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- Presidente Antonio Calcagni
 

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Finalmente!

S. Maria delle Mole    (commenti:2) (647-0-0)
Gianni Morelli

Una nota positiva sull'operato del Comune che ha raccolto una delle segnalazioni di questo Comitato ed ha avviato i lavori per la riduzione degli affossamenti che, in corrispondenza dei tombini collocati lungo Via della Repubblica, provocavano difficoltà al traffico di veicoli di qualunque genere. Il lavoro non è ancora completato, molti tombini non sono stati sistemati, ma l'impressione è che si stiano creando ottime possibilità di collaborazione tra questo Comitato ed il Comune che si dimostra attento alle segnalazioni dei cittadini

Fashion Show: "La Donna by Scarpetta Me"

Fashion Show: "La Donna by Scarpetta Me" Copertina S. Maria delle Mole    (audio/video) (645-0-0)
Eleonora Persichetti

Nella splendida cornice di Villa Gli Ulivi, a Marino, lo scorso 27 giugno, il negozio di abbigliamento da donna, Scarpetta Me, in collaborazione con Enrico Pisciarelli Hairstylist, ha organizzato una serata speciale con una sfilata di moda, intervallata da attrazioni e animazioni varie.
 
Sono state svelate le ultime tendenze estive per un look casual, da mare, elegante e da cerimonia. E mentre le modelle si preparavano per le varie uscite, la scuola di ballo Pitre di Marino si è esibita a bordo piscina.
Una serata indimenticabile con le acconciature curate dall’hairstylist Enrico Pisciarelli di Santa Maria delle Mole.
 
Guardate il video e lasciatevi ispirare dai look più affascinanti e dalle performance spettacolari.
 
 
 
ScarpettaMe
Via Alessandro Manzoni, 9/11 Santa Maria delle Mole
00040 Marino
tel. 3667268318
 
 

Addio al superticket

Addio al superticket Copertina Nazionali (643-0-0)
Eleonora Persichetti

Addio al Superticket dal primo settembre. L'abolizione della quota fissa di 10 euro a ricetta per visite specialistiche ambulatoriali ed esami diagnostici è stata annunciata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, con un post su Facebook.
 
 
 
"Ogni volta che una persona non si cura come dovrebbe per motivi economici - ha sottolineato Speranza - siamo dinanzi a una sconfitta per tutti noi e a una violazione della Costituzione. Per questo a dicembre abbiamo approvato la norma che è entrata in vigore il 1° settembre. Il​ Superticket è abolito e nessuno lo pagherà più".

Avvio della progressiva eliminazione dei prodotti di plastica monouso

Avvio della progressiva eliminazione dei prodotti di plastica monouso Copertina Nazionali (643-0-0)
Domenico Brancato

Dal 14 gennaio 2022 è andato in vigore il Decreto legislativo n. 196/2021 in attuazione della direttiva UE 2019/904, che contrasta l’uso della tanto dannosa, per l’Ambiente, plastica usa e getta.
 
 
Decreto che si prefigge di:
 
  • prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica, particolarmente sull’Ambiente acquatico e sulla salute dell’uomo;
  • promuovere la realizzazione dell’economia circolare (sistema economico ideato per potersi rigenerare automaticamente, garantendo l’eco-sostenibilità), attraverso compatibili modelli imprenditoriali e materiali innovativi e sostenibili;
  • contribuire a ridurre i rifiuti;
  • stimolare comportamenti responsabili relativi alla corretta gestione dei rifiuti in plastica;
  • e promuovere l’utilizzo di plastica idonea al diretto contatto con gli alimenti.
 
Le disposizioni dell’ articolo 5 del richiamato Decreto si riferiscono a prodotti in: plastica monouso, (realizzati interamente o parzialmente in plastica che non sono concepiti, progettati o immessi sul mercato per essere restituiti ad un produttore per la ricarica, o per essere comunque riutilizzati per lo stesso scopo per il quale sono stati ideati”. Come, ad esempio, i contenitori per alimenti secchi e quelli che contengono alimenti in quantità superiore ad una singola porzione); - plastica oxo-degradabile, cioè non biodegradabile (in quanto contenente additivi, che attraverso l’ossidazione, al contatto con l’aria, riducono la materia plastica in microframmenti); e agli attrezzi da pesca contenenti plastica, a cui possono essere stati aggiunti additivi (sostanze chimiche che si aggiungono ad un prodotto per migliorarne le qualità), o altre sostanze aventi la possibile funzione di componenti strutturali principali dei prodotti finiti. Mentre non rientra nel divieto l’immissione dei prodotti realizzati in materiale biodegradabile (che si decompone del 90 %, grazie all’azione di batteri o altri microrganismi, entro 6 mesi, ed è differenziabile, per il riciclo, con la plastica) e compostabile (che degradandosi si trasforma per il 90 %, entro 3 mesi, in sostanza organica, utilizzabile in agricoltura come fertilizzante naturale, e quindi differenziabile con l’umido), conformi allo standard europeo della norma UNI EN 13432 o UNI EN 14995, con percentuali di materia prima rinnovabile uguale o superiore al 40 per cento e, dal 1° Gennaio 2024 , superiore almeno del 60 per cento.
 
