Trattasi di una tipologia di pianta che comprende diverse specie che, pur avendo in comuni l’imponente mole ed una esclusiva maestosità, differiscono per alcuni particolari del loro portamento.
Particolari, che poiché riguardano gli esemplari del Cedro: del Libano, dell’Atlante e dell’Himalaya o Deodara, presenti anche nei parchi e nei giardini del nostro territorio, si ritiene utile riservare ad ognuno di loro una specifica descrizione:
Nome scientifico: Cedrus libani, Cedrus Atlantica, Cedrus Deodara
Classificazione botanica:
- Classe: Conifere
- Famiglia: Pinacee
- Genere: Cedrus
- Ordine: Poinales
Origine etimologica del nome:
il nome generico Cedrus deriva dal greco kédros riferito a diverse piante dal profumo resinoso; mentre i nomi specifici: libani, atlantica e deodara si riferiscono, i primi due, alle rispettive zone di origine; invece il terzo deriva da deva-daru, che significa “albero degli dei” (Himalaya è infatti considerata dai locali montagna sacra). Il Cedro del Libano, in particolare, è legato in maniera profonda al popolo libanese e alla sua storia. Perché si narra che, la penisola anatolica, era un tempo ricoperta interamente da una foresta di Cedri che emanava un intenso profumo proveniente dalla loro corteccia. Cedri divenuti importantissimi per i libanesi, in virtù della loro longevità che, ancora oggi, simboleggia speranza, libertà e memoria.
Luogo di origine:
- Cedro del Libano: zone montuose del bacino del Mediterraneo e più in particolare dell’Asia Minore (Libano, Turchia, Siria, Iraq, Iran);
- Cedro dell’Atlante: montagne dell’Atlante, in Algeria, Marocco, ad una altezza di 1200 e i 2500 m
- Cedro Deodara : pendii nevosi dell’Himalaya (del Cachemire e del Nepal) a 1300 – 3000 m di altitudine.
Consistenza e morfologia (da qui in avanti, per semplicità espositiva, verrà omesso il termine Cedro prima della menzione delle specie in esame):
- Libano : è una conifera dal portamento maestoso, sempreverde, di colore verde cupo, con dimensioni di 40 – 60 m in altezza e circa 15 m di diametro di una chioma densa, che nello stadio giovanile assume una forma piramidale per poi, crescendo, acquisire una conformazione ad ombrello. Ha rami principali nudi, lunghi e robusti ascendenti, che spesso si dipartono dalla parte bassa del tronco conferendole un aspetto a candelabro ; mentre i rami secondari, ricoperti di foglie, formano palchi orizzontali. La cima, negli esemplari giovani, è inclinata e successivamente tende all’orizzontale;
- Atlante: meno imponente della specie precedente, nel luogo di origine raggiunge un altezza di 30 – 40 m ed un ed un diametro della chiome di 10 - 15 m; ma in Europa, dove è stato introdotto nel 1841, la crescita si limita a 25 – 30 m. La disposizione dei rami della metà superiore della chioma (meno fitta rispetto gli altri Cedri), specie negli esemplari giovani, sono ascendenti, per cui fanno assumere alla pianta una forma conica slanciata ed elegante che nello stadio adulto diviene più espansa e maestosa, ma con la cima che accenna ad appiattirsi. Questa specie comprende delle varianti per forme colori e dimensioni, che offrono un’ampia gamma di possibilità di arredo per giardini e parchi. Infatti la varietà: pendula presenta un portamento più aperto e rami ricadenti, con foglie verdi-chiaro con un effetto scenografico più adatta per superfici non molto estese; glauca: più diffusa, in quanto apprezzata per la sua resistenza al freddo, l’elevata altezza, la forma conica e soprattutto per il fogliame blu-verde che vira verso l’azzurro; e nana di più piccole dimensioni, con foglie blu-verde, adatta per giardini di modeste dimensioni;
- Himalaya o Deodara: è un albero superbo, che nella zona d’origine può raggiungere i 50 m di altezza (ma in Europa supera raramente i 30 m) e da 5 a 20 m il diametro della chioma. Ha portamento conico compatto, spesso irregolare, con i grossi rami inseriti ad angolo retto sul tronco, ad eccezione di quelli inferiori che risultano leggermente discendenti (inclinati perso il basso). Tutti portano ramoscelli esili e penduli che, assieme agli aghi di colore verde chiaro brillante lunghi e molli, conferiscono all’albero l’aspetto più elegante degli esemplari della specie.
( Segue riproduzione foto esemplari sopradescritti)
Longevità :
- del Libano, fino a 2000 anni;
- dell’Atlante fino a 700 anni;
- dell’Himalaya da 700 a 900 anni.
Caratteristiche componenti struttura:
tronco del:
Libano, spesso suddiviso dalla base, è corto e massiccio tanto da raggiungere anche 2 m di diametro, rivestito da una corteccia rosso-marrone solcata da scanalature che col tempo tendono a sfaldarsi sotto forma di placche verticali . A diverse altezze si dipartono più rami che diventano veri e propri palchi, disposti in orizzontale;
Atlante: è diritto, cilindrico con attaccatura di rami spessi, distanziati fra loro sin dalla base e disposti quasi perpendicolarmente. La corteccia è grigio bruna che si screpola e fessura, via via che l’albero raggiunge la maturità
Deodara: è diritto , massiccio e ramificato a partire dalla base. La corteccia è grigio-scura, liscia da giovane, mentre negli esemplari adulti appare rugosa con screpolature in placche sottili.
