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Natura e Botanica (81)
Domenico Brancato

 
Il Fico
 
Il Fico trova riscontri in una storia millenaria menzionata in molte culture e tradizioni, e in virtù dei ritrovamenti archeologici che ne attestano la sua presenza già 11.000 anni fa, risulta essere una delle prime piante coltivate dall’uomo con profondi significati, sia nella religione che nella cultura popolare.
Classificazione botanica:
  • Classe: Magnoliopsida o Dicotiledoni
  • Ordine: Urticales
  • Famiglia: Moracee
  • Genere: Ficus
  • Specie e Nome scientifico: Ficus carica (in riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria: regione dell’Asia Minore. A testimonianza della sua coltivazione già nelle prime civiltà agricole di Palestina ed Egitto).
Origine etimologica del nome:
Il termine “fico” deriva Dal latino “ficus”, che a sua volta ha origini ancor più antiche, nel greco “syke”, anch’esso riferito all’albero del fico e al suo frutto. Inoltre, il termine “ficus” in latino ha la stessa radice del verbo “facere” (fare) , che denota un legame con la capacità del frutto di prodursi, crescere e svilupparsi. Il che dimostra come il nome del frutto e dell’albero del Fico ha una storia che attraversa diverse lingue e culture fin dai tempi remoti.
La parola “fico” però, pur avendo mantenuto il suo significato originale, nel tempo ha acquisito anche significati metaforici, spesso legati alla sua forma o alla sua presenza in espressioni popolari. I riferimenti letterari basati su tale parallelo trovano riscontro anche nel significato di attributo genitale femminile annotato già da Aristotele ( 2300 a.C.). Poiché il termine “fica”deriva dal siriano “pequ” e dal precedente accadico (lingua semitica estinta, parlata nell’antica Mesopotamia) “piqu”, ovvero “sigu”: nome riferito all’organo sessuale femminile (nel senso di varco, fessura), onde il nome del frutto per analogia.
Così, in italiano antico “fica” indicava sia l’albero che il frutto, ma successivamente ha assunto anche il significato metaforico di organo sessuale femminile.
“Figo” e “fico” poi, in italiano colloquiale, secondo Accademia della Crusca e Treccani , hanno entrambi lo stesso significato : “bello”, “forte”, “ganzo”. Anche se “figo” e “figa” sono una forma più informale , spesso utilizzata nella parlata giovanile , per indicare qualcosa di particolarmente affascinante.
 
Luogo di origine:
Il fico (Ficus carica) è originario dell’Asia occidentale , probabilmente dell’area compresa tra l’Iran e l’Arabia. Anche se la capacità di questa pianta di adattarsi ad una vasta gamma di climi, e di fornire un alimento considerato prezioso, ha contribuito alla sua rapida diffusione in molte parti del mondo fin dall’antichità, come: la regione del Mediterraneo (Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Nord Africa), seguita da India, Cina , Giappone, Australia e Stati Uniti.
 
Caratteristiche componenti struttura:
è una pianta xerofila (che si adatta a vivere in ambienti aridi e secchi), eliofila (che vegeta ottimamente alla diretta e forte luce solare), caducifoglia (che perde annualmente le foglie) e latifoglia, dal fusto contorto con numerosi fragili rami formanti una chioma schiacciata che può raggiungere e altezze di 6 – 10 m; la corteccia è finemente rugosa di colore grigio-cenerino; la linfa è di un bianco latte; i rami sono ricchi di midollo con gemme terminali acuminate coperte da due squame verdi o brunastre; le foglie sono grandi, alterne, scabre, palmatolobate con 3-5 lobi irregolari, di colore verde scuro superiormente e più chiaro ed ugualmente scabre sulla parte inferiore; i fiori unisessuali molto piccoli, sono racchiusi all’interno di un ricettacolo (parte del fiore in cui sono inseriti i vari organi: stami, petali e sepali), carnoso, piriforme, ricco di zuccheri a maturità, di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro; Il frutto, detto siconio, è in realtà una infruttescenza (insieme di frutti all’interno di una struttura carnosa) di medie dimensioni con una piccola apertura apicale – ostiolo – che consente l’ingresso di un minuscolo imenottero (piccola vespa) pronubo (che svolge il ruolo dell’impollinazione). Anche se i veri frutti, in realtà, sono dei piccoli semi - acheni -che si sviluppano all’interno dell’infiorescenza, circondati da una polpa succulenta e dolce, che costituisce la parte edibile.
La specie comprende due forme botaniche che possono essere definite piante maschio e piante femmina. Dato che la prima: Caprifico (fico capro, cioè fecondatore) costituisce l’individuo che produce il polline con frutti non succulenti, né dolci e né commestibile, mentre la seconda: Fico vero, rappresenta la pianta femmina che produce frutti eduli con all’interno i semi. Anche se va precisato che in realtà il caprifico contiene nel frutto sia la parte femminile (ovari adatti a ricevere il polline), che la parte maschile (che produce polline). Parte femminile che però è modificata da un microscopico insetto: Blastophaga psenes che vive negli ovari trasformandoli in galle (escrescenze prodotte da punture di insetti), rendendoli sterili. Motivo per cui il caprifico svolge esclusivamente una funzione maschile, producendo polline che le femmine della vespa che alleva, uscendo cariche di polline, volano verso altri siconi dove, tentando di entrare attraverso l’ostiolo (piccola apertura situata nella parte superiore del siconio) dei fichi eduli per deporre le uova, rilasciano il polline sugli stigmi ( parte superiore del pistillo) dei fiori femminili, e dopo aver deposto le uova e svolto il loro ruolo di impollinazione, muoiono.
Onde l’interrogativo “Come. nascono i fichi dal sacrificio di una vespa?” Interrogativo che trova risposta nella seguente spiegazione: quando si taglia un fico a metà si possono vedere tanti piccoli filamenti, che erano dei piccoli fiori che sono sbocciati e che si sono trasformati in “polpa” creando il frutto. Tuttavia affinchè un fiore si trasformi in frutto ha bisogno di essere impollinato. Nel caso del fico l’impollinazione non può essere fatta solo dall’azione del vento (anemofila), ma ha bisogno dell’aiuto extra fornito dalla Blastophaga psenes, comunemente conosciuta come la vesta del fico. E poiché né il fico né la vespa possono fare a meno l’uno dell’altro, si stabilisce un mutualismo obbligato. In pratica, come già precisato, la vespa femmina entra nel frutto attraverso una piccola fessura chiamata ostiolo perdendo antere e ali, per depositare sia il polline che le sue uova nelle gallerie interne, per poi perire. Mentre i fichi maturano, le vespe maschio, prive di ali, crescono per prime ed emergono dalle gallerie fecondando le femmine che sono ancora rinchiuse, oltre a scavare un tunnel da cui le nuove vespe femmina, una volta cresciute, potranno uscire ed andare alla ricerca di altri alberi di fico da fecondare. Mentre le vespe maschio rimangono intrappolate nel fico e vi muoiono . Il che non significa che si mangiano i fichi con i resti di vespe, in quanto queste vengono “digerite” (scomposte) dalla ficina (enzima che si trova nel lattice del fico ed è in grado di degradare le proteine). Ciò esclude la valenza della raccomandazione derivante dalla diceria: “di non mangiare il fico intero , ma di spezzarlo prima, perché potrebbe esserci una vespa dentro”
Però nel tempo, oltre al descritto procedimento di formazione del frutto, tramite la genetica, sono state selezionate una grande varietà di fichi commestibili a maturazione “partenocarpica” (che avviene senza la fecondazione degli ovuli, e quindi privi di semi, o con semi vuoti e non vitali), che costituiscono la maggior parte dei fichi coltivati denominati “permanenti” , dato che rimangono sulla pianta anche se non sono stati fecondati, a differenza dei “caduchi” che, in assenza di fecondazione, cadono al suolo immaturi.
Anche se alcune, tra le varietà più pregiate (con caratteristiche più adatte per l’essiccazione), sono caduche, (come la varietà turca Smirne), cioè coltivabili solo dove è assicurato il completo ciclo vitale della Blastophaga.
Il fico commestibile, a sua volta, comprende tre tipi di siconi che hanno, annualmente, distinte fruttificazioni denominate:
  • Fioroni, che si formano da gemme dell’autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all’inizio dell’estate:
  • Forniti o pedagnoli, che provengono da gemme primaverili e maturano alla fine dell’estate dello stesso anno;
  • Cimaruoli, prodotti da gemme di sommità sviluppatesi nell’estate e maturano nel tardo autunno.
Per cui, esistono:
  • varietà che producono solo Fioroni, altre che producono solo Forniti ed altre ancora che producono entrambe. Mentre le varietà con tripla fruttificazione sono pochissime, e con la terza fruttificazione pressoché irrilevante. Pertanto, per ovvi motivi di favorevoli condizioni climatiche , di norma, i Forniti detengono le caratteristiche di eccellenza, sia per quanto concerne la succosità che la dolcezza; anche se i Fioroni, per contro, vantano il pregio della precoce maturazione;
  • e varietà:
  • unifere: che producono solo una fruttificazione all’anno, come la: Meloncello, Catano, Brogiotto nero, Negretta e Verdino;
  • e bifere: che producono Fioroni sui rametti dell’anno precedente e fichi estivi-autunnali su quelli dell’anno, a loro volta:
- caprificabili, come la Fracazzano e Napoletano;
- e partenocarpiche, come la Ottano o Dottato e la Del Vescovo.
 
