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L’olio extravergine di oliva, è sempre il  fiore all’occhiello della nostra alimentazione?

L’olio extravergine di oliva, è sempre il  fiore all’occhiello della nostra alimentazione? Copertina (859)
Domenico Brancato

Considerata l’importanza che riveste questo straordinario dono della natura, in occasione dell’appena conclusa produzione della campagna 2021/2022, si ritiene utile fornire alcune informazioni inerenti la normativa che ne regola la commercializzazione.
 
In quanto, l’olio di oliva, con un consumo medio pro-capite annuo di 8 Kg (corrispondenti ad un consumo nazionale di 480 mila tonnellate/anno, a fronte di una produzione 2020/2021 di 273 mila tonnellate ed una importazione, nel 2020, di olio di oliva e sansa, dai paesi UE ed extra UE, di 644 mila tonnellate), pari a litri 8,7 (essendo il peso specifico medio di Kg/l 0,920), ed un costo medio di 61 (da 97 a 45 euro) o di ca. 90 euro (da 104 a 78 euro), a seconda se acquistato nei punti vendita o presso i produttori, costituisce sì il più pregiato condimento-alimento dei nostri piatti, ma anche una quota di spesa non trascurabile dei bilanci famigliari.
 
Pertanto, non è fuori luogo precisare alcuni dettagli riguardanti le caratteristiche qualitative delle marche in commercio , per consentire al lettore/consumatore di poter valutare se le descrizioni riportate in etichetta, o forniti dal produttore, risultano rispondenti ai requisiti del prodotto che si intende acquistare e adeguati all’entità del prezzo imposto o proposto.
 
Intanto, secondo il Regolamento CE 1513/2001, si definisce Olio di Oliva Vergine un olio ottenut: dalle olive meccanicamente, in condizioni di temperatura tale da non alterarlo, che non ha subito nessun trattamento al di fuori della decantazione, centrifugazione e filtrazione e che viene classificato in funzione dell’acidità libera espressa in acido oleico.
 
Tuttavia, ai fini di una più dettagliata conoscenza della denominazione ed utilizzazioni degli oli in commercio, si fa seguire la descrizione delle loro caratteristiche:
  • Olio di Oliva Extravergine: commestibile, dal gusto assolutamente perfetto e acidità libera non superiore allo 0,8%.
Anche se è bene chiarire che il gusto degli oli di recente produzione, specie se ottenuti da olive poco mature, sa di amaro, oltre a produrre una sensazione di pizzicore. Percezioni che spesso vengono erroneamente attribuite a cattiva qualità ed elevata acidità, mentre rappresentano un vero e proprio pregio.
 
In quanto dovute a preziose sostanze naturali dell’olio stesso quali, in particolare, i polifenoli (composti organici prodotti dal metabolismo delle piante): l’Oleocantale  scoperto dal Gary Beauchamp, scienziato e biologo presso il Monell Chemical Sens Center di Filadelfia, che in un laboratorio dedicato alla quantificazione delle caratteristiche sensoriali delle sostanze, nell’assaggiare un olio extravergine di oliva, ha trovato familiarità con il pizzicore lasciato sulla gola da varie soluzioni di ibuprofene liquido.
 
Da qui, la deduzione della similitudine di azione antiossidante ed antinfiammatoria non steroidea –FANS- sull’organismo dei due prodotti e la constatazione degli effetti benefici dell’Oleocangtale nei confronti di malattie degenerative e neurodegenerative – Alzheimer- e come antiaggregante piastrinico.
 
Negli ultimi due anni, poi, sull’oleocantale sono in corso la realizzazione di esperimenti per determinare probabili ulteriori potenziali benefici) e l’Oleuropeina dotato di attività infiammatoria, antiossidante ed immunomodulanti dalle funzioni di rafforzamento delle difese immunitarie.
 
Alla luce delle sue proprietà biologiche è impiegato efficacemente nel trattamento e nella prevenzione delle patologie cardiovascolari, neurologiche, oncologiche, infiammatorie e, secondo recentissimi risultati, produrrebbe anche attività antimicrobiche, anti invecchiamento precoce della pelle e dell’organismo –aging- e dei danni indotti dai raggi ultravioletti, che lo rendono più resistente all’ossidazione, oltre a conferirgli proprietà antibatteriche ed antivirali utili (specie in questo periodo) per la salute del nostro organismo.
 
Tali sensazioni, perciò, costituiscono prova di ottima qualità dell’olio, che comunque con il progredire della maturazione tendono a diminuire, ma senza influire negativamente sulle sue peculiari proprietà;
  • Olio di Oliva Vergine: commestibile, dal gusto perfetto e acidità libera non superiore al 2%;
  • Olio di Oliva Vergine Lampante: con acidità libera superiore al 2%, non può essere utilizzato per il consumo diretto (nell’antichità veniva impiegato come combustibile nelle lampade per l’illuminazione domestica) prima di essere sottoposto ad un processo di raffinazione che ne corregga l’acidità ed il gusto sgradevole (dovuti alla scadente qualità delle olive di provenienza) che lo renderebbero non idoneo al consumo;
  • Olio di Oliva: commestibile, si ottiene miscelando olio di oliva raffinato, con olio di oliva vergine, dall’acidità non superiore al 2%. Maggiormente utilizzato, in alternativa all’olio di girasole, per la confezione del tonno in scatola sott’olio;
  • Olio di sansa di Oliva: commestibile, ottenuto dalla miscela di olio di sansa di oliva raffinato e olio di oliva vergine, con acidità non superiore all’ 1%.
Il procedimento utilizzato per estrarre l’olio di sansa è simile a quello impiegato per la produzione degli oli di seme, e cioè tramite processi di pressatura, centrifugazione e l’uso di solventi chimici come l’esano. Procedimento che consente di ricavare un’ulteriore 3-6% di olio grezzo, non commestibile, dal residuo solido (sansa) che rimane dopo l’estrazione dell’olio vergine. Olio grezzo che, una volta sottoposto a procedimenti regolamentati diviene perfettamente commestibile, con quasi le stesse proprietà dell’olio di oliva, poiché ricco di benefici grassi monoinsaturi per la salute.
 