L’articolo 6 stabilisce poi i requisiti dei prodotti in plastica monouso elencati nell’allegato C (comprendente: contenitori per bevande con capacità fino a 3 litri e relativi tappi e coperchi , nonché imballaggi compositi di bevande e relativi tappi e coperchi , ma non contenitori in vetro o metallo per bevande con tappi e coperchi di plastica e per bevande destinati e usati per alimenti a fini medici speciali), che, a partire dal 3 luglio 2024, potranno essere immessi sul mercato, se i tappi e i coperchi rimarranno attaccati ai contenitori per la durata dell’uso del prodotto.
L’art. 7, invece, definisce le regole che devono essere riportate sul prodotto o sull’imballaggio, quali: - marcatura in caratteri grandi chiaramente leggibili e indelebili; - modalità di gestione del rifiuto coerenti con i sistemi di raccolta esistenti, nonché le forme di smaltimento da evitare per lo stesso; - e informazione sulla presenza di plastica nel prodotto e la conseguente incidenza negativa sull’ambiente imputabile alla dispersione o a destinazioni improprie del rifiuto).
Regole che rivestono particolare importanza specie per i materiali e oggetti a contatto con gli alimenti –MOCA-, in quanto necessitano di caratteristiche specifiche per poter contenere il cibo. Infatti, detti materiali (imballaggi, recipienti e contenitori adoperati per il trasporto degli alimenti, ma anche pellicole di plastica, fogli di carta o di alluminio, utensili da cucina e tutti i materiali impiegati nei macchinari per la lavorazioni alimentari e quelli a contatto con le bevande), devono sottostare a diversi obblighi per i produttori, per non rappresentare un rischio per la salute dei consumatori.
Data l’importanza di un’appropriata rispondenza nell’impiego, per evitare frequenti errori, è fondamentale conoscere le caratteristiche strutturali dei MOCA e come si comportano una volta che entrano a contatto con il prodotto. Essi sono classificati, in base alla funzione, in: intelligenti (che informano il consumatore circa lo stato di conservazione dei prodotti contenuti, attraverso etichette che cambiano di colore in base allo stato di deperimento del prodotto); attivi (che assorbono o rilasciano sostanze per migliorare la qualità dell’alimento confezionato); e passivi (che rimangono inerti e cioè che non reagiscono con i materiali con cui vengono messi a contatto).
 
A tal riguardo, il Regolamento comunitario Reg (CE) 1935/2004, prevede che tutti i materiali e oggetti, affinché siano ritenuti idonei per l’utilizzo a contatto con gli aliment, in condizioni d’impiego normale o prevedibile, non devono trasferire, agli alimenti stessi, componenti in quantità tale da:
 
  • costituire un pericolo per la salute umana;
  • comportare una modifica inaccettabile della composizione dei prodotti alimentari;
  • consentire un deterioramento delle caratteristiche organolettiche.
 
In Italia, i materiali idonei per stare a contatto con i cibi sono stati regolamentati dal Decreto del “ministro sanità 21 Marzo 1973” e sono: materie plastiche, gomma, cellulosa rigenerata, carta e cartone, vetro, acciaio inossidabile, banda stagnata, banda cromata verniciata, ceramica e alluminio.
In effetti, però, non esiste un materiale migliore dell’altro, ma solo quello più adatto ad un determinato alimento. La plastica è certamente tra i materiali più utilizzati per il cibo, ma è sensibile al calore, e quindi inadatto per alimenti al di sopra di un certo livello di temperatura, a causa di una possibile migrazione di sostanze contenute e aggiunte alla materia grezza per migliorarne le sue proprietà, come: additivi, sostanze coloranti, plastificanti e antiossidanti. Per cui, al fine di evitare inconvenienti, sui materiali stessi sono riportate, con dei simboli, le indicazioni sul corretto uso degli oggetti di plastica in forno tradizionale, a microonde o in lavastoviglie.
 
Tutti i materiali in plastica, in più, presentano delle sigle che è opportuno non trascurare di leggere e decodificare, per il loro corretto utilizzo, come di seguito specificato:
  • Pet (Polietilene tereftalato) : materiale per bottiglie di plastica per bibite ed acqua, che non dovrebbero essere riutilizzate, in quanto monouso e molto suscettibili al calore, che ne provoca il deterioramento;
  • Hdpe o Pe (Polietilene ad alta densità): è la plastica più sicura perché non ha nessuna reattività e non viene utilizzato nessun additivo per la sua produzione;
  • Pvc (Polivinilcloruro): materiale di cui è composta la pellicola trasparente per alimenti, che è più suscettibile a reazioni, quindi non va assolutamente accostata a cibi caldi, o acidi, o grassi, per la facilità che si verifichi migrazione di additivi, antiossidanti e coloranti nei loro confronti;
  • Ps (Polistirolo o polistirene espanso – EPS-): usato per le sue doti di isolamento termico in forma di contenitori per il trasporto di alimenti ed altro, che contenendo l’idrocarburo stirene, dall’IARC è stato inscritto nella categoria 2°. Ossia probabile cancerogeno e sicuro genotossico ( cioè tossico per la riproduzione). Pertanto, su proposta del Comitato di valutazione dei rischi – RAC-, nella scheda di sicurezza presente sugli imballaggi, dovrà essere riprodotto il simbolo di pericolo: cuore che esplode di colore nero, e non più il simbolo di avvertenza: punto esclamativo di colore nero.
  • Ldpe (Polietilene a bassa densità): plastica con la quale si producono i sacchetti per congelare i cibi, consigliata solo per questa funzione.
 
