (Direttrice esecutiva dell’United Nations Enviromen Programme) e del “Libro nero dello spreco in Italia”, secondo i quali: “ se la perdita e lo spreco del cibo fosse un Paese, sarebbe la terza maggiore fonte di emissioni di gas serra, dopo la Cina e gli Stati Uniti”; e “solo lo spreco alimentare in Italia vale il 2,3% del PIL (Prodotto Interno lordo).
Tant’è che, per i Paesi coscienti della gravità del problema, la lotta agli sprechi alimentari è divenuta una non più trascurabile priorità ed esigenza . Obiettivo che in l’Italia, trova riferimento nella legge Gedda del 19 agosto 2016 n. 166, finalizzata a promuovere:
il recupero alimentare; la concessione di agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche per incentivare aziende, Grandi Distribuzioni Organizzate -GDO-, esercizi commerciali e ristoratori a donare il cibo in eccesso, per consentire a tutti gli Enti no-profit di beneficiare degli alimenti per sostenere le persone bisognose, partendo dal concetto “chi non butta sarà premiato”; l’attività di formazione e innovazione del centro studi Divulga, per puntare su strategie in grado di ridurre lo spreco in tutte le fasi della filiera, considerato che, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale -ISPRA-, le filiere corte e locali sono in grado di abbattere da 5 a 9 volte i livelli di scarti e sprechi; la riduzione della tassazione sui rifiuti da parte dei Comuni, in base alla quantità certificata di prodotti alimentari ceduti dalle attività commerciali; l’abolizione di pratiche burocratiche scritte per regolare le donazioni gratuite di cibo; l’obbligo per i ristoratori di permettere ai clienti l’asporto del cibo non consumato, come previsto dalla famosa “Familiy bag o doggy bag” (borsa per la famiglia o borsa per il cane); il coinvolgimento delle mense aziendali, ospedaliere e scolastiche nella prevenzione dello spreco, con una promozione delle produzioni a chilometro zero da parte del Ministero delle Politiche agricole; il consenso della raccolta di tutti i prodotti agroalimentari che solitamente restano a marcire nei campi, per permettere il reinserimento nella filiera di distribuzione e di cederli a titolo gratuito ad Associazioni di volontariato; la destinazione degli alimenti non reinseribili nella filiera per il nutrimento degli animali d’allevamento; l’attuazione di una vasta campagna di sensibilizzazione nelle aziende e nelle scuole (dove viene previsto uno specifico insegnamento sull’educazione alimentare) per combattere gli sprechi; l’elargizione di alimenti in buono stato oltre la data di conservazione, del pane invenduto entro le 24 ore dalla produzione e dei prodotti alimentari e farmaci con imballaggio difettoso o etichette sbagliate (purché le inesattezze non coinvolgano le date di scadenza e le indicazioni sulle sostanze potenzialmente allergiche o fonti di intolleranze); l’ istituzione di un fondo per lanciare progetti di riuso del cibo e per la ricerca e promozione degli imballaggi antispreco.
Provvedimenti che la legge di bilancio 2018 ha esteso attraverso due specifici emendamenti che incrementano le agevolazioni fiscali già predisposte e semplificano ulteriormente le pratiche burocratiche. Oltre ad aggiungere nel paniere dei prodotti donabili gratuitamente: gli integratori alimentari; i presidi medico-chirurgici; i prodotti farmaceutici; i prodotti di cartoleria e cancelleria; i prodotti per la cura della casa e della persona; i biocidi (antiparassitari non agricoli) e i prodotti sequestrati dalle Fiamme Gialle o dalle Istituzioni e il recupero di alimenti avanzati in grandi eventi sportivi o viaggi sulle navi da crociera.
E ancora in Italia, sono state avviate una serie di iniziative volte a ridurre, prevenire e riutilizzare lo spreco, in attinenza: - alle direttive della Legge n. 155 del 25 giugno 2003 o “Legge del Buon Samaritano”, che disciplina la distribuzione dei prodotti alimentari a fine di solidarietà sociale; - e al Decreto Ronchi del 5 febbraio 1997 n.22, che recepisce le direttive 91/158 CEE, finalizzate a trasformare la tassa sui rifiuti in tariffa di igiene alimentare, facendo pagare non in base alla superficie degli esercizi , ma in base alle quantità smaltite.
Iniziative che, trovano , in particolare, riscontro nelle denominazioni e finalità di cui appresso:
 
- Un anno contro lo spreco: campagna pluriennale, con cadenza annuale, mirata a rivolgere l’attenzione alla diversa tipologia di consumi: cibo, acqua, energia, spreco zero ecc., lanciata da Last Minute Market , spin.off (giro del mercato dell’ultimo minuto) del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna, sotto il patrocinio del Parlamento Europeo, avente per obiettivo principale la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle cause e le conseguenze dello spreco, sulle modalità per ridurlo e sulla promozione di una cultura scientifica e civile orientata ai principi della sostenibilità e della solidarietà;
- Un pane per tutti: proposta di legge con obiettivo economico-ambientale basata: sulle vendite sottocosto alle Onlus e mense povere, dei prodotti invenduti vicino alla scadenza o leggermente danneggiati, all’interno dei supermercati, e bank food (cibo in banca); e sulla promozione della destinazione di carne, pesce e verdure in scadenza ai canili e associazioni animaliste e la differenziazione degli alimenti scartati da destinare al compostaggio;
- Last Minute Market –LMM- (Mercato dell’ultimo minuto): organizzazione studiata per mettere in collegamento l’impresa con la grande distribuzione o il piccolo esercizio commerciale che vogliono donare prodotti (danneggiati o vicini alla data di scadenza) alle associazioni no-profit, per la fornitura di pasti a persone in condizioni di disagio economico o sociale. Affinché, i primi possano guadagnare evitando di assumersi i costi di trasporto e smaltimento e i secondi perché fruiscono gratuitamente di alimenti validi e buoni. E’ una soluzione che non solo consente ad entrambi le componenti di conseguire una condizione di convenienza, ma anche il vantaggio di impedire ad ogni tonnellata di rifiuti alimentare di generare 4,2 tonnellate di CO2. Il che rappresenta un grosso sconto sui costi per l’ambiente e la collettività;
- Ridere in casa (Riduzione degli sprechi in casa): progetto che nasce dalla necessità di migliorare le conoscenze dei consumatori con lo scopo di ridurre i consumi e gli sprechi di prodotti agricoli e di allevamento, migliorare la filiera produttiva e ridurre l’impatto sull’ambiente. Considerato che un italiano medio spende circa 600 euro all’anno per acquistare prodotti alimentari che scadranno prima di essere consumati e diventare rifiuti, e che consuma 250 litri di acqua procapite al giorno, nonostante la diffidenza verso l’acqua che sgorga dal rubinetto. Questa guida al consumo critico vuole fornire quindi elementi essenziali, partendo da dati della ricerca scientifica e da informazioni di carattere legislativo. Allo scopo di informare il consumatore sulle caratteristiche dei prodotti in merito alla: qualità, salubrità e scadenza e di proporre alcune soluzioni per conservarli meglio ed aumentarne la durata;
- Siticibo: programma della “Fondazione Banco Alimentare ONLUS Alimenti in esubero”, ma ancora ottimi come: primi piatti, pietanze, contorni frutta e verdura, pane e dolci che, nel giro di poche ore, grazie al servizio di recupero quotidiano effettuato da volontari (tramite una rete logistica di furgoni attrezzati per garantirne l’igiene, l’integrità e l’appetibilità), trasferiscono le eccedenze laddove il bisogno è più urgente;
- Buon fine: Progetto inizialmente avviato dalla Coop e successivamente condiviso da Esselunga e Conad, per il recupero del cibo che altrimenti sarebbe stato buttato.
Mentre in ambito internazionale, sempre con la medesima finalità, sono stati predisposti programmi ed avviati altri accorgimenti, quali:
- Agenda ONU: che prefissa gli Obiettivi di Sostenibilità entro il 2030, ponendo al 12° posto la lotta contro lo spreco alimentare, e incentiva i Paesi con più spreco alimentare verso un’economia circolare e green, in rispetto dell’ambiente;
- Frosted: strumento che permette di controllare la catena del freddo monitorando in tempo reale il pesce ed altri prodotti deperibili durante il trasporto, per evitare shock termici ed il conseguente deterioramento;
- Applicazioni: procedura che nel mercato si sta sempre più per affermare, in quanto trattasi di un app (applicazione) da installare su un dispositivo mobile o desktop (contenitore destinato ad accogliere le applicazioni per la gestione dei flussi da inviare telematicamente), che permettono di comprare alimenti che i commercianti o i negozianti butterebbero perché non considerati freschi, ma ancora in perfette condizioni e non scaduti, come appunto l’app “ Too Good To Go” (Troppo buono per essere buttato);
- European Green Deal (Accordo verde europeo) che comprende: il Farm to Fork (Dalla fattoria alla tavola): primo tentativo politico alimentare che prevede misure e regole per la trasformazione di tutta la filiera, al fine di rendere più sostenibile l’ intero sistema alimentare; e l’UNEP che nel Food Intex Report -Rapporto sull’Intex (Azienda distributrice in tutto il mondo di diverse tipologie merceologiche) alimentare, ha suggerito di distinguere il tipo di rifiuto tra alimento che può essere ancora destinato all’alimentazione e no e quello che può essere riutilizzato. Allo scopo di proporre diverse soluzioni e pianificare piani di economia circolare;
- Three R’S “Le tre R” (ridurre, riusare e riciclare), ovvero le tre parole chiave su cui lavorare per trovare la via efficace per abbattere drasticamente l’assurda quantità di spreco alimentare.
Tutte iniziative, norme e ipotesi di soluzione potenzialmente molto utili, per poter contenere lo spreco alimentare, sempreché non manchi il sistematico contributo di tutte le componenti della filiera. Per far sì che la “Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare” del 5 Febbraio , non sia solo un’occasione momentanea annuale di riflessione sul tema, ma divenga un intento senza soluzione di continuità. In modo tale che la quantità di cibo prodotta possa essere: proporzionata alle effettive necessità, ecologica, sostenibile e a disposizione di tutti.
Obiettivo, nei confronti del quale i consumatori potremmo assumere un ruolo determinante, solo se decidessimo, in massa, di mettere in atto, con assiduità, l’elenco delle seguenti buone intenzioni pubblicato in occasione dello “Stop Wast Day “ (Stop dello spreco alimentare) che si celebra ogni anno il 25 Aprile:
  • eseguire il controllo (check) della dispensa prima di fare la spesa;
  • prima di andare al supermercato stendere la lista della spesa, pensando ai piatti che verranno preparati nel corso della settimana;
  • una volta nel negozio, per evitare inutili eccessi, acquistare solo il necessario, seguendo la lista predisposta;
  • resistere alla tentazione di fare acquisti d’impulso di prodotti che, probabilmente, non saranno mai consumati o utilizzati
    orientare la spesa preferibilmente verso i prodotti scontati prossimi alla scadenza, ma perfettamente commerciabili;
  • non lasciare i prodotti deperibili a temperatura ambiente per più di 2 ore, soprattutto se la temperatura stessa è superiore a 32° C;
  • cogliere uno spazio nel frigorifero da destinare agli alimenti con più alto rischio di essere buttati;
  • acquistare periodicamente i prodotti a lunga scadenza e frequentemente quelli freschi;
  • acquistare prodotti non perfetti, non vuol dire prendere merce di seconda mano, , in quanto anche se presentano imperfezioni non sono né danneggiati né marci;
  • controllare quotidianamente (check day by day) gli alimenti, in modo tale da scegliere, giorno dopo giorno, quelli più prossimi alla data di scadenza (shelf life);
  • dosare la quantità di cibo ottimale prima di cucinarlo;
  • donare le scorte in sovrappiù (extra) ad una dispensa alimentare locale, oppure ad un centro di raccolta;
  • instaurare competizioni con amici e familiari per verificare chi riesce a resistere più a lungo senza produrre sprechi alimentari:
  • utilizzare la propria creatività per trasformare gli scarti alimentari in merende (snack) o spuntini gustosi e dall’agevole preparazione;
  • congelare i cibi che non è possibile cucinare e consumare a breve, tenendo presente i tempi di congelazione per le seguenti tipologie di alimenti: 6 mesi per carne di vitello e quella di agnello; da 6 ai 9 mesi per il pollo; dai 6 a 10 mesi per la selvaggina; e da 2 ai 3 mesi per la salsiccia; pesce fresco: magro (Palombo, Spigola, Sogliola, Rombo, Trota, Orata, Seppie, Calamari, Vongole e Aragosta), fino a 6 mesi, grasso(Sgombro, Aringa, Salmone, Anguilla, Capitone e sardine), non più di 3 mesi; verdure: fresche, già pulite, tagliate a pezzetti e che non contengono elevate quantità di acqua (insalata, ravanelli, cetrioli, ecc.), fino a 6 mesi, cotte fino a 3 mesi; formaggi a pasta filata (mozzarella, provolone, scamorza e caciocavallo) fino a 6 mesi, invece non sono adatti per la congelazione quelli freschi (ricotta e spalmabili); cibi cotti (lasagne, spezzatini, ragù, sugli, ecc,) fino a 3 mesi.
Suggerimenti ai quali fanno seguito quelli derivanti dall’esito di una indagine condotta dal Periodico bimestrale “Ecologica” (che raggiunge centinaia di persone online in tutto il mondo, per la diffusione di idee ed innovazioni utili alle imprese green e per la promozione di uno stile di vita sano ed ecosostenibile), su famiglie italiane, per la maggioranza delle quali, per ridurre lo spreco alimentare, occorre anche:
  • l’estensione dell’educazione alimentare in tutti gli ambiti sociali e non solo in quello scolastico;
  • il miglioramento delle indicazioni sulle etichette;
  • la commercializzazione di prodotti in confezioni di minore grandezza;
  • la produzione di confezioni (packaging) di nuova generazione, che permettano una migliore e più lunga conservazione degli alimenti;
  • e una indispensabile adozione di provvedimenti normativi inerenti allo spreco del cibo, che prevedano incentivi e sanzioni, oppure tassazioni sulla base di una sorta di “sprecometro”.
Comunque, a prescindere dalla coincidenza fra le varie entità e metodologie di stime, rimane il dato di fatto che lo spreco di alimenti per il consumo umano, che si calcola sia di 1,3 miliardi e di 8,65 milioni di tonnellate, rispettivamente a livello mondiale e in Italia, oltre ad essere la causa che determinare il già grave problema della sofferenza per fame nel mondo, comporta: - ingenti inutili investimenti economici, per il trasporto, il lavoro e l’energia impiegati; sempre più preziose dissipazioni di risorse naturali, come l’acqua e grandi estensioni di terreni coltivabili; e le conseguenze della produzione di ben 4,2 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di rifiuti alimentari (che, secondo le stime fornite dal Programma delle Nazione Unite per l’ambiente in un report del 2021, globalmente rappresentano l’8 -10% di immissioni di gas serra in atmosfera). Insieme di risorse, impegno economico e nocività ambientali spesi e generate per produrre materie prime per alimentari che verranno, in buona parte, abbandonati, scartati e buttati nella spazzatura.
Deprecabile realtà che contrasta con: - il risolutivo modello di produzione e consumo dell’Economia Circolare, basata sulla messa in pratica dei principi di riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti, che determinando l’allungando dei tempi della filiera occorrenti per la loro trasformazione, restituiscono un nuovo ciclo di vita;
- e la diffusa inadeguatezza quali-quantitativa delle abitudini alimentari che, oltre a produrre sprechi e rifiuti, causano i deleteri diffusi effetti del sovrappeso e dell’obesità (quando il soggetto supera di circa 20 Kg o del 30% il suo peso corporeo ideale): presupposto dell’insorgenza di importanti patologie cardiovascolari, dell’ipertensione e del diabete mellito o di tipo 2. Patologie che i Medici considerano essere responsabili, in un individuo adulto, della riduzione media di 8 anni dell’aspettativa di vita e di 19 anni di perdita della salute.
Effetti che, secondo i dati rilevati dall’ISTAT nel 2021, in Italia, la quota di sovrappeso: che l’Organizzazione Mondiale della Sanità –OMS considera quando un individuo adulto ha un Indice di Massa Corporea –IMC- maggiore/uguale a 25 ( IMC che si ottiene dividendo il peso, espresso in Kg , per l’altezza al quadrato, espressa in metri –m-. Così, nel caso di un peso corporeo di 75 Kg ed un’altezza di 1,80 m, si avrà un IMC = a Kg 75 / m 1,80 x m 1,80 (3,24)= 23,15 Kg/m2), risulta essere pari ..al 36, 1% (43,9 maschi e 28,8 femmine), e quella di obesi (chi ha un valore di IMC maggiore o uguale 30 kg/m2) dell’11,5% (12,3 maschi e 10,8 femmine). Percentuali, in costante crescita, che equivalgono a 25 milioni di persone obese o in sovrappeso, di cui oltre 23 milioni adulti e 2,2 milioni di bambini e adolescenti di età fra i 3 e i 17 anni. A completamento dei citati valori di IMC per adulti, si ritiene utile riportare anche quelli relativi ai bambini ed adolescenti:
 