(segue foto piante )
radici: tutte e tre le specie sono dotate di un apparato radicale ampio e superficiale, composto da un fittone principale di m 1,50 a 3,50 (nella specie deodara) di profondità, dal quale si diramano radici secondarie munite di altre avventizie con, in entrambe, un notevole sviluppo di capillizio (complesso delle ultime diramazioni provviste di peli assorbenti).
foglie: sui Cedri si originano su due tipi di ramoscelli: “macroblasti” (rami normali, allungati, che portano foglie isolate, inserite a spirale lassa) e “brachiplasti” (rami molto corti inseriti, in gran numero, sui rami normali, dall’ accrescimento definito e così ravvicinate da apparire disposte a ciuffetti, tanto da mascherare la loro inserzione a spirale); con caratteristiche diverse a seconda che trattasi della specie del:
Libano: aghiforme, coriacee, rigide, aguzze e pungenti, lunghi da 1 a 3 cm di colore verde scuro, raggruppate in fasci di 20-30;
Atlanta: aghiformi più grossi, rigidi, con punte appiattite e ricurve, lunghi poco meno di 3 cm, riuniti in ciuffetti di 10-20, di colore verde tendente al blu nella varietà “Glauca” (più frequentemente coltivata);
Deodara: aghiformi, non pungenti, flessibili, più sottili e morbidi al tatto, lunghi fino a 5 cm e raggruppati in fascetti di 30-40, di colore grigio-azzurro all’inizio e verde chiaro successivamente.
fiori: come tutte le Gimnosperme (Sottodivisione del Regno vegetale, comprendente piante legnose con foglie aghiformi o squamose e ovuli nudi, non racchiusi nell’ovario). I Cedri, infatti, non presentano veri e propri fiori ma strutture riproduttive detti “strobili”, con organi: maschili (simili a piccole candeline, volgarmente chiamati coni o pigne, di colore grigiastro. Formati da un insieme di foglie trasformate -brattee -, sulle quali alloggiano le sacche polliniche che, alla maturità , scossi dal vento, liberano grandi quantità di polline, tanto da colorare di giallo il terreno circostante) e femminili, (inseriti nella parte superiore dei rami, di colore verdastro, molto meno appariscenti. Costituiti da squame portanti due ovuli ciascuna che, una volta fecondati, danno origine ai frutti -pigne- a forma ovale eretta, lunghi ca. 10 -12 cm, inizialmente di colore viola-verde per poi, a maturazione, divenire marroni; all’ interno dei quali avviene, dopo ca. 2 anni, la maturazione dei semi) sulla stessa pianta (trattandosi di specie monoiche).
In particolare, la specie:
Libano: inizia a riprodursi all’età di 30-40 anni, con fioritura che avviene in primavera (aprile-maggio) e in inverno, con fiori maschili (microsporofilli: foglie staminali che portano il polline) lunghi ca. 5 cm, di colore verde pallido-giallastro e quelli femminili (macrosporofilli: foglie carpellari che portano gli ovuli) di 6-12 cm, conici, di colore verde pallido;
Atlanta: inizia a riprodursi intorno ai 30 anni di vita, con fioritura che avviene ad inizio autunno, con numerosi fiori maschili lunghi ca. 5 cm, di colore prima giallastro, poi bruno in coincidenza della disseminazione del polline; e fiori femminili lunghi ca. 1 cm, meno numerosi, di colore verdastro;
Deodara: inizia a riprodursi a partire da 35-40 anni di età, con fioritura che avviene in settembre-ottobre, con fiori maschili lunghi 3-5 cm, di colore grigio-verde riuniti in piccoli coni eretti e fiori femminili molto belli, lunghi 7-10 cm, eretti, conici e arrotondati in punta , dapprima violacei e poi bruni.
Esigenze, in genere le specie di Cedro prediligono condizioni di:
clima: temperato, con esposizione protetta dai forti venti e soleggiata, anche se non temono né caldo né freddo (tollerano il freddo fino a 0 ° C ed il caldo fino a ca. 40 °C), ma se coltivati in giardino, durante condizioni meteorologiche eccessive, in inverno, è bene coprire il terreno sottostante da chioma, con della paglia o foglie secche o corteccia, per proteggere le radici dal freddo ed evitare lo sviluppo di in erbe infestanti; e in estate, per mantenere meglio e più a lungo l’umidità del terreno derivante dalle annaffiature;
terreno: soffice, profondo, di medio impasto, ben drenato e leggermente acido;
idriche: non necessitano di molte annaffiature, se si verificano piogge periodiche, mentre in periodi di siccità e nei primi due anni dalla piantagione, l’apporto di acqua dovrà essere più frequente (in genere settimanalmente, in condizioni di terreno asciutto);
nutritive: durante la stagione invernale è consigliabile concimare con stallatico maturo o, in alternativa, fra la primavera e l’estate, effettuare due somministrazioni di concime specifico per Conifere. Mentre, nei primi due anni dalla piantagione, per promuovere un più rapido e vigoroso sviluppo, occorre distribuire mensilmente del concime universale (contenente: azoto –N-; fosforo –P- e potassio –K-) insieme all’acqua di annaffiatura;
potatura: non andrebbe mai eseguita per limitare la crescita, tranne nel caso in cui occorre intervenire, preferibilmente d’inverno, per eliminare rami secchi, malati, danneggiati dalle intemperie o che crescono in maniera innaturale, tagliandoli il più vicino possibile al ramo principale o al tronco.