Grazie poi alla maggiore presenza di acido linoleico risulta adatto per rendere fragrante e croccante la produzione di focacce, pane, taralli e biscotti, e come condimento leggero per arrosti e grigliate; nonché ideale per ottenere fritture dorate, in virtù del suo elevato punto di fumo (temperatura a cui un grasso alimentare riscaldato comincia a rilasciare sostanze volatili sotto forma di un fumo tendente al colore azzurro, comprendente l’acroleina: sostanza tossica per il fegato e irritante per la mucosa gastrica e le vie respiratorie) che lo rende resistente alle alte temperature. Trova inoltre ampia utilizzazione nell’industria della cosmesi ed in campo energetico, per la produzione di biomasse.
 
Come tutti gli altri prodotti alimentari, anche gli oli di oliva possono fregiarsi di marchi di qualità, quali: DOP -Denominazione di Origine Protetta- ( che li distingue per un insieme di caratteristiche che dipendono esclusivamente dal territorio sede di produzione); IGP -Indicazione Geografica Protetta- (prevede che le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione della materia prima vengono svolte esclusivamente all’interno dell’area dichiarata); STG -Specialità Tradizionale Garantita- (che ai sensi del Reg. UE 1151/2012, per un insieme di elementi e per la sua caratteristica qualitativa e di tradizionalità, lo distinguono nettamente da altri simili).
 
Marchi che vengono conferiti dalla Comunità Europea sulla base delle seguenti particolari caratteristiche qualitative: basso contenuto di acidi trans –TFA- (molecole lipidiche indesiderate perché riconosciute nocive), un determinato contenuto in trilinoleina –LLL- (Trigliceride contenente tre molecole di acido linoleica) ed un gusto assolutamente perfetto giudicato dai “panel test” (Assaggiatori “ufficiali” , riconosciuti dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, e quelli “professionali”, istituiti da Associazioni di imprese, da Enti locali e delle Camere di commercio).
 
Ad entrambe le categorie vengono affidati i controlli sull’aroma e sapore tipici dell’olio extravergine, successivamente all’espletamento delle analisi chimiche e spettrometriche che consentono di individuare la presenza di oli raffinati, di composti che segnalano la presenza di oli di seme o ottenuti con solventi e di residui di pesticidi. E nel caso gli assaggiatori, concordemente, rilevino dei difetti, tali oli vengono declassati a “vergini”.
 
La normativa europea inoltre, per impedire che in etichetta apposta sui contenitori dell’olio d’oliva vergine ed extravergine, vengano riportate indicazioni facoltative di fantasia, come “ Gentile, Delicato, Classico”, che nulla hanno a che vedere con le caratteristiche delle olive utilizzate o dell’olio prodotto, ma che potrebbero trarre in inganno gli acquirenti, stabilisce le indicazioni ammesse per legge, che devono essere accertate tramite prove ufficiali che certificano l’olio, quali: “Fruttato, Dolce, Equilibrato” (per marcare le proprietà organolettiche del contenuto); “Estratto a Freddo”( per informare che gli oli sono stati estratti a meno di 27 °C, con un processo di percolazione o centrifugazione della pasta di olive); “Prima Spremitura a Freddo” ( per informare che gli oli sono stati ottenuti a meno 27 °C, con spremitura meccanica della pasta di olive ed estrazione con presse idrauliche).
 
Altroconsumo (Associazione per la tutela e difesa dei consumatori), per fornire significative informazioni ai consumatori, ai fini di consentire loro di compiere una scelta consapevole della qualità del prodotto da acquistare, secondo quanto riportato nell’articolo dal titolo, “EXTRAVERGINE? NON DA TUTTI”, pubblicato nel Fascicolo n° 364 di Dicembre 2021 dell’omonima Rivista mensile, ha sottoposto al test 30 bottiglie di olio evo (Extravergine di oliva), acquistate presso i punti vendita, per analizzarlo e rilevarne le caratteristiche ( Prezzo medio/ litro, Provenienza olive, Tecnica di coltivazione, Assenza di frodi, Acidità, Conservazione, Qualità delle olive, Assenza di pesticidi e Valutazione all’assaggio). Indagine il cui esito trova riscontro nella sintetica voceQualità globale espressa in%”, che include 19 su 30 campioni esaminati e ne esclude 11, declassandoli come “vergini”, per carenze percettive di odore e sapore e la presenza di fitofarmaci, anche se in misura inferiore ai limiti di legge. A sua volta, dei 19 campioni selezionati, i primi 9 sono compresi fra i valori da 78 e 70% e i successivi 10 fra il 68 ed il 57% della graduatoria. Graduatoria che trova riferimento scalare nel seguente ordine di citazione della denominazione delle Aziende produttrici:
 
  • Monini Bios: E/l 10,47 – 100% italiano – Biologico;
  • Clemente La terra dell’olio: E/l 9,32 – 100 / Italiano;
  • Carapelli Bio: E/l 8,14 – UE ( da olive provenienti da Paesi europei);
  • Amo Essere Biologico (EUROSPIN) Podere del Conte: E/l 6,39: 100% Italiano – Biologico;
  • Carapelli Il Frantoio: E/l 5,41 – UE;
  • Desantis: E/I 6,13 – 100% Italiano;
  • Desantis Classico: E/l 4,43 – UE;
  • Conad Verso Natura: E/l 7,65 – 100% Italiano – Biologico;
  • De Cecco Classico: E/L 5,64 – UE;
  • Carapelli Oro verde100% Italiano: E/l 8,90;
  • Farchioni Biologico: E/l 9,20;
  • Monini Classico: E/l 5,86 – UE;
  • Farchioni: E/l 5,17 – UE;
  • De Cecco 100% Italiano: E/l 8,46;
  • Zucchi Bio: E/l 9,82;
  • Coop Origine Italiano: E/l 7,25;
  • Olio Carli Fruttato: E/l 9, 80 – UE;
  • Sagra Classico: E/l 5,79 – UE;
  • Filippo Berio100% Italiano: E/l 8,40.
 