ETA’ anni
Valori dell’IMC indicanti la condizione corporea di normopeso per
  Maschi      Femmine
3
14,4 - 17,0 14,1 - 16,9
4
14,4 - 16,7 13,9 - 16,8
5
13,9 - 16,7 13,8 - 17,0
6
14,0 - 16,8 13,8 - 17,0
10
14,9 - 18,6 14,8 - 19,1
11
15,3 - 19,3 15,3 - 20,0
12
15,7 - 20,1 15,9 - 20,9
13
16,3 - 20,9 16,5 - 21,9
15
17,6 - 22,8 17,7 - 23,7
16
18,2 - 23,7 18,1 - 24,2
17
18,7 - 24,4 18,3 - 24,7
18
19,2 - 25,0 18,5 - 24,9
 
affinché chiunque, per se e famigliari, possa verificare autonomamente l’adeguatezza o meno della condizione dell’IMC personale e, all’occorrenza e per tempo, provvedere ad osservare abitudini alimentari più salutari.
In definitiva, per far sì che il cibo possa essere a disposizione di tutti e la sua produzione divenga ecologica e sostenibile, occorre accantonare la propensione al consumismo: modello di comportamento delle società fondato sull’incremento illimitato dei consumi di beni secondari e superflui. La cui soddisfazione crea disuguaglianza sociale e minimizza Il sentimento di condivisione e solidarietà alimentati dal buon senso e senso di responsabilità. Principi la cui osservanza costituisce l’unica soluzione perseguibile per rendere meno utopico il conseguimento del comune benessere.
 
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"A te, Mamma": un concorso di poesia in occasione della Festa della Mamma

"A te, Mamma": un concorso di poesia in occasione della Festa della Mamma Copertina (134)
Eleonora Persichetti

 
 
La rivista specializzata sulle tematiche della disabilità, Ugualmente Abile News, è lieta di bandire, in occasione della Festa della Mamma, la prima edizione del concorso di poesia dal titolo: A te, Mamma.
Sarà una raccolta di poesie incentrate sulla figura della Mamma, sulla sua importanza e su quanto abbia inciso nel corso della vita di ognuno. Un tributo ad una figura davvero importante: donna, madre, pilastro della famiglia, sempre super impegnata e piena di cose da fare. Una donna forte, coraggiosa, tenace, amorevole al tempo stesso, esempio per figlie e figli. La Mamma che ci accudisce, che ci protegge, anche dal cielo, ed è sempre nel nostro cuore. Il tutto racchiuso in un ricordo, in un componimento che vede lei come musa ispiratrice, in una descrizione, in un Ti voglio bene detto in rima.
 
Genere: poesie e filastrocche;
Titolo: A te, Mamma;
Collana: Le Antologie di Apollo;
Giuria: la Redazione;
Tema: la figura della Mamma sotto forma di poesia;
Tempo di consegna dei lavori: 8 Maggio 2024;
Lunghezza delle poesie: massimo 30 versi totali;
Quota di adesione: gratis;
Premi: attestato, pubblicazione;
Partecipanti: autori e autrici italiani e stranieri di qualsiasi età, è richiesta la autorizzazione/liberatoria firmata con cui si autorizza alla pubblicazione dell’opera.
 
La liberatoria avrà la seguente veste:
“Io sottoscritto…….(nome e cognome)……….(nome e cognome)… nato a ………………. il…………………….autorizzo il web magazine Ugualmente Abile News alla pubblicazione dell’opera con il titolo .........,......................................................... Dichiaro di essere l’unico ed esclusivo proprietario della poesia summenzionata e di averne ogni totale, piena e libera disponibilità. Dichiaro inoltre che la poesia è originale. Riconosco il diritto da parte della redazione di Ugualmente Abile News ad intervenire sul testo per attività di editing e correzione di bozze e ad intraprendere ogni iniziativa pubblicitaria per far conoscere l'Opera, nelle forme e nei modi che essa riterrà opportuni. e accetto integralmente il presente regolamento.
Data e firma ................................................…
 
– Pubblicazione: sul sito e in homepage
Riconoscimenti: l’autore, la cui opera verrà selezionata, riceverà un attestato di merito per aver partecipato al concorso.
Sarà avvisato soltanto il vincitore via e-mail.
 
Modalità di partecipazione: per partecipare, gli autori dovranno inviare via mail la propria opera, in formato word (.doc) a redazione@ugualmenteabile.it (le mail inviate ad altri indirizzi di posta non verranno prese in considerazione), indicando nell’oggetto il nome del concorso, mentre, nel testo della email bisogna riportare il titolo dell’opera e i propri dati anagrafici compreso il numero telefonico.
 
Ogni autore potrà partecipare con una sola opera.
 
Chi vuole può pubblicare la propria poesia o filastrocca con uno pseudonimo, che indicherà nella email tra i dati anagrafici;
Partecipando al concorso, gli autori acconsentono a cedere al web magazine Ugualmente Abile News, a titolo gratuito, il diritto di pubblicazione, riproduzione, diffusione e distribuzione al pubblico, attraverso il sito, della propria opera. A Ugualmente Abile News è riservata la scelta della veste grafica della pubblicazione online. Concede, altresì, ove lo ritenesse necessario, il diritto di utilizzare estratti della poesia a fini pubblicitari e promozionali, in qualsiasi modo e forma.
 
Ogni autore dichiara che la propria poesia è un’opera originale di sua esclusiva paternità, che non viola alcuna norma di legge e/o diritti di terzi e in particolare, non ha né forme né contenuti denigratori, diffamatori o di violazione della privacy. In caso contrario, l’autore ne sarà l’unico responsabile.
 
Partecipando, gli autori accettano tutti gli articoli del presente Regolamento.
 
Per qualsiasi chiarimento e/o informazione in merito, potete scrivere a: redazione@ugualmenteabile.it

Esenzione ticket per gli Over 65

Esenzione ticket per gli Over 65  Copertina (483)
Domenico Brancato

 
 
Per le persone con più di 65 anni è prevista l’esenzione del pagamento del ticket per visite mediche ed esami di laboratorio
 
Coloro che hanno compiuto 65 anni e hanno un reddito familiare che non supera i 36.151,98 euro, Codice E01, in base all’art. 8 comma 16 della legge 537/1993 e successive modifiche e integrazioni, possono usufruire dell’esenzione del ticket sanitario dovuto per: visite mediche specialistiche, esami di laboratorio e prestazioni di diagnostica strumentale ambulatoriali (RX, TAC, Risonanza magnetica –RM-, Scintigrafia, Ecografia, Elettroencefalografia –ECG-,Colonscopia, Artroscopia, Audiometria, ecc.) garantite dal Servizio Sanitario Nazionale.
 
