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- Presidente Antonio Calcagni
 

- Francesco Raso (responsabile web) 

Bilancio Partecipato 2021

Bilancio Partecipato 2021 Copertina (898)
Antonio Calcagni

 
Progetto Appia Antica
 
Come senz’altro ricorderete, nel 2021, il Comitato di Quartiere di Santa Maria delle Mole, insieme alla locale sezione Legambiente, Appia Sud il Riccio, aderì al progetto “Ripartiamo Insieme”, progetto ideato da Ale Viaggi e Paciotti foto, a cui oltre ai suddetti, aderirono anche le Associazioni Commercianti di: Santa Maria; Frattocchie e Marino, e A.S.D Scacchi in Tour.
 
La prima edizione del Bilancio Partecipato, promossa dall’Amministrazione dell’epoca, che ci auguriamo non rimanga l’unica, fu vinta dal nostro progetto “Ripartiamo Insieme”, con oltre 2.300 voti.
 
Tra le altre, il progetto prevedeva anche la realizzazione di una guida turistica denominata “Good To Go”, in cui evidenziare  tutte le attività commerciali del luogo, a cui il viandante poteva essere interessato.
 
Ora, grazie all’impegno degli amici del Riccio, la suddetta guida, è pronta e sarà a disposizione delle migliaia di persone che quotidianamente, percorrendo la “Regina Viarum”, raggiungono il nostro territorio.
 

Inasprimento sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza

Inasprimento sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza Copertina (826)
Domenico Brancato

 

Constatato che la guida in stato di ebbrezza è la causa più ricorrente che sistematicamente, ogni week-end ed in occasione di festività, costituisce, per numerosi Giovani, il drammatico epilogo di una nottata di illusorio divertimento; si considera opportuno riepilogare le norme che stabiliscono i limiti di consumo di alcol ammessi prima di mettersi alla guida di un veicolo in condizioni fisiche adeguate per una conduzione vigile e responsabile, e per evitare di incorrere nelle inasprite sanzioni amministrative e penali previsti dagli articoli 186 e 186 bis del Codice della Strada. Articoli che stabiliscono rispettivamente: il divieto di guida in stato di ebbrezza derivante dal consumo di bevande alcoliche e le sanzioni di seguito descritte per:

 

 

- riscontro di tasso alcolemico:

· da 0,5 a 0,8 grammi per litro (g/l) di sangue: sanzione amministrativa minima di 532 euro e sospensione della patente da 3 a 6 mesi;

· da 0,8 a 1,5 g/l: sanzione penale (ammenda) minima di euro 800, arresto fino a 6 mesi e sospensione della patente da 6 a 12 mesi;

· superiore a 1,5 g/l: sanzione penale (ammenda) minima di 1.550 euro, arresto fino a 12 mesi e sospensione della patente da 12 a 24 mesi;

· superiore a 1,5 g/l con reiterazione (ripetizione) nell’arco di 2 anni e di 3 anni per i conducenti di cui all’art. 186 bis (cioè di età inferiore a 21 anni, per i neopatentati:

coloro che hanno conseguito la patente A2, A, B1, e B da meno di 3 anni, e per chi esercita professionalmente l’attività di trasporto di persone o di cose):
revoca della patente, per casi considerati particolarmente gravi dal legislatore;

· superiore a 1,5 g/l, per violazione a cui sia conseguita un sinistro stradale: revoca della patente;

· superiore a 1,5 g/l, per violazione da parte di guidatori professionali di mezzi pesanti: revoca della patente;

 

 

- rifiuto di sottoporsi all’alcol test:

· applicazione delle sanzioni come per il caso in cui il tasso alcolemico sia superiore a 1,5 g./l;

· ed in caso di reiterato rifiuto nell’arco di 2 anni: revoca della patente di guida;

 

 

- guida in stato di ebrezza e sinistri stradali:

· raddoppio delle sanzioni fin qui elencate, fermo amministrativo del veicolo;

per 180 giorni e confisca (Requisizione da parte dello Stato di un bene connesso all’attuazione di un reato) del veicolo, se di proprietà del conducente;

· e revoca della patente, se il sinistro è provocato da conducente con tasso alcolemico superiore ad 1,5 g/l;

 

 

- I neopatentati:

· aumento di 1/3 delle sanzioni (sia in relazione all’ammontare di quelle pecuniarie, che alla durata delle pene detentive e della sospensione della patente), se la violazione è commessa da soggetti di cui al richiamato art. 186 bis. Categorie di conducenti, quest’ultimi, ai quali, inoltre, viene applicata una sanzione amministrativa minima di euro 164, anche se il valore del tasso alcolemico risulta essere inferiore a 0,5 g/l;

 

 

- violazioni commesse in orari notturni, compresi fra le 22,00 e le 7,00:

· aumento di 1/3 o della metà delle sanzioni, se trattasi di conducenti di cui all’art. 186 bis.

 

 

Inoltre, la violazione delle citate norme ha conseguenze anche sulla patente dei trasgressori, per effetto della decurtazione di punti:

· 10 per tutte le violazioni di cui sopra;

· 20 nel caso il soggetto trovato ubriaco sia un neopatentato;

· 5 se la violazione è commessa dai conducenti di cui all’art. 186 bis, se il tasso alcolemico risulti inferiore a 0,5 g/l.

 

 

Gli aumenti di sanzioni sopra riportati vorrebbero costituire un deterrente per cercare di impedire che un utilissimo mezzo destinato a favorire il conseguimento di obiettivi operativi e soprattutto ricreativi, si trasformi in un congegno causa di morte o di invalidanti menomazioni e, bene che vada, in compromettenti conseguenze morali, oltre che amministrative, penali ed economiche.