Per quanto concerne le modalità delle analisi effettuate, Altrocosumo precisa che: i test sui 30 oli dichiarati dalle rispettive Aziende produttrici, extravergine di oliva, sono stati acquistati a Maggio del 2021 e testati, in forma anonima, in autorevoli laboratori indipendenti.
 
E che l’adottato criterio di valutazione della qualità, è basato sul concetto che un olio per essere definito extravergine deve rispettare i parametri chimici previsti dalla normativa e superare la prova deiPanel test” riconosciuti dalle autorità nazionale ed internazionali. I quali, attraverso un rigoroso procedimento di controllo, valutano innanzitutto l’odore dei campioni alla temperatura di 28 °C ( considerata ottimale per percepirne le caratteristiche) e successivamente, con l’assaggio, il fruttato ( presenza della fragranza tipica dell’oliva sana, fresca e colta al giusto punto di maturazione), che deve essere superiore a zero.
 
In seguito alla scrupolosa applicazione di tale normativa, fra le marche che hanno superato la prova, è stato attribuito il giudizio di migliore del test all’olio Monini Bios 100% Italiano Biologico, con il parere: La qualità è alta e il prezzo è contenuto, e di miglior acquisto all’olio Desantis Classico, con il parere: Il prezzo è davvero basso, ma questo non va a discapito della qualità.
 
E poichè, da quanto emerso dalla classifica della “Qualità globale” sopra riportata, si deduce che al più elevato e più basso prezzo dell’olio, come per molti altri prodotti alimentari e non, non sempre corrisponde la migliore e peggiore qualità, dovendo effettuare un approvvigionamento di olio, per sincerarsi che comprenda i rinomati elementi organolettici che lo distinguono, è consigliabile eseguire autonomamente, in anticipo, su piccole quantità, l’agevole prova qualitativa, basata essenzialmente sul significativo rilevamento dell’odore e del gusto, applicando le semplici indicazioni metodologiche in precedenza descritte.
 
Per far sì di disporre di un olio comprendente tutte le preziosità legittimamente decantate. Perché solo in tal caso è possibile seguire il consiglio dei ricercatori della “Sociedad Andalusa del Oleocanthal “, per i quali “assumere quattro cucchiai al giorno di “vero” olio extravergine di oliva, costituisce una buona base per prevenire o attenuare processi infiammatori cronici.
Altri benefici trovano conferma in una ricerca fatta dagli studiosi dell’Università “Federico II di Napoli” sulla nutrizione e, specificatamente, su diabetici affetti da diabeti di tipo 1, per verificare gli esiti clinici rilevabili da interazione grassi-zuccheri.
 
Lo studio ha dimostrato che i pasti ad alto indice glicemico (riso, pane bianco, pasta e banana) davano un incremento della glicemia, nei confronti di pasti a basso indice glicemico (minestra di legumi, pane e pasta integrale e mele). Entrambe la tipologia di cibi, però, se conditi con olio extravergine, davano un picco glicemico più basso.
 
Per cui, consumare a fine pasti del pane integrale imbevuto di un buon olio extravergine di oliva procurerebbe benefici in pazienti diabetici in terapia insulinica e agirebbe come prevenzione nelle persone sane.
 
Proposte che rappresentano un’opportunità che la Natura e la scienza ci offrono per ostacolare, senza incorrere in effetti collaterali, l’insorgere di molteplici proliferanti patologie e mitigare i danni di quelle esistenti. Perciò, potendone usufruire, sarebbe poco sensato trascurare di coglierne i probabili vantaggi!!!

Buone Feste da tutti noi

Buone Feste da tutti noi Copertina (649)
Eleonora Persichetti

Anche quest’anno è stato contrassegnato dalla pandemia. La pausa estiva e la riduzione dei casi ci avevano fatto ben sperare, si respirava e si respira ancora nell’aria un desiderio fortissimo di ritorno alla normalità.
Così non è stato, arriverà un nuovo decreto, dopo una serie di ordinanze locali, con le ennesime restrizioni, con le indicazioni su ciò che si potrà o non si potrà fare in questo periodo che, almeno dal punto di vista familiare e religioso, è il più bello dell’anno.
 
Il Covid ha letteralmente stravolto il nostro modo di vivere, di lavorare, di socializzare e, infine, di pensare. Teorie complottiste, discussioni persino tra amici e familiari sul tema vaccino, green pass semplice o rafforzato: non ce ne accorgiamo più, ma è il tema delle nostre giornate, il demone di quest’ultimo anno e mezzo. E forse qualcosa ce l’ha insegnato. La vita è un dono prezioso, salvaguardiamola. Dobbiamo rispettare noi stessi e il prossimo. Abbiamo tanti mezzi a disposizione e, sebbene non sia la stessa cosa dell’incontro vis-à-vis, possiamo sentirci vicini anche se siamo lontani. Tutti insieme ci siamo adattati a questa nuova quotidianità, fatta di mascherine, di saluti con un “batti il pugno”, di prudenza assoluta. L’obiettivo è quello di sconfiggere un nemico comune e invisibile.
Ma ora è Natale e va giustamente celebrato, sempre prestando attenzione a ciò che facciamo e che ha ripercussioni sugli altri e sull’ambiente. Il Natale è la festa luminosa della famiglia, il tempo per stare insieme ai nostri cari e per goderci la magia dei suoi colori, dei regali, di tutto ciò che lo caratterizza.
Seguirà poi il Capodanno con tanti propositi per il 2022, in primis, quello di uscire da questa brutta situazione una volta per tutte.
 
La nostra Redazione ha continuato a seguire in prima persona le vicende del territorio, a farsi portavoce delle problematiche e delle cose belle, perché anche quelle fanno parte del nostro mestiere. Non è stato più possibile organizzare le consuete riunioni dal vivo, ma la voglia di essere presenti e costanti nell’informazione ha abbattuto tutti gli ostacoli.
Grazie a tutte le lettrici e a tutti i lettori, a chi commenta i nostri articoli, a chi ci invia dei suggerimenti, a tutti i nostri collaboratori: senza di voi tutto questo non sarebbe possibile.
 