Parassiti, quelli che possono arrecare maggiori danni comprendono:
Afidi o Pidocchi delle piante: Cedrobium labortei e Cinara cedri, appartenenti all’ordine dei Rincoti –Sezione Omotteri ed alla specie dei corticicoli (fitofagi che si sviluppano sulla corteccia dei rami e del fusto delle piante), grandi ca. 2,5 millimetri. Hanno un corpo piriforme di colore grigio-verdastro o verde –brunastro, costituito da capo con antenne, torace e addome. Le ninfe (giovani afidi) sono simili agli adulti che possono avere o non avere le ali. Infatti la prima generazione, che si sviluppa a fine inverno, é di solito attera. Però, se con l’arrivo delle successive generazioni viene a mancare spazio sulla pianta infestata, può nascere un’ altra generazione alata in grado di migrare su altre piante. Normalmente vivono in fitte colonie disposte a manicotto sui rami di diametro inferiore a 2 cm e su quelli più piccoli, nutrendosi abbondantemente della loro linfa che, in gran parte, espellono da uno stiletto posto in fondo all’addome, sotto forma di melata (secrezione gluco-cerosa) che imbratta tutto ciò che si trova al di sotto, formando, in breve tempo, un substrato ideale per lo sviluppo di funghi saprofiti che danno origine alla fumaggine. Malattia che si manifesta con una patina nera che, oltre a danneggiare l’aspetto estetico della pianta, ne limita lo svolgimento della funzione vitale (fotosintesi clorofilliana). Complesso di danni che producono: l’arrossamento delle foglie e la successiva caduta, il disseccamento della vegetazione apicale, una ridotta vegetazione dei rami e il generale deperimento della pianta che può,nel volgere di pochi anni, addirittura provocarne la morte.
Non trascurabile entità di danni che è consigliabile prevenire, attraverso il costante controllo dell’insorgenza dell’infestazione, deducibile dalla eventuale presenza di sostanza appiccicaticcia sulla fronda inferiore della pianta e sul terreno sottostante, affinché si possa procedere in tempo per limitarne gli effetti, con vari tipi di trattamenti, a seconda che trattasi di:
modeste infestazioni:
- con miscela formata da 50 ml di aceto bianco, 2 litri di acqua calda, 2 cucchiaini di sapone di Marsiglia a scaglie, contenente olio di oliva o di cocco o di Palma, ed 1 cucchiaino di sapone liquido neutro, da agitare bene prima della distribuzione, con uno spruzzatore nelle ore serali, sulle superfici attaccate dagli insetti. Ripetere l’operazione, ad intervalli di una settimana, fino ad ottenere il completo controllo dell’attacco ;
- o getto di acqua o con soluzioni a base di rame, indirizzandolo sulla vegetazione infestata, per la rimozione, sia degli afidi, che dalla melata, senza l’uso di pesticidi;
- o soluzione composta da 20-30 grammi di Sapone molle di potassio per litro d’ acqua. Da ripetere ogni 5-7 giorni, fino a controllo totale dell’infestazione;
- o miscela formata dalla diluizione di 6 ml di Olio di Neem e di 4 ml di Sapone molle di potassio in un 1 l d’acqua, da spruzzare sulla parte di chioma danneggiata, fino a completa copertura della stessa.
estesi attacchi:
- diluizione di 14-25 ml di Piretro Verde Copyr in 10 litri di acqua , da distribuire alla prima comparsa degli insetti, con atomizzatori o pompe a spalla, possibilmente nel tardo pomeriggio e comunque nelle ore più fresche della giornata (visto che il piretro a temperature superiori a 26 ° C degrada velocemente, ed il suo reale potere insetticida è limitato a poche ore ). Per eventuale necessità di ripetere il trattamento è consigliabile attenersi alle indicazione riportate sulla confezione del prodotto. Anche perché trattandosi di un insetticida non specifico (che non agisce solo su un singolo parassita) e che agisce sugli insetti paralizzando il loro sistema nervoso, in caso di eccesso di trattamenti, può costituire un pericolo per gli insetti pronubi (che trasportano il polline da un fiore all’altro, permettendo l’impollinazione e la conseguente formazione dei frutti) e predatori (che catturano e si nutrono di altri insetti nocivi)
- o emulsione formata dalla mescolanza di 150 – 200 o 50 -100 ml di olio bianco con 10 litri di acqua, rispettivamente, per trattamenti invernali ed estivi. Trattasi di un insetticida biologico che agisce per asfissia, creando una barriera sulla superficie dei parassiti uccidendoli. Per raggiungere la massima efficacia ed evitare danni, è necessario distribuire bene il prodotto su tutte le parti della pianta che ospitano il parassita durante le ore più fresche del giorno.