 

 

Comunque si ritiene che, a prescindere dalle non trascurabili intenzioni di contenimento delle violazioni tramite le sanzioni, quel che dovrebbe prevalere, particolarmente nei Giovani, è il “buon senso“ ed il “senso di responsabilità“. Sentimenti che dovrebbero anteporre la propensione verso le migliori prospettive di vita e per tutto ciò che può promuovere edificanti e sane emozioni, alla ricorrente tendenza a condividere fatue pregiudizievoli ebbrezze che, nell’immediatezza, alterano sensibilmente o annullano le facoltà mentali e fisiche e nel tempo, procurano non sottovalutabili effetti patologici.

 

 

Se poi si è proprio convinti che non esistano alternative di “divertimento” altrettanto appaganti di quelli derivanti dall’eccesso del consumo di alcol o di altre sostanze che offuscano la mente, si abbia almeno, in simili circostanze, l’accortezza di organizzare, in anticipo, rientri a casa con mezzi e conducenti esenti dall’influenza di tali sostanze, per scongiurare il pericolo di esporre la propria preziosa, unica, vita e quella degli immancabili trasportati a probabili gravi rischi.

 

 

Articolo del Prof. Domenico Brancato

Accorgimenti per l'erba infestante

Accorgimenti per l'erba infestante Copertina (1.144)
Domenico Brancato

Le alte temperature e le abbondanti piogge favoriscono la crescita della vegetazione infestante: come arrestarne lo sviluppo senza nuocere all’ambiente

Contrariamente a cosa accade se il prodotto impiegato per proteggere le piante dal parassita risulta essere più pericoloso del parassita stesso, per la salute dell’uomo e del patrimonio biologico del terreno.

Cioè quel che accade nel caso dell’uso del “Glifosato “(Chimicamente trattasi di un amino fosforico della glicina – C3H8NO5P - Denominato Roundup nella versione commercializzata dalla Monsanto) : un principio attivo utilizzato sin dal 1974 che, secondo molti studi, potrebbe rivelarsi tossico per l’ambiente e dannoso per la salute. Esso è utilizzato ampiamente per la pulizia dei margini stradali, delle strutture ferroviarie, del verde pubblico ed in agricoltura dove,  unito   alle sementi geneticamente modificate (OGM):   Soia, Mais, Colza e Barbabietola (il cui DNA è stato modificato  con l’aggiunta di un gene  per renderli resistenti all’erbicida) assicura il vantaggio dell’esclusione dei 4-5 interventi che, con diserbanti per la difesa di  piante non OGM, sono generalmente  necessari per il completo controllo delle infestanti.

I prodotti delle piante, così trattate, entrano poi nella catena alimentare umana attraverso il consumo di carne e suoi trasformati provenienti da animali nutriti con mangimi OGM ed altre forme di esposizione al glifosato, quali: l’effettuazione dei trattamenti, il  consumo di  l’acqua, di  bevande e  alimenti di origine vegetale  (pane, pasta, cereali e legumi,  sulle piante dei quali il glifosato viene spesso usato come disseccante, prima del raccolto).

In quanto diversi studi, hanno dimostrato come il glifosato sia in grado di contaminare il suolo, l’aria e le acque superficiali e profonde e quindi rappresenta una sostanza altamente tossica per l’ambiente, che incide sulla funzionalità degli ecosistemi (Insieme di organismi viventi e materia non vivente che interagiscono in un determinato ambiente in maniera organica e funzionale), degli habitat naturali, riducendone la biodiversità (Coesistenza, in uno steso ecosistema, di diverse specie animali e vegetali che crea un equilibrio in funzione alle loro reciproche relazioni) e di conseguenza la buona salute della biosfera (Spazio circostante la superficie terrestre nel quale sussistono le condizioni adeguate allo sviluppo della vita animale e vegetale), degli esseri umani e dell’agricoltura.

Dal rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA – sui pesticidi (Prodotti che vengono impiegati per impedire che le colture vengano danneggiate o distrutte da malattie ed infestanti, quali: insetticidi, fungicidi, acaricidi, erbicidi, fitoregolatori e repellenti) emerge, infatti, che il glifosato sia una delle sostanze più diffuse nelle acque italiane.

Per cui la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca SUL Cancro) il 20 Marzo 2015 definiva l’erbicida come probabile cancerogeno, inserendolo nel gruppo 2 B, in relazione alla pericolosità per la salute umana. Anche se in passato era stato considerato uno dei pesticidi meno tossici per gli animali, e per questo mai contestato, in riferimento ai test eseguiti della Monsanto e approvati da Enti pubblici americani ed europei, che avevano concluso che “le varietà OGM resistenti al Roundup sono sicure per la salute umana”.

Affermazione contestata dall’autorevole “ Studio Sèralini “ nel quale si chiarisce che la differenza degli esiti fra il suo studio e quello della Monsanto sul Mais NK603, usato negli Stati Uniti fin dal 2000, anche per l’alimentazione umana, è  dovuta alla differente durata dell’indagine (che il protocollo  prevede in  non meno di  2 anni, per l’attendibilità dei test tossicologici del cancro)   ed ai diversi standard di ricerca adottati sullo studio del glifosato, che non va considerato come principio attivo isolato, bensì nella sua formulazione complessa commerciale, comprendenti coadiuvanti (prodotti che si aggiungono alla sostanza  base da cui si attende l’effetto principale) e tensioattivi (usati come agenti emulsionanti: atti a favorire la dispersione di un liquido sotto forma di particelle in un altro, come olio in acqua, nel quale rimangono completamente insolubili), più tossici del glifosato esaminato come sola sostanza attiva.