Di pari esenzione possono godere anche i titolari:
  • disoccupati, Codice E02, con un reddito familiare inferiore a euro 8.263,31 elevato a 11.362,05 euro, nel caso di coniuge a carico, più ulteriori 516,46 per ogni figlio a carico;
  • di pensione sociale o percettori di assegno sociale, Codice E03, e familiari a carico;
  • di pensione al minimo, Codice E04, (o persone a carico di altro soggetto titolare) con più di 60 anni e reddito familiare fino a 8263,31 euro, elevato a 11362,05 euro in presenza di coniuge e di un ulteriore 516,46 euro per ogni figlio a carico .
Il diritto viene riconosciuto se il medico di base, previa verifica della presenza dell’assistito nell’elenco degli esenti per reddito fornito dall’Agenzia delle Entrate, indica sulla ricetta il codice di appartenenza, fra quelli sopra specificati.
 
E’ sempre possibile, tuttavia, presentare alla propria ASL una richiesta di accesso al bonus, entro il 31 Marzo di ogni anno, qualora il Codice non dovesse risultare corretto, o l’esenzione dal pagamento delle spese sanitarie non venisse applicata, nonostante si disponga dei requisiti.
 
Invece, è sufficiente avere almeno 65 anni per ottenere, a prescindere delle condizioni di reddito, il diritto all’esenzione dal pagamento del ticket in caso di accesso al pronto soccorso con codice bianco.
 
I certificati di esenzione relativi ai Codici A01, A02, A03, A04 hanno validità fino al 31 Marzo di ogni anno, mentre l’Autocertificazione ha validità fino al 31 Marzo dell’anno successivo dalla data in cui è stata effettuata, tranne che per i maggiori di 65 anni, la cui validità, requisiti permanendo, è illimitata.
 
Ovviamente, sperando che una volta riconosciuta all’assistito la possibilità di fruire gratuitamente del Servizio preposto al mantenimento della salute, possano seguire, in occasione delle ricorrenti esigenze terapeutiche, adeguate e tempestive prestazioni da parte dell’Unità Sanitaria Locale.

Previsioni sull’aumento delle pensioni nel 2024

Previsioni sull’aumento delle pensioni nel 2024 Copertina (441)
Domenico Brancato

 
 
Il Ministero delle Finanze ha previsto che nel 2024 l’indice di perequazione automatica su cui calcolare la rivalutazione delle pensioni, molto probabilmente,  sarà del 5,4%, e che tale indice verrà applicato al 100 per cento per gli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo di euro 567,94.
 
Conseguentemente,  a partire da gennaio 2024, si presume che le fasce di pensione si rivaluteranno come di seguito indicato:
  • fino a 4 volte il minimo (euro 2.271,56), indicizzazione 100%,   pari a 5,4%;
  • da oltre 4 a 5 volte il minimo ( da euro  2.271,56 a 2.839,7), indicizzazione  85%, pari a 4,59%;
  • da oltre  5  a 6 volte il minimo (da euro 2.839,7 a 3.407,64), indicizzazione  53%, pari a 2,86%;
  • da oltre 6 a 8 volte il minimo (da euro 3.407,64 a 4.543,52), indicizzazione 47%, pari  a 2,54%;
  • da oltre 8 a 10 volte il minimo (euro 5.679,4), indicizzazione del 37%, pari a 2,00%;
  • oltre 10 volte il minimo (maggiore di euro 5.679,4), indicizzazione del 22%, pari a 1,19%.
Pertanto l’importo lordo massimo dell’aumento e delle rispettive fasce di pensione, dovrebbe trovare riscontro in:
  • euro 567,94 x 0,0540 = euro 30,67 + 567,94 0= euro 598,61;
  • da euro 2.271,56 fino euro 2.839,70 x 0,0459 = euro 130,34 + 2.839,70 = 2970,04;
  • da oltre 2.839,70 fino ad un massimo di  euro 3.407,64 x 0,0286 = euro 97,46+ 3.407,64 = 3505,10;
  • da oltre 3.407,64 fino ad un massimo di  euro 4.543,52 x 0,0254 = euro 115,41 + 4.543,52 = 4.658,93;
  • da oltre 4.543,52 fino ad un massimo di  euro 5.679,40  x 0,0200 = euro 113,58 + 5679,40 = 5.792,98;
  • da euro 5.680,00 x 0,0119 = euro  67,59 + 5680,00 = 5747,59.
Ovviamente,  per ottenere l’entità dell’incremento e del nuovo importo lordo  della propria pensione,  occorre moltiplicare l’attuale importo per la indicizzazione della fascia di appartenenza, come per gli  esempi  di seguito riportati:
  • 2.000 sarà  2000 x 0,0540 = 108,00 + 2.000 =  euro 2.108,00
  • 2.500 sarà  2.500 x 0,0459 = 114,75 + 2.500 = euro 2.615,00
  • 3.000 sarà 3.000 x 0,0286 = 85,80 + 3000 = euro 3.086,00;
  • 3.500 sarà 3.500 x 0,0254 = 88,90 + 3.500 = euro  3.589,00
  • 4.000 sarà 4.000 x 0,0 254 = 101,60 +4.000 = euro 4.102,00;  
  • 5.000 sarà 5.000 x 0,0200 = 100+ 5.000 = euro 5.100,00;
  • 6.000 sarà 6.000 x 0,0119 = euro 71,40 + 6.000 = euro 6.071,00 ;  e cos’ via.
Per quanto concerne poi  l’Assegno Sociale (Prestazione erogata a domanda, rivolta alle persone in condizione economiche disagiate e con redditi inferiori alle soglie previste annualmente dalla legge), il cui importo attuale è di euro 503,27 e che con la rivalutazione definitiva per il 2023 salirà a 507,02, nel 2024 dovrebbe arrivare a euro 534,40.
 
Incrementi, più o meno  dell’ordine di un centinaio di euro, finalizzati a compensare il minore valore di acquisto delle pensioni,  imputabile   all’inflazione. (dovuta essenzialmente alla crescita dei prezzi conseguente l’improvviso aumento  della domanda dopo due anni di lockdows,   alla crisi di approvvigionamento energetico e delle materie prime alimentari causati dalla guerra in Ucraina, nonché all’annessa deprecabile  speculazione .). Incrementi che però, in realtà, rimangono  molto al disotto del necessario,  per annullare  gli effetti inflazionistici. Il che si traduce in una sensibile perdita dello stesso valore di acquisto, specie delle pensioni medio-basse.
 
Pertanto c’è d’augurarsi che, come si deduce dall’andamento recentemente  rilevato dell’ISTAT, l’inflazione decresca rapidamente e che un effettivo, più equo,  aumento delle pensioni, in futuro,  possa essere determinato, principalmente, dall’aumento  dei punti di decontribuzione (riduzione dell’importo dei contributi previdenziali ed assistenziali).
 
Considerato che attualmente  l’ammontare  netto delle pensioni  risulta essere  decurtato di circa il  30%,  rispetto l’importo lordo.

Parco Ruggero Lupini, un'esagerata illuminazione, tanto inutile quanto dannosa

Parco Ruggero Lupini, un'esagerata illuminazione, tanto inutile quanto dannosa Copertina    (commenti:2) (966)
Domenico Brancato

 
In occasione delle tradizionali manifestazioni per la Festa Patronale di Santa Maria delle Mole 2023, l’illuminazione del Parco veniva integrata con una estesa splendente luminaria, tale da illuminare a giorno l’intera area (Foto n. 1).
Tipologia di integrazione che, come normalmente avviene, doveva essere rimossa a conclusione dell’evento.  
In quanto, la permanenza oltre a comportare un inutile spreco di energia, che specie  in un momento in cui si raccomanda  agli utenti di adottare comportamenti improntati al risparmio, come soluzione più certa ed immediata per abbassare gli esosi  importi delle bollette, costituisce  un controsenso ed una manifestazione di abbandono  in cui versa il Parco (che, data la limitata superficie, sarebbe meglio definire “Spazio verde di Quartiere”). Come testimonia il fin’oggi, ad oltre due mesi dall’installazione, non osservato, inutile e, per le possibili derivanti conseguenze di seguito descritte, non innocuo supplemento di illuminazione notturna.
Abbandono (contrariamente agli orientamenti del “Comitato per lo sviluppo del verde pubblico” istituito dalla legge del 14 gennaio 2013 n.10) percettibile anche:  
 
  • dalla protratta incuria (in particolare, mancate periodiche  irrigazioni, che in una estate  dal caldo torrido  sarebbero state necessarie per  assicurare la sopravvivenza  del prato e delle essenze erbacee ornamentali);
  • dall’omissione di pratiche manutentive (quali interventi per il mantenimento dell’efficienza dell’impianto di irrigazione automatico);
  • e dalla assoluta mancanza della funzione di  controllo di una fruizione trasgressiva (certamente agevolata dall’assenza di segnali dissuasivi), dell’osservanza  delle norme previste da qualsivoglia Regolamento gestionale, da parte di gran parte dei numerosi  abituali frequentatori.
 
Condizioni che purtroppo  annullano, in gran parte, la finalità  di una realtà creata con l’intento di:
  • costituire uno spazio ecologico volto  a mitigare gli effetti prodotti dalla esuberante edificazione urbana e un ambiente idoneo a rendere più vivibili alcuni momenti di quotidianità della comunità;
  • e promuovere la condizione morale dell’utenza, attraverso la socializzazione, l’inclusine, la distensione, i benefici derivanti dal contatto con la natura  e le attività ludico-cultural-ricreative.  
 
Finalità, delle quali nel Parco Lupini trova riscontro, quasi esclusivamente, l’esecuzione delle attività ludico-richeative esercitate da ragazzi  e ragazze in maniera  alquanto istintiva. Poiché caratterizzate dall’uso improprio della dotazione dell’area giochi per Bambini e soprattutto delle aree  destinate a prato,  per il  continuo calpestio, in bicicletta e a piedi, specie in occasione di frequenti concitate  partite di calcio. E contraddistinte da ininterrotti intensi  strepitii per tutti i pomeriggi  (a meno che le condizioni meteorologiche lo impediscano) fino a sera, ed a volte anche a notte inoltrata (dato che, da tempo,  l’ingresso al Parco  avviene senza limiti di orario).
Tutto ciò,  in barba a quanto stabilito dai Regolamenti di Polizia Urbana e  per la gestione dei Parchi e delle aree a verde pubblico.  Regolamenti che prevedono, in particolare, il divieto di:
  • accedervi con biciclette o veicoli in genere, ad eccezione di automobiline a pedale e tricicli per bambini;
  • calpestare, a chiunque,  le aiuole e danneggiare i tappeti erbosi;  
  • gioco del pallone  e simili, salvo che nelle aree all’uopo predisposte; usare le attrezzature per i giochi destinati ai bambini;
  • gettare  o abbandonare a terra e nelle fontane rifiuti di ogni genere;
  • e produrre rumori, schiamazzi, grida e comunque svolgere  attività che possano disturbare la quiete pubblica.
 
Divieto, quest’ultimo, che, data la particolare ubicazione del Parco distanziata, lungo tutto il perimetro, soltanto dall’ampiezza delle interposte strade  con le abitazioni, trova maggior motivo di osservanza,  in quanto l’area rientra in Classe acustica I.  Classe che prevede  un valore limite di emissione sonora diurna e notturna, rispettivamente di 45 e 35  Decibel (Unità di misura adoperata per  il rilevamento del livello dei suoni), corrispondenti al livello sonoro prodotto da una voce parlata o di una pacata conversazione domestica. Mentre la voce di una persona che ha  un tono  più alto e di un bambino che urla,  equivalgono già  al rumore ampiamente oltre i limiti consentiti di 70 e 80  Decibel (Db).
Complesso di condizioni dalle quali si può dedurre che  quella che doveva essere una preziosa oasi naturale e sede di evasione dal frastuono cittadino, attualmente risulta essere tutt’altro che espressione di amenità, luogo di quiete e fonte di benessere psico-fisico.
Per quanto concerne poi il menzionato assurdo eccesso di illuminazione, esso purtroppo costituisce un non trascurabile inquinamento luminoso, in netta  contraddizione con  l’intrapreso orientamento  da numerose Regioni italiane, rivolto ad adottare provvedimenti mirati a:
  • schermare gli apparecchi per illuminazione da esterni,  in modo da indirizzare il flusso luminoso totalmente a terra;
  • limitare l’illuminazione soltanto per il tempo necessario;
  • contenere al minimo indispensabile i livelli di intensità luminosa;
  • spegnere le luci quando non ci sono utilizzatori a trarre vantaggio.
 