Cocciniglia farinosa – Dactylopius coccus:
- nota anche come cocciniglia del carminio (colorate di colore rosso, ottenuto dall’essiccazione delle uova dell’insetto, o dallo stesso insetto che, specie in passato, veniva impiegato per la produzione di caramelle , yogurt, gelatine, gelati, bibite , bitter, confetti medicinali e in cosmetici), della famiglia dei Rhynchota, molto simile agli Afidi. Ha un corpo lungo bianco ed esile di qualche millimetro e si riproduce velocemente e intensamente. Solo i maschi sono provvisti anche di ali. Le condizioni climatiche migliori per la riproduzione coincidono con le medio- alte temperature primaverili-estive. La sua presenza sulla pianta determina l’ingiallimento delle foglie (dovuto alla sottrazione della linfa) e l’andirivieni delle formiche attratte dalla melata secreta dall’insetto, della quale sono molto ghiotte. Per neutralizzare gli attacchi, poiché la Cocciniglia è simile agli Afidi, sia per l’entità e le caratteristiche del danno che causa alle piante, che per l’intensità riproduttiva, risulta valida tanto la strategia di lotta, quanto i prodotti antiparassitari già descritti per combattere gli Afidi.
Lepidotteri defogliatori:
- Processionaria – Thaumetopoea pityocampa - già descritta in occasione della trattazione del Pino;
- Bruco americano – Hyphantria cunea –:
è un Lepidottero appartenente alla famiglia delle Erebidae, originario del Nord America, si è diffuso in Europa e in Italia a partire rispettivamente dagli anni ’40 e ’70. E’ un insetto polifago le cui larve, di colore marrone o giallo, con testa nera e dorso grigio ricoperto di lunghi peli bianchi (innocui, a differenza di quelli della Processionaria) e neri che, nello stadio più avanzato possono raggiungere la lunghezza di 35 cm. In genere attaccano, in gruppi, una vasta gamma di piante, nutrendosi prevalentemente di foglie, causando defogliazione. Si sviluppano dalle uova deposte in nidi dell’ampiezza anche di 60 – 70 cm, formati da foglie unite da fili sericei. Alla schiusura delle uova, le larve si nutrono consumando la foglie al’interno del nido, per poi uscire e disperdersi sulla chioma, fino al raggiungimento della maturazione (primi di luglio), quando si lasciano cadere al suolo, per cercare un riparo dove incrasalidarsi (chiudersi nel bozzolo) per trascorrere l’inverno. Al termine del quale (in primavera) si completa il ciclo con l’uscita della farfalla dal bozzolo (sfarfallamento). Farfalla che ha un corpo lungo di 1 -1,5 cm, ali bianche, con o senza macchie nere, ed una apertura alare di 2,5 – 3,0 cm, che consente l’agevole spostamento fra le numerose specie ospiti.
La lotta consiste nell’asportazione tempestiva dei nidi con delle forbici o svettatoi (strumento per la potatura degli alberi, in grado di raggiungere rami alti senza l’uso della scala); o tramite irrorazioni a base di prodotti biologici contenenti il batterio vivente: Bacillus Thuringiensis che, una volta ingerito e raggiunto l’ intestino delle larve, produce proteine tossiche che danneggiano il loro l’apparato digerente, causandone la morte.
Scolitidi o Coleotteri della scorza o più precisamente del legno, noti anche come Cerambici –Cerambyx cerdo - Le specie che possono attaccare i Cedri comprendono il: Tomicus destruens, Piniperda e Minor:
- Appartengono alla famiglia dei Cerambycidae, presentano un ciclo di vita che prevede quattro stadi: uovo di pochi millimetri, bianco o crema di forma ovale allungata, che viene deposto, in ammassi (da alcune dozzine a diverse migliaia), sotto la corteccia o in crepe;
larva a forma di “C” , fuoriesce dall’uovo dopo ca. 7 giorni ed inizia a scavare gallerie nel legno, nutrendosi della linfa; fin quando, raggiunta la maturità, si impupa all’interno di una celletta scavata nel legno per trasformandosi in ninfa, per poi, dopo 7-14 giorni (a seconda della temperatura) schiudersi nella forma di adulto.
L’infestazione, se pesante e non controllata, a causa delle gallerie che vengono scavate nella corteccia e nel legno, indeboliscono l’albero , rendendolo vulnerabile da altre malattie e parassiti che possono condurlo alla morte.
Per cui è importante monitorare frequentemente lo stato di salute delle piante, in modo che se si dovessero notare piccoli fori sulla corteccia, che gli insetti adulti praticano per uscire, si possa intervenire tempestivamente per arrestarne la propagazione, eliminando e bruciando i rami colpiti, oltre ad applicare sull’albero delle trappole specifiche attrattive, a base di alcol.