Luogo di origine:
Asia occidentale, probabilmente nell’area compresa tra l’Iran e l’Arabia, ma introdotto da tempo immemorabile nei paesi del bacino del Mediterraneo (Europa, Africa e Asia).
 
Particolari della struttura e morfologia:
E’ un albero dal fusto corto, contorto e ramoso che può raggiungere altezze di 6 – 10 m; la chioma ha una forma tipicamente espansa, larga e irregolare, spesso descritta a cupola, con le branche più basse che tendono a dipartirsi orizzontalmente, contribuendo a conferirle la forma allargata; la corteccia è finemente rugosa e di colore grigio-cenerino; i rami, la cui linfa è un lattice di colore bianco irritante ed acre (per cui se necessita addentrarsi nella chioma con clima caldo e soprattutto soleggiato, è consigliabile indossare camicia a maniche lunghe, ed in caso di manifestazione d’irritazione, evitare l’ulteriore esposizione ai raggi ultravioletti del sole, risciacquare con acqua la parte irritata e rimanere per qualche ora lontano dall’irraggiamento solare, anche indiretto) sono ricchi di midollo (che conferisce al legno una debole consistenza, tanto che, in seguito ad una arrampicata per la raccolta dei frutti o la potatura, quelli sollecitati da un eventuale urto, a prescindere dallo spessore, possono spezzarsi senza preavviso) con gemme terminali acuminate coperte da 2 squame verdi o brunastre; le foglie sono grandi , scabre, oblunghe con 3 – 5 lobi, di colore verde scuro sulla parte superiore e più chiare ed ugualmente scabre sulla pagina inferiore; i frutti, o meglio, come già precisato, trattasi di ’infruttescenzae, di medie dimensioni, carnose ricche di zuccheri, piriformi di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo, internamente cave contenenti i piccolissimi fiori o semi; l’apparato radicale, robusto ed esteso, consente alla pianta di resistere bene alla siccità e adattarsi ai terreni salsi e incolti ed è efficace nella ricerca dell’acqua, anche in maniera invasiva, tanto che in un giardino può penetrare in cisterne, condotti e scantinati. Il fico, inoltre, è una delle rare piante da frutto che resiste, senza problemi, in tutte le fasi vegetative, ai venti salmastri.
 
Longevità:
In genere, la durata della vita vegetativa della pianta è di 50 anni, anche se talvolta, in condizioni favorevoli, può giungere ad oltre 70 anni. Con inizio della produzione intorno al quinto anno di età e il raggiungimento del picco fra i 30 e i 40 anni, per poi decrescere gradualmente.
 