Provvedimenti  sollecitati dalla consapevolezza  che tutte le specie viventi sono influenzate dall’alternanza del giorno e della notte. Tant’è   che l’assenza di notti buie e la presenza di una eccessiva illuminazione artificiale notturna possono sconvolgere in modo violento il ritmo sonno-veglia (ritmo circadiano) degli esseri interessati.
Sconvolgimento  sul  quale,   negli ultimi anni,  ricercatori di tutto il mondo hanno condotto studi relativi ai  danni prodotti sugli ecosistemi in cui vivono e si riproducono le varie forme di vita. Danni descritti in una pubblicazione del 2009 dal  giornalista e ricercatore Ron Chepesiuk, nella quale riporta l’esito di numerose autorevoli  indagini che mettono in guardia dall’uso eccessivo e inadeguato dell’illuminazione artificiale notturna.
Possibili conseguenze, delle quali si ritiene utile specificare quelle  più significative, inerenti:
  • l’uomo,  al quale possono causare  turbamento del ritmo sonno-veglia (dovuto ad una maggiore quantità di fotoni o particelle di luce che colpiscono la retina dell’occhio),  a sua volta causa di ulteriori disturbi , come depressione e stress psico-fisico. Inoltre l’illuminazione notturna con lampade alogene e a LED con emissione di luce fredda o bianca (come rilevato dall’epidemiologo Richard Stevens dell’Università del Connecticut) inibisce la produzione di melatonina naturale: ormone che ha dimostrato effetti oncostatici per alcuni tipi di cancro, nei confronti dei quali, la sua assenza o diminuzione nel sangue di notte,  può comportare un accelerazione dello sviluppo.
  •  gli insetti, perché,  essendo attratti dalla luce, vanno incontro alla morte,  in seguito all’impatto con le calde superfici delle lampade. Il che potrebbe sembrare un utile contributo per diminuire i fastidi che alcuni di essi arrecano all’uomo. Sennonché,  è  scientificamente provato che la loro minore presenza comporta un significativo  deficit nella catena alimentare (Insieme delle relazioni alimentari esistenti fra gli organismi  produttori e consumatori di un ecosistema) e nell’impollinazione di piante selvatiche e coltivate;
  • le Falene o farfalle notturne (Foto n.2), dato che subiscono un notevole effetto da parte delle luci artificiali, in quanto impostano la loro rotta migratoria basandosi sulla luna o su stelle particolarmente luminose. Per cui, singole sorgenti luminose o concentrazioni di luci artificiali di agglomerati urbani, competendo con quelle naturali, li attraggono disorientandole e provocando  la demolizione dello sciame migratorio. Nonché la decimazione dei componenti,  dovuta alla loro incompatibilità con gli ambienti in cui si vengono a trovare. E poiché le Falene compiono l’impollinazione notturna dei fiori (Foto n. 3) in maniera più rapida ed efficiente (impiegano meno tempo a raccogliere il polline e a spostarsi su un altro fiore, dove lo depositano)  di quella che le Api e Bombi svolgono in più tempo di giorno, riescono a fornire  lo stesso contributo   per la produzione dei frutti.
 
Pertanto meritano almeno pari protezione ed attenzione  degli insetti pronubi  diurni. Considerato poi che  il comunissimo Rovo (Robus fruticosus) rappresenta, sia per le Api che per le Falene, una pianta fondamentale per la loro sopravvivenza, sarebbe opportuno, ove possibile,  favorirne la diffusione e la crescita controllata (trattandosi di una pianta infestante ed invadente) per fermare il preoccupante crescente declino degli indispensabili impollinatori.
Ed ancora, un ulteriore motivo per il quale le Falene meritano di essere salvaguardate è che l’armatura delle loro ali è composta da tante piccole parti,  aventi diverse caratteristiche, che formano un materiale dalle straordinarie  proprietà elettromagnetiche non disponili in natura.  E che, come tale, costituisce il primo esempio di metamateriale (oltre il materiale) non di origine umana, che i ricercatori ipotizzano  potrebbe servire, in un futuro non lontano, come modello per sviluppare pannelli fonoassorbenti ultra sottili, da utilizzare nelle abitazioni;
  • gli  uccelli, per il motivo che le fonti luminose artificiali possono  nuocere particolarmente; -  nel corso del compimento delle loro migrazioni notturne stagionali basate sull’orientamento astronomico, a causa di pregiudizievoli cambiamenti di direzione  e destinazione; - per  l’abbagliamento che subiscono, dovute alla non abitudine dei loro occhi all’esposizione di luce intensa, che li porta a  scontrarsi con vari ostacoli; - o per  l’induzione  a   manifestazioni di comportamenti anomali, come ad esempio:  Cicogne che, interrompendo il loro viaggio migratorio, volano incessantemente a cerchio attorno ad un proiettore di discoteca fino allo sfinimento; un Gallo  che per effetto dell’illuminazione di un casello autostradale  canta tutta la notte, e così via;
  • i Pipistrelli (Unici mammiferi che pur mancano di penne sono capaci di volare, essendo dotati di ali costituite da una membrana di pelle – pantagio- che si estende tra quattro lunghissime dita che tengono l’arto in tensione (Foto n. 4). Sono eccezionalmente longevi,  visto che l’età massima accertata di individui inanellati è di 41 anni, ma  che normalmente raggiungono i 30 anni e    danno alla luce i piccoli come gli umani,  con l’unica differenza che il parto, in genere di un solo piccolo,  e l’allattamento,  dato che  non costruiscono alcun tipo di nido, avvengono  in volo.  Così, il neonato per evitare di precipitare al suolo,  nasce con i piedi in avanti, in maniera da potersi aggrappare subito alla madre), perché l’illuminazione(in genere dei lampioni dell’illuminazione stradale o altri fari dall’intensa luce), delle  fessure di uscita dei loro rifugi (Sotto tegole, dietro grondaie e cornicioni) comporta la loro fuoriuscita in ritardo per la ricerca di cibo, riducendo il tempo per una caccia adeguata a soddisfare le esigenze alimentari (che si aggirano  intorno ad 1/3 del loro peso corporeo che,  per le specie che vivono in Italia, non supera i 35 g). Il che è causa di deperimento e, a lungo andare, della morte precoce. Inconveniente che  può  determinare l’abbandono degli ambienti divenuti loro ostili (come accaduto nelle aree urbane del nostro territorio, dove da tempo non si ha più modo di vedere, all’imbrunire, sfrecciare zigzagando molti di questi preziosi volatili). E poiché nel nostro ambiente vivono specie che si nutrono  d’insetti (considerato che in una notte ne possano catturare  fino a 1500), ivi comprese la Zanzare, il loro allontanamento, influisce negativamente nel mantenere il  controllo della loro  popolazione  e sulla conseguente salute dell’ambiente;
  • la vegetazione,  in considerazione  che la vicinanza di luci artificiali provoca stress alle foglie che, secondo diversi ricercatori, altera il normale processo fotosintetico, e quindi anche la riduzione della produzione del vitale ossigeno.  Oltre a falsare la durata del giorno e della notte, che in  molte specie, influenza: l’inizio e la fine dei periodi di fogliazione (apertura della gemme ed espansione delle foglie); il tasso di crescita; la forma della chioma e delle foglie; la formazione di organi di riserva;  la caduta delle foglie in autunno; e la resistenza al gelo. Inoltre, la luce artificiale nuoce a diversi batteri e insetti che vivono in simbiosi mutualistica con le piante.
 
In definitiva, da quanto sopra esposto, si deduce che l’illuminazione artificiale notturna, oltre ad impedire di osservare ed esplorare le meraviglie del cielo stellato,  produce, soprattutto, nelle aree fortemente urbanizzate, non trascurabili  conseguenze che stanno  richiamando l’attenzione degli studiosi per approfondire la conoscenza dell’entità degli effetti. Tanto che in Italia è stata istituita la “Giornata nazionale contro l’inquinamento luminoso” (altrimenti definito come “qualunque alterazione di luce naturale presente di notte nell’ambiente esterno di cui l’uomo è responsabile”) che ricade il 17 di ottobre.
Ed essendo ormai un conclamato problema per l’intera biodiversità  (Varietà di organismi viventi nelle loro diverse forme e nei rispettivi ecosistemi), senza ovviamente  escludere l’importanza dell’utilità dell’illuminazione ai fini della sicurezza personale e della circolazione stradale (anche se,  un esperimento condotto in Francia, consistente nello spegnimento dell’illuminazione  dell’autostrada, ha consentito,  negli ultimi tre anni,  di ottenere una diminuzione del 30%  del numero e della gravità degli incidenti. Diminuzione attribuita al fatto che l’illuminazione aumentando la sensazione di sicurezza spinge i conducenti  ad aumentare la velocità: causa principale degli incidenti), per evitare di peggiorare la  già compromessa situazione, servirebbe  un concreto impegno da parte  degli Amministratori locali e dei titolari delle utenze private affinché, in occasione  dell’installazione di  nuovi impianti o dell’ammodernamento di quelli esistenti, non trascurino di verificare l’effettiva necessità e di  optare per le  tipologie ed intensità luminose, il più possibile, compatibili con il rispetto dell’ambiente naturale. Anche perché un’impostazione operativa in tal senso consentirebbe di realizzare molteplici non futili vantaggi, fra i quali  una non trascurabile riduzione di impegno di spesa.
 

Tempo di raccolta delle olive, come produrre un olio di qualitā

Tempo di raccolta delle olive, come produrre un olio di qualitā Copertina (559)
Domenico Brancato

 
Da giugno 2020 l’Unione Europea ha vietato la lotta contro la mosca delle olive (Bactrocera oleae) con l’utilizzo del Rogor, antiparassitario a base di Dimetoato: insetticida sintetico fosforganico ad elevata attività citotropica (in grado di penetrare nei tessuti vegetali) larvicida.
 
Ciò è avvenuto in quanto l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare – Efsa – non ha potuto escludere l’esistenza di rischio per il consumatore, dovuto all’esposizione a residui di Dimetoato e a Ometoato, considerati rispettivamente un potenziale genotossico (con capacità di danneggiare l’informazione genetica all’interno di una cellula, inducendo modificazioni del DNA di un organismo vivente) ed un agente mutageno (in grado di provocare alterazioni genetiche e/o neoplasie nei soggetti esposti).
 
Pertanto gli olivicoltori per affrontare il temibile nemico (che in condizioni ambientali favorevoli di riproduzione può raggiungere 6-7 generazioni, equivalenti ad un arco temporale tale da coprire l’intero ciclo di sviluppo delle olive, con conseguente possibile produzione di gravi danni quantitativi e qualitativi per la produzione), devono ricorrere a forme di lotta alternativa che consentano di modificare la strategia di difesa curativa o larvicida garantita dall’impiego del Rogor (che prevedeva interventi successivi all’ovideposizione, mirati ad uccidere le larve all’interno delle drupe), con interventi di tipo preventivo e/o adulticida, finalizzati ad impedire la deposizione dell’uovo nelle olive e ad eliminare gli esemplari adulti.
 
Interventi , la cui tempestività di esecuzione richiede la conoscenza dell’andamento dello sviluppo del ciclo biologico della mosca che trova riscontro, nella comparsa normalmente a giugno, delle mosche nell’oliveto, a cui segue, dopo circa una settimana, la fecondazione delle femmine che, a seconda dell’andamento meteorologico (pioggia, umidità e temperatura) e della varietà delle olive, a fine giugno- metà luglio ( in coincidenza dell’indurimento del nocciolo, che avviene quando le drupe raggiungono la grandezza di un cece), iniziano l’ovideposizione, attraverso l’inserimento dell’oviscapo nella drupa, percettibile dalla provocata ferita a forma di V rovesciata della profondità di ca. 0,5 mm.
 