Fungo – Lephoderminum cedrinum –:
è un ascomicete che comprende anche le specie patogene delle piante ed ha un ciclo di vita complesso che include la fase:
sessuale, che produce ascospore (spore contenute negli aschi: sacche che contengono le spore sessuali) all’interno degli apoteci (piccoli corpi fruttiferi a forma di fiasco o bottiglia contenente gli aschi);
e asessuale, che produce conidiospore (spore della riproduzione agamica, cioè per via vegetativa senza l’intervento degli organi sessuali), che aiutano a diffondere l’infezione. L’effetto della quale, pur risultando raramente letale per i Cedri, li può indebolire rendendoli più ricettivi per altri patogeni e predisporli ad andare incontro a stress ambientali, causa di: crescita stentata, appassimento di rami, scolorimento e caduta di foglie e generale riduzione della vitalità dell’albero, con conseguente notevole perdita di valore estetico-ornamentale dell’albero.
Per scongiurare tale deprezzamento, occorre vigilare sui primi sintomi della presenza del parassita, che si manifestano con piccole macchie localizzate che si espandono progressivamente, decolorizzando totalmente, dal giallo al marrone, gli aghi, che cadono precocemente riducendo significativamente la chioma e la capacità fotosintetica dell’albero di produrre energia necessaria per la crescita e la difesa delle avversità.
La prevenzione, per impedire l’insorgenza dell’infestazione, si articola in interventi che mirano a promuovere condizioni sfavorevoli allo sviluppo e la propagazione del fungo, come:
- ridurre l’umidità e migliorare la circolazione dell’aria all’interno della chioma;
- coprire il suolo con materiali organici (pacciamatura) per favorire la presenza di composti antimicrobici del genere Bacillus (come Bacillus subtils) che impediscono la crescita dei funghi patogeni;
- effettuare la somministrazione di elicitori di resistenza o induttori di resistenza. Prodotti a base di estratti proteici di microrganismi, di alghe, composti vegetali, molecole di sintesi e sostanze naturali, come i chitosani (estratti dalla chitina, polisaccaride presente negli esoscheletri dei crostacei: granchi, gamberi ed aragoste) . Tutte sostanze che stimolano i naturali processi di difesa delle piante di qualsiasi genere, contro patogeni (stress biotici) e avversità ambientali (stress abiotici), attraverso l’attivazione o l’incremento dell’espressione di geni (unità biologiche contenute nei cromosomi che trasmettono i caratteri ereditari) di resistenza presenti nelle cellule vegetali. Geni che agiscono come un “vaccino” , preparando il sistema immunitario delle piante ad affrontare attacchi parassitari e difficoltà ambientali.
(Segue foto parassiti descritti)
Utilizzazioni:
legno, apprezzato per:
- il suo colore che va dal giallo chiaro al rosso-bruno, la grana fine ed una tessitura uniforme, l’aroma balsamico e la resistenza naturale al deterioramento. Caratteristiche che lo rendono ideale per la realizzazione di mobili, pavimenti, piastrelle, contenitori , capannoni, carbone vegetale e, in passato, imbarcazioni; oltre che per la costruzione di strumenti musicali (in particolare per la parte superiore- tavola armonica- delle chitarre acustiche e classiche, per la capacità di produrre toni delicati e avvolgenti , adatti a stili musicali come il flamenco, il fingerstyle (tecnica di esecuzione basata sull’uso delle dita per pizzicare le corde, senza l’ausilio del plettro) e la Bossa nova;
- i prodotti di estrazione:
trementina (resina vegetale oleosa, fluida chiara e volatile, ottenuta per distillazione dall’olioresina ricavata per incisione sul tronco e utilizzata come componente dell’Acquaragia) dalle ottime proprietà antisettiche e balsamiche;
- l’olio essenziale, estratto mediante distillazione dal legno, dalle proprietà purificanti, antisettiche e antibatteriche, indicato (secondo il Prof. Marco Valussi: docente della Scuola di Neuropatia , membro del comitato scientifico della rivista “l’Erborista”e della Società Italiana di Scienze e Tecniche Erboristiche e autore, nel 2005, di un testo di scienza degli oli essenziali – Il Grande Manuale dell’Aromaterapia) per:
- applicazioni topiche (che si applica localmente) per pelli grasse, acneiche, brufoli, micosi, condizioni infiammatorie della pelle, seborrea e forfora;
- applicazioni topiche rubefacenti (che richiamano il sangue negli strati più superficiali della pelle per alleggerire l’infiammazione degli strati sottostanti); inalazione, per piccole infiammazioni respiratorie o congestionali, bronchiti croniche e tosse;
- la diffusione della fragranza ambientale, per facilitare il rilassamento, il sonno, lo stress e migliorare il benessere generale;
- allontanare gli insetti e disinfestare le superfici;
- stimolare il sistema immunitario: effetto fondamentale per difendere il corpo dalle cellule cancerose;
- e, secondo gli esiti di ricerche ancora in fase di svolgimento, per le sue proprietà, che si ipotizza potrebbero contribuire a ridurre il rischio di sviluppo di cellule di leucemia mieloide;
gemmoderivati o macerato glicemico di giovani getti:
indicato, in particolare, nei casi di dermatosi caratterizzate da cute secca e prurito, quali eczema e psoriasi e come medicamento di drenaggio cutaneo. In quanto manifesta un’azione di disintossicazione profonda nei confronti delle tossine organiche, contribuendo a migliorare la vascolarizzazione (irrorazione sanguigna) e l’ossigenazione dei tessuti ed, in fase sperimentale, ridurre la colesterolemia;
corteccia, anch’essa, come il legno, possiede numerose proprietà quali:
- antisettica, in quanto l’olio da essa ricavato è noto per l’effetto disinfettante sulle ferite e per prevenire infezioni;
- antinfiammatoria, dovuto al contenuto di principi attivi in grado di contribuire a ridurre l’infiammazione , in caso di problemi cutanei come eczema e psoriasi;
- espettorante, come ingrediente per la preparazione di decotti che aiutano a liberare le vie respiratorie da catarro e muco;
- astringente, per le qualità del suo olio essenziale nei confronti di dermatiti e in cosmetica, per preparati tonificanti e purificanti , soprattutto per pelli grasse e impure.