Esigenze:
  • Clima: anche se si adatta ad una vasta gamma di condizioni, la pianta trova le condizioni ottimali in ambienti caldi con inverni miti, esposizione alla luce solare e temperature di 20 -30 °C , sia per la crescita che per la fruttificazione di qualità;
  • Terreno: di qualsiasi tipo, anche calcareo, purchè sciolto O non troppo argilloso, ricco di sostanza organica, ben drenato (privo di ristagni di acqua, possibile causa di marciume radicale) e con un grado di acidità leggermente acido o neutro, con valori di Ph (indice del grado di acidità o basicità) 6 – 7,5. In caso di eccesso di alcalinità o acidità, che potrebbe impedire alla pianta di assorbire i nutrienti necessari, è possibile effettuare, delle correzioni con l’apporto, rispettivamente, di zolfo e calce;
  • Concimazione: predilige terreni ricchi di sostanza organica, da apportare tramite somministrazione di compost o letame ben decomposto o con sovescio (coltivazione di piante che vengono fatte crescere e interrate in fase di fioritura) di leguminose, integrata, all’inizio delle primavera, con fertilizzanti bilanciati a base di potassio -K- fosforo -P- e meno azoto -N- per evitare di stimolare eccessivamente la rigogliosità vegetativa a discapito della fruttificazione ;
  • Irrigazione: regolare, per impedire che il terreno si asciughi completamente, specie durante la stagione di crescita e di produzione;
  • Potatura:
  • verde: va eseguita regolarmente, tra marzo e maggio, per eliminare i polloni (ricacci della base del tronco) con il taglio a raso terra e i succhioni (rami improduttivi a portamento verticale presenti all’interno della chioma), per evitare di sottrarre utili energie alla pianta;
  • di produzione: da eseguire, in inverno o inizio di marzo, solo quando necessita, per rimuovere rami secchi, malati e spezzati e quelli in eccesso. per evitare condizioni di aduggiamento all’interno della chioma e garantire uniformità di penetrazione di aria e luce solare e la regolarità quali-quantitativa della produzione. Con l’accortezza, visto che l’albero fruttifica sulle gemme apicali, di eliminare i rami superflui dalla base e non accorciarli, per non renderli improduttivi;
  • di mantenimento della regolarità dell’impalcatura e del vigore vegetativo: consistente nell’ eliminazione di eventuali rami che prendendo troppo vigore, diventano concorrenziali rispetto alle branche principali, e nell’effettuare il cosiddetto taglio di ritorno, attraverso la troncatura di un ramo principale, poco dopo una diramazione secondaria, per trasformarlo in ramo giovane in prosieguo di quello principale .
Moltiplicazione:
  • per talea: si effettua prelevando dalla pianta madre, preferibilmente a marzo, (in fase di riposo vegetativo, ma prossima al risveglio) un rametto di 2-3 anni della lunghezza di 20-25 cm, con una o più gemme,che dopo aver asportando le eventuali foglie presenti lungo il tratto inferiore e mantenute quelle della parte apicale, va posto in un vasetto, interrandolo per circa 10 cm in una composta di terriccio e torba, coprendolo con una bottiglia di plastica tagliata a metà, per mantenere una costante umidità, tramite una regolare irrigazione, con l’accortezza, , di tanto in tanto, di garantire la circolazione dell’aria, per evitare l’insorgenza di marciumi. Accorgimenti che, dopo circa tre settimane, dovrebbero consentire al ramo di emettere radici e dar vita ad una nuova pianta che potrà essere trapiantata;
  • per polloni: ottenibile legando, ad inizio estate, con un filo di ferro ben stretto, appena sopra il livello del terreno, il piede del pollone, ricoprendolo con circa 20 cm di terra che va da mantenuta umida per tutto il periodo estivo. Procedimento che a novembre successivo dovrebbe consentire lo sviluppo del le radici, e quindi la formazione di una nuova pianta pronta per il trapianto.
Trapianto :
il periodo più indicato per effettuarlo è tra ottobre ed aprile, escludendo le giornate molto rigide, attraverso lo scavo di una buca di almeno 50 cm profonda e di pari diametro, ancor meglio se di cm 70 x70 , specie in presenza di terreno compatto e argilloso, per far si che le radici abbiano intorno terreno facilmente permeabile. Con l’accortezza, al fine di mantenere la naturale fertilità del suolo, di separare la terra dei primi 20 cm da quella estratta più in profondità, in modo che quando si dovrà riempire la buca si potrà inserire prima la terra che stava più in basso e tenere per ultima quella rimossa in superficie. In quanto lo strato superficiale contiene molti microrganismi utili che necessitano di ossigeno per vivere. Microrganismi che se venissero sotterrati in profondità morirebbero, privando l’apparato radicale dei tanti benefici derivanti dalla loro presenza.
Utilizzazioni e proprietà medicinali:
  • il lattice (emulsione di aspetto lattiginoso di colore bianco e consistenza collosa), dalle proprietà emmenagoghe (che stimolano il flusso sanguigno nella zona pelvica e nell’utero e, in qualche caso, favoriscono le mestruazioni), antinfiammatorie, espettoranti e digestive. In passato è stato usato per far cagliare (coagulare) il contenuto proteico del latte (caseina), per la produzione artigianale del formaggio. Oppure veniva aggiunto al tuorlo dell’uovo nella preparazione del legante, per il metodo di tecnica pittorica diffusa nel Medioevo e nel Rinascimento;
  • le gemme fresche, grazie al contenuto di enzimi digestivi, regolarizzano la mobilità e la secrezione gastroduodenale, soprattutto in soggetti con reazioni psicosomatiche (consistenti in emozioni o stress che possono tradursi in sintomi fisici, come mal di testa, dolori muscolari, problemi gastrointestinali , anche se se non esiste una plausibile causa) non gestiti adeguatamente a livello gastrointestinale;
  • le foglie, raccolte da maggio ad agosto e fatte essiccare lentamente, contengono:
  • furocumarine (composti chimici naturali che a contatto con la pelle la rendono più sensibile agli effetti dannosi del sole e possono causare reazioni cutanee infiammatorie -fitofotodermatite-, caratterizzate da rossore, gonfiore, vesciche ed anche pigmentazioni persistenti);
  • bergaptene (sostanza chimica -furanocumarina) , nota per la sua capacità di rendere la pelle più sensibile alla luce –fotosensibilizzazione- . Il che significa che l’esposizione al sole o a lampade UV, può causare scottature o irritazioni);
  • psoralene (composto chimico che aumenta la sensibilità della pelle alla luce ultravioletta –UVA- . Composto che viene utilizzato in combinazione con l’irradiazione UVA, in una terapia chiamata foto chemioterapia - PUVA- per trattare diverse patologie, come psoriasi e vitiligine);
  • curmarina (composto organico naturale, appartenente alla famiglia delle benzopiranoni, noto per il suo profumo dolce, simile al fieno o alla vaniglia, utilizzato in profumeria, cosmesi ed , in alcuni casi, in ambito farmaceutico);
  • lattice: sostanza dalle caratteristiche sopra descritte.
  • frutti immaturi e giovani rametti: il lattice dei quali che sgorga dai loro tagli contiene amilasi e proteasi (tipi di enzimi che, nel caso specifico, aiutano a scomporre i carboidrati e le proteine), può essere impiegato, per uso esterno, per eliminare calli e verruche, grazie all’azione caustica e proteolitica (di degradazione delle proteine in piccoli frammenti: peptidi o amminoacidi). Anche se con cautela, essendo ustionante ed irritante per la pelle e pericoloso se applicato su estese superfici, specie se esposte alla radiazione solare;
  • frutti freschi: che se consumati in quantità hanno un effetto lassativo;
  • frutti essiccati: la cui ingestione produce effetti emollienti (che svolge azione di protezione delle mucose, di attenuazione delle irritazioni, di ammorbidimento dei tessuti, oltre a rendere più elastici gli strati superficiali della pelle) espettoranti e lassativi;
Proprietà nutrizionali:
  • i fichi sono un’ottima fonte di:
  • fibre, che favoriscono la digestione e contribuiscono al senso di sazietà;
  • vitamine K, B6, niacina (vitamina B3 e PP) e acido folico;
  • sali minerali, come: potassio, calcio, magnesio e ferro;
  • antiossidanti, come polifenoli, che contribuiscono a ridurre lo stress ossidativo nel corpo;
  • zuccheri, quali glucosio e fruttosio che erogano energia naturale;
Impieghi culinari per:
  • consumo fresco: sia da soli che aggiunti in insalate o combinati con formaggi;
  • confezione di marmellate e conserve;
  • preparazione di dolci e dessert: costituiscono un ottimo ingrediente per la preparazione di crostate, torte, biscotti, gelati e persino cioccolato;
  • accompagnamento salato: abbinati a formaggi, prosciutto crudo e piatti di carne.
Malattie e parassiti: il fico, anche se in genere non era particolarmente colpito da intensi attacchi, da qualche anno ha subito ingenti danni imputabili a sopraggiunti tipologie di infestazioni causate da alcuni temibili parassiti di seguito descritti:
  • Punteruolo nero – Scyphophorus acupunctatus - : trattasi di un coleottero della lunghezza di circa 2 cm totalmente nero, originario dell’America centrale, giunto accidentalmente in Italia intorno alla metà degli anni ’90 e diffusosi rapidamente nelle regioni centro meridionali, dove si è rivelato il più temibile parassita della pianta. In quanto è dotato di un rostro con il quale riesce a penetrare il legno lungo la zona del colletto e a depositarvi le uova. Uova dalle quali nascono larve che rodono la corteccia e il legno interno delle radici, compromettendo il flusso della linfa e la vitalità della pianta, oltre a nutrirsi dei frutti, che vengono completamente svuotate e fatti marcire. Il che rende difficile contenere gli attacchi, anche perché ancora non sono stati individuati efficaci predatori con cui impostare programmi di lotta biologica. Pertanto, allo stato attuale, l’unico rimedio consiste nell’osservare frequentemente le piante, e nel caso si riscontrino i primi fori in prossimità della base, disinfettare la parte interessata con Poltiglia Bordolese (a base di solfato di rame e calce) e irrorarla, per 2-3 volte, con una sospensione di spore del BEAUVERIA BASSIANA (in commercio esistente in diverse formulazioni denominate NATURALIS Biogard), preferibilmente la sera o al mattino presto, assicurando una buona bagnatura della vegetazione. Tuttavia, in condizioni di estesa infestazione, l’unico metodo per eliminare con certezza il parassita è quello di estirpare la pianta e distruggerla con il fuoco;
 