Ciascuna femmina, che si differenzia dal maschio (vedi foto n. 1) per la maggiore grandezza e la presenza di un astuccio che contiene l’ovipositore posto a termine dell’addome, complessivamente depone 200-300 uova (delle dimensioni di ca. 0,7 x 0,2 mm, di colore bianco latteo – foto ingrandita n. 2- poco visibile al occhio nudo), ripartiti in numero di 4-5 al giorno in piena estate e 10-20 in autunno ed, in genere, in numero di 1 per ogni oliva che però, in annate di forte infestazione, possono diventare 6-7. Il periodo di incubazione dura dai 2 ai 3 giorni, ma in autunno può protrarsi fino a 10 giorni. Mentre la durata dello sviluppo della larva, con temperature di d 24-25 °C, dura 2 settimane e oltre 3 mesi con temperature di 12 ° C.
 
Complessivamente, dalla deposizione dell’uovo al raggiungimento dello stadio di adulto, con temperature medie di 24 °C, intercorrono mediamente da 21 a 25 giorni. Per cui nel corso di una annata, con temperature miti, la mosca può compiere fino a 6 -7 generazioni.
 
Nell’ultima generazione dell’annata, se le olive sono ancora verdi, la larva (Foto n. 3) si impupa (Foto n. 4) all’interno, mentre se sono mature, o quasi, fuoriesce dall’oliva caduta e penetra nel terreno alla profondità di 5 – 6 cm, dove si impupa per trascorrere l’inverno.
 
Intanto, per evitare trattamenti superflui o intempestivi inerenti alla nuova strategia di lotta, è buona norma, a partire da metà Giugno, procedere al rilevamento della presenza e quantità di mosche nell’oliveto, tramite l’installazione di:
- trappole di monitoraggio entomologiche (in grado di attrarre e catturare insetti adulti) di tipo cromatico o cromotropico (che sfruttano il colore per attirare gli insetti e un collante per catturarli), consistenti, in fogli plastificati di colore giallo (Foto n. 5) sui quali viene applicato uno speciale collante privo di effetti tossici, resistente agli agenti atmosferici, che non si discioglie con il sole e non scola sulla vegetazione.
 
Le quali non sono selettive (in quanto attraggono maschi e femmine di mosca ed altri insetti) e soprattutto sono innocue per le Api, che vengono attratte soltanto dal polline e dal nettare e non dal colore.
 
Rappresentano quindi un valido supporto per l’individuazione di quali e quanti insetti sono presenti nell’uliveto e del loro stadio di sviluppo. A condizione che vengano applicate a ca. 2 – 2,5 m di altezza all’esterno della chioma, in numero 7 ca. per ogni 1.000 mq di superficie (equivalenti ad 1 trappola ogni 3 piante) su file alterne e che il controllo della conta delle mosche catturate venga effettuato ogni 3-5 giorni. In modo da rilevare tempestivamente il raggiungimento della cattura di 10 esemplari: limite consigliato per intervenire con dei trattamenti in grado di controllarne la diffusione. Per mantenere inalterata l’efficienza occorre sostituirle ogni mese circa e comunque quando tutta la superficie collosa è ricoperta da insetti.
 
In alternativa ella trappola cromotropica descritta è possibile adottare delle soluzioni fai da te, da realizzare utilizzando una bottiglia di plastica da 1,5 – 2 litri (non di colore blu), sulla quale praticare 4-5 fori di diametro inferiore ad 1 cm in prossimità del collo, ed applicare il tappo in precedenza rimosso, dopo aver inserito alcune delle sostanze di seguito indicati:
  • 50 grammi di lievito di birra e 50 millilitri di ammoniaca per uso domestico, non profumata;
  • 0,5 litri di acqua, ¼ di litro di aceto di vino rosso, 2 cucchiai di zucchero;
  • 0, 750 litri di acqua, 2 cucchiai di lievito di birra e un cucchiaino di solfato di ammonio (adoperato in agricoltura come fertilizzante per abbassare il Ph dei terreni alcalini e fornire azoto alle piante);
Sostanze che a differenza delle trappole cromatiche, esercitano la funzione attrattiva attraverso l’emissione di odori che producono un forte richiamo sugli adulti di maschi e femmine delle mosca.
 
Tali confezioni, per evitare il sole diretto, vanno appese all’interno della chioma, in numero di una ogni tre piante, lungo tutta la periferia degli appezzamenti, per attrarre le mosche verso l’esterno degli stessi.
 
Una volta messo in atto il metodo di cattura della mosca più rispondente ai materiali di cui si dispone, ai fini di determinare la necessità o meno di effettuare degli interventi, occorre procedere con l’operazione di campionamento per valutare l’effettivo livello di infestazione, deducibile dalla presenza nell’oliveto di uova, larve e pupe. In quanto è possibile che le trappole catturino molti adulti, ma condizioni climatiche avverse non favoriscano l’ovodeposizione e/o lo sviluppo delle uova.
 
Campionamento che consiste nel prelevare settimanalmente, raccogliendole a caso, 100 olive per ettaro, 2 per pianta, in diversi punti delle chiome, di almeno 50 piante. Oppure prelevare 10 drupe sul 10% delle piante dell’oliveto. Per poi procedere all’esame del campione attraverso la dissezione delle olive e l’accertamento, possibilmente con l’ausilio di una lente di ingrandimento (del diametro da 10 a 30 mm, per ottenere un ingrandimento da 20 a 10 volte il particolare da osservare), della presenza degli stadi larvali.
 
Ma, considerando che la mosca è particolarmente sensibile alle variazioni di temperatura, anche l’osservazione dei parametri meteorologici rappresenta un fattore fondamentale su cui basare la previsione della dinamica della sua diffusione. Diffusione che diversi entomologi (studiosi della vita degli insetti) concordano essere subordinata agli effetti delle seguenti condizioni:
  • Le temperature miti dei mesi autunno-invernali consentono la sopravvivenza di un maggior numero di forme svernanti e determinano un anticipo dello sviluppo sia vegetativo che delle drupe, rendendole in anticipo di almeno 15 giorni ricettive al primo attacco del parassita;
  • Le temperature comprese fra 7/ 8 °C e 31,5/32,5 °C , favoriscono lo sviluppo ottimale dei diversi stadi di sviluppo: embrionale, larvale e delle pupe;
  • Con temperature di 23/26 °C e 16/17°C la fecondità risulta rispettivamente elevata e minima;
  • Le temperature superiori a 42/43 °C ed inferiori a -9°C risultano letali;
  • In presenza di temperature comprese fra 35/43°C, la disponibilità di acqua nell’ambiente aumenta la possibilità di sopravvivenza di qualche giorno degli adulti;
  • Valori di umidità molto bassi del 20-22%, in concomitanza a temperature estive elevate di 38 °C (vedi corrente annata) provocano, per gli stadi di pupe ed adulti, impennate di mortalità che raggiungono il 90% ed oltre per gli stadi ovo-larvali.
Se poi, dall’esame del monitoraggio risulta la presenza di uova e larve di prima generazione su 2-3 olive e la cattura di 4-5 femmine per trappola cromotropica gialla per settimana, e l’andamento delle condizioni meteorologiche non lasciano ben sperare sulla possibilità di neutralizzazione naturale della infestazione, occorre ricorrere all’adozione dei metodi di lotta che possono essere di tipo:
a) massale adulticida:
- non selettivi, come:
  • Trappola Tap Trap (Foto n. 6) dalla forma a campana (studiata per evitare diluizioni dell’esca dovute alla pioggia, ridurre l’evaporazione causate da eccessivo caldo e rendere più efficace l’esca per effetto del ristagno dell’odore) dall’intenso colore giallo per esercitare, unitamente all’odore emanato da un’esca, da preparare in autonomia, una forte attrattiva.
Preparazione che consiste nel: - prendere una bottiglia di plastica da 1,5 litri senza il tappo originale; - inserirvi mezzo litro di acqua e un’esca proteica (molto appetibile in quanto nutriente indispensabile per la produzione delle uova) costituita da una sarda o acciuga (o scarti di pesce crudo), o da 150 grammi di fagioli; - agganciare il Tap Trap al collo della bottiglia ed appenderla, a partire dall’inizio del mese di Maggio, in numero di una per ogni pianta, lungo il perimetro dell’uliveto e una ogni due piante all’interno, , ad altezza uomo, in posizione Sud e bene esposta al sole, per accelerare la fermentazione dell’esca e incrementare l’odore per consentirne l’attivazione.
 