Il Ministero della transizione ecologica e quello dello sviluppo economico, al fine di ridurre in modo consistente entro il 2026, rispetto al 2022 , il consumo dei seguenti prodotti in plastica:
 
  • tazze o bicchieri per bevande, compreso tappi e coperchi;
  • e contenitori, con o senza coperchio, usati per alimenti destinati al consumo immediato, sul posto o da asporto, generalmente consumati direttamente dal recipiente e pronti per il consumo senza ulteriore cottura, bollitura o riscaldamento, ivi compresi quelli per alimenti tipo fast food o per altri pasti pronti per il consumo immediato, ad eccezione di contenitori per bevande , piatti pacchetti e involucri contenenti alimenti;
 
si prefiggono obiettivi mirati a sperimentare, promuovere, attuare e sviluppare processi produttivi, distributivi e di tecnologie idonei a prevenire e ridurre la produzione dei rifiuti derivanti da prodotti in plastica monouso, attraverso interventi inerenti:
 
  • il regime di responsabilità del produttore;
  • la raccolta differenziata;
  • misure di sensibilizzazione attraverso il modello “scuola per un futuro sostenibile” per educare i bambini allo smaltimento, al riciclo e al riuso, al fine di ridurre il consumo di prodotti monouso in plastica, anche nelle scuole, entro l’anno scolastico 2025 – 2026;
  • la strategia nazionale per la lotta contro l’inquinamento da plastica, comprendente misure volte ad incentivare l’adozione di un comportamento responsabile nell’acquisto di prodotti in plastica monouso e di attrezzi pesca. Al fine di non incorrere alle conseguenze dell’applicazione del regime sanzionatorio contenuto nell’art. 14 del Decreto che, in violazione del disposto del citato articolo 5, prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.500 a 25.000 euro, e stessi importi per chi immette sul mercato, o mette a disposizione prodotti che presentano caratteristiche difformi da quelle indicati dall’art.6, o che sono privi dei requisiti di marcatura, di cui all’art. 7, in precedenza citati.
 
Comunque sarebbe preferibile, a prescindere dalle sanzioni e dalle proroghe concesse per il proseguimento del consumo di tali prodotti, fino ad esaurimento delle scorte, che tutti i soggetti coinvolti nella produzione ed il consumo degli oggetti che vengono rinvenuti più frequentemente e copiosamente sulle spiagge (Bottiglie e tappi, mozziconi di sigaretta, cotton-fioc, pacchetti per patatine, carte per caramelle, assorbenti igienici, buste di plastica, posate e cannucce, coperchi di bibite e tazze, palloncini e relativi bastoncini e contenitori di cibo compresi quelli del fast-food, oltre ai rifiuti provenienti dalle attrezzature per la pesca); dei quali, i monouso ( posate di plastica, bottiglie, mozziconi di sigaretta e cotton- fioc), costituiscono più della metà del totale dei rifiuti marini; contribuissero, facendo ricorso, sin da subito, sia all’ampliamento della produzione dei citati oggetti inquinanti, attraverso l’impiego di materie prime sostenibili alternative alla plastica, che all’utilizzo della versione alternativa dei prodotti monouso (cotton fioc, posate, piatti, cannucce, bastoncini mescola bevande e bastoncini da palloncino), già disponibile sul mercato.
 
Poiché, solo una generale decisione in tal senso potrebbe consentire di arrestare, tempestivamente, il crescente accumulo di tali rifiuti e di contenere i devastanti loro effetti, che trovano riscontro nei seguenti dati e stime diramati dal Parlamento europeo:
 
 
  • Tipologia di rifiuti marini: non plastici 24 %; plastiche provenienti da attrezzature da pesca 27 %, plastiche monouso 49 %;
  • Entità rifiuti di plastica negli oceani: attualmente più di 150 milioni di tonnellate, suscettibile di un incremento annuo, da 4,8 a 12,7 milioni di tonnellate;
 
  • Problemi conseguenti ai rifiuti di plastica negli oceani riguardanti:
  • La Fauna: morte degli animali, che restano impigliati o che ingeriscono oggetti di plastica;
  • Salute umana: conseguenze derivanti dall’esposizione a microplastiche ( che ,secondo le più recenti ricerche della Commonwealth Industrial and Scientific Organization, sul fondo degli oceani ce ne potrebbero essere circa 14,4 milioni di tonnellate) e sostanze chimiche, attraverso la catena alimentare;
  • Economia: il danno a discapito principalmente dei settori turistico e ittico (per il calo della domanda a causa della preoccupazione sulla qualità dei prodotti) ammonta a 259 - 695 milioni di euro l’anno;
  • Clima: riciclare 1 milione di tonnellate di plastica equivarrebbe, in termini di emissioni di C02, a togliere 1 milione di auto dalle strade.
 