Auguriamo un sereno Natale a voi e alle vostre famiglie, che la sua magia possa farci ritrovare la serenità perduta.
E concludiamo questo messaggio con una bellissima frase di Arthur Schopenhauer: “Colui che ha una grande ricchezza in se stesso è come una stanza pronta per la festa di Natale, luminosa, calda e gaia in mezzo alla neve e al ghiaccio della notte di dicembre”.
 
Eleonora Persichetti e Antonio Calcagni

Gettare rifiuti dai veicoli ora costa caro

Gettare rifiuti dai veicoli ora costa caro Copertina (661)
Domenico Brancato

 
Il gesto di gettare rifiuti dai veicoli in sosta o in movimento, adesso, può costare caro.
 
 
Il Decreto infrastrutture, convertito con modificazioni nella legge n. 165/2021 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 9 Novembre 2021, infatti, innalza le sanzioni per chi compie comportamenti incivili e pericolosi, come gettare oggetti o rifiuti dall’auto, sia in movimento che in sosta.
 
 
La modifica interviene sull’articolo 15 del Codice della Strada (che recita: “Su tutte la strade e loro pertinenze è vietato: omissis… f.bis- insozzare la strada o le sue pertinenze gettando rifiuti o oggetti dai veicoli in sosta o in movimento; g- apportare o spargere fango o detriti anche a mezzo delle ruote dei veicoli provenienti da accessi e diramazioni; h- scaricare, senza regolare concessione, nei fossi e nelle cunette, materiali o cose di qualsiasi genere o incanalare in essi acque di qualunque natura; i- gettare dai veicoli in movimento qualsiasi cosa; omissis...”) ed, in particolare, con il comma 3 bis che dispone: chi insozzerà la strada o le sue pertinenze, gettando rifiuti o oggetti dai veicoli in sosta o in movimento, sarà punito con l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria minima di euro 216 e massima di euro 866, in sostituzione dei precedenti importi fissati nella misura minima di 108 e massima di 433 euro.
 
Sanzione amministrativa raddoppiata anche per chi getterà dai veicoli in movimento qualsiasi cosa.
 
Per cui, il precedente disposto del comma 3, inerente il lancio di cose dai veicoli in sosta o in movimento, che veniva punito con sanzioni amministrative da 26 a 52 euro, ora viene multato dal seguente disposto del nuovo comma 3 ter: “chiunque viola il divieto di cui al comma 1, lettera i), è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 52 ad euro 204”.
 
Inasprimenti delle sanzioni che, si suppone, siano finalizzati a contrastare, in maniera più efficace, alcune delle più diffuse e ricorrenti trasgressioni che causano, particolarmente nei centri urbani, notevole discapito per il decoro e per le conseguenti deleterie ripercussioni sul prestigio, l’igiene e l’economia degli ambienti interessati. Poiché trattasi di condizioni che non possono che suscitare senso di ripugnanza ed evidenziare deplorevoli comportamenti.
 
Ovviamente, a carico di quei cittadini (ma che si ripercuotono sull’intera cittadinanza) che, per istinto o intenzionalmente, compiono l’abituale disinvolto gesto di buttare a terra cartacce, involucri di una miriade di piccole confezioni, cicche, fazzolettini, mascherine, contenitori in plastica e vetro, ecc.
 
Motivo per cui, si ritiene che per raggiungere efficacemente l’obiettivo finalizzato a stimolare l’insorgenza di senso civico nelle persone aduse alla trasgressione, il ricorso all’inasprimento delle comminate sanzioni pecuniarie, dovrebbe essere integrato con programmi permanenti di “Educazione Ambientale”, promosse e incentivate dalle Istituzioni, specie in quei territori dove si avverte una maggiore esigenza.
 
Programmi, il cui scopo dovrebbe essere quello del coinvolgimento di tutte le persone operative e non di ogni fascia di età, attraverso la sistematica diffusine nelle più appropriate sedi, quali: le scuole (da per l’infanzia agli Istituti superiori), locali di aggregazione e di intrattenimento.
 
Al fine di rappresentare, nella sua interezza percettiva, la contrapposizione fra due distinte realtà, delle quali una caratterizzata dalla condizione di trascuratezza e di insolenza, causa di discredito; e l’altra che diffonde godimento, ammirazione ed attrazione, tipica di ambienti dove vige la spiccata vocazione per l’ordine, la cura scrupolosa per la lindezza e per la dotazione floro-ornamentale dell’ambiente.
 
Luoghi dove, inoltre, nel caso distrattamente qualcuno lascia cadere a terra qualsiasi materiale, viene, invitato a provvedere alla rimozione, da chiunque abbia rilevato il gesto. In quanto spinto dalla consapevolezza che il rigore in tal senso costituisce, oltre che il presupposto per disporre di una gradevolissima condizione di vivibilità, un valore aggiunto alle ulteriori attrattive di cui si avvale il proprio ambiente di vita.
 
Maggior pregio che contribuisce ad incrementare considerevolmente il benessere socio-economico dell’intera comunità.
 
Benefici per nulla trascurabili, e per il conseguimento dei quali basterebbe, semplicemente, porre in atto un po’ di buon senso, di amor proprio ed un’oggettiva valutazione della nocività degli esiti dei citati poco urbani comportamenti.
 
Quindi, nel concludere, si ritiene alquanto opportuno rivolgere un generale invito a tener conto degli effettivi vantaggi che possano derivare dall’astensione dal compiere gesti considerati avventatamente banali!

MA CHE COLPA ABBIAMO NOI... DONNE ?