  • Coleottero cerambicide – Psacothea hilaris- la cui larva scava gallerie all’interno del tronco portando, con il tempo, a morte la pianta. Per impedirne la diffusione si consiglia una metodologia di lotta basata su:
  • prevenzione: consistente nel controllo, da marzo a giugno, della pianta per la rimozione manuale degli adulti, onde limitare la loro riproduzione; cura della pianta: rimuovendo i ristagni d’acqua, alla base e gestendo correttamente la chioma, per ridurre le are di nidificazione; applicazione di barriere fisiche: posizionando sul fusto, a circa 15 cm dal colletto, del nastro di carta cosparso di colla per insetti, per intrappolarli;
  • trattamenti biologici e con prodotti naturali, come: Nematodi entomopatogeni (che parassitano gli insetti provocandone la morte) – Steinemama carpocapsae (capsanem), per agire sulle larve nel suolo o nelle gallerie; Funghi entomapatogeni a base di Beauvenia bassiana da spruzzare sul tronco e sulle foglie per colpire gli adulti; Olio di Neem, o Sapone molle potassico, da spruzzare sulla pianta per soffocare gli insetti e interrompere il ciclo vitale; Galline, da introdurre in uno spazio recintato intorno alla pianta, per far catturare ed eliminare gli insetti mangiandoli; Rimozione delle piante, distruggendole con il fuoco, in caso risultino compromesse da gravi infestazioni, per evitare la diffusione del coleottero;
  • Efestia – Ephestia cautella o Falena del fico: temibilissimo lepidottero per la produzione dei fichi secchi, dato che le larve rodono l’interno del frutto riempiendolo di escrementi, mentre le femmine adulte depongono le uova sui fichi che cominciano a seccare sull’albero o sui frutti esposti al sole per completare l’essiccamento. Per difendersi dagli effetti dell’infestazione si possono adottare metodi:
  • preventivi, come: eliminazione, in autunno, dei residui vegetali, e di tutte le foglie cadute, per ridurre il numero di crisalidi svernanti, poiché l’insetto trascorre l’inverno appunto sotto forma di crisalide in bozzoli sericei;
  • di controllo biologico e naturale: - posizionando trappole a base di vino, zucchero, cannella e chiodi di garofano, per attirare e catturare le falene adulte, onde limitare l’ovodeposizione sui fichi; - o effettuando trattamenti a base di Bacillus thuringiennsis, per colpire le larve all’interno dei fichi o, in alternativa, nebulizzando una soluzione di Zeolite e silicato di sodio o potassio, per creare una patina protettiva sulla superficie dei frutti;
 
  • Cocciniglia del fico o cocciniglia elmetto (della forma che ricorda l’elmo militare) - Ceroplastes Sinensis - : è un piccolo insetto, particolarmente diffuso in Liguria, Toscana, Sardegna e Sicilia, dotato di scudetto rigido e piatto di colore bianco che, a partire da maggio, si attacca ai rametti ed alle foglie. Il danno prodotto è dovuto: alla distruzione delle foglie delle quali si nutre; alla intensa produzione di melata ed al successivo sviluppo di fumaggine, che determina l’occlusione degli stomi utili per la respirazione e l’impedimento del vitale processo foto sintetico. Per impedire la diffusione dell’insetto si possono praticare delle irrorazioni con macerati di felce (ampiamente presente nel sottobosco) o, per infestazioni consistenti, effettuando, in ore serali, irrorazioni a base di alcol, aceto o sapone di Marsiglia diluito, od emulsione di oli minerali sulle parti della pianta dove il parassita è presente;
 
  • Cocciniglia di S. Josè – Quadraspidiotus perniciosus- : a differenza della precedente specie, infesta tutte le parti della pianta con una predilezione per frutti, rami e tronco, che ricopre con una crosta fittissima di scudetti. Le sue punture provocano macchioline rossastre sulle parti colpite, malformazioni nei frutti ed un progressivo deperimento dell’intera pianta;
 