Curiosità storico-mitologiche :
- I primi esemplari di Cedro del Libano, giunti in Italia, sono stati piantati nell’Orto Botanico di Pisa nel 1787.
- Il Cedro, per l’altezza del suo fusto, dei suoi rami e le sue notevoli dimensioni, è stato eletto simbolo della forza, dell’immortalità, dell’eternità, dell’incarnazione della grandezza d’animo, di elevazione spirituale e di bellezza.
- La bibbia cita il Cedro (del Libano) come simbolo di forza e maestà, per la sua longevità (fino a 2000 anni), l’imponenza che può raggiungere e l’imputrescibilità del suo legname. E riporta che la sua resina, molto aromatica, era considerata caustica per i corpi vivi, ma capace di preservare i cadaveri, e perciò veniva usata per imbalsamare i defunti, e che l’essenza ottenuta dalla distillazione del legno era nota, in terapia, col nome di Libanolo.
- Numerose sono le statue di idoli scolpite nel legno di Cedro. Gli arabi considerano l’albero l’”essere divino sotto forma di pianta” o il “candelabro del cielo”.
- In India, data l’importanza religiosa al Cedro, è anche noto come “abete sacro indiano” , ed è spesso rappresentato in affreschi e mosaici greco-romani.
- Gli egiziani usavano il legno di Cedro per costruire i sarcofagi dei Faraoni. Mentre i Fenici realizzarono ampie barche che permisero loro di diventare grandi commercianti ed esperti navigatori.
- Anticamente il legno di Cedro era molto diffuso nel mediterraneo orientale (dalle coste del Libano e Israele, fino al canale di Sicilia, alla Grecia, alla Turchia, Cipro e Malta). Si narra che fosse stato utilizzato per il tempio di Gerusalemme e da Salomone ( Re del Regno unificato di Giuda e Israele dal 970 al 930 a.C.) per rivestire l’interno del Tempio. Le sacre scritture riportano: “Il Cedro all’interno del tempio era scolpito a rosoni e a boccioli di fiori, tutto era di Cedro e non si vedeva una pietra”, e che il palazzo di Salomone e il labirinto di Minosse (Re di Creta che visse verso il 1450 a.C.) fossero sorretti da colonne di legno di Cedro.
- Le foreste libanesi, anticamente monumentali, nei secoli furono deforestate per l’utilizzo, da parte di molti popoli (egiziani, fenici, cananei, israeliti, babilonesi, assiri, persiani greci e romani), del prezioso legname, che costituiva l’unica riserva di legno per la costruzione di abitazioni, edifici religiosi, sculture, imbarcazioni e mobili. Tanto da ridurre notevolmente il numero degli alberi. Per cui, l’imperatore romano Adriano, per tutelarli, nel 118 d.C., emanò un Editto di tutela, che è da considerarsi il primo Decreto di protezione della storia.
- Un’iscrizione relativa al Re babilonese Nabucodonosor (642-582 a.C.) narra di una spedizione in Libano per procurarsi cedri, e della costruzione del canale di Arakhtu dell’Eufrate per farne fluitare i tronchi.
- Plinio: scrittore, naturalista e governatore romano (morto nel 79 d.C.), riferisce che gli antichi solevano ungere i testi più importanti, considerati utili per l’umanità, con l’olio di Cedro, al fine di conservarli per secoli; e che nell’arceria tradizionale il legno di cedro veniva usato per la costruzione delle frecce.
- Una vecchia leggenda racconta che nelle belle foreste del Libano antico nacquero tre Cedri che trascorsero interi secoli riflettendo sulla vita, la morte, la natura e gli uomini. Assistettero all’arrivo di una spedizione da Israele inviata da Salomone e, più tardi, videro la terra ricoprirsi di sangue durante le battaglie con gli Assiri. Conobbero la regina di Israele Gezabele (morta nell’ 852 a.C.) e il primo grande profeta di Israele Elia (nato nel IX secolo a.C.): mortali nemici. Assistettero all’invenzione del primo alfabeto (avvenuta fra il 17° e il 15° secolo a.C.) e si incantarono a guardare le carovane che passavano, piene di stoffe colorate.
Un bel giorno si misero a conversare sul futuro. “Dopo tutto quello che ho visto, disse il primo albero, vorrei essere trasformato nel trono del re più potente della terra”; “A me piacerebbe far parte di qualcosa che trasformasse per sempre il Male in Bene”, spiegò il secondo; “Per parte mia , vorrei che tutte le volte che mi guardano pensassero a Dio”, fu la risposta del terzo.