L’Unione Europea, nell’intento di promuovere il conseguimento di un obiettivo talmente inderogabile, ha: - adottato il divieto totale dell’uso degli oggetti di plastica monouso e dei contenitori per cibo da fast-food in poliestere (polistirolo); -l’estensione del principio “chi inquina, paga” alle Aziende multinazionali del tabacco e produttrici di attrezzature per la pesca; - approvato la proposta di raggiungere, entro il 2029, la raccolta del 90 % delle bottiglie di plastica, soprattutto, attraverso il sistema dei vuoti a rendere. Stabilendo che il materiale utilizzato per produrle debba provenire, per il 25 % e del 30 %, rispettivamente entro il 2025 e 2030, dalla plastica riciclata; - e sancito l’obbligo di etichettatura per i prodotti di tabacco con filtri, bicchieri di plastica, assorbenti igienici e salviettine umidificate, affinché gli utenti sappiano come smaltirli correttamente.
Tutto ciò per scongiurare il fondato pericolo, secondo quanto confermato da una recente stima, che i risultati di una cultura basata sull’uso e lo spreco degli oggetti monouso, faccia sì che, entro il 2050, il peso delle plastiche presenti nei mari divenga superiore a quello dei pesci.
Cultura, che ci si augura, non costituisca ostacolo al senso di responsabilità che, in tal caso, si impone per valutare oggettivamente l’importanza dei gravi danni derivabili dall’eventuale protrarsi della diffusa utilizzazione di oggetti realizzati con tipologie di plastica rivelatasi incompatibili e pregiudizievoli, dal punto di vista ambientale, economico e soprattutto sanitario.
Anche perché, essendo stato ampiamente accertato che I prodotti usa e getta (che trovano riscontro nelle invenzioni dei piatti di carta, nel 1867; dei bicchieri di carta, nel 1908, delle stoviglie, disponibili dal 1930, e nel rilevante risparmio di tempo che consentono nelle faccende domestiche e nella loro rispondenza dal punto di vista igienico), per una serie di fattori negativi, attribuibili alla composizione della materie prime via via impiegate, superano, di gran lunga, per nocività i citati vantaggi fruiti e fruibili, si è giunti alla annunciata determinazione dell’ imposizione dell’obbligo di divieto della loro produzione.
 
Come, del resto, accaduto in passato per altri prodotti che hanno avuto larghissimo impiego e notevole rilevanza socio-economica, quali:
 
- il Ddt (Dicloro-Difenil-Tricloroetano): primo fondamentale insetticida moderno persistente (che rimane nell’ambiente per periodi di tempo relativamente lunghi), con impatti ecologici negativi ad ampio raggio. Usato, dal 1939, per debellare la Malaria, ma poi, dal 1978, proibito. In quanto, per l’Unione europea presentava possibili effetti cancerogeni e l’Agenzia Internazionale per il cancro (IARC) l’aveva inserito nella categoria 2B, corrispondente a “possibile cancerogeno;
 
- l’Amianto o Asbesto: materiale formato da un insieme di minerali naturali fibrosi, in associazione con vari metalli (Alluminio, Ferro, Manganese, Magnesio e Calcio), che oltre ad essere flessibile è particolarmente resistente al fuoco, al calore e alle sostanze chimiche. In Italia, a partire dal 1907 e fino al 1977, ha trovato, sotto forma di prodotti di cemento-amianto (Eternit), ampio impiego, specialmente nel settore delle costruzioni, per la produzione di contenitori e tubature per il deposito e la distribuzione dell’acqua potabile; oltre che in molte altre applicazioni, per lo sfruttamento delle specifiche proprietà di isolante termico ed elettrico. Fin quando, nel 1981, alcuni operai intentavano causa, poi vinta, contro una fabbrica di Eternit e l’Inail, per il riconoscimento di danni soprattutto a livello polmonare: tumore del polmone e mesotelioma pleurico. Per cui, nel 1987, il sindaco di Casal Monferrato (sede del più grande stabilimento di Eternit in Europa) ne vieta l’uso, in qualsiasi costruzione in tutto il suo territorio di competenza. E solo nel 1994, entra in vigore la legge n. 257 del 1992 che proibisce l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione di tutti i materiali contenenti questo minerale. Provvedimento al quale ha fatto seguito, nel 2003, l’emanazione della legge che ordina lo smaltimento di tutti i manufatti in Eternit. Nonostante ciò, ancora oggi, gran parte dei manufatti attendono di essere rimossi e, per conseguenze postume nel mondo del lavoro, a livello nazionale, si registrano più di 3000 decessi l’anno.
 