  • Uccelli (Merli, Storni, Beccafichi e Rigogoli o BeccaficHI realI), la cui predilezione per i frutti maturi, può causare ingenti danni, sia mangiandoli parzialmente, che provocandone la caduta a terra . Per cui, specie in ambienti più esposti a tale tipologia di attacchi, per salvare la produzione occorre impiegare dei dispositivi dissuasori, quali:
  • Reti anti-uccello che, costituendo una barriera fisica, sia su singoli alberi che su intere aree, impedisce agli animali di raggiungere i fichi;
  • Palloni dissuasori: da appendere agli alberi, con riportanti disegni spaventosi per gli uccelli, in seguito al movimento impresso dal vento;
  • Nastri riflettenti, CD o strisce di alluminio: che appesi ai rami, creano un effetto abbagliante che infastidendo gli uccelli li tengono lontani;
  • Spaventa passeri o sagome di predatori: che però dopo un buon effetto iniziale, a lungo termine, divengono poco efficaci;
  • Dissuasori sonori: dispositivi disponibili in commercio, che emettono ultrasuoni o suoni di predatori che infastidiscono gli uccelli;
  • Dissuasori olfattivi: sono repellenti a base di oli essenziali che applicati su spugne o altri supporti, diffondono un odore sgradevole per i voraci uccelli;
  • Repellenti naturali, quali: rosmarino, basilico e menta da piantare intorno all’albero, il cui odore sgradevole contribuisce a tener lontani i volatili;
 
  • Moria del Fico: trattasi di una malattia causata dal fungo, Ceraticystis ficicola che provoca: avvizzimento (ingiallimento precoce e successiva caduta) fogliare, disseccamento dei rami a partire da quelli più giovani, cancri sulla corteccia, fessurazioni sulla tronco e scolorimento interno del legno. Tanto da causare il deperimento e la morte della pianta. La diffusione avviene tramite il suolo contaminato tramite il materiale vegetale infetto, che quindi deve essere tempestivamente raccolto e bruciato;
 
  • Antracnosi – Ascochyta caricae - : è un fungo che si manifesta sulle foglie con tacche bruno-rossastre arrotondate o allungate lungo le nervature, al centro delle quali avviene il disseccamento dei tessuti e la comparsa dei picnidi (strutture riproduttive a forma di sacco);
 
  • Vaiolatura – Cercospora bolleana - : fungo che provoca macchie olivacee sulla nervatura delle foglie. Macchie che confluendo formano grandi chiazze brunastre che determinano l’accartocciamento e la caduta precoce delle stesse foglie;
 
  • Ruggine – Uredo fici - : fungo che attacca le foglie producendo sulla pagina superiore delle macchie gialle e, in corrispondenza, sulla pagina inferiore, i sori (strutture che producono le spore) giallo-bruni , causandone la prematura caduta e il ritardo della maturazione dei frutti;
 
  • Mal secco – Bacterium fici - : batterio (organismo vivente completo, capace di riprodursi autonomamente), in seguito alla cui infezione il tronco diventa di colore bruno, i rami anneriscono e disseccano emettendo, a volte, un liquido vischioso. D’estate colpisce anche le foglie che, in un primo momento, presentano macchie decolorate che diventano nerastre, per poi disseccarsi e frantumarsi;
 
  • Mosaico – Fig mosaic emaravirus o Emaravirus fici- : è un virus (entità biologica non vivente che essendo privi di una struttura cellulare completa, non dispone di metabolismo autonomo e per riprodursi necessita del supporto di una cellula ospite) che attacca frutti, rametti e foglie che presentano aree giallognole di varie dimensioni, seguite da necrosi delle zone internervali o delle nervature con evidenti malformazioni. Malformazioni che interessano anche i frutti provocandone la caduta precoce. Il vettore principale della diffusione del virus è un acaro: piccolo parassita, difficile da individuare ad occhio nudo, che attacca le piante di fico nutrendosi della linfa delle foglie causandone la deformazione e, nei casi gravi , la defogliazione. Per cui, quando si notano i primi sintomi, per evitare danni maggiori, è importante agire tempestivamente con trattamenti specifici a base di acaricidi;
 
  • Colletotricosi – Colketotrichum caricae - : fungo che provoca la marcescenza e la caduta dei frutti immaturi, che dapprima mostrano tacche depresse e isolate successivamente confluenti in chiazze brune al centro e più chiare in periferia. Per minimizzare i danni è fondamentale adottare pratiche:
  • preventive, quali: - rimozione e bruciatura di frutti e rami infetti, nonché della pianta se interamente colpita; - esecuzione di una potatura che favorisca una buona ventilazione all’interno della chiome per ridurre l’umidità; - utilizzazione della pacciamatura, per coprire il terreno ed impedire che i frutti caduti e marci possano contaminare le radici;
  • curative per infezioni gravi: consistenti nel trattare la pianta con soluzioni a base di solfato di rame dall’azione fungicida e antibatterica, o con preparati a base del fungo entomopatogeno Beuveria bassiana, per combattere il Punteruolo nero, diffusore dell’infezione fungina.
Comunque, in genere, per prevenire la maggior parte delle affezioni patogene del fico occorre porre la pianta in condizioni vitali ottimali di irraggiamento solare e circolazioni dell’aria, di composizione e umidità del suolo e di riparo dal vento, ancor prima dell’uso di prodotti specifici;
 