Inoltre il glifosato è un diserbante totale (che distrugge o impedisce la crescita di qualsiasi tipo di vegetazione), sistemico (che interessa tutta la pianta attraverso l’assorbimento ed il trasporto della sostanza  nell’apparato radicale) e, soprattutto un forte chelante, coè che dispone di un notevole potere legante nei confronti dei micronutrienti: ferro, manganese, zinco, rame, boro, molibdeno e  cloro,  che immobilizza,  rendendoli indisponibili per la pianta, con conseguente compromissione dell’efficienza nutrizionale.

In funzione di quanto sopra esposto e del Principio di Precauzione, basato sull’adozione di una condotta cautelativa riguardo la gestione delle questioni scientificamente controverse, da tempo, diverse campagne, contrarie all’utilizzo del glifosato, manifestano dissenso nei confronti del suo utilizzo e promuovono valide alternative per la lotta alle essenze infestanti. Cioè compatibili con i metodi di coltivazione biologica, com’è noto, impostati su produzioni finalizzati alla salvaguardia dell’Ambiente e sulla fornitura di alimenti privi di residui tossici.

Fra le proposte alternative più valide e, proprio per la natura delle materie prime del tutto naturali  adoperate per la loro preparazione,  esenti da effetti nocivi per l’uomo e l’ambiente, si ritiene meritino una particolare citazione i seguenti eco-diserbanti:

 

  • Natural Weed Control  (Controllo naturale della malerba): prodotto in Sardegna  dal team di ricerca coordinato da Daniela Ducato, leader di Edizero  -  Architettura of Peace (Architettura della pace), insieme a ORTOLANA  (Azienda appartenente al circuito Edizero  Produttrice di materiali ad alta tecnologia realizzati esclusivamente con surplus ed eccedenze vegetali, animali e minerali), utilizzando gli scarti della lavorazione della lana, estratti viti-vinicoli della varietà Malvasia, scarti della produzione dell’olio di oliva, estratti della pulizia delle arnie: propoli e miele e  materiali di risulta di altri prodotti agricoli,  opportunamente trattati.

Esso è nato dall’esigenza espressa dai numerosi Apicultori sardi di salvaguardare le Api (principali artefici, insieme alle farfalle, dell’impollinazione delle piante e della loro produzione) che versavano in condizione di grave pericolo, imputabile al disinvolto massiccio uso di sostanze tossiche utilizzate sulle coltivazioni e sul  verde urbano.

 L’innovativo antiparassitario viene miscelato all’acqua che, surriscaldata in modo graduale da uno specifico macchinario per diserbo a vapore (appositamente adattato dall’Azienda Cavalli & Cavalli), svolge la funzione di cappotto termico in grado di accumulare e trattenere  il calore,  fra gli 80  e i  98 °C,  all’interno delle cellule delle piante, garantendone  l’essiccazione già dal primo passaggio. Anche se per il controllo completo occorrono, mediamente, tre trattamenti l’anno. L’utilizzazione è finalizzata, alla protezione, con esiti del tutto soddisfacenti, degli orti, frutteti, piante farmaceutiche, vigneti e verde urbano, come dimostrano le crescenti richieste di approvvigionamento  a livello nazionale e mondiale: dalla Francia agli Stati Uniti e  dalla Cina al Madagascar.

L’azienda produttrice, nell’intento di estendere l’uso del prodotto ad ogni dimensione di esigenza, si prefigge, prossimamente, di realizzare confezioni impiegabili anche nella coltivazione di piccoli orti famigliari;

  • Nuovo erbicida naturale: ottenuto dagli oli essenziali estratti dalle “erbacce” dal ricercatore dell’Università di Pisa Stefano Benvenuti e dai suoi collaboratori.

I ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie e Farmacia dell’IniPi hanno immaginato, realizzato e testato (verificato) un erbicida naturale con il quale limitare l’impatto sull’Ambiente e i rischi per la salute dell’uomo derivanti dall’uso dei diserbanti tradizionalmente impiegati in agricoltura e fornire una valida alternativa ai progressivi divieti ed alle limitazioni dell’impiego di alcuni prodotti convenzionali, come il ben noto glifosato, in particolare.

La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Weed Research (Ricerca sulla malerba), è stata condotta sia in laboratorio che in serra ed è durata tre anni, per individuare le piante spontanee dalle quali estrarre gli oli essenziali in grado di produrre i più efficaci effetti diserbanti.

Benvenuti, nel commentare i risultati della sperimentazione, precisa come la soluzione adottata presenti anche dei vantaggi dal punto di vista economico, trattandosi di piante spontanee (Achillea, Assenzio annuale, Assenzio dei fratelli Verlot, Santolina delle spiagge e Nappola), che hanno costi agronomici limitati e, soprattutto, dal momento in cui la siccità colpisce pesantemente le coltivazioni, non richiedono particolari investimenti dal punto di vista idrico. Il che comporta che le 5 specie spontanee individuate, finora prive di utilità, possano, paradossalmente, trasformarsi in preziosa risorsa per l’uomo e per l’Ambiente.

Per quanto concerne l’utilizzazione, lo stesso Benvenuti afferma che il frutto del suo lavoro può essere usato con le stesse modalità dei diserbanti tradizionali, sia nella fase di pre-impianto delle colture e sia localizzandone la distribuzione in presenza della coltura stessa;

  • Diserbante naturale fai da te: modo tutto “green“ per eliminare le erbacce in maniera artigianale e nel rispetto dell’ambiente, specie lungo i vialetti, fra la ghiaia e la bordure. Infatti la soluzione erbicida si avvale di ingredienti semplici, economici e di comune uso in tutte le case: Acqua, Aceto e sale da cucina.