Ma dopo un po’ di tempo i cedri furono abbattuti e caricati su una nave per essere trasportati lontano. Ciascuno di quegli alberi aveva un suo desiderio, ma la realtà non chiede mai che cosa fare dei sogni. Il primo albero servì per costruire un ricovero per animali e il legno avanzato fu usato per contenere il fieno. Il secondo albero diventò un tavolo molto semplice, che fu venduto a un commerciante di mobili. E poiché il legno del terzo albero non trovò acquirenti, fu tagliato e depositato nei magazzini di una grande città.
Infelici, gli alberi si lamentavano: “Il nostro legno era buono, ma nessuno ha trovato il modo di usarlo per costruire qualcosa di bello”.
Passò il tempo e, in una notte piena di stelle, una coppia di sposi che non riusciva a trovare un rifugio dovette passare la notte nella stalla costruita con il legno del primo albero. La moglie, in preda ai dolori del parto finì per dare alla luce lì stesso suo figlio, che adagiò tra il fieno, nella mangiatoia di legno. In quel momento, il primo albero capì che il suo sogno era stato esaudito: il bambino che era nato lì era il più grande di tutti i re mai apparsi sulla Terra.
Anni più tardi, in una casa modesta, vari uomini si sedettero attorno al tavolo costruito con il legno del secondo albero. Uno di loro, prima che tutti cominciassero a mangiare, disse alcune parole sul pane e sul vino che aveva davanti a sé. E il secondo albero comprese che, in quel momento, non sosteneva solo un calice e un pezzo di pane, ma l’alleanza tra l’uomo e la divinità.
Il giorno seguente prelevarono dal magazzino due pezzi del terzo Cedro e li unirono a forma di croce. Lasciarono la croce, e alcune ore dopo portarono un uomo barbaramente ferito e lo inchiodarono al suo legno. Preso dall’orrore, il Cedro pianse la barbara eredità che la vita gli aveva lasciato. Prima che fossero trascorsi tre giorni, tuttavia, il terzo albero capì il suo destino; l’uomo che era inchiodato al suo legno era ora la Luce che illuminava ogni cosa. L a croce che era stata costruita con il suo legno non era più un simbolo di tortura, ma si era trasformata in un simbolo di vittoria.
Come sempre avviene con i sogni , i tre cedri del Libano avevano visto compiersi il destino cui speravano, anche se in modo diverso da come avevano immaginato.
- Nella simbologia biblica il Cedro del Libano viene menzionato numerose volte, con diversi significati, come nel:
Salmo Sal 92,12-15: “Il giusto, radicato nel Signore, che trasmette bellezza e benessere e anche nella vecchiaia s’innalza producendo frutti abbondanti”. Descrive come la crescita e la prosperità spirituale del giusto, paragonandolo alla robustezza e longevità di una Palma e al vigore di un Cedro, pur in presenza di difficoltà e nemici, continua a fiorire e crescere in fede, diventando un esempio di forza e bellezza per gli altri;
Versetto Sir 24,13 del libro del Siracide, riferito alla Scienza divina: “Sono cresciuta come un Cedro sul Libano, come un Cipresso sui monti dell’Ermon”;
Versetto Ct 5,15 (Canto dei Cantici) è una esclamazione di bellezza e di affetto verso il Re sposo da Sulamita: “ Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri”;
Versetto Os 14,6-7, fa riferimento al perdono di Dio: “E io sarò come rugiada per Israele, fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo e la fragranza del Libano”. Illustra un momento di profonda rigenerazione in cui il popolo di Israele, dopo aver sofferto per il peccato e la disobbedienza, è chiamato a un ritorno a Dio e a una nuova vita di fede e fiducia. Il profeta Osea promette che Dio darà al suo popolo “La bellezza che viene da Dio”, cioè la capacità di vivere in pace e di sentire il suo amore…
- L a fantasia sull’ albero del Cedro ha inoltre suggestionato vari scrittori, fra i quali Grazia Deledda (prima donna italiana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1926), che in un racconto “Il cedro del Libano” si può leggere: “E’ una pianta che dura migliaia di anni, e precisamente al suo centesimo anno di età fiorisce per la prima volta. Io non conosco questo fiore: non ne ho mai visti: ma deve essere bello e grande come una bandiera azzurra. Dicono che sulle colline di Gerusalemme, ancora esiste un Cedro sotto il quale andava Gesù con i suoi discepoli, nelle notti lunari di estate”.
Località sede delle piante di Cedro più note, dal punto di vista storico-monumentale:
- La Morra, in provincia di Bra, nel Piemonte, si trova il Cedro del Libano più antico d’Italia, la cui storia è inscidibilmente legata a quella di Colle Montefalletto, dove la pianta affonda le proprie radici. Questo colle, come suggerisce il nome, fu parte del patrimonio della Famiglia Falletti, dal 1340 fino al 1941, quando la Contessa Luigia, lo lasciò in eredità a suo nipote Paolo Cordero di Montezemolo. Fu così, che questo luogo (zona delle Langhe, tipica per la coltivazione del vitigno Nebbiolo, dal quale si produce il vino Barolo) molto strategico e carismatico dal punto di vista vitivinicolo, passò nelle mani di un’altra delle grandi famiglie nobili delle langhe che, da 19 generazioni , dà il nome ad una importante azienda, riferimento per gli amanti del vino in Langa. Il Cedro è considerato un simbolo delle Langhe e albero monumentale, per le sue dimensioni, che superano i 20 m di altezza, raggiungono i 450 cm della circonferenza del tronco sopra le prime branche, e per la sua storia che risale al 1856. Quando Costanzo Falletti di Rodello ed Eulalia Della Chiesa di Cervignasco, giovani sposi, vollero piantare questo albero, simbolo di durevolezza e solidità, a ricordo del loro matrimonio.