 
  • Curiosità storico- mitologiche:
  • Nell’immaginario collettivo, il fico potrebbe essere stato il frutto dell’Albero della Conoscenza nel Paradiso Terrestre, al posto della mela. Tant’è che Michelangelo nella Cappella Sistina, lo rappresenta in questa veste. Nel vecchio Testamento infatti, il termine latino “pomum”non indicava una mela specifica, ma un frutto generico, ed inoltre le foglie di fico furono il primo “indumento” di Adamo ed Eva, per coprire la nudità. Da qui, la pianta è divenuta simbolo di passione amorosa e di unione tra maschile e femminile;
  • La Bibbia cita il fico come l’albero sotto il quale Adamo ed Eva si ripararono dopo il peccato originale;
  • I romani consideravano il fico una pianta sacra, apprezzavano i fichi per le loro proprietà energetiche, li usavano nella produzione di formaggi con caglio vegetale ed era usanza regalarli insieme al miele, come augurio per un anno felice;
  • Platone, noto amante dei fichi, li considerava un alimento essenziale per stimolare l’intelletto. Mentre Plinio il Vecchio descriveva i fichi come un alimenti che rafforzava i giovani e migliorava la salute degli anziani, anche attenuando le rughe;
  • In Grecia, il fico era chiamato “sykon” ed era talmente importante che fu necessario costituire una classe dirigente : i “sincofanti”, per controllare il suo commercio;
  • Nella tradizione antica il fico riveste un significato di immortalità e di abbondanza. Esso rappresenta anche l’asse del mondo, che collega la terra al cielo. Nell’antichità poi, attraverso le foglie dell’albero, si praticava la “ psicomanzia” come metodo di divinazione;
  • Il fico, in molte culture antiche, era considerato un simbolo di fertilità, abbondanza e prosperità, per il legame della forma con il significato fallico dovuto all’aspetto del frutto ed alla sua apertura, che ricorda vagamente gli organi genitali maschili. In Grecia era associato al sesso femminile- Infatti, durante le Falloferie: feste religiose in cui si portava in processione simboli fallici,alcune donne portavano ceste di fichi, sottolineando ulteriormente questa connessione. Ed anche a Roma aveva una forte connotazione fallica, come si evince dall’uso del termine “fica” (forma femminile dialettale) ;
  • Si narra che sotto un fico selvatico: il fico Ruminale - Ficus Ruminalis- (termine che richiama il concetto di allattamento e nutrimento, collegandosi alla dea Ruminia e al latte materno) si arenò la cesta contenente Romolo e Remo, dove furono allattati dalla lupa. Il fico ruminale inoltre era considerato sacro ed aveva un ruolo importante nel rituale religioso romano, con offerte di latte dedicate alla da Ruminia;
  • Nel vangelo di Luca (13,6-9) si narra” la parabola del fico sterile”, dove un uomo (che rappresenta Dio, che giudica le azioni e i frutti della terra) che aveva una vigna (che rappresenta il popolo di Dio, con le sue opportunità e le sue responsabilità) con un fico ( che simboleggia il il singolo individuo, che non porta frutti spirituali) che no produceva frutti da tre anni. L’uomo irritato, voleva tagliarlo , ma il vignaiolo (che rappresenta Gesù, che intercede per gli altri e offre opportunità di ravvedimento e cambiamento) lo implorò di dargli ancora un anno di tempo (.che simboleggia la pazienza di Dio e il suo desiderio di dare a tutti la possibilità di convertirsi) per zapparlo e concimarlo, nella speranza che producesse frutti l’anno successivo. E se non fosse stato così, allora sarebbe stato tagliato (simboleggia il giudizio finale, se la persona non si ravvede e non porta frutto). La parabola sottolinea l’importanza: - della necessità del ravvedimento e di portare frutti spirituali, come opere di carità, amore verso il prossimo e di una vita conforme agli insegnamenti di Cristo; - della riflessione sulla propria vita, sulla necessità di pentirsi dei propri peccati e di cercare una relazione più profonda con Dio; della misericordia di Dio , che offre sempre una possibilità di salvezza, anche a chi sembra aver fallito . Parabola che può essere applicata sia a livello individuale che collettivo, ricordando che Dio guarda al cuore e alla sostanza delle azioni, non solo dell’apparenza;
  • In ambito religioso e culturale, il Fico è sicuramente legato all’importanza che la pianta rivestiva nell’alimentazione. Esso infatti, come testimonia Plinio, fu uno dei frutti più diffusi in area mediterranea durante l’antichità, tanto da costituire la base della vita quotidiana ed essere utilizzato per definire, in termini dispregiativi sykofantia, cioè modo di intendere la lotta politica ad Atene. Infatti il sicofante, era colui che denunciava i ladri di fichi, e chi esportava i fichi dell’Attica (parte meridionale della penisola Balcanica comprendente la città di Atene). Poiché esportare questi frutti significava sottrarre l’alimento principale dei più poveri;
  • Sempre Plinio in un aneddoto che vede protagonisti i fichi, racconta che un certo Elicone, abitante delle Alpi Elvezie (svizzere), dopo aver a lungo esercitato il mestiere di fabbro a Roma,tornando in patria portò con sé dei fichi secchi, oltre che dell’uva, dell’olio e del vino. Per cui si dice che questo fu il motivo della discesa in Italia dei Galli (popolazione di stirpe celtica che, nell’antichità, abitarono gran parte dell’Europa continentale), che attraversarono le aspre e insuperabili montagne della Alpi per poter godere di tali prelibatezze;
  • Una leggenda riferisce che Catone (234 a.C. – 149 a. C NELLE SPONDE DEL ,), infiammato dal suo odio contro Cartagine , e preoccupato per la sicurezza futura di Roma, in ogni riunione del senato, proclamasse che Cartagine (fondata nel IX secolo a.C. sulle sponde de Golfo di Tunisi) doveva essere distrutta. Un giorno portò un fico proveniente da quella provincia, e mostrandolo ai senatori, chiese quando, a loro parere, quel frutto fosse stato raccolto dall’albero, ed avendo tutti constatato che era fresco, rivelò come IL frutto fosse stato raccolto a Cartagine solo tre giorni prima, a dimostrazione di quanto il nemico fosse vicino alle loro mura. Da lì, la decisione di intraprendere la terza guerra punica (149 -146 a.C.), che portò appunto la distruzione di Cartagine. Dunque una città così importante, che per più di 100 anni aveva conteso a Roma il dominio sul mondo, dovette la sua fine ad un fico;
  • La figura di Demetra (Cerere nella mitologia romana) nella mitologia greca è la dea dell’agricoltura, della fertilità, del raccolto e anche della natura e delle stagioni. Un suo tempio e della figlia Kore si trovava nell’antica Attica, vicino alla via che portava da Atene ad Eleusi. Secondo una tradizione orale raccontata da Pausania il Periegeta (II secolo d.C.),in questo luogo, un certo Phytalos (il Piantatore) aveva accolto in casa sua Demetra alla ricerca della figlia scomparsa, e la dea, in cambio dell’ospitalità, gli aveva donato la pianta del fico domestico, a testimonianza che per gli ateniesi non era una pianta qualsiasi, bensì un simbolo e un dono divino per il progresso verso la civiltà.
 
Pianta di Fico più vecchia d’Italia.
Trattasi di un esemplare, definito patriarca verde, che vegeta presso l’antica abbazia di San Basilide a Badia Cavana (Parma), fondata intorno al 1100 su una verde altura da San Bernardo degli Uberti . E’ una pianta dall’età stimata di circa 800 anni dalla chioma eccezionale, visto che misura oltre 50 m di circonferenza, con un tronco composto da tanti fusti, che formano quasi un cespuglio dalle dimensioni del tutto inusuale. La cui caratteristica è quella di avere, alla base dell’ampia ceppaia, una sorgente di acqua. Nonostante ciò la secolare pianta ha superato il rischio di asfissia che la polla (vena d’acqua sotterranea che emerge in superficie da una fessura nel terreno, dando origine ad un rigagnolo o ad un ruscello) avrebbe potuto provocare, e vegeta rigogliosa in mezzo ad un prato, fornendo frutti abbondanti di varietà sconosciuta, ma dalle straordinarie caratteristiche. Tant’è che un clone (ramoscello copia geneticamente identico alla pianta madre) è stato conservato dalla Fondazione Villa Ghigi , per essere piantato nel frutteto della Biodiversità del parco agroalimentare Fabbrica Italiana Contadina (FICO) di Lataly Wind (una struttura a tema dedicata al cibo italiano), di prossima inaugurazione, a Bologna.
 