 La preparazione è semplice e consiste nel porre in un secchio  5 litri di acqua, in precedenza portata all’ebollizione, nella quale versare 1 Kg di sale  e mescolare il tutto fino ad ottenere una completa soluzione, alla quale vanno  aggiunti, continuando a mescolare, 1,5 litri di  aceto,   fino ad ottenere un composto omogeneo. Il diserbante appena preparato  va  distribuito con uno spruzzatore a pressione, reperibile in qualsiasi negozio di articoli per giardinaggio, con l’accortezza di non irrigare la vegetazione interessata  nei due giorni successivi al trattamento e di non praticarlo  se nei due giorni successivi si prevedono piogge.

Altri preparati del genere, tratti dall’esperienza maturata nel tempo dagli agricoltori, consistono:

  • In una soluzione composta da 1 litro di aceto bianco e 120 ml di succo di limone concentrato, da spruzzare direttamente sulle erbacce;
  • Nello spargere del sale sulle infestanti, prima e dopo averle annaffiate con acqua bollente, oppure spruzzandole con una soluzione composta da ½ litro di acqua bollente e 120 grammi di sale;

Insieme di indicazioni che consentono ad ogni interessato, in maniera  agevole, economica ed artigianale, di intraprendere la gratificante   pratica  della sperimentazione, sia per verificare l’efficacia o meno delle soluzioni descritte, che per acquisire l’abitudine ad adottare, in ogni occasione e per ogni esigenza, il procedimento più rispondente ad evitare il peggioramento delle condizioni del già malridotto ambiente.

A cura del Prof. Brancato

 

 

 

 

Da 31 dicembre sarà più difficile riconoscere la pasta esente dalla dannosa presenza del GLIFOSATO

Da 31 dicembre sarà più difficile riconoscere la pasta esente dalla dannosa presenza del GLIFOSATO Copertina (1.378)
Domenico Brancato

 
 
PERCHE’ DAL 31 DICEMBRE 2021 SARA’ PIU’ DIFFICILE RICONOSCERE LA PASTA SENZA IL NON INNOCUO.… “GLIFOSATO”?
 
Ciò è imputabile alla conseguenza della scadenza dell’obbligo dell’etichettatura italiana ed all’entrata, al primo Gennaio 2022, del Regolamento Europeo 2018/775, che stabilisce l’obbligo di indicare l’origine dell’ingrediente principale con il quale viene prodotto un determinato alimento (il grano, nel caso della pasta), ma solo se tale origine è diversa da quella che si vede nella confezione.
 
La Coldiretti (Organizzazione degli Imprenditori Agricoli a livello nazionale ed europeo), in proposito, spiega che il Decreto prevede che le confezioni di pasta secca, prodotte in Italia, debbano indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e in quello dove viene molito. Qualora la provenienza e la molitura avvengano in più Paesi, a seconda dei casi, possono essere utilizzate le seguenti diciture: Paesi UE (facenti parte dell’Unione Europea); Paesi non UE; e Paesi UE e non UE. Inoltre se il grano duro è coltivato per almeno il 50 % in un solo Paese, come ad esempio in Italia, si può usare la dicitura: “Italia e altri Paesi Ue e/o non UE.
 
Ed allora, conclude la Coldiretti, affinché il consumatore possa orientarsi verso l’acquisto di una vera pasta Made in Italy al 100% (prodotta integralmente in Italia), non gli rimane che scegliere le confezioni che riportano le indicazioni “Paese di coltivazione del grano: Italia” e “Paese di molitura: Italia”.
 
Per fornire, però, dei riferimenti più espliciti si ritiene opportuno riportare una lista dei più diffusi marchi di pasta presenti nella grande distribuzione, stilata da GreenMe (In armonia con la Terra), controllando le etichette delle confezioni in cui, per legge, le aziende produttrici sono obbligate a dichiarare la provenienza del grano, secondo come di seguito indicato: Agnesi mix unico di grani duri di regioni italiane; Alce Nero grani duri biologici coltivati in Italia; Barilla sul sito del marchio si legge che: ”per i formati classici della pasta destinata al mercato italiano, Barilla utilizza grano 100 % italiano selezionato”; Baronia con grano duro selezionato , esclusivamente italiano; Conad la pasta biologica della linea ”Verso Natura” è prodotta con semola 100 % italiano; Divella la linea integrale usa 100 % grano italiano; Eurospin la “Pasta Tre Mulini” della linea “Bronzo”, la linea Pasta biologica e le Tronfie integrali sono realizzate con semola di grano duro 100 % italiano; Girolomoni ottenuta esclusivamente con grani duri di origine biologica coltivati in Italia; Granoro , linea Dedicato utilizza 100 % grano pugliese; Granono, linea Bio utilizza 100 % grano biologico coltivato in Italia; La Molisana di solo grano italiano coltivato in Molise, Puglia, Marche, Lazio e Abruzzo; La Pasta di Camerino grano 100 % italiano; Libera Terra grano duro biologico del sud Italia; Liguori grani duri 100 % italiani ad alto contenuto proteico, coltivati nei campi del Tavoliere delle Puglie, della Basilicata, del Molise e delle Marche; Pasta Armando di grano di filiera 100 % italiano; Pasta COOP, linea Fior Fiore di semola di grano duro di origine italiana; Pasta Despar Premium 100 % grano italiano; Rummo, linea Intergale e Biologica realizzate con grano 100 % italiano nel rispetto dell’ambiente; Valle Del Grano prodotta esclusivamente con grani duri siciliani; Vivi Verde Coop ottenuta da grano duro biologico 100 % italiano; Voiello con grano aureo, grano duro 100 % italiano.
 