MA CHE COLPA ABBIAMO NOI... DONNE ? Copertina (838)
Eleonora Persichetti

 
  • Ma che colpa abbiamo noi se i femminicidi si susseguono al ritmo di 1 al giorno in Italia e di una ogni 10 minuti nel mondo, raggiungendo finora l’assurda quota di 100.100 donne per il 2021?
  • Ma che colpa abbiamo noi se tutti gli stupri sono frutto del fenomeno del patriarcato che pervade la nostra società?
  • Ma che colpa abbiamo noi se le donne vengono abusate e violentate fisicamente e psicologicamente nel 90% dei casi entro le mura domestiche dal partner o dall’ex partner?
  • Ma che colpa abbiamo noi se le donne che denunciano non hanno la protezione necessaria prevista dal Codice Rosso?
  • Ma che colpa abbiamo noi se le donne che si sono distinte nel tempo negli studi, nelle scienze e nelle arti, sono state completamente ignorate dalla storia e dai libri?
  • Ma che colpa abbiamo noi se i testi didattici delle scuole per lo più scritti da uomini menzionano solo figure maschili esaltandone l’operato?
  • Ma che colpa abbiamo noi se i premi Nobel sono stati consegnati ai mariti delle scienziate meritevoli, i quali non le hanno nemmeno ringraziate pubblicamente?
  • Ma che colpa abbiamo noi se le donne hanno perso la vita per conquistare il diritto al voto?
  • Ma che colpa abbiamo noi se il delitto d’onore è stato abrogato solo nel 1981?
  • Ma che colpa abbiamo noi se il ruolo della donna è stato per secoli relegato a quello della casalinga per sbrigare le faccende domestiche e avere cura dei familiari?
  • Ma che colpa abbiamo noi se le donne al lavoro devono faticare il doppio rispetto agli uomini per essere riconosciute e valorizzate?
  • Ma che colpa abbiamo noi che per ottenere la parità salariale tra donne e uomini ci è voluto un DDL approvato in Parlamento il 26 ottobre scorso, dopo decenni di disparità salariale?
  • Ma che colpa abbiamo noi che per ottenere una degna rappresentanza in Politica e nelle Attività Lavorative si è dovuto ricorrere alle Quote Rosa?
  • Ma che colpa abbiamo noi se per prevenire e rimuovere ogni forma e causa di discriminazione per i diritti delle Donne è stato necessario istituire nel governo il Dipartimento delle Pari Opportunità?
  • Ma che colpa abbiamo noi se le donne nello sport solamente nel 2012 alle Olimpiadi di Londra hanno visto la partecipazione delle atlete in tutte le discipline?
 
Se provate a rispondere a queste domande e pensate di aver trovato le risposte, fatelo sapere alle Donne che sono ansiose di comprendere!!!
Intanto noi Donne ci indigniamo e ci impegniamo a contrastare queste ingiustizie con determinazione e consapevolezza.
 
Per tutto questo riteniamo fondamentale ricordare il prossimo 25 novembre come la GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE.
 
 
ASS. DONNE PER IL CAMBIAMENTO - ODV

Strisce blu gratuite per diversamente abili

Strisce blu gratuite per diversamente abili Copertina    (allegati) (479)
Domenico Brancato

Approvata l’attesa gratuità del parcheggio su strisce blu per disabili con contrassegno auto
 
Con Decreto Infrastrutture n. 121/2021, nel coordinato con la legge di conversione 9 novembre 2021 n. 156, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 9 Novembre 2021, n. 267, è stata approvata la gratuità, a decorrere dal 1° gennaio 2022, della sosta su strisce blu per persone disabili dotate di “Contrassegno Auto Disabili”.
 
Trattasi di un intervento normativo che mette fine ad una disparità attribuibile alla possibilità che veniva concessa a ciascun Comune di decidere, in autonomia, se consentire ai veicoli in uso per il trasporto di persone disabili di parcheggiare sulle strisce blu senza pagare.
 
Quindi, quello che prima era un invito ai Comuni, adesso è diventato un obbligo che prevede la sosta gratuita nelle apposite aree o parcheggio a pagamento, in tutta Italia, per le persone dotate di Contrassegno auto disabili, nel caso in cui i posti riservati risultassero già occupati o indisponibili gli stalli (aree di sosta) a loro riservati.
 
Il testo di conversione, conferma le misure presenti già nel Decreto, tra cui: l’ introduzione nel Codice della Strada al nuovo comma 3-bis dell’articolo 188; e gli “stalli rosa” inerenti il parcheggio per le donne in gravidanza e i genitori con i figli fino a 2 anni.
 
Sempre la legge di conversione ribadisce, inoltre, l’inasprimento delle sanzioni, con multe raddoppiate, per chi parcheggia in aree di sosta riservate a mezzi per trasporto di persone con disabilità, e con l’elevazione da 168 a 672 euro per chi parcheggia sul posto di guida riservato ai disabili, senza contrassegno.
 
Ed ancora, la medesima normativa, all’articolo 1 Bis prevede ulteriori agevolazioni (per fruire delle quali occorre, però, attendere un Decreto correttivo, la cui emanazione dovrà avvenire entro trenta giorni), consistenti in delle semplificazioni per accedere all’acquisto di auto da parte di persone disabili, esclusivamente, con ridotte o impedite capacità motorie permanenti, dotate di patente con obbligo di adattamenti.
 
Nello specifico, è stabilito che per il riconoscimento delle agevolazioni contemplate dall’articolo 8 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Vedi Allegato), è prevista solo la presentazione di una copia semplice della patente con le indicazioni di adattamenti, anche di serie (come cambio automatico), prescritti dalle commissioni mediche locali.
 
Per cui, considerati i risolutivi provvedimenti adottati del Governo nazionale, inerenti il riconoscimento di una così ineccepibile esigenza, da tempo manifestata e sollecitata da una componente sociale particolarmente meritevole di attenzione; non rimane che formulare il più sentito auspicio affinché le Amministrazioni comunali compiano, in tempo utile, i dovuti adempimenti burocratici, per consentire la tempestiva fruizione di un contributo finalizzato ad attenuare, in qualche modo, i notevoli disagi che quotidianamente i destinatari del “privilegio” in esame, loro malgrado, sono costretti ad affrontare.
 

Da 31 dicembre sarà più difficile riconoscere la pasta esente dalla dannosa presenza del GLIFOSATO

Da 31 dicembre sarà più difficile riconoscere la pasta esente dalla dannosa presenza del GLIFOSATO Copertina (1.362)
Domenico Brancato

 
 
PERCHE’ DAL 31 DICEMBRE 2021 SARA’ PIU’ DIFFICILE RICONOSCERE LA PASTA SENZA IL NON INNOCUO.… “GLIFOSATO”?
 