Il ricorso al riferimento dei summenzionati prodotti, che hanno subito la stessa sorte degli oggetti “usa e getta”; trova motivo nell’introduzione di una non trascurabile riflessione sui tempi necessari per annullare gli accumuli dei loro pesanti effetti negativi, prima che questi si manifestassero e che le Istituzioni adottassero le necessarie misure per vietarne l’uso. Misure che, l’esperienza insegna, affinché possano risultare tempestive ed efficaci, necessitano, oltre che di norme inequivocabili, esaurienti e tali da potersi realisticamente rispettare; di una imprescindibile fattiva disponibilità degli utenti ad adeguare le loro abitudini al prosieguo del soddisfacimento delle loro esigenze, tramite soluzioni alternative.
 
Condizioni, il verificarsi delle quali rimane, quindi, imprescindibilmente subordinato al conseguimento di auspicabili risultati concernenti: una solerte rinuncia dell’uso dei prodotti rivelatisi nocivi; il tempestivo controllo delle loro perduranti postume conseguenze e la celerità della riconversione dei processi produttivi dei materiali con plastiche totalmente riciclabili e/o compostabili. Onde evitare che finiscano, come scarto, a terra, in acqua e quindi in mare: dove, secondo un rapporto dell’Agenzia Ambientale delle Nazioni Unite (Unep), solo nel Mediterraneo, ne confluiscono 731 tonnellate al giorno, tanto da essere definito “Un mare di plastica”.
 
Scarti che, a loro volta, danno origine alle microplastiche (che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare –EFSA- definisce: particelle di dimensioni comprese tra 0,1 e 5000 micrometri, equivalenti a 0,1 - 5000 milionesimi di metro o millesimi di millimetro), delle quali, secondo uno studio svolto dall’Università inglese di Newcastle, ne ingeriremmo ben cinque grammi a settimana (provenienti principalmente dall’acqua in bottiglia). E recenti studi, condotti in tutto il mondo, hanno rivelato che, date le loro prevalenti infinitesime dimensioni, risultano presenti: nella pioggia, nel cibo, nell’aria che respiriamo e (secondo quanto riportato in uno studio pubblicato su Environment International, da un gruppo di ricercatori dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma e dell’Università Politecnica delle Marche) perfino nella placenta umana. Presenze che, a lungo andare, possono interferire con il sistema endocrino, fino a produrre alterazioni genetiche.
Pur tuttavia, la descrizione della gravità dell’entità delle fonti d’inquinamento di cui sopra, nell’immediato, assumono una dimensione certamente non comparabile alla portata dell’immane tragedia causata dagli assurdi intenti di prevaricazione che alimentano, con ostinata crudeltà, una implacabile, impari e fratricida azione bellica di annientamento di una Nazione: l’UCRAINA. Nazione alla quale le si attribuisce il torto di rivendicare il sacrosanto diritto alla pace, alla libertà ed alla legittima indipendenza.
Scenario di guerra che, purtroppo, non esclude possibili imprevedibili ancor più catastrofici sviluppi, a livello mondiale. Il che non può non diffonde in tutti noi una condizione di inquietudine derivante dall’immedesimazione di trovarci, improvvisamente, nelle medesime condizioni di coloro che stanno subendo le atrocità della guerra. Condizioni, che inducono a sperare immensamente che almeno un barlume di umanità e di apprezzamento del valore della vita affiorino nelle tenebrose e perverse menti decisionali di tanto orrore. Affinchè, la cessazione delle drammatiche ostilità in atto, congiuntamente ad un maggiormente efficace controllo della contemporanea, ancora aggressiva, pandemia da Covid, permettano il ritorno all’universalmente invocato ripristino della PACE e della tranquillità.
Tranquillità indispensabile per consentire di convogliare le energie mentali verso le, in precedenza descritte, tipologie di azioni ed accorgimenti mirate/i a migliorare il livello delle condizioni esistenziali, e non per escogitare strategie per scongiurare la successione di incombenti pericoli di ogni sorta.

Marino Aperta APS presente alla manifestazione del 5 marzo sulla Pace

Marino Aperta APS presente alla manifestazione del 5 marzo sulla Pace Copertina Cava dei Selci (643-0-0)
Eleonora Persichetti

 
 
Nella mattinata del 5 marzo presso il Parco della Pace a Cava dei Selci, si è svolta la manifestazione sulla pace organizzata dal Coordinamento Marinese INSIEME PER LA PACE di cui Marino Aperta APS fa parte insieme a circa 70 realtà che operano sul territorio di Marino, per esprimere solidarietà alla popolazione ucraina e a tutte le popolazioni vittime della violenza e dei conflitti.
 