Per poi, a distanza di 15-20 giorni, compensare il liquido evaporato con aggiunta di ammoniaca, (uso pulizie, non profumata) senza superare il volume iniziale, e non togliere le mosche catturate che macerando rilasciano una sostante ulteriormente attrattive(putrescina);
  • Tracer Fly , metodo meno dispendioso ed impegnativo, avente per ingrediente sempre un’esca alimentare attrattiva per il controllo dei ditteri tefritidi (mosche della frutta), formata da una miscela di acqua con bassissime dosi di Spinosad (insetticida) che, in questo caso però viene spruzzata solo sulla parte medio-alta della chioma esposta a mezzogiorno del 50% degli alberi.
Preparato che è reperibile in commercio con varie denominazioni, fra le quali:
  • Spintor Fly: esca proteica per Ditteri (mosche) addizionata da un insetticida a base di Spinosad, in commercio denominato Qalcova active (sostanza ottenuta dalla fermentazione attivata da un batterio del suolo –Saccharopolyspora- , che agisce per ingestione e contatto su molti insetti, ivi compresa la mosca). Si applica con volumi molto ridotti alla dose di 1-1,2 l/Ha, diluito in 4 l di acqua da distribuire con ugelli regolabili (a cono con orifizi D2-D5, senza piastrina vorticatrice interna), in grado di produrre un getto unico da indirizzare su un’ampiezza di circa 30 – 40 cm della superficie della chioma con minore presenza di drupe, sul 50% di piante (una fila si e una no), alternando le file ad ogni trattamento, per evitare di interessare le zone in precedenza trattate.
Le applicazioni vanno eseguite, a seconda della maggiore o minore presenza della mosca, ad intervalli di 7 – 10 giorni e in numero non superiore a 8 in un anno, e comunque vanno ripetute in caso di dilavamento dell’esca dalla pioggia.
Si consiglia di evitare di miscelare il prodotto con altri preparati e, dopo la diluizione in acqua, di distribuirlo entro 12 ore in assenza di vento, di non tenerlo in contenitori sigillati e di sospendere i trattamenti 7 giorni prima della raccolta. I contenitori una volta completamente svuotati non devono essere dispersi nell’ambiente, né possono essere riutilizzati;
  • Syneis Fly: come il precedente è un insetticida liquido specificatamente formulato con un esca proteica attrattiva nei confronti dei Ditteri tefritidi (mosche della frutta), che data la concentrazione estremamente ridotta di principio attivo (0,24 g/l) è consentito l’impiego anche in Agricoltura biologica (Reg. 834/07/CE). Per cui valgono le modalità d’impiego descritte per lo Spintor Fly.
- Selettiva, che si avvale anch’essa di trappole:
  • con esche alimentari più feromone di tipo sintetico che imita una particolare sostanza chimica odorosa emessa dalla femmina della mosca, per attrarre ed eliminare i maschi, ed impedire così che le uova vengano fecondate e diano origine alla formazione delle larve;
  • specifiche a feromoni, estremamente efficaci per il monitoraggio. Costituite da un tettuccio (Foto n.7) a doppia falda, rivestita di colla nella parte interna, e da un erogatore del feromone (da sostituire ogni 4-5 settimane), posizionato a distanza dal tettuccio per incrementare la capacità di attrazione e cattura. Da installare, a fine giugno, in posizione degli apici vegetativi, in numero di 2-3 per ettaro di oliveto e, in caso di appezzamenti di maggiori dimensioni, in numero di 3 per il primo ettaro e di una per ogni ettaro ulteriore.
  • Eco-Trap, basate sull’utilizzo del metodo “Attract and Kill” (attrai e uccidi). Costituite da un sacchetto contenente una capsula con feromone ed un attrattivo alimentare, rivestito da una speciale carta trattata con un insetticida (con minime dosi di principio attivo, tanto da risultare compatibile per l’uso in Agricoltura biologica), che una volta venuto a contatto con la mosca ne provoca la morte immediata. Vanno applicate, a partire dal 15 giugno- primi di luglio, in tempo utile rispetto all’inizio dello sfarfallamento dei primi adulti, e lasciate in campo, per la cattura degli ultimi esemplari in circolazione, fino dopo la raccolta, in numero di una ogni due piante di media grandezza, con densità di 200- 400 piante ad ettaro; e di una per ogni albero, quando sono più alti di 5 metri e in numero di 100 – 150 ad ettaro. Mentre per densità di 600 – 800 piante è sufficiente una trappola ogni 3 – 4 piante. E comunque mai meno di un numero di 100 trappole ad ettaro;
  • Decis Trap Olivo (Metodo Attract & Kill), composte da un contenitore diviso in due parti (Foto n°8): quella inferiore, di colore arancione e quella superiore trasparente contenente un attrattivo specifico alimentare e feromonico per attrarre le mosche che, entrando a contatto con la parete superiore ricoperta di Deltametrina (Insetticida, acaricida della categoria piretroidi), muore e cade sul fondo. La durata dell’efficienza del dispositivo, ammesso in agricoltura biologica, essendo di 180 giorni, consente di coprire l’intera stagione produttiva senza la necessità di rinnovo. A seconda dell’intensità dell’infestazione rilevata, si consiglia, l’impiego di 1 a 3 e da 5 a 100 trappole ad ettaro, rispettivamente per il monitoraggio o per la cattura massale. Da appendere alle piante nel mese di Giugno (prima dell’indurimento del nocciolo), ad una altezza di 1,50 – 1,80 metri da terra, sul lato dalla chioma esposto a Sud – Sud-Ovest. Disponendole in maniera che la posizione della prima e della seconda fila siano allineate con quelle delle successive file dispari e pari e con una densità maggiore sui bordi dell’appezzamento, soprattutto se confinante con oliveti abbandonati;
b) preventiva, a base di deterrenti finalizzati a dissuadere la mosca a deporre le uova, come:
  • il Caolino (nome commerciale Okycao Caolino per agricoltura): polvere di roccia finissima di origine totalmente naturale, costituita prevalentemente da un minerale silicatico delle argille (Caolinite), non è tossico , né per l’uomo né per l’ambiente, non ha tempi di carenza (Intervallo di tempo da rispettare obbligatoriamente, che intercorre tra l’ultimo trattamento effettuato e la raccolta della produzione) ed è consentito in agricoltura biologica (con granuli delle dimensioni di 2 millesimi di millimetro). Disciolto in acqua nella quantità di 2,5-5,00 Kg/hl (solitamente si consiglia una dose maggiore al primo intervento e una graduale riduzione nei trattamenti successivi) forma una sospensione che nebulizzata sulle piante, prima dell’inizio della deposizione delle uova (Giugno, Luglio) le ricopre di una sottile e omogenea barriere di colore lattiginoso, in grado di determinare un mascheramento della vegetazione e delle drupe ed un ambiente non idoneo all’ovideposizione e all’invasione della Tignola e della Cocciniglie.
Oltre a: - ridurre sensibilmente l’umidità superficiale delle foglie che favorisce lo sviluppo delle spore delle gravi malattie fungine ( Ticchiolatura e Cicloconio o Occhio di Pavone) ; riflettere i raggi solari, evitando danni da scottatura o stress da eccessivo irraggiamento nei mesi più cadi dell’estate; ridurre la perdita di acqua per traspirazione fogliare, favorendone l’accumulo e la riduzione di sofferenza nei periodi di siccità; svolgere un’azione cicatrizzante su eventuali ferite causate dai parassiti; aumentare le capacità foto sintetiche, grazie alla riduzione delle temperature; inibire la proliferazione del batterio simbionte che vive nella mosca (Candidatus erwinia dacicola) e che viene trasferito all’uovo, ostacolando così lo sviluppo della larva; oltre ad influire, secondo uno studio greco condotto nel 2015, alla produzione di un olio con minore acidità libera.
 
Trattandosi di un prodotto ad azione preventiva, va utilizzato in primavera ed estate, per contrastare l’attività degli insetti e da febbraio a novembre per ridurre, come già precisato, l’umidità ed impedire lo sviluppo delle malattie fungine. I trattamenti, indicativamente, vanno ripetuti con una cadenza 10 giorni durante i mesi caldi e ogni 30 giorni d’inverno e ogni qualvolta le foglie tornano verdi dopo il dilavamento prodotto delle piogge.
 
Pertanto, al fine di rendere più difficile il dilavamento e potenziare le difese naturali della pianta nei confronti di agenti patogeni, risulta efficace la combinazione con il Sapone molle di potassio, alla dose di 200-500 g/hl da disciogliere in acqua calda.
 
Per contro è sconsigliata la miscela con prodotti a base di rame e con acqua molto dure (con eccessivo contenuto di Calcio e Magnesio), per evitare possibili effetti fitotossici, come la filloptosi (caduta delle foglie);
  • Zeolite Cubana (nome commerciale Okvzeol-Zeolite attivata) che può essere impiegata come ammendante -Zeofert- (sostanza naturale che mescolata al terreno ne stimola l’attività batterica, aumenta la fertilità e la capacità di trattenere acqua), o come corroborante – Zeo Dry- (prodotto di origine naturale potenziatore delle difese delle piante), che presenta caratteristiche simili a quelle del Caolino, ma mentre quest’ultimo maschera la pianta e nasconde l’odore degli insetti, la Zeolite fa da repellente poiché determina un habitat ostile agli insetti che ne viene a contatto, grazie all’effetto letale della struttura lamellare delle sue particelle.
L’applicazione, alla dose di 300-400 g/hl, che si esegue a partire dalla ripresa vegetativa, ad intervalli di 10-15 giorni a seconda dell’azione dilavate delle piogge, richiede un’accurata miscelazione con l’acqua fino ad ottenere una completa dispersione.
 
In caso di consistenti infestazioni, per rafforzare il potere repellente e dissuasivo nei confronti della mosca, è possibile effettuare un trattamento abbinato a prodotti coadiuvanti, quali Poltiglia Bordolese o altri prodotti a base di rame.
 
I quali pur non esercitando un’azione diretta verso gli adulti e le larve, sviluppa una azione deterrente nei confronti delle femmine per l’ovodeposizione ed una attività di abbattimento del batterio - Candidatus erwinia dacicola- (presente sella vegetazione e sui rami degli ulivi), in simbiosi con la mosca che, a sua volta, per alimentare la larvetta, lo pone nelle vicinanze dell’uovo compromettendone lo sviluppo.
 
Anche se è bene precisare che trattasi di prodotti che: agiscono per contatto ed sono soggetti anch’essi al dilavamento in caso di pioggia; la loro efficacia diminuisce nei mesi con alti livelli di umidità; vanno impiegati nelle primissime fasi dell’infezione; e la quantità da distribuire non può superare i 28 Kg per ettaro in 4 anni.
 
Altro formulato rispondente allo scopo è il Rame Active: fertilizzante a base di solfato di rame che contiene sostanze estratte dai vegetali (Lignosolfonati) che facilitano l’assorbimento dl rame nella pianta.
 
Il prodotto, ammesso anche in agricoltura biologica, pur essendo stato studiato per la risoluzione di carenze nutritive inerenti il rame, esplica una funzione protettiva dai funghi patogeni e dalla mosca olearia, mediante trattamenti da effettuarsi nelle ore fresche della giornata, alle dosi di 100-200 grammi in 100 litri di acqua.
 
Sia il Colino che la Zeolite sono classificati come Corroboranti è non necessitano di Patentino per essere acquistati.
 
Come già precisato dal 2021 gli olivicoltori, non avendo potuto utilizzare più l’efficacissimo unico prodotto curativo in grado di devitalizzare adulti e larve della mosca, hanno dovuto improntare una nuova strategia di difesa con distinti effetti adulticida/preventivi e larvicida/curativi.
 
La Bayer (Gruppo chimico-farmaceutico dei più importante a livello mondiale, con competenze nei settori della salute, dell’agricoltura e dei materiali innovativi), per sopperire alle citate difficoltà, cercare di ha realizzato e lanciato il descritto dispositivo Decis Trap Olivo (per la difesa adulticida/preventiva) e soprattutto il Sivanto Prime (per la difesa larvicida-curativa).
 
Insetticida innovativo a base di Flupyradifurone, adatto alla difesa integrata (Che la Direttiva CE N.128/2009 definisce: misure appropriate, volte a mantenere l’uso dei prodotti fitosanitari e altre forme di intervento a livelli tali, in termini economici ed ecologici, da minimizzare i rischi per la salute umana e dell’ambiente) che si distingue per: - la durata e rapidità di azione tre volte superiore rispetto agli standard di riferimento; agire per contatto e ingestione sia su forme adulte che larvali; essere assorbito e traslocato su tutta la vegetazione per via sistemica (che viene distribuito ai vari tessuti dell’organismo); la riduzione del rischio di trasmissione delle virosi; il controllo degli insetti con resistenza manifesta ad altri agrofarmici; l’innocuità nei confronti delle Api, Bombi e altri insetti utili.
 
Si applica alla dose di 0,75 l/Ha in un solo trattamento l’anno. Inoltre, da quest’anno, il prodotto è stato autorizzato per trattamenti contro la cocciniglia dell’Olivo (Saissetia oleae) e la mosca sputacchina (Philaenus spumarius) propagatrice della trasmissione della Xylella fastidiosa (Responsabile della strage degli ulivi in Puglia). Ed in virtù della particolare modalità d’azione Fast Feedind Cessatio (Cessazione Rapida dell’Alimentazione), agisce in pochi minuti neutralizzando gli insetti prima che possano trasmettere virus e batteri.
 
A completamento dell’azione contro i parassiti più presenti e nocivi nell’oliveto, oltre la mosca, quali: Occhio di pavone, Rogna e Lebbra, la Bayer ha inoltre messo a disposizione degli olivicoltori un prodotto innovativo di origine naturale denominato Serenade Aso: fungicida-battricida a base del batterio Bacillus subtilis, le cui spore nel competere con funghi e batteri per lo spazio vitale ne impediscono lo sviluppo, oltre a potenziare le difese della pianta verso gli attacchi esterni.
 