Ciò è imputabile alla conseguenza della scadenza dell’obbligo dell’etichettatura italiana ed all’entrata, al primo Gennaio 2022, del Regolamento Europeo 2018/775, che stabilisce l’obbligo di indicare l’origine dell’ingrediente principale con il quale viene prodotto un determinato alimento (il grano, nel caso della pasta), ma solo se tale origine è diversa da quella che si vede nella confezione.
 
La Coldiretti (Organizzazione degli Imprenditori Agricoli a livello nazionale ed europeo), in proposito, spiega che il Decreto prevede che le confezioni di pasta secca, prodotte in Italia, debbano indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e in quello dove viene molito. Qualora la provenienza e la molitura avvengano in più Paesi, a seconda dei casi, possono essere utilizzate le seguenti diciture: Paesi UE (facenti parte dell’Unione Europea); Paesi non UE; e Paesi UE e non UE. Inoltre se il grano duro è coltivato per almeno il 50 % in un solo Paese, come ad esempio in Italia, si può usare la dicitura: “Italia e altri Paesi Ue e/o non UE.
 
Ed allora, conclude la Coldiretti, affinché il consumatore possa orientarsi verso l’acquisto di una vera pasta Made in Italy al 100% (prodotta integralmente in Italia), non gli rimane che scegliere le confezioni che riportano le indicazioni “Paese di coltivazione del grano: Italia” e “Paese di molitura: Italia”.
 
Per fornire, però, dei riferimenti più espliciti si ritiene opportuno riportare una lista dei più diffusi marchi di pasta presenti nella grande distribuzione, stilata da GreenMe (In armonia con la Terra), controllando le etichette delle confezioni in cui, per legge, le aziende produttrici sono obbligate a dichiarare la provenienza del grano, secondo come di seguito indicato: Agnesi mix unico di grani duri di regioni italiane; Alce Nero grani duri biologici coltivati in Italia; Barilla sul sito del marchio si legge che: ”per i formati classici della pasta destinata al mercato italiano, Barilla utilizza grano 100 % italiano selezionato”; Baronia con grano duro selezionato , esclusivamente italiano; Conad la pasta biologica della linea ”Verso Natura” è prodotta con semola 100 % italiano; Divella la linea integrale usa 100 % grano italiano; Eurospin la “Pasta Tre Mulini” della linea “Bronzo”, la linea Pasta biologica e le Tronfie integrali sono realizzate con semola di grano duro 100 % italiano; Girolomoni ottenuta esclusivamente con grani duri di origine biologica coltivati in Italia; Granoro , linea Dedicato utilizza 100 % grano pugliese; Granono, linea Bio utilizza 100 % grano biologico coltivato in Italia; La Molisana di solo grano italiano coltivato in Molise, Puglia, Marche, Lazio e Abruzzo; La Pasta di Camerino grano 100 % italiano; Libera Terra grano duro biologico del sud Italia; Liguori grani duri 100 % italiani ad alto contenuto proteico, coltivati nei campi del Tavoliere delle Puglie, della Basilicata, del Molise e delle Marche; Pasta Armando di grano di filiera 100 % italiano; Pasta COOP, linea Fior Fiore di semola di grano duro di origine italiana; Pasta Despar Premium 100 % grano italiano; Rummo, linea Intergale e Biologica realizzate con grano 100 % italiano nel rispetto dell’ambiente; Valle Del Grano prodotta esclusivamente con grani duri siciliani; Vivi Verde Coop ottenuta da grano duro biologico 100 % italiano; Voiello con grano aureo, grano duro 100 % italiano.
 
Considerato che l’Italia, per mantenere il ruolo di leader mondiale del mercato della pasta, necessita di circa 5,8 - 6 milioni di tonnellate di grano duro, a fronte di una produzione annua di 3,8 – 4 milioni di tonnellate ( 60 – 70%). Il che comporta la necessità di ricorrere all’importazione, a seconda dell’andamento della stagione e della qualità dei raccolti, di 2 – 2,5 milioni di tonnellate (30 – 40 %). Per cui, soltanto parte della pasta può essere prodotta interamente con grano esclusivamente italiano, mentre l’altra parte, necessariamente, deve comprendere grano importato da altri Paesi, quali: Usa, Canada, Russia e Australia.
 
Cioè, Paesi nei quali (a differenza dell’Italia dove la semina avviene in Autunno e la raccolta in Estate, con un processo di maturazione totalmente naturale, propiziato dalla mitezza del clima e dal benefico influsso del sole) il ciclo vegeto-produttivo del grano, per evitare la rigidità del clima, si svolge dalla Primavera - Estate (Aprile-Giugno) all’Autunno (Settembre-Novembre), con l’appassimento delle piante e delle spighe provocato con trattamenti preharvest (poco prima del raccolto), a base dell’erbicida “Glifosato”. In questo caso, però, impiegato come disseccante. Disseccante che viene assorbito non solo dalla pianta, ma anche dal seme (cariosside), e che con la molitura viene inevitabilmente trasferito nella farina e nella semola destinate alla produzione della pasta.
 
Ma a cosa è dovuta la preoccupazione per la presenza di Glifosato nell’alimento che il 99% degli italiani consumano e di cui, secondo il sondaggio Statista Global Consumer Survey (Indagine Globale di Statistica sui Consumatori), l’83% lo comprende, addirittura, nel menù giornaliero, tanto da ingerirne, stando ai dati resi noti dall’Unione Italiana Food (cibo), un quantitativo medio annuo pro-capite di 23-25 Kg?
 