Considerato che l’Italia, per mantenere il ruolo di leader mondiale del mercato della pasta, necessita di circa 5,8 - 6 milioni di tonnellate di grano duro, a fronte di una produzione annua di 3,8 – 4 milioni di tonnellate ( 60 – 70%). Il che comporta la necessità di ricorrere all’importazione, a seconda dell’andamento della stagione e della qualità dei raccolti, di 2 – 2,5 milioni di tonnellate (30 – 40 %). Per cui, soltanto parte della pasta può essere prodotta interamente con grano esclusivamente italiano, mentre l’altra parte, necessariamente, deve comprendere grano importato da altri Paesi, quali: Usa, Canada, Russia e Australia.
 
Cioè, Paesi nei quali (a differenza dell’Italia dove la semina avviene in Autunno e la raccolta in Estate, con un processo di maturazione totalmente naturale, propiziato dalla mitezza del clima e dal benefico influsso del sole) il ciclo vegeto-produttivo del grano, per evitare la rigidità del clima, si svolge dalla Primavera - Estate (Aprile-Giugno) all’Autunno (Settembre-Novembre), con l’appassimento delle piante e delle spighe provocato con trattamenti preharvest (poco prima del raccolto), a base dell’erbicida “Glifosato”. In questo caso, però, impiegato come disseccante. Disseccante che viene assorbito non solo dalla pianta, ma anche dal seme (cariosside), e che con la molitura viene inevitabilmente trasferito nella farina e nella semola destinate alla produzione della pasta.
 
Ma a cosa è dovuta la preoccupazione per la presenza di Glifosato nell’alimento che il 99% degli italiani consumano e di cui, secondo il sondaggio Statista Global Consumer Survey (Indagine Globale di Statistica sui Consumatori), l’83% lo comprende, addirittura, nel menù giornaliero, tanto da ingerirne, stando ai dati resi noti dall’Unione Italiana Food (cibo), un quantitativo medio annuo pro-capite di 23-25 Kg?
 
La risposta all’interrogativo trova rispondenza nella composizione chimica del Glifosato (prodotto dalla Monsanto, ma da recente acquisito dalla multinazionale farmaceutica Bayer e commercializzato con il nome di Roundup e Accord e Rodeo da altre Aziende), che è l’erbicida più economico e più usato al mondo, compresa l’Italia (dove viene impiegato, in particolare, prima della semina delle graminacee, delle colture industriali e nei frutteti intensivi, rispettivamente: per impedire la crescita ed eliminare la vegetazione infestante), caratterizzato da un formulato Aminofosforico della glicina (C3H3NO5P) che, alla fine del 2017, è stato riautorizzato dall’Unione Europea, per altri 5 anni, nonostante: - il voto contrario dell’Italia (dove la campagna “Stop Glifosato” comprende 45 importanti adesioni, fra cui: Slow Food, Associazione Culturale Pediatri e ISDE -Associazione Italiana Medici per l’Ambiente) ed altre 8 nazioni; - l’IARC (Azienda Internazionale per la Ricerca sul Cancro), l’avesse classificato come cancerogeno e poi, su pressione dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), declassato a “probabilmente cancerogeno”(più precisamente come “2a”, ossia agente la cui cancerogenità è confermata sugli animali, ma non sull’uomo), anche se l’esistenza di studi indipendenti ne abbiano rilevato la sua pericolosità; - sia stato ritenuto, anche se contrariamente al giudizio dell’EFESA, sicuramente un interferente endocrino, come dimostrano le problematiche a livello ormonale e renale rilevate nelle zone di massiccia utilizzazione ( vedi Trentino e Veneto: sedi di produzioni intensive di mele); - la sua assunzione favorisca la prevalenza estrogenica (capacità di stimolare la comparsa e il mantenimento dei caratteri sessuali femminili), tanto nell’uomo, nel quale determina l’abbassamento del livello di testosterone con rischio di femminilizzazione, con perdita di potenza e libido e acquisizione di morfologia del corpo di tipo femminile, quanto nella donna, dove sviluppa una predisposizione al cancro degli organi sessuali. Problematiche queste che assumono una maggiore gravità quando interessano i bambini; - l’oncologa Patrizia Gentilini, componente del Comitato scientifico dei Medici per l’Ambiente, abbia dichiarato: “Ci sono numerosi dati sperimentali su cellule placentari ed embrionali umane che dimostrano come il Glifosato induca necrosi e favorisca la morte cellulare programmata, e quindi trattasi di una sostanza genotossica (che danneggia l’informazione genetica all’interno di una cellula), oltre che cancerogena; - diversi studi e ricerche abbiano evidenziato, come dichiarato a “Il Salvagente” (Mensile dei Consumatori) dal Direttore scientifico dell’Istituto Ramazzotti dottoressa Fiorella Belpoggi, che l’esposizione a questa sostanza possa risultare dannosa, anche a dosi molto basse nei confronti del 54 % delle specie batteriche intestinali, delle donne incinte (perché potrebbe attraversare la placenta e raggiungere il feto) e per l’aumento del rischio di cancro al seno.
 
Dosi che, come ha dimostrato l’analisi eseguita da “Il Salvagente” sugli “spaghetti al Glifosato”, è possibile rinvenirle anche nella pasta prodotta con grano al 100% italiano. Poiché, trattandosi di un erbicida altamente volatile, si diffonde copiosamente nell’aria, contaminando facilmente le colture limitrofe a quelle alle quali è destinato il trattamento. Però, se tali condizioni possono accidentalmente verificarsi quando la pasta è prodotta con grano totalmente italiano; si verificano, pur se nella misura dei limiti di legge, normalmente nella pasta prodotta con grano proveniente da paesi non europei (e dal Canada, in particolare).
 