Comunque, fermo restando la validità di tutti metodi di lotta descritti, per cercare di ridurre gli interventi di contenimento per il controllo della mosca, assume fondamentale importanza la preventiva applicazione delle tecniche agronomiche, quali:
  • Minimizzare la presenza nell’oliveto di piante delle varietà più suscettibili alla mosca (utili, in numero limitato, come soggetti spia per un più efficace monitoraggio), attraverso innesti con varietà meno vulnerabili. Suscettibilità che uno studio condotto dall’Università di Palermo a Castelvetrano (Trapani) ha accertato essere più consistenze sulle piante che mantengono più a lungo la colorazione verde e la durezza della polpa delle olive;
  • la raccolta totale delle olive (e non soltanto sulle parti di piante con maggiore produzione o più agevolmente raggiungibili) per evitare, da parte di pupe svernanti, l’inoculo sulle olive abbandonate e il conseguente incremento di infestazione primaverile;
  • la rimozione delle piante in oliveti incolti ed abbandonati: fonte di incontrastata propagazione della mosca;
  • l’inerbimento, anche parziale, del terreno con specie erbacee, al fine di fornire l’habitat adatto ai numerosi insetti parassitoidi antagonisti della mosca delle olive, appartenenti all’ordine degli Imenotteri (Api, Vespe, Calabroni e Formiche): Opius concolor, Pnigalio mediterraneus, Eupelmus urozonus, Euritoma martelli e Cyrtoptyx latipes (piccole Vespe) e dei Ditteri (Mosche e zanzare): Lasioptera brlesiana . Quest’ultimo in particolare è un moscerino predatore delle uova della mosca, che contribuisce in maniera non trascurabile al contenimento delle prime infestazioni estive negli areali centromeridionali;
  • la concimazione equilibrata, rispetto agli effettivi fabbisogni della pianta, in relazione alla quantità di elementi nutritivi presenti nel terreno (tramite analisi del terreno) ed di quelli asportati nel corso del ciclo vegeto-produttivo stagionale. Che,indicativamente consiste nella somministrazione, ad inizio inverno o primavera, di Kg 2-5 (a seconda delle dimensioni della pianta) di un fertilizzante complesso con rapporto 2 1 1, fra i macroelementi:
Azoto –N-: per favorire la crescita vegetativa della pianta, stimolare l’allegagione e lo sviluppo dei frutti, anche se è bene non esagerare nella quantità, per evitare un incremento della vegetazione che costituisce un attrattivo per la mosca;
Fosforo –P-: per promuovere i processi vitali della pianta legati alla sua produttività (fioritura, allegazione e maturazione);
Potassio-K-: fondamentale per l’accumulo di olio nell’oliva, considerato che più del 50% del fabbisogno della pianta è destinato alle drupe, in coincidenza del loro accrescimento;
e comprendente microelementi quali, in particolare:
Boro –Bo, che esercita un ruolo fondamentale nella fase di fioritura, nei confronti della germinabilità del polline e dell’allegagione. La sua carenza si manifesta con decolorazione fogliare, malformazioni e caduta di fiori e foglie;
Magnesio -Mg-, che è l’elemento chiave della fotosintesi: processo attraverso il quale la pianta produce carboidrati sfruttando la luce del sole. Il suo deficit contribuisce a produrre ingiallimento fogliare;
e Ferro –Fe-: che prende parte al processo della Fotosintesi clorofilliana, la cui carenza provoca oltre notevoli ingiallimenti fogliari una stentata crescita della pianta.
  • Potatura: che, in zone dove non c’è percolo di gelate, si effettua, subito dopo la raccolta delle olive ed altrove in primavera, con cadenza annuale o biennale, allo scopo di: eliminare i debilitanti polloni (che si generano direttamente dalle radici o dal tronco e che crescono in verticale competendo con il fusto principale della pianta) e i succhioni (germogli vigorosi a sviluppo verticale che nascono da gemme dormienti del fusto e delle branche, in seguito ad una potatura molto energica), nonché i rami vecchi, spezzati e malati; formare un tronco ed una robusta impalcatura; rinnovare la vegetazione fruttifera; consentire la circolazione dell’aria e la penetrazione della luce all’interno della chioma (per realizzare condizioni sfavorevoli agli attacchi parassitari); e stabilire un equilibrio fra rami a legno e a frutto, per ridurre gli eccessi produttivi e la tendenza all’alternanza di produzione (annate cariche seguite da annate scariche di olive). Onde evitare i probabili maggiori danni che, in occasione delle annate di carica, i ritardi di maturazione comportano, in conseguenza del sopraggiungere delle avversità meteoriche e della maggiore propagazione della terza generazione della mosca.
Messe in atto le cure e gli accorgimenti fin qui elencati, per ottenere una produzione di olio quantitativamente e qualitativamente apprezzabile, risulta imprescindibile individuare ed eseguire con diligenza ed oculatezza le fasi conclusive del processo produttivo, quali:
  • Il momento migliore per la raccolta delle olive, che coincide con la fase fenologica (stadio del ciclo della pianta) dell’invaiatura, cioè quando la buccia delle olive migra dal colore verde a quello rosso violaceo e viene raggiunto il massimo accumulo di acido oleico e linoleico. Fase che, a seconda delle aree geografiche, delle varietà (Ad esempio il Frantoio e il Leccino sono adeguatamente mature quando raggiungono, rispettivamente, l’invaiatura del 50% e del totale della superficie) e dell’andamento climatico, si verifica tra metà ottobre e metà dicembre.
Fase alla quale segue quella della maturazione completa, coincidente con il colore della buccia totalmente viola o nera che, anche se consente di ottenere un lieve incremento della resa, per l’ accumulo di olio dal sapore più dolce nelle drupe, comporta uno scadimento qualitativo (riduzione della ricchezza di composti aromatici, antiossidanti e di sostanze fenoliche che conferiscono ad ogni olio le sue peculiari caratteristiche aromatiche, oltre che salutistiche), una perdita di olive per cascola naturale ed un maggior tempo a disposizione della mosca per incrementare l’infestazione.
 
Fra i metodi usati per individuare la fase di invaiatura, oltre quello empirico, basato sull’esperienza, vengono presi in considerazione parametri deducibili dal:
controllo della frequenza di percentuale dell’indice di colorazione (su una scala da 0 = verde intenso a 7 = nero e polpa imbrunita fino al nocciolo) di 100 olive prese da un campione di 1 chilogrammo;
valore della resistenza al distacco delle drupe (rilevato con il dinamometro) di ca. 4 Niuton ( 1 Niuton = 101 grammi) equivalenti a 4 N, poiché con valori al di sotto di 3 N inizia la cascola spontanea;
e valore dell’indice di consistenza della polpa (rilevato con il penetrometro) di 350 g/mm2. Anche se considerando la diversa progressione delle fasi fenologiche di ogni varietà, tale valore, in virtù dell’esperienza, dovrà essere adattato alle caratteristiche di ogni zona olivicola;
  • la Raccolta , che può essere praticata attraverso diversi metodi, dei quali si ritiene utile descrivere brevemente, di seguito, i pro e i contro, affinché il lettore-olivicoltore possa optare per quello più confacente alle caratteristiche del proprio oliveto , delle attrezzature e della manodopera di cui dispone e della qualità dell’olio che si prefigge di ottenere:
Raccattatura: raccolta a mano, o con raccoglitrici meccaniche, delle olive da terra spontaneamente cadute per maturazione inoltrata (sovra maturazione), o dalle reti disposte sotto la proiezione della chioma, previa opportuna sistemazione del terreno . Metodo applicato per piante di elevate altezze, che comporta il protrarsi dei tempi operativi e l’esposizione delle olive ad attacchi di muffe e parassiti che determinano il deprezzamento dell’olio che si ricava;
Abbacchiatura: consistente nella battitura della chioma con lunghe canne o bastoni per far cadere le olive su delle reti. Il che richiede notevole impegno di energie fisiche agli operatori e provoca inevitabili danni alla vegetazione e compromettenti lesioni alle olive;
Brucatura : raccolta a mano, adatta per un numero limitato di piante dal contenuto sviluppo. Poiché pur rispettando l’ integrità delle olive è caratterizzata da bassa capacità lavorativa;
Pettinatura: raccolta a mano, con l’ausilio di piccoli rastrellini e reti (Foto n. 9), per oliveti di modesta entità o, per coltivazione di maggiore estensione, con l’uso di reti, o ombrelli rovesciati supportati da mezzi semoventi, e pettini vibranti dotati di applicazione di tipo ergonomico (finalizzati ad annullare le sollecitazioni sull’operatore) ad oscillazione variabile, azionati da compressori trasportabili. Dispositivi che consentono buone prestazioni di lavoro, anche se richiedono una appropriata regolazione della frequenza delle oscillazioni per evitare di provocare asportazione di foglie e ammaccature alle olive;
Scuotitura: adatta per piante che dispongono di una adeguata struttura legnosa, non presenta incidenze negative sulla vegetazione e sulle olive e unito a reti o ancor meglio ai dispositivi ad ombrello di cui sopra, consente una buona capacità lavorativa. In quanto si avvale: per oliveti
di medie dimensioni, di un asta che termina con un gancio che va applicato sui rami fruttiferi (Foto n. 10), azionata da un motore trasportabile con una sorta di zaino; mentre, per gli oliveti di grandi estensioni, dell’impiego di un’apparecchiatura destinata ad operare su un consistente numero di piante adulte in piena produzione e che dispongono di una con robusta struttura legnosa.
 
Poiché trattasi di raccolta totalmente meccanizzata, basata su bracci vibranti (collegati ed azionate ad e da un trattore) che terminano con una grossa pinza, che va fissata alle branche o al tronco degli alberi, e di una struttura ad ombrello rovesciano su cui cadono le olive che vengono convogliate in un serbatoio. Procedimento che garantisce elevata capacità di lavoro e tempestività d’intervanto (che, in caso di difformità di maturazione delle olive, necessita di una seconda applicazione, a meno che non si effettui un trattamento con prodotti cascolanti (che favoriscono il distacco delle olive.
 
I quali però contenendo acido formico e ascorbico, contaminerebbero le drupe e conseguentemente l’olio), a fronte di un elevato costo di esercizio che ne limita l’utilizzazione.
 
Tranne che, pur disponendo di un oliveto con un limitato numero di piante, si abbia la possibilità di fruire del servizio fornito da un imprenditore agricolo contoterzista che disponga dell’attrezzatura in questione;
  • e la Molitura, che essendo l’operazione che culmina con l’importantissima fase dell’estrazione dell’olio, affinché si possa conseguire l’esito migliore, occorre non trascurare nessuna delle accortezze di seguito elencate:
scelta di un frantoio che pratica il metodo di spremitura a “freddo”, cioè a temperature, nel corso dei processi di lavorazione (frangitura, gramolatura e separazione dell’olio dall’acqua di vegetazione), inferiore ai 27 ° C, stabilita dalle norme della Comunità Europea (Reg. CE 10/12/2019).
 
Condizione necessaria per mantenere inalterate le qualità nutrizionali e fisiche dell’olio extravergine di oliva, conservarne integre le proprietà e potenziare i benefici che ne derivano dalla consumazione.
 
Tale metodo infatti consente di estrarre e preservare la quantità di minerali, vitamine e sostanze ricche di proprietà antiossidanti contenuti nei frutti, oltre ad esaltarne il sapore e la percezione sensoriale. Caratteristiche che compensano ampiamente la minore quantità di olio prodotto con il metodo di estrazione a “caldo”, che prevede l’utilizzo di temperature più elevate, in quanto finalizzate ad estrarre più olio possibile dalla materia prima.
 
Il che, dal punto di vista quantitativo, sembrerebbe la soluzione migliore, se non fosse che con tale metodo si incorre: nella perdita di polifenoli e nelle conseguenti alterazione del sapore (più dolce); nell’ innalzamento del’acidità e nella maggiore dispersione dell’aroma fruttato.
 
Quindi è un prodotto che non fa male, ma certamente non reca tutti i citati benefici e le caratteristiche sensoriali di un olio commercialmente definibile “EVO estratto a freddo”;
consultazione preveniva del gestore del frantoio di fiducia per stabilire data e orario di lavorazione delle olive, nonché quantità conferibile;
sistemazione delle olive appena raccolte in contenitori perfettamente puliti, che consentano il passaggio dell’aria (cassette in plastica dura fessurata) adoperabili anche per il trasporto e l’eventuale stoccaggio, onde evitare travasi che possono rovinare il contenuto;
esclusione d’impiego di sacchi di juta o altri materiali come contenitori;
lavorazione delle olive il prima possibile, e comunque entro 12 ore dalla raccolta;
tempi di eventuale stoccaggio non superiori a 48 ore, soprattutto nel caso di olive non in perfette condizioni (ammaccate e soprattutto attaccate dalla mosca), perché, in tali condizioni, anche lo stoccaggio di un giorno in più può compromettere la qualità dell’olio per effetto della diminuzione della sostanze fenoliche, dei componenti volatili, dell’aumento dell’acidità e dell’insorgenza di processi fermentativi, possibile causa di difetti sensoriali, quali il “riscaldo”e l’”avvinato”.
 
La presente elaborazione, allo scopo di offrire al lettore-olivicoltore un esauriente pro-memoria di tipologie di interventi praticabili, di riscontri effettuabili ed accorgimenti non trascurabili per riuscire, quanto più possibile, a mantenere integro il preziosissimo patrimonio di sostanze uneguagliabili che la natura ha accorpato nelle OLIVE per elargirle all’uomo che da millenni (ca.3000 a.C.) ha scoperto come estrarle e usufruirne.