La risposta all’interrogativo trova rispondenza nella composizione chimica del Glifosato (prodotto dalla Monsanto, ma da recente acquisito dalla multinazionale farmaceutica Bayer e commercializzato con il nome di Roundup e Accord e Rodeo da altre Aziende), che è l’erbicida più economico e più usato al mondo, compresa l’Italia (dove viene impiegato, in particolare, prima della semina delle graminacee, delle colture industriali e nei frutteti intensivi, rispettivamente: per impedire la crescita ed eliminare la vegetazione infestante), caratterizzato da un formulato Aminofosforico della glicina (C3H3NO5P) che, alla fine del 2017, è stato riautorizzato dall’Unione Europea, per altri 5 anni, nonostante: - il voto contrario dell’Italia (dove la campagna “Stop Glifosato” comprende 45 importanti adesioni, fra cui: Slow Food, Associazione Culturale Pediatri e ISDE -Associazione Italiana Medici per l’Ambiente) ed altre 8 nazioni; - l’IARC (Azienda Internazionale per la Ricerca sul Cancro), l’avesse classificato come cancerogeno e poi, su pressione dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), declassato a “probabilmente cancerogeno”(più precisamente come “2a”, ossia agente la cui cancerogenità è confermata sugli animali, ma non sull’uomo), anche se l’esistenza di studi indipendenti ne abbiano rilevato la sua pericolosità; - sia stato ritenuto, anche se contrariamente al giudizio dell’EFESA, sicuramente un interferente endocrino, come dimostrano le problematiche a livello ormonale e renale rilevate nelle zone di massiccia utilizzazione ( vedi Trentino e Veneto: sedi di produzioni intensive di mele); - la sua assunzione favorisca la prevalenza estrogenica (capacità di stimolare la comparsa e il mantenimento dei caratteri sessuali femminili), tanto nell’uomo, nel quale determina l’abbassamento del livello di testosterone con rischio di femminilizzazione, con perdita di potenza e libido e acquisizione di morfologia del corpo di tipo femminile, quanto nella donna, dove sviluppa una predisposizione al cancro degli organi sessuali. Problematiche queste che assumono una maggiore gravità quando interessano i bambini; - l’oncologa Patrizia Gentilini, componente del Comitato scientifico dei Medici per l’Ambiente, abbia dichiarato: “Ci sono numerosi dati sperimentali su cellule placentari ed embrionali umane che dimostrano come il Glifosato induca necrosi e favorisca la morte cellulare programmata, e quindi trattasi di una sostanza genotossica (che danneggia l’informazione genetica all’interno di una cellula), oltre che cancerogena; - diversi studi e ricerche abbiano evidenziato, come dichiarato a “Il Salvagente” (Mensile dei Consumatori) dal Direttore scientifico dell’Istituto Ramazzotti dottoressa Fiorella Belpoggi, che l’esposizione a questa sostanza possa risultare dannosa, anche a dosi molto basse nei confronti del 54 % delle specie batteriche intestinali, delle donne incinte (perché potrebbe attraversare la placenta e raggiungere il feto) e per l’aumento del rischio di cancro al seno.
 
Dosi che, come ha dimostrato l’analisi eseguita da “Il Salvagente” sugli “spaghetti al Glifosato”, è possibile rinvenirle anche nella pasta prodotta con grano al 100% italiano. Poiché, trattandosi di un erbicida altamente volatile, si diffonde copiosamente nell’aria, contaminando facilmente le colture limitrofe a quelle alle quali è destinato il trattamento. Però, se tali condizioni possono accidentalmente verificarsi quando la pasta è prodotta con grano totalmente italiano; si verificano, pur se nella misura dei limiti di legge, normalmente nella pasta prodotta con grano proveniente da paesi non europei (e dal Canada, in particolare).
 
Dosi, il cui effetto non va valutato soltanto in funzione della quantità di Glifosato ma, come precisa l’oncologa ed ematologa Patrizia Gentilini, membro dell’ISDE (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente), in rapporto all’effetto cocktall (miscela). Ossia alla probabile ulteriore imprevedibile formazione di composti derivanti dalla reazione fra i principi attivi dell’insieme dei fitofarmaci.
 
Tuttavia, allo stato attuale, la scelta di marchi che prevedono l’ impiego della materia prima interamente nazionale, si ritiene sia l’unica che possa consentire la quasi totale garanzia della genuinità del prodotto. Perché, per avere la certezza della totale assenza di residui inquinanti, bisognerà attendere che gli Organismi politici europei facciano prevalere il loro potere e dovere istituzionale di protezione della salute della popolazione, sulle pressioni delle lobby mirate a realizzare esclusivamente ingenti profitti. Prescindendo, egoisticamente e spregiudicatamente, dalle attestazioni scientifiche che testimoniano le gravi conseguenze che arrecano alle persone a all’Ambiente.
 
Poichè, come ricordato da Giovanni Battista Girolomoni, presidente dell’omonima azienda pioniera del biologico in Italia, fin quando la tecnica di coltivazione biologica non sarà attuata in maniera generalizzata e nell’ integrale rispetto del relativo disciplinare, non potremo liberaci definitivamente, non solo della nocività dei citati residui di pesticidi industriali nei prodotti alimentari; ma soprattutto dalla pregiudizievole contaminazione dell’ambiente.
 
Ambiente che, attraverso il naturale processo biochimico di assorbimento del maggior componente dei “gas serra” (L’anidride carbonica -CO2-), da parte dell’esclusiva prerogativa (fotosintesi clorofilliana) propria dell’universo vegetale, rappresenta ancora l’unico considerevole antidoto in grado di contenere, anche se in parte, l’entità della gravità degli effetti prodotti dalle sempre più frequenti e devastanti anomalie climatiche.

Lo shortage di chip farà aumentare i prezzi degli smartphone a Natale?