L'evento ha visto la presenza di tutte le scuole di Marino di ogni ordine e grado: l'I.C. S.Maria delle Mole, l'I.C. Primo Levi, l'IIS Amari Mercuri, l'IC Marino Centro, il CMFP Alberghiero, con la partecipazione di centinaia di ragazzi e ragazze con le loro famiglie, numerosi volontari in rappresentanza delle associazioni, cooperative, comitati del territorio, tutti riuniti sotto l'unica bandiera possibile, quella colorata della pace. Durante la manifestazione i dirigenti scolastici hanno presentato le loro riflessioni e i lavori fatti nei vari plessi, e con alcuni docenti, un gruppo di studenti è intervenuto ai microfoni dando voce a poesie e frasi a sostegno della pace e contro tutte le guerre e ogni forma di violenza. Testimonianze anche dalla comunità ucraina e da cittadini russi, ma anche di profughi afgani a Marino.
Non potevano mancare, tra le istituzioni che si adoperano in prima linea, le testimonianze della CRI Colli Albani e della Caritas città di Marino.
 
Sul finire, con dei nastri uniti in un grande simbolico cerchio, una canzone "C'era un ragazzo" cantata tutti insieme con i bambini e ragazzi delle scuole e i rappresentanti di tutte le organizzazioni del coordinamento Insieme per la Pace, diretta dalla prof. Maria Giovanna Ruffini.
 
Marino Aperta APS è tra i promotori dell'iniziativa. Questo il manifesto: "Crediamo sia necessaria una mobilitazione pacifista che parta dal basso e che sappia rilanciare l’obiettivo della Pace in Europa e nelle altre parti del mondo dove si combatte ancora, spesso nell’indifferenza comune.
Crediamo che sia necessario ribadire che la guerra non può essere considerata un’alternativa al dialogo e alla diplomazia ed il coinvolgimento delle giovani generazioni mira proprio a trasmettere questo valore sin dall’infanzia, perché le principali vittime di ogni conflitto sono sempre i civili e tra questi tanti, troppi bambini a cui è negato un futuro".
"Come presidente dell'associazione", dichiara Ivana Chiodo, "condivido e appoggio fattivamente l'operato del direttivo in tal senso, nello spirito di solidarietà fondante di Marino Aperta APS."
 
Per aderire al Coordinamento si può scrivere all’indirizzo e-mail: insiemeperlapace2022@gmail.com, inoltre il Coordinamento ha aperto una Pagina Facebook: https://www.facebook.com/MarinoInsiemePerLaPace e un account Instagram: https://www.instagram.com/marino_insiemeperlapace/

IL PACKAGING "TRICOLORE" FA CRESCERE LE VENDITE

IL PACKAGING "TRICOLORE" FA CRESCERE LE VENDITE Copertina Nazionali (641-0-0)
Eleonora Persichetti

IMPRESE: IL PACKAGING “TRICOLORE” FA CRESCERE LE VENDITE: +0,7% IN PRESENZA DELLA BANDIERA E +3,5% CON IL CLAIM “100% ITALIANO”
 
 
Riferimenti all’italianità sul packaging come la presenza del Tricolore e il claim “100% italiano”. Saranno queste alcune delle leve del successo dei prodotti nel post emergenza a detta degli esperti: da una ricerca dell’Osservatorio Immagino è infatti emerso come l’etichetta che evidenzi l’origine italiana aumenti le vendite (+0,7% in presenza del Tricolore e +3,5% con il claim “100% italiano”), sottolineando come questo fenomeno interessi un crescente giro d’affari che ha superato i 7 miliardi. Tesi avallata da Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor, e da Ercole Vagnozzi, professore di Business Intelligence presso l’Università “Alma Mater” di Bologna.
 
 
Il richiamo all’italianità nel mondo della GDO continua a essere una delle caratteristiche più apprezzate dai consumatori nella ricerca di prodotti alimentari. Lo ha dimostrato un’indagine condotta dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy su un campione di quasi 20mila referenze con l’etichetta caratterizzata da un richiamo all’italianità del prodotto, evidenziando come la presenza del tricolore sui prodotti avesse generato un aumento delle vendite del +0,7% rispetto all’anno precedente, toccando un giro d’affari che supera i 7 miliardi di euro. L’importanza dell’italianità dei beni alimentari appare di grande rilevanza anche in correlazione all’attuale emergenza sanitaria che ha visto numerosi esponenti del mondo produttivo chiedere un sostegno del made in Italy: l’italianità dei prodotti copre infatti il 25,2% delle referenze a scaffale e incide per il 24,4% sul fatturato del largo consumo. Ma non è tutto, perché la presenza della bandiera italiana sulle confezioni rappresenta un segmento che interessa il 14,5% del giro d’affari dei prodotti nostrani e il 15% di share sulle vendite a valore. Dati positivi che, secondo gli esperti del settore dei consumi e della produzione, devono essere presi in considerazione anche nel post epidemia per rilanciare le vendite. “Nonostante l’emergenza sanitaria abbia destabilizzato l’economia globale, siamo fortemente convinti del fatto che i beni alimentari nostrani vadano tutelati al 100% e stiamo lavorando in questa direzione, continuando a investire nella realizzazione di prodotti attenti alle nuove esigenze dei consumatori per il post epidemia – ha spiegato Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor – La garanzia di italianità e la presenza del tricolore sul packaging dei prodotti saranno leve fondamentali per il successo della GDO nel post epidemia. Continuiamo a mostrare all’Europa e al mondo intero il frutto del sapere e dei valori tramandati dalla nostra famiglia, soprattutto dell’importanza del made in Italy, che ci hanno permesso di produrre 7 tonnellate di grissini al giorno, distribuiti in Italia e all’estero”.
 