Dosi, il cui effetto non va valutato soltanto in funzione della quantità di Glifosato ma, come precisa l’oncologa ed ematologa Patrizia Gentilini, membro dell’ISDE (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente), in rapporto all’effetto cocktall (miscela). Ossia alla probabile ulteriore imprevedibile formazione di composti derivanti dalla reazione fra i principi attivi dell’insieme dei fitofarmaci.
 
Tuttavia, allo stato attuale, la scelta di marchi che prevedono l’ impiego della materia prima interamente nazionale, si ritiene sia l’unica che possa consentire la quasi totale garanzia della genuinità del prodotto. Perché, per avere la certezza della totale assenza di residui inquinanti, bisognerà attendere che gli Organismi politici europei facciano prevalere il loro potere e dovere istituzionale di protezione della salute della popolazione, sulle pressioni delle lobby mirate a realizzare esclusivamente ingenti profitti. Prescindendo, egoisticamente e spregiudicatamente, dalle attestazioni scientifiche che testimoniano le gravi conseguenze che arrecano alle persone a all’Ambiente.
 
Poichè, come ricordato da Giovanni Battista Girolomoni, presidente dell’omonima azienda pioniera del biologico in Italia, fin quando la tecnica di coltivazione biologica non sarà attuata in maniera generalizzata e nell’ integrale rispetto del relativo disciplinare, non potremo liberaci definitivamente, non solo della nocività dei citati residui di pesticidi industriali nei prodotti alimentari; ma soprattutto dalla pregiudizievole contaminazione dell’ambiente.
 
Ambiente che, attraverso il naturale processo biochimico di assorbimento del maggior componente dei “gas serra” (L’anidride carbonica -CO2-), da parte dell’esclusiva prerogativa (fotosintesi clorofilliana) propria dell’universo vegetale, rappresenta ancora l’unico considerevole antidoto in grado di contenere, anche se in parte, l’entità della gravità degli effetti prodotti dalle sempre più frequenti e devastanti anomalie climatiche.

Coronavirus: ecco la tecnologia per assicurare le cure e limitare i contagi

Coronavirus: ecco la tecnologia per assicurare le cure e limitare i contagi Copertina (1.182)
Eleonora Persichetti


SVILUPPATA IN ITALIA LA PRIMA PIATTAFORMA DIGITALE A SUPPORTO DELLA LOTTA CONTRO IL CORONA VIRUS. E’ GIA’ PRONTA E FUNZIONANTE: IN 2/3 DEI CASI L’ETÀ MEDIA È DI 81 ANNI CON LA CONCOMITANZA DI PIÙ PATOLOGIE PREESISTENTI
 
 
 

Con la finalità di fornire un contributo alla prevenzione ed al contrasto di Covid-19, Plusimple.com ha messo a disposizione una piattaforma per aiutare la rete sanitaria a coordinarsi meglio ed a supportare il cittadino nella continuità assistenziale.
 
 
 
(AJ-Com.Net) - «Il governo ha emanato misure cautelative per limitare il contagio, ma queste misure non bastano: l’evoluzione dei contagi da Corona Virus sta mettendo a dura prova il sistema sanitario italiano» sottolineano gli esperti del comitato medico di Plusimple, società innovativa di sanità digitale che ha deciso di offrire gratuitamente supporto e know-how per fronteggiare in maniera più agile l’attuale emergenza sanitaria.
 
Attraverso SupportoCoronaVirus.it l’apposita piattaforma di supporto per l’emergenza, Plusimple mette a disposizione uno spazio web accessibile gratuitamente a tutti per eseguire un test di autovalutazione redatto dall’Ordine dei Medici di Salerno.
 
Inoltre l’app e l’iscrizione in piattaforma, già gratuita per i pazienti ed i cittadini, viene resa gratuita anche per tutte le strutture sanitarie, pubbliche o private, nonché per i medici ed i centri medici, proprio per valorizzare il ruolo della comunicazione digitale certificata GDPR in un momento di grave importanza come questo.
 
Plusimple.com già ad oggi conta più di 600 medici ed 11 mila pazienti. Attraverso SupportoCoronaVirus.it diventa inoltre possibile accedere ad informazioni certificate per dirimere dubbi e condividere procedure riguardo prevenzione e riscontro dei sintomi del Corona Virus.
 
Secondo quanto hanno potuto appurare gli analisti della piattaforma, il dato generale di letalità è attualmente più alto nella popolazione italiana rispetto a quella cinese. L’età media della popolazione italiana è infatti maggiore (44 anni in Italia contro un’età media di 37 anni in Cina) e questo fattore contribuisce al possibile inasprirsi dei dati.
 
Insomma, in Italia c’è un maggior numero di malati con età superiore agli 80 anni. «Ed è proprio dopo gli 80 anni e in persone con importanti patologie pre-esistenti che avvengono i due terzi dei decessi» aggiungono i medici di Plusimple.com, che in questi giorni è stata inserita dalla Think Pink Europe tra le 5 migliori società di sanità digital per la lotta contro il tumore al seno.
 
Nel dettaglio -secondo quanto rileva Plusimple.com- in Italia la mortalità da Corona Virus è pari a zero per le fascia di età da 0 a 58 anni, per salire gradualmente allo 0,1% tra i 50 ed i 59 anni, all’1,4% tra i 60 ed i 69 anni, al 4% tra i 70 ed i 79 anni, all’8,2% tra gli 80 e gli 89 anni ed al 14,3% oltre i 90 anni, nonostante la patologia possa manifestarsi in forma aggressiva in tutte le età.
 
Altro fattore determinante ai fini della letalità del virus è la concomitanza di più patologie preesistenti: la mortalità da Corona Virus nel 60% dei casi si ha in pazienti che presentano 3 o più patologie e nel 19% in pazienti che ne presentavano 2.
 