Lo shortage di chip farà aumentare i prezzi degli smartphone a Natale? Copertina (399)
la Redazione

 
 
 
Le vendite di smartphone sono scese del 6% nell’ultimo trimestre, non a causa della mancanza di domanda, ma bensì alla carenza di chip in tutto il mondo
 
 
 
Lo scenario attuale
 
Per i meno esperti, il chip è la componente che controlla tutto ciò che accade nel vostro smartphone e ne assicura il corretto funzionamento, può essere paragonato al cervello del corpo umano.
La pandemia ha infatti avuto un impatto negativo su tutta la catena produttiva dei telefonini, e i chip sono stati particolarmente colpiti.
I maggiori produttori mondiali stanno cercando di tenere il passo come meglio possono, ma la carenza di chip rappresenta un ostacolo insormontabile in questo momento.
I produttori di chip stanno infatti aumentando i prezzi, in modo da disincentivare sovraordinazioni, nel tentativo di colmare il divario tra domanda e offerta. Secondo le previsioni, la situazione resterà critica fino alla seconda parte del 2022, traducendosi con ogni probabilità in tempi di attesa e prezzi più alti per i prodotti elettronici.
É importante sottolineare che i chip per computer più richiesti non sono particolarmente sofisticati o costosi, ma sono componenti indispensabili che vengono utilizzate in tutto quello che ci circonda, dagli elettrodomestici da cucina, alle lavatrici, ai gadget elettronici.
 
Cosa ha causato la crisi dei chip
 
Le ragioni principali della carenza di chip nel mercato globale sono:
  • l'aumento della domanda,
  • il rallentamento della produzione a causa del coronavirus e
  • le sanzioni contro la Cina da parte della precedente amministrazione americana.
Vivendo in un mondo dipendente dalla tecnologia, la crisi ha avuto un impatto su tutto, dalle automobili alle console per videogiochi.
Gli smartphone sono stati finora al riparo dalle ripercussioni, grazie a produttori come Apple e Samsung che possiedono una buona scorta delle componenti interessate.
 
Le conseguenze in vista delle vacanze invernali
 
I produttori di Smartphone devono iniziare a preoccuparsi? abbastanza, soprattutto quando ci dirigiamo verso la stagione dello shopping natalizio. Apple ha lanciato sul mercato il nuovo iPhone 13 a fine settembre, senza dubbio in tempo per farlo trovare agli appassionati del brand sotto il proprio albero.
I consumatori, data la situazione, dovrebbero aspettarsi quest'anno sconti meno aggressivi sugli smartphone rispetto agli anni passati.
Al momento, non c’è alcuna prova concreta che la mancanza di chip porti ad un aumento nel prezzo degli smartphone, anche se è lecito aspettarsi un aumento sul prezzo di vendita tra l’8% e il 10%.
Ad esempio, il presidente di Xiaomi Wang Xiang, ha detto che la carenza di chip globali potrebbe portare a prezzi più elevati per alcuni prodotti in futuro. Ha aggiunto: "Faremo del nostro meglio per offrire ai nostri clienti il miglior prezzo per i nostri prodotti".
Sembra dunque che la crisi nel settore Smartphone sia destinata a continuare, dopo il crollo nelle vendite causato dalla pandemia di oltre il 12% e adesso per la crisi dei chip.
 
 
Fonte:internet-casa.com

Dal 15 novembre certificati gratuiti

Dal 15 novembre certificati gratuiti Copertina (685)
Domenico Brancato

 
 
Il Ministero dell’Interno e SOGEI (Società Generale d’Informatica S.p.A) precisano che trattasi di un nuovo servizio dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione residente –ANPR (Sistema integrato efficace e con alti standard di sicurezza, che consente ai Comuni di interagire con le altre Amministrazioni pubbliche, garantendo maggiore certezza del dato anagrafico e dei dati personali dei cittadini) che permetterà di scaricare, per proprio conto o per un componente della famiglia, senza recarsi allo sportello, i seguenti certificati: Anagrafico di nascita; Anagrafico di matrimonio; di Cittadinanza; di Esistenza in vita; di Residenza; di Residenza AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero per più di 12 mesi); di Stato civile; di Stato di famiglia; di Stato di famiglia e di Stato civile (comprendente l’insieme delle condizioni giuridiche di rilievo amministrativo del cittadino, quali: cittadinanza, nascita, matrimonio o unione civile e morte); di Residenza in convivenza; di Stato di famiglia AIRE; di Stato di famiglia con rapporti di parentela (attestante la composizione della famiglia, oltre all’elenco e i dati anagrafici di ciascun membro con il rapporto di parentela tra i componenti) ; di Stato libero; Anagrafico di Unione Civile; e di Contratto di Convivenza.
 
Certificati che potranno essere rilasciati anche in modalità contestuale, cioè comprendente più attestati insieme, come ad esempio: Cittadinanza, Esistenza in vita e Residenza.
 
Per il rilascio della descritta certificazione occorre, però, accedere al portale anpr.interno.it, attraverso un documento che attesti la propria identità digitale, come: SPID -Sistema Pubblico di Identità Digitale- rilasciabile gratuitamente da un Ufficio Postale, previa prenotazione tramite il sito poste.it , ed esibizione di: un Documento di riconoscimento valido rilasciato dallo stato italiano; Tessera sanitaria; un numero di cellulare e di un indirizzo E-Mail; oppure Carta di Identità Elettronica (richiedibile presso gli Uffici Comunali); o CNS (Carta Nazionale dei Servizi o Tessera Sanitaria, abilitabile allo scopo , seguendo le indicazioni acquisibili dalla consultazione del sito: sistemats.it.
 
Se la richiesta della documentazione è per un familiare, verrà mostrato l’elenco dei componenti delle famiglia per i quali è ammesso effettuarla.
 
Il servizio permette, inoltre, al fine di verificare la rispondenza dei dati del documento richiesto e di poterlo scaricare in formato pdf o riceverlo via Mail, la visione dell’anteprima del documento medesimo.
 
Tale servizio è fruibile da quasi tutti i cittadini, in quanto l’ANPR è già in possesso dati del 98 % della popolazione italiana di 7795 (dato aggiornato al 31/10/2021) Comuni, ed in attesa del recepimento dei restanti 109, essendo 7904 il totale dei Comuni. Per quest’ultimi, è possibile monitorare la posizione dell’adesione sul portale anpr.interno.it.
 
Comunque, il Comune di Marino, da un riscontro effettuato, risulta fra quelli che hanno provveduto ad adempiere la richiesta procedura, e quindi, a partire dal 15 novembre c.m., prevista data di attivazione del servizio, i cittadini interessati potranno usufruirne.
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