- Cison di Valmarino a Montalenghe in Veneto, è sede del Cedro dell’Atlante situato, da oltre 300 anni, all’interno delle mura di Castelbrando. Detiene il record in Italia, per la circonferenza del tronco di quasi 3 m, il diametro di 13 m della chioma e i 33 m dal’altezza. E’ protetto come bene storico nazionale e viene addobbato a festa durante il periodo natalizio, per cui è noto anche come “Albero di Natale vivente più grande d’Italia “.
- Parco di Cofaggiolo a Barberino del Mugello – Firenze –: luogo storico e naturalistico, essendo situato in un fortilizio trecentesco, trasformato in residenza di campagna della famiglia Medici, dove si possono ammirare molte bellezze naturali, fra le quali il Cedro Deodara che misura un’altezza di 26 m ed una circonferenza del tronco, a 1,30 m da terra, di circa 4 m.
- Altri esemplari di dimensioni eccezionali, dei quali due con una ampiezza della chioma di 15 metri, si trovano nel Parco Massari di Ferrara. Mentre altri, altrettanto maestosi, si trovano: uno sull’isola della Maddalena, in Sardegna, e l’altro nel Parco del convitto Mario Pagano, in zona di Campobasso.
- Sulla parete nord della cima più alta di Yakushima, un’isola nel sud del Giappone, si trova il Cedro più vecchio del mondo, denominato Jomon Sugi (in riferimento al periodo Jomon delle preistoria giapponese, che va da 8000 a.C. a 300 a. C.) che, secondo le analisi dendrocronologiche condotte da scienziati giapponesi sui rami dell’albero, si stima abbia almeno 2000 anni (mentre, secondo alcune ipotesi ne avrebbe addirittura 7000 di anni), un’altezza di 25,3 m ed ha una circonferenza della chioma di 16,4 m. E’ stato scoperto nel 1966 e, data la sua importanza, ha sensibilizzato le persone a proteggere le foreste dell’isola che, nel 1983 è stata dichiarata Patrimonio mondiale dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite, fondata nel 1945, per promuovere la pace attraverso l’Educazione, la Scienza e la Cultura). Così , per evitare che il calpestio dei numerosi visitatori che accorrono per ammirare prestigioso vetusto albero, possa nuocergli è stata costruita una piattaforma d’osservazione a 15 m di distanza.
( Segue riproduzione foto piante storiche menzionate)
Oroscopo dei Celti
(insieme di popoli che nel periodo di massimo splendore: dal V al III secolo a. C., erano stanziati in un’ampia area dell’Europa: basato sulle fasi lunari e sugli alberi, è composto da 21 segni arborei collegati a dei periodi dell’anno. In quanto, i Celti ritenevano che i nati in quell’arco temporale assumessero le caratteristiche e le qualità attribuiti al corrispondente albero.
Per il Cedro i periodi vanno dal 9 al 18 Febbraio e dal 14 al 23 Agosto e corrispondono ai segni Zodiacali: Leone e Acquario.
Ai nati sotto questo segno piace essere al centro dell’attenzione, dispongono di forte personalità e rincorrono obiettivi davvero grandi ed, a volte, addirittura estremi. Hanno un gran carattere ed un gran carisma, ma se vengono rifiutati tendono ad avere bruschi cali di autonomia che sono soliti non mostrare. Non conoscono la moderazione: o si è con loro o contro di loro. Sono nemici giurati della noia, intelligenti, a volte persino insolenti e prediligono attività che richiedono creatività e fantasia.
Pro:
Il punto di forza dei nati sotto il segno del Cedro è certamente la loro naturale tendenza ad essere estremi. Sono sempre al centro dell’attenzione anche senza volerlo. Hanno ottimi gusti e pretendono molto da loro stessi e dagli altri. Per questo motivo molti di essi sono portati per il teatro e la recitazione e piace loro passare del tempo sul palcoscenico, come attori o come cantanti e musicisti.
Contro:
I nati sotto il segno del Cedro tendono ad ignorare tutti coloro che non hanno a che fare con i loro interessi e odiano ricevere delle critiche, specie se sono loro il centro della discussione. A volte il loro ego, se lasciato a briglia sciolte, può essere semplicemente fuori luogo ed eccessivo.
Amore:
I Cedri sono dei veri e propri numero uno ! Amano essere considerato importante dal partner, che deve essere forte e indipendente ma, allo stesso tempo deve lasciarsi coccolare. Odiano la rivalità, particolarmente nel campo degli affetti.
Erbe associate:
Rosmarino, Primula, Ginepro, Alloro e Camomilla.
Salute:
possibile predisposizione a disturbi relativi a: muscoli, occhi, colonna vertebrale, cuore e circolazione.