Oltre all’importanza del tricolore sul packaging, grande risalto è dato al claim “100% italiano” che, sempre secondo la ricerca dell’Osservatorio Immagino, ha registrato una crescita del +0,4% dell’offerta e del +3,5% nel giro d’affari su base annua. Performance estremamente positive anche per i marchi Doc/Docg che coprono il 2% del fatturato del made in Italy alimentare, mettendo a segno un aumento del 3,4% rispetto al 2018. E ancora, il trend delle etichette Dop si è mantenuto stabile con un aumento dell’1,8%. Ma non è tutto, perché secondo un’indagine della Coldiretti, sempre basata sui dati dell’Osservatorio Immagino, due terzi degli italiani sarebbero disposti a pagare almeno il 20% in più rispetto al prezzo di partenza pur di garantirsi l’italianità del prodotto che devono consumare a tavola. La rilevanza del made in Italy sull’impulso all’acquisto da parte dei consumatori è un pensiero condiviso anche da Ercole Vagnozzi, professore di Business Intelligence & Customer Relationship Management presso l’Università “Alma Mater” di Bologna: “Non esiste più una vendita di prodotti, ma esclusivamente vendita di un servizio in cui il prodotto rappresenta parte del processo che ingloba preacquisto e post acquisto. Nell’omnicanalità della vendita del servizio sul prodotto made in Italy, pertanto, la presenza della bandiera sulle confezioni ne è l’emblema essenziale perché agevola gli scambi commerciali e rappresenta il biglietto da visita primaria per l’export. La comunità virtuale del mangiare italiano nel mondo è in continua crescita, e lo sarà anche nel post crisi, generando il cosiddetto glocalismo”. Un aspetto positivo che si contrappone ai grossi stravolgimenti del prodotto che favoriscono l’italian sounding, rappresentandone una mera imitazione. Nel futuro prossimo i produttori dovranno gestire attentamente la messa a valore di queste esperienze, determinando il vantaggio competitivo difficilmente imitabile”.

Le proposte di Italia Viva per la fase 2. Centrale ruolo Regione

Le proposte di Italia Viva per la fase 2. Centrale ruolo Regione Copertina Nazionali    (commenti:1) (638-0-0)
Eleonora Persichetti

Salute – Andreassi e Piazzoni: “Le proposte di Italia Viva per la fase 2. Centrale ruolo Regione”
 
“Siamo alla vigilia dell’avvio della nuova fase di gestione del contenimento del virus Sars-Cov-2, in cui, all’interno di una cornice di norme nazionali, le Regioni avranno un ruolo centrale nella gestione e programmazione della ripartenza”. E’ quanto dichiarano Luca Andreassi e Ileana Piazzoni, coordinatori di Italia Viva della Provincia di Roma. “Il ministero della Salute, tramite una cabina di regia che coinvolgerà le Regioni e l’Istituto Superiore di Sanità, raccoglierà le informazioni necessarie e realizzerà una classificazione settimanale del livello di rischio della trasmissione del Covid nelle Regioni, imponendo nuove chiusure o restrizioni nei luoghi dove il contagio ricominciasse a salire. Come potremo vivere, dunque, dipenderà da quanto sarà efficace il sistema sanitario regionale nella capacità di monitoraggio, di accertamento diagnostico, di indagine e gestione dei contatti”. Proseguono Andreassi e Piazzoni: “Per questo come Italia Viva della Provincia di Roma abbiamo realizzato, grazie al lavoro prezioso di professionisti del mondo della sanità e tanti amministratori locali, un documento di proposte, sintetizzato in 11 punti, basate sulla convinzione che la Seconda Fase debba fondarsi sulle tre T: “Testare, Tracciare, Trattare”. Dunque sorveglianza attiva, capacità di fare tamponi e test, indagini epidemiologiche, tracciatura e monitoraggio costante sul territorio dei cittadini più a rischio, per ridurre la gravità della malattia ma anche per diminuire la diffusione del contagio e continuare a garantire la tenuta del servizio sanitario regionale”.
 