«Nel momento di emergenza che stiamo vivendo è indispensabile assicurare le cure ma anche limitare i contagi» sostengono i medici della piattaforma. E proprio grazie a Plusimple.com il rapporto con il proprio medico avviene in remoto: più rapido e più sicuro, riducendo così il rischio di contagio.

«Plusimple significa più semplice perché crediamo che una sanità con meno passaggi e meno ostacoli sia più valore per tutti» sostengono i fondatori della start-up che è già stata classificata dall’EIT Health – agenzia innovativa dell’Unione Europea - tra le 15 società di sanità digitali più promettenti d’Europa.
 

Partire dai bisogni

Partire dai bisogni Copertina (571)
Gianni Morelli

 

Mi guardo intorno e vedo una grande confusione a livello Nazionale.

 

Mi sembra che I partiti tradizionalmente più vicini al popolo si combattano all’interno per questioni di potere ed abbiano perso di vista il loro ruolo di mediatori tra il potere stesso e le esigenze dei cittadini. I ‘nuovi raccomandati’ spinti dai partiti al potere, vengono inseriti alla guida di importanti Enti (ISTAT, INPS, RAI,…) per il controllo delle informazioni e delle comunicazioni. Una vera e propria ‘Partitocrazia’ che prescinde dai valori e dalle capacità reali delle persone incaricate di gestire importanti settori della nostra vita sociale. E tutto questo senza che esista una forza di ‘opposizione’ che faccia delle esigenze dei Cittadini il suo cavallo di battaglia.

 

Mi sembra che I Sindacati siano, ormai da tempo, completamene politicizzati e seguano le orme del più forte, come condizionati da poteri che hanno tolto loro ogni forma di reazione nei confronti di orientamenti non corrispondenti alle reali esigenze dei cittadini, dei pensionati e dei lavoratori. Importanti Aziende (mercatone 1) chiudono e vengono cedute (parmigiano reggiano) senza nessun segnale di allarme e senza tentativi di mediazione tendenti a salvare il lavoro ad interi comparti di cittadini e l’economia di intere Regioni, a dispetto delle infinite promesse di crescita dell’economia. Situazioni di malessere per i cittadini, dopo essere state usate come ‘bandiere’ contro altre Amministrazioni (ILVA, Diatriba con Autostrade), vengono subito dimenticate e lasciate nell’oblio più profondo.

 

Mi sembra evidente che, per ragioni meramente politiche, vengano messe in discussione molte di quelle conquiste ottenute con enormi sacrifici in più di settanta anni di vita della Democrazia nel nostro Paese ed i cittadini mi appaiono ormai come schiacciati da improbabili promesse ed in balia di seminatori di odio che gridano ‘all’untore’.  Cittadini ormai lasciati soli ed indifesi ad affrontare senza supporti la dura realtà, che li vede perdere costantemente in termini di libertà e di umanità e sempre più incerti sul loro futuro.

 

Il vero senso delle votazioni effettuate ultimamente evidenzia una voglia di cambiamento di questo stato di cose da parte degli elettori che tendono ad un estremismo sempre più spinto, alla ricerca di soluzioni immediate, drastiche e pericolose.

 

Alla ricerca di una soluzione

 

Sono sempre più convinto che tocchi ai cittadini, alle loro Associazioni non politicizzate, ai Comitati di Quartiere, ad ogni aggregazione di volontari …… tentare di unirsi per far sentire la loro voce. Ripartire dai cittadini e dai loro bisogni sembra essere la chiave di volta sulla quale impostare i prossimi contatti con le varie Amministrazioni, indipendentemente dal loro colore politico e richiamarle a discutere su impegni concreti e condivisi ed a definire programmi e modalità atte a realizzarli.

 

Ritengo che noi, a Marino, siamo fortunati perché possiamo contare sulla disponibilità al dialogo di buona parte dei nostri Amministratori attuali che si sono dimostrati interessati al benessere di noi cittadini e che certamente non rifiuteranno di discutere con noi e ricercare insieme soluzioni idonee a risolvere quelle che ritengo essere le più importanti problematiche che sono alla base del nostro malessere attuale

 

Sta a noi riuscire a creare un modello virtuoso che evidenzi la possibilità e l’utilità di creare relazioni proficue e risolutive tra Amministratori e Cittadini.

 

 

Gianni Morelli

 

Lo shortage di chip farà aumentare i prezzi degli smartphone a Natale?

Lo shortage di chip farà aumentare i prezzi degli smartphone a Natale? Copertina (403)
la Redazione

 
 
 
Le vendite di smartphone sono scese del 6% nell’ultimo trimestre, non a causa della mancanza di domanda, ma bensì alla carenza di chip in tutto il mondo
 
 
 
Lo scenario attuale
 
Per i meno esperti, il chip è la componente che controlla tutto ciò che accade nel vostro smartphone e ne assicura il corretto funzionamento, può essere paragonato al cervello del corpo umano.
La pandemia ha infatti avuto un impatto negativo su tutta la catena produttiva dei telefonini, e i chip sono stati particolarmente colpiti.
I maggiori produttori mondiali stanno cercando di tenere il passo come meglio possono, ma la carenza di chip rappresenta un ostacolo insormontabile in questo momento.
I produttori di chip stanno infatti aumentando i prezzi, in modo da disincentivare sovraordinazioni, nel tentativo di colmare il divario tra domanda e offerta. Secondo le previsioni, la situazione resterà critica fino alla seconda parte del 2022, traducendosi con ogni probabilità in tempi di attesa e prezzi più alti per i prodotti elettronici.
É importante sottolineare che i chip per computer più richiesti non sono particolarmente sofisticati o costosi, ma sono componenti indispensabili che vengono utilizzate in tutto quello che ci circonda, dagli elettrodomestici da cucina, alle lavatrici, ai gadget elettronici.
 