Informazioni utili sui repellenti per zanzare

Informazioni utili sui repellenti per zanzare Copertina (580)
Domenico Brancato

 
 
L’arrivo della bella stagione, come di consueto, coincide inevitabilmente con la presenza delle fastidiose Zanzare, nei confronti delle quali ognuno cerca disperatamente di trovare la soluzione più efficace, affidandosi all’uso di questo o quel repellente in commercio, con risultati non sempre soddisfacenti.
 
Repellenti consistenti in prodotti da applicare sul corpo per tenere lontano le zanzare senza ucciderle, attraverso vari procedimenti che evitano l’attrazione verso le persone. Ma, che per essere affidabili devono essere registrati ed approvati, per efficacia e sicurezza, dal Ministero della Salute e riportare in etichetta l’indicazione “Presidio medico chirurgico” -PMC- , oppure “Prodotto biocida”, con il nome del principio attivo e la concentrazione dello stesso.
 
Requisiti questi necessari affinché sia possibile trascrivere sulla confezione diciture specifiche del genere: “Efficace contro la zanzara tigre” , “Tiene lontane le zanzare per quattro ore” e simili.
Infatti, i prodotti a base di oli essenziali (vedi Citronella, Geranio ed Eucalipto) non possono dichiararsi “repellenti”, ma cosmetici, poiché per legge non possono vantare nessuna efficacia. Così un repellente “naturale”, di per sé, non è detto che sia più sicuro, dato che potrebbe contenere allergeni del profumo.
 
Per cui, si reputa utile, ai fini di contribuire ad approfondire la conoscenza della composizione e della più appropriata rispondenza dei vari prodotti alle esigenze personali, riportare l’esito dell’indagine condotta sull’argomento e pubblicata sulla Rivista “Salute” di Altroconsumo, inerente alle caratteristiche dei prodotti medesimi, ed in particolare ai:
Principi attivi (sostanze che rendono efficace un repellente), dei quali i più diffusi risultano essere:
 
  • Deet (Dietiltoluamide): ingrediente principale dei repellenti, prodotto dalle forze armate statunitensi durante la seconda guerra mondiale. E’ molto efficace anche a basse concentrazioni, al 20% protegge per oltre 5 ore, mentre oltre il 30% è consigliato solo nel caso di permanenza nei paesi tropicali, ma è sconsigliato per i bambini;
  • Icaridina (nota anche come Picaridina o KBR 3023 ): è efficace già a partire del 10% , protegge per circa 5 ore e non oltre, anche con percentuali di principio attivo più elevato. Può essere usato per i bambini a partire dai 3 anni, per i quali è sconsigliabile utilizzare formulazioni che si spruzzano, onde evitare di provocare irritazioni oculari;
  • Citridiol (o Euvaphyptus citridora) e Citrepel (o Cymbopon winterianus): uniche sostanze di origine vegetale autorizzate con un contenuto rispettivamente fino al 65 – 75% del principio attivo PMD (Paramatandiolo: derivato dall’Eucalipto, più comunemente conosciuto come Citrodiolo, ed è l’unico approvato dal Center for Disease Control degli Stati Uniti). Prodotti idonei anche per i bambini di oltre 2 anni, sono efficaci contro diverse specie di zanzare, nonché mosche e moscerini. Con una concentrazione del 20% garantiscono una protezione fino a 7 ore e sono disponibili anche nell’innovativa formula Crema solare, che unisce l’azione repellente alla protezione dei UV (Raggi ultravioletti);
  • e IR3535 (o Etil butilacetilaminopropionato): principio attivo poco diffuso, sotto il 10% di concentrazione non è efficace e anche a valori maggiori offre al massimo una protezione media. Può essere usato anche per i bambini sopra i 2 anni;
 
Concentrazione (viene riportata in etichetta come grammi di principio attivo su 100 grammi di prodotto commerciale. Più alte sono i valori e più persistente risulta l’azione protettiva. Ma bisogna fare attenzione, in quanto oltre una certa percentuale il repellente può diventare troppo aggressivo per la pelle, con il rischio, per le persone sensibili, di incorrere in irritazioni o reazioni allergiche), che viene classificata:
  • Bassa: meno 5%, protezione scarsa ed, in genere, inferiore ad 1 ora;
  • Media: dal 5 al 15%, protezione accettabile mediamente per 1 - 3 ore ed indicata per bambini sopra i 2 anni;
  • Alta: da 15 a 30%, protezione fino a 5 ore, indicata, in quantità limitata, per bambini dopo i 3 anni;
  • Molto alta: oltre il 30%, protezione elevata, consigliata solo per soggiorni in Paesi tropicali e non adatta per i bambini.
 
Formato (modalità di applicazione):
  • Spray: garantisce un’applicazione veloce e condivisibile tra più persone. Per contro, esiste il rischio, quando viene spruzzato, che venga accidentalmente inalato o irriti gli occhi, motivo per il quale è meno indicato per bambini. Sono disponibili 2 versioni: lozione spray o vapo (spruzzini in plastica) e gli spray secchi (bombolette in alluminio sottovuoto infiammabili);
  • Stick e Rll on (sistema di distribuzione di sostanze fluide, consistente in un piccolo recipiente alla cui imboccatura è posta una sfera rotante che ne regola l’uscita): adatti per piccole superfici, come caviglie, collo e braccia. Sono comodi da portare ma meno igienici degli spray, se devono essere condivisi tra più persone;
  • Latti e Gel: anche se, in genere, un po’ meno efficaci degli spray, sono comodi e più sicuri da spalmare per i bambini, perché evitano il rischio di inalazione;
  • Salviette: facili da applicare e utili per rinnovare la copertura dopo che è trascorso del tempo dalla prima applicazione, oppure quando le parti esposte sono limitate (ad esempio, mani e collo). E, considerato che escludono il pericolo di inalazione e irritazione degli occhi, sono più sicuri per i bambini . Anche se, a parità di principio attivo e di concentrazione, risultano meno efficaci degli spray.
Dal punto di vista commerciale poi, sempre gli esperti di Altroconsumo hanno testato ben 85 prodotti, ed in considerazione della loro efficacia, dei rischi per la salute e della facilità di utilizzo, hanno stilato la seguente classifica per i:
 
Migliori repellenti:
  • Prep insetto repellente spray pressurizzato
  • Zig zag insetticida! Sport antipuntura spray vapo
  • Carrefour sport lozione insetto repellente spray vapo
  • Vape Derm Scudo Attivo spray antipuntura pressurizzato
  • Autan Tropical insetto repellente spray secco pressurizzato
Peggiori repellenti:
  • Eco stop zanzare crema baby
  • Eco stop zanzare bambini spray vapo
  • Helan Zanzhelan salviettine profumate
  • Eco stop zanzare adulti vapo
  • Helan Zanzhelan spray ecologico vapo.
Tuttavia, oltre ai descritti repellenti, per contrastare le noiosissime Zanzare si possono usare in alternativa o in combinazione a spray e lozioni altre soluzioni di tipo:
Meccanico,come:
  • Trappole a CO2: sono dispositivi che emettono particolari flussi di anidride carbonica, indicate soprattutto per giardini di medie dimensioni, che hanno il potere di attrarre le zanzare femmine fecondate che, una volta finite nella trappola, non potendo più alimentarsi di sangue per nutrire le uova, muoiono;
  • Lampade antizanzare: possono essere elettriche, che fulminano le zanzare una volta che si avvicinato troppo alla luce, o con ventola, che attirano le zanzare con luce ultravioletta. Sono comode e più o meno efficaci, a seconda dell’uso che se ne fa;
  • Emettitori di ultrasuoni: del tutto inutili nel tenere alla larga le zanzare, le quali, non disponendo di un vero e proprio apparato uditivo, non vengono disturbati dagli ultrasuoni che, invece, risultano efficaci nei confronti di piccoli mammiferi.
 
Naturale o cosiddetti “rimedi fai da te”: consistenti in rimedi a basso costo ed innocui per la salute, fra i quali:
  • Applicazione delle zanzariere alle finestre;
  • Uso del ventilatore, per diluire l’anidride carbonica e ostacolare il volo delle zanzare;
  • Evitare il ristagno dell’acqua nei sottovasi;
  • Impiego di candele e spirali (zampironi), idonei a creare una cortina di fumo per tenere a distanza le zanzare;
  • Coltivazione nel: giardino, sui balconi e davanzali delle finestre, di piante come: Citronella, Cedrina, Geranio, Basilico, Menta, Aglio e Catambra (o pianta antizanzare), alle quali si attribuisce convenzionalmente un’efficacia antizanzare. Proprietà che, anche se non supportata da un avallo scientifico, siccome non esistono controindicazioni in proposito, conviene verificarne sperimentalmente la validità;
  • Distribuire sulle piante e vicino alle finestre, o spalmare sulla pelle, poche gocce della fragrante essenza di Lavanda, Citronella, Menta, Geranio, Limone o olio di Neem.
  • Inserire nella dieta cibi come: Pompelmo (per il contenuto di Nootkatone), Aglio, Pepe nero, Basilico e Menta (per rendere il sudore fastidioso per le zanzare) e, secondo uno studio dell’Università della Florida, alimenti ricchi di vitamine del gruppo B (B1 e B12) e vitamina C . Oltre a moderare o escludere l’assunzione di birra ed alcool che, nell’aumentare la quantità di etanolo nel sudore e la temperatura corporea, attraggono l’insetto;
  • Indossare abiti di colore bianco, giallo, kaki e verde ed evitare quelli di colore nero, rosso, grigio e blu.
 
Tuttavia non è trascurabile ricordare che, oltre ai repellenti, agli insetticidi ed ai vari citati accorgimenti, la lotta per tenere sotto controllo la diffusione del famigerato insetto si pratica soprattutto con la prevenzione, attraverso rimedi naturali. Rimedi che si basano prevalentemente sull’impiego di animali predatori quali, in particolare: Pipistrelli (alcuni studi sostengono che un solo esemplare, ogni notte, sia in grado di mangiare centinaia di zanzare); uccelli insettivori: Rondini, Rondoni, Pigliamosche e Codirosso; rettili: Gechi e Lucertole; anfibi: Tritone; pesci: Gambusia e Pesce rosso; ed altri insetti: Mosche e Libellule.
 
Considerato poi che alcuni individui, per diversi motivi, attraggono più di altri le zanzare, e quindi necessitano di una più mirata azione di prevenzione, si ritiene utile descrivere anche le circostanze che, secondo gli scienziati dello Smithsonian Instituto degli Stati Uniti, influenzano la maggiore attrazione:
 
Gruppo sanguigno: le zanzare preferirebbero il doppio delle persone con il tipo 0, rispetto ai gruppi con il tipo A e B;
 
Anidride carbonica: quella emessa dal respiro, essendo l’esca più attrattiva che le zanzare riescono a rilevare fino alla distanza di 36 metri, costituisce un richiamo verso le fonti di maggiore emissione, come i corpi degli adulti più pesanti;
 
Esercizio fisico: poiché le zanzare gradiscono non poco l’odore dell’acido lattico, dell’acido urico, di tutte le sostanze che vengono espulse durante l’attività fisica e sono molto sensibili all’elevata temperatura corporea (gli occhi delle zanzare sono sensibili al calore tanto che vedono la preda esattamente come la vedrebbe una persona), conseguentemente chi pratica sport costituisce un obiettivo privilegiato;
 
Batteri della pelle: uno studio specifico ha dimostrato che l’appetibilità delle zanzare dipende dalla quantità, dal tipo e dalla loro distribuzione sulla pelle e che la presenza di grandi quantità dello stesso tipo rende la pelle più vulnerabile. Infatti, lo stesso studio, spiega che le zanzare preferiscono i piedi e le caviglie, dove l’insediamento di colonie batteriche è più consistente e dello stesso tipo.
 
Nel concludere, ci si augura che il presente contenuto, possa essere di aiuto ai lettori per individuare il mezzo e la metodologia più rispondenti per contrastare, per ogni condizione ambientale, in maniera soddisfacente, l’invasione delle zanzare.
 
Ciò, al fine di evitare di trascorrere una estate turbata dall’assillo procurato dal probabile incombente pericolo di dover subire le conseguenze dello stressante ronzio e dalla sofferenza causata dalla puntura delle “fameliche” zanzare.
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