Le proposte:
 
1) individuazione di un Covid Leader, in ogni azienda sanitaria della Regione, che prenda in carico ogni azione e ogni decisione legata alla epidemia;
2) sorveglianza attiva sul territorio, in tutti i comuni, negli ospedali, nelle RSA e nelle case di riposo o di comunità ed altri contesti individuati come a maggior rischio;
3) aumento del numero dei tamponi, accelerazione dei tempi per effettuarli e per avere il risultato, campagne a tappeto dei test sierologici per fotografare lo stato di salute al momento dell’esame e procedere con le terapie necessarie, nonché verificare lo stato di diffusione del virus;
4) tracciabilità, anche attraverso applicazioni informatiche, dei contatti dei contagiati, rapidità dei test e isolamento di coloro che risultino contagiati;
5) implementazione a tappeto delle Unità Speciali di assistenza Territoriale Regionali (USCAR) e aziendali (USCA);
6) costituzione, in ogni singolo comune, di una rete dei medici di base, promuovendo l’istituzione di un coordinamento territoriale comunale che permetta il monitoraggio della attività complessivamente svolta dagli stessi medici;
7) dare ai cittadini la possibilità di sottoporsi ai test autonomamente, posto che molti laboratori sul territorio si stanno organizzando per fare test sierologici disponendo l’obbligo informativo, a carico della struttura e previa acquisizione del consenso informato, in favore dei medici di base;
8) consentire ai singoli comuni di organizzare autonomamente, in aggiunta rispetto alla attività espletata dalla ASL, sempre nel pieno rispetto della privacy, iniziative di screening con condivisione degli esiti con la ASL, nella figura del Covid Leader;
9) terapia medica a domicilio, anche senza tampone positivo, se presenti febbre da più giorni e compromissione cardiorespiratoria, con controlli costanti per verificare eventuali aggravamenti della patologia;
10) valutazioni epidemiologiche con controllo continuo e costante del tasso di riproduzione del virus per modificare in base a determinati indicatori gli scenari successivi di intervento anche di eventuali nuove fasi mirate di lockdown;
11) divisione programmata, ed in sicurezza, degli ospedali Covid dai NON Covid per tornare ad assicurare la “normalità” nelle cure sanitarie su tutto il territorio regionale.
 
“Questo pacchetto di proposte – concludono Luca Andreassi ed Ileana Piazzoni – lo abbiamo consegnato ai Consiglieri Regionali di Italia Viva, Marietta Tidei ed Enrico Cavallari, affinchè sia sottoposto e discusso nelle sedi istituzionali preposte”.

Comunicazione ai nostri lettori

Comunicazione ai nostri lettori Copertina S. Maria delle Mole (638-0-0)
Francesco Raso

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La Nostra Voce

NOI DIAMO SPAZIO AL CITTADINO
BASTA CON LE ESTERNAZIONI PARTITICHE , INTESA COME SUI SOCIAL
 
La Nostra Voce è anche La Tua Voce
 
Il Portale di Santa Maria delle Mole è nato proprio per tale scopo.
 
Indipendentemente dal nome, ci occupiamo di tutte le problematiche delle frazioni “a valle” del comune di Marino e quindi di: Castelluccia, Cava dei Selci, Due Santi, Fontana Sala, Frattocchie e Santa Maria delle Mole.
Portiamo avanti, già da anni e con evidenti risultati, questo impegno in modo assolutamente apolitico ed intendiamo sottolinearlo APARTITICO, ovvero non siano di parte. 

Perché questo:
In molti hanno tentato di percorrere tale strada ma alla fine si sono sempre dimostrati quel che intendevano mascherare; lavorare solo per scopi personali e di partito.
Infatti come potete tastare con mano:
- Tutti i siti tematici sono stracolmi di politica e pubblicità.
- Tutte le pagine e, ancor peggio, tutti i gruppi Facebook di zona sono ormai monopolizzati da tre/quattro individui che ci martellano dalla mattina alla sera di pubblicazioni politiche ed inserzioni pubblicitarie di attività in loco. Non portano benefici ma rimbalzano incessantemente informazioni già note!

Non è rimasto più spazio per chi vuole lamentarsi del solito malcostume comunale o di quelle problematiche che rendono difficile il quieto vivere perché soffocati da questo indecente comportamento.

Per tale motivo, noi APARTITICI  che prestiamo attenzione alle esigenze della comunità, abbiamo deciso di dare un taglio a tutta questa indecente volgarità di comportamento e dedicare delle aree per portare alla luce, solo e soltanto, le nostre difficoltà di vita.
Per la risoluzione delle problematiche ce ne occuperemo sul portale ed anche a suon di carte bollate, ove necessario!

 
Per qualsiasi problematica questo portale mette già a disposizione un Forum dove chiunque può dire la propria. Esiste anche la possibilità di intervenire sulle argomentazioni pubblicate periodicamente.

Per non creare troppa confusione e per coloro che non sono in grado di utilizzare tali strumenti ma sanno come muoversi sui social: abbiamo attivato degli Speciali Gruppi su Facebook per ogni frazione. Scegli il gruppo a te dedicato:
E’ ben inteso: A nessuna comunicazione partitica, pubblicitaria o di semplice frivolezza verrà dato spazio.

 
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