Oroscopo Celtico .
 
Oroscopo corrispondente al Segno Zodiacale Capricorno, comprendente i nati dal 14 al 23 giugno e dal 12 al 21 dicembre
I nati sotto il segno del Fico sono persone molto emotive che hanno bisogno di un ambiente capace di supportare il loro sviluppo e necessitano costantemente di aprire i loro orizzonti mentali e di sentirsi sicuri, per poter fare emergere le grandi qualità che possiedono. Quando si sentono sostenuti, infatti, si dimostrano persone in grado di portare novità importanti all’ambiente che li circonda, grazie alle innumerevoli idee che riescono a proporre e mettere in pratica con successo.
 
Pro:
essi sono artisti creativi sensibili sempre interessati a ciò che li circonda. Hanno l’innata capacità di distinguersi sia per la loro percezione delle cose e delle idee, che per la loro immaginazione e per l’intuito.
Quando riescono a trovare un obiettivo da raggiungere, sono dei maestri nel riuscire ad armonizzare pensiero, sentimenti e azione per arrivare alla meta.
 
Contro:
essendo persone fortemente emotive, si dimostrano spesso ipersensibili, e per questo tendono ad indossare una corazza esterna che li protegga. Quando non hanno un qualcosa da raggiungere possono sentirsi eccessivamente tristi e depressi. In casi del genere possono sembrare addirittura deboli mentalmente e troppo imprevedibili.
 
Amore:
i nati sotto questo segno hanno bisogno, generalmente, di un partner disposto a contribuire a stimolare la loro creatività, l’intelligenza e la profondità d’animo. Se no l’hanno ancora trovato, purtroppo, c’è poco da fare in questo senso.
 
Salute:
il segno, oltre a rappresentare le qualità della persona, come per tutte le altre piante , ha dei legami con le proprietà curative delle piante associate e con specifiche potenziali problematiche o punti di forza di parti del corpo degli appartenenti, che risultano essere rispettivamente: Valeriana, Melissa, Crescione, Cumino e Lattuga e Torace, Pelle, Stomaco, Nervi e Psiche.
 
In sintesi, il Fico nonostante sia una pianta esteriormente poco appariscente, è ricca di fascino, di significati simbolici ed impieghi pratici, tali che gli hanno conferito una rilevanza fondamentale nella storia dell’umanità.
 
 
 
 
 
 

Lotteria "La Nostra Festa 2025" - I Numeri Estratti

Last News 2
S. Maria delle Mole (575)
la Redazione

Qui di seguito, vengono riportati i numeri dei biglietti vincenti, estratti alla lotteria della festa patronale in Santa Maria delle Mole del giorno 14 settembre 2025
 
 
 
 
Ordine di
Estrazione
Numero
Estratto
Premio
Assegnato
1 4507 FIAT PANDA 70CV HYBRID
2 1971 GIROCOLLO E ORECCHINI
3 3522 SOGGIORNO CORSICA
4 4335 BUONO €200,00
5 5020 OROLOGIO
6 0945 COUPON €200,00 
7 1566 ABBONAMENTO PATTINAGGIO
8 3334 SOGGIORNO FITNESS
9 0688 SMARTPHONE SAMSUNG A16
10 3918 PROSCIUTTO
11 0650 BUONO €100,00
12 3087 COUPON €100,00
13 2654 BUONO €100,00
14 4323 BUONO €100,00
15 2140 MACCHINA DA CAFFE’
16 1014 SOGGIORNO SPA
17 1951 BUONO €100,00
18 0530 OROLOGIO
19 3072 COUPON €60,00
20 6369 TAGLIO E PIEGA DONNA
21 2237 BUONO €50,00
22 0344 BUONO €50,00
23 2558 BUONO €50,00
24 2839 MASSAGGIO RELAX
25 6486 BAGNETTO PER CANI
 
 
Per i dettagli dei premi assegnati
vedere l’immagine allegata a questo articolo.
 
Per ritirare le vincite, recarsi in parrocchia con il biglietto vincente
 
I premi vinti possono essere ritirati entro e non oltre il giorno 15/11/2025

RIAPRE VIA DELLA FALCOGNANA

News 1 S. Maria delle Mole    (commenti:4) (588)
Antonio Calcagni

Il 19 agosto un'ordinanza dei Vigili del Fuoco che, dichiarando pericolanti i due pini posti rispettivamente, uno dentro il recinto della tenuta Tudini, ma adiacente alla strada e l'altro proprio al centro della carreggiata, qualche metro dopo il ponticello, intimava alla proprietà Tudini la chiusura immediata della suddetta strada.
 
Oggi finalmente, grazie alla sensibilità, anche nei nostri confronti, dimostrata della proprietà Tudini, partiranno i lavori di demolizione dei 2 pini, con conseguente riapertura della suddetta strada.
 
Si completa così un periodo particolarmente difficile, sia per i cittadini di Santa Maria delle Mole, ma anche per i residenti del Consorzio La Giostra, e per tutti i Frontisti di quella strada.
 
Una situazione di disagio, fortunatamente verificatasi in un periodo di vacanze che ne ha mitigato l'impatto, ma che ha comunque posto, ancora una volta, l'attenzione su quello che noi come Comitato di Quartiere, stiamo cercando di far comprendere alle istituzioni da oltre 5 anni.
 
Ovvero l'importanza strategica di quella strada, e di conseguenza l'urgenza di porla sotto la giurisdizione pubblica.
 
Il tracciato della suddetta strada portroppo si smoda nel territorio di 2 diversi Comuni, ovvero quello di Marino e quello del IX Municipio di Roma, va da se che non può essere presa in carico da nessuno dei due.
 
La soluzione è quindi che se ne faccia carico un Ente sovraordinato, ovvero in questo caso, la Città Metropolitana, ex provincia di Roma.
 
A tal proposito la Dott.ssa Sara Salvatori, Amministratrice del Consorzio, La Giostra, nei giorni scorsi ha inviato al Dottor Sanna, Vice Presidente della Città Metropolitana di Roma una lettera di sollecito a trovare una soluzione definitiva all'annoso problema.
 
Un appello che condividiamo pienamente e che sosterremo sempre.
 
Il pericolo ora è che, una volta scampato il pericolo le varie Istituzioni coinvolte, come spesso accade, derubrichino ancora una volta il caso.
 
Sarà, come sempre, nostra cura che, ciò non avvenga più.
 