Cosa ha causato la crisi dei chip
 
Le ragioni principali della carenza di chip nel mercato globale sono:
  • l'aumento della domanda,
  • il rallentamento della produzione a causa del coronavirus e
  • le sanzioni contro la Cina da parte della precedente amministrazione americana.
Vivendo in un mondo dipendente dalla tecnologia, la crisi ha avuto un impatto su tutto, dalle automobili alle console per videogiochi.
Gli smartphone sono stati finora al riparo dalle ripercussioni, grazie a produttori come Apple e Samsung che possiedono una buona scorta delle componenti interessate.
 
Le conseguenze in vista delle vacanze invernali
 
I produttori di Smartphone devono iniziare a preoccuparsi? abbastanza, soprattutto quando ci dirigiamo verso la stagione dello shopping natalizio. Apple ha lanciato sul mercato il nuovo iPhone 13 a fine settembre, senza dubbio in tempo per farlo trovare agli appassionati del brand sotto il proprio albero.
I consumatori, data la situazione, dovrebbero aspettarsi quest'anno sconti meno aggressivi sugli smartphone rispetto agli anni passati.
Al momento, non c’è alcuna prova concreta che la mancanza di chip porti ad un aumento nel prezzo degli smartphone, anche se è lecito aspettarsi un aumento sul prezzo di vendita tra l’8% e il 10%.
Ad esempio, il presidente di Xiaomi Wang Xiang, ha detto che la carenza di chip globali potrebbe portare a prezzi più elevati per alcuni prodotti in futuro. Ha aggiunto: "Faremo del nostro meglio per offrire ai nostri clienti il miglior prezzo per i nostri prodotti".
Sembra dunque che la crisi nel settore Smartphone sia destinata a continuare, dopo il crollo nelle vendite causato dalla pandemia di oltre il 12% e adesso per la crisi dei chip.
 
 
Fonte:internet-casa.com

I defibrillatori a Santa Maria ritornano finalmente operativi

I defibrillatori a Santa Maria ritornano finalmente operativi Copertina (785)
Antonio Calcagni

 
 
In data 15 aprile, a seguito di una verifica, abbiamo constatato che la situazione dei defibrillatori, a disposizione H24 nella nostra Città, era ormai (da molti mesi) fuori controllo.
 
Parliamo degli strumenti “salva vita” presenti all’esterno delle tre farmacie comunali della nostra Città, rispettivamente in via Silvio Pellico 57, via G.Prati 38-40 ed in via E.Tazzoli 4-10.
 
Per porre fine a questa grave situazione, in data 16/04/2024 abbiamo inviato una Pec al Direttore della Multiservizi di Marino e per conoscenza all’Assessora alla Sanità, in cui chiedevamo l’immediata rimessa in servizio dei suddetti strumenti.
 
Da una successiva verifica effettuata in data  26 Aprile, con profondo piacere, abbiamo potuto constatare che finalmente sono ritornati tutti e tre efficienti.
 
Piccole soddisfazioni che confermano, ancora una volta, l’utilità del  nostro operato, a favore di Santa Maria.
 
Approfondimento:
Questi dispositivi di defibrillazione sono identificati con l’acronimo: DAE oppure AED (Defibrillatore Automatico Esterno) e si differenziano tra Automatici e Semiautomatici.
La differenza è sono per la pressione di uno o due bottoni per il corretto funzionamento.
defibrillatori automatici e semiautomatici esterni, si differenziano da quelli manuali per la loro capacità di rilevare automaticamente se è necessario o meno erogare una scarica elettrica al cuore del paziente
 
L'uso del defibrillatore semiautomatico o automatico è consentito, in assenza di personale sanitario o non sanitario formato, nei casi di sospetto arresto cardiaco, anche a chi non sia in possesso di formazione specifica. Si applica  l'articolo 54 del codice penale "Stato di necessità" a colui che, non essendo in possesso dei predetti requisiti, nel tentativo di prestare soccorso ad una vittima di sospetto arresto cardiaco, utilizza un defibrillatore o procede alla rianimazione cardiopolmonare.
 
Con l’occasione di questo articolo, stiamo preparando un articolo che ci darà una istruzione su un eventuale utilizzo di questi dispositivi Salva Vita. Non ce ne sarebbe bisogno perchè ogni DAE ci condurrà passo passo (con immagini, suoni e voce) a tutto ciò che si dovrà fare.
Comunque, sapere prima è sempre meglio che farsi trovare impreparati ed incapaci di decidere se intervenire o solo restare a guardare.
 
Il nuovo articolo è raggiungibile nell’area Rubriche alla voce Salute. Sarete comunque avvisati tramite la solita mail se siete già iscritti alla nostra NewsLetter.
 
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Federica Bruni Agente Immobiliare da anni, dopo aver compiuto gli studi di Architettura e dopo aver lavorato presso un’azienda di famiglia che si occupava di edilizia, ha potuto sviluppare tecniche conoscitive in merito alla cantieristica.
Si abilita presso la CCIAA di Roma e fa esperienza nel campo immobiliare affiancando per un periodo il vicepresidente FIMAA (Federazione Italiana Mediatori Agenti Affari) per poi intraprendere l’attività di Agente Immobiliare su Roma e Castelli Romani.
 
 
Associata FIMAA, alla quale e’ iscritta dal 2009, grazie ai numerosi convegni e ai continui programmi formativi organizzati dall'associazione cui ha partecipato, ha acquisito una notevole e specifica competenza in materia, assistendo la clientela nelle compravendite e locazioni; nella cantieristica; offrendo servizi di consulenza sia immobiliare che per ciò che riguarda i finanziamenti oltre alle problematiche urbanistiche che alle valutazioni degli immobili.
 
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