 
 

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Il Comitato di Quartiere che gestisce questo portale informativo è a tutela di Santa Maria delle Mole, Cava dei SelciFrattocchie, Due Santi, Castelluccia e Fontana Sala, inoltre sostiene tutti gli altri CdQ territoriali e le Associazioni No-Profit dell’Interland.
 
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- Presidente Antonio Calcagni
 

- Francesco Raso (responsabile web) 

A proposito del Comitato del Sassone

News 2 Sassone    (commenti:1) (363)
Santo Andaloro

 
Hanno voluto a tutti i costi colpire un comitato, hanno distrutto un centro di aggregazione sociale, associazioni e centro anziani convenzionati ad operare nell'interesse della collettività. Istituti scolastici, gente comune che continua a chiedere che fine abbia fatto l:area verde ben curata e messa a disposizione per recite di fine anno per compleanni o per semplici incontri tra famiglie che amano il verde e che all'interno del parco potevano lasciare scorrazzare in piena sicurezza i propri figli, già perché proprio nulla era lasciato al caso, sicurezza, pulizia, manutenzione del verde. Ma l'interesse dell'amministrazione era solo di depredare al comitato la sua sede storica senza traccia di alcuna alternativa, un comitato scomodo che ancora attende l’intervento della segnaletica stradale su via del Sassone, luogo di molti incidenti per l’alta velocità e la scarsa segnaletica. Da due anni di nulla, presenti solo sfilate quando abbiamo proceduto al presidio stradale con il cartello "rallenta" che ha avuto rilevanza mediatica.

Da maggio ad oggi l’unico lavoro che hanno fatto è mettere un cartello con il relativo selfie, perché si regge di selfie e chiacchiere, lasciando aperto ed incustodito il parco ed I beni del comitato, per la maggior parte spariti, nessun responsabile naturalmente perché il parco deve essere libero, e libera anche la sporcizia e lo stato di abbandono, come ogni bene gestito dal pubblico... Però hanno fatto lo sgarbo al comitato per compiacere qualcuno.

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Sabato 20 settembre la Notte Bianca in Allegria 2025

News 3 S. Maria delle Mole (380)
Eleonora Persichetti

 
A Santa Maria delle Mole, frazione di Marino, sabato 20 settembre si svolgerà l'edizione 2025 della Notte Bianca in Allegria (la 13a complessiva), tappa di avvicinamento al Centenario della Sagra dell'Uva (26 settembre-6 ottobre). L'evento è ideato e organizzato dall'UCF Marino in collaborazione con l'AP Eventi di Andrea Paciotti e Spettacolissimo di Donato Lauri con il contributo del Comune di Marino e il patrocinio del Consiglio regionale del Lazio.
 
Durante la serata l'intero territorio di Santa Maria delle Mole, a partire dalle 19, sarà animato da musica e spettacoli dal vivo, esibizioni di scuole di danza del territorio, animazione per grandi e bambini, artisti di strada, street food e stand enogastronomici. I negozi resteranno aperti tutta la notte.
 
A condurre il programma artistico-musicale della Notte Bianca in Allegria 2025, introdotto dalla sfilata della Banda Musicale “Volemose Bene” di Marino, saranno Luca Rossetti e Diego Spiego, che presenteranno tutti gli appuntamenti previsti per i due palchi principali, allestiti in piazza Palmiro Togliatti e in piazza Sandro Sciotti.
 
Questi i protagonisti della Notte Bianca in Allegria 2025:

- Andrew C DJ, autore della sigla composta per l'evento;
- Fra' Sorrentino;
- Calibro 40;
- Veronica Kirchmajer;
- Sergio D'Arpa;
- Valentina Urbini;
- Mirco e gli Ottava Nota;
- 90 Mania + Italia Mania 2025;
- Francesco Salvatori (Francesco Show);
- Cristina Ferrara (Karaokestoballando);
- Le scuole di danza del territorio, che saranno presenti con il proprio stand.
 
Ancora una volta – commenta il presidente dell'UCF Marino Andrea Paciotti, organizzatore della Notte Bianca in Allegria dal 2018 – abbiamo lavorato con tanti mesi di anticipo per regalare al pubblico un evento imperdibile, che ha lo scopo, come sempre, di far conoscere e apprezzare il nostro territorio attraverso le attività commerciali e le associazioni sportive e culturali, che sono l'anima del paese. Ringrazio fin da ora il Comune di Marino, il Consiglio regionale del Lazio, l'UCF Marino, l'AP Eventi, la Cristiano Consoli Service, la Edilcarbonari, gli standisti, gli artisti che si esibiranno, i due presentatori della serata Luca Rossetti e Diego Spiego e tutti coloro che saranno impegnati a garantire la sicurezza, vale a dire Polizia Locale, Polizia di Stato, Carabinieri, Protezione Civile, gli Angeli del Soccorso e la Professional Force di Fabrizio Palermo. Sarà una grandissima Notte Bianca in Allegria, non mancate!”.

Via della Falcognana: continua l'opera di bonifica

News 4 S. Maria delle Mole    (commenti:2) (566)
Antonio Calcagni

 
 
Nonostante il clamore causato dalla chiusura al traffico della suddetta strada, che non pochi disagi sta portando ai cittadini, continua silenziosa l'opera dei Volontari Decoro Urbano del nostro Comitato di Quartiere.
 
Una situazione d'emergenza quella della chiusura, che ci auguriamo venga risolto al più presto, ma che ha posto finalmente in evidenza il problema di una strada privata, i cui oneri ricadono solo ed esclusivamente a carico dei proprietari, ma che di fatto è aperta al pubblico.
 
Un problema di cui noi del Comitato siamo ben consapevoli e che da ormai diversi anni portiamo avanti inascoltati.
 
L'Amministrazione comunale, ora che la situazione è esplosa in tutta la sua gravità, ha compreso l'urgenza? Oppure una volta risolta l'interruzione si continuerà a tergiversare? Ai posteri l'ardua Sentenza.
 
Ritornando all'argomento del Decoro Urbano, nei giorni scorsi, grazie all'infaticabile intervento del nostro Filippo, sono stati rimossi: 4 sacconi di rifiuti misti, che si è poi provveduto a portare direttamente all'AMA, oltre 700 bottiglie di vetro che sono state minuziosamente conferite nella campana di vetro che si trova accanto alla sala da Ballo Amapola, mentre i numerosi rottami di ferro sono stati affidati ad un ferrovecchi di passaggio.
 
Un ringraziamento quindi ai nostri volontari, ed in particolare al nostro Filippo, sempre pronto ad intervenire a favore della comunità.

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News 5 Focus    (commenti:1) (565)
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A partire dal 9 agosto 2025, pene più severe per chi abbandona rifiuti da veicoli in marcia o in sosta.
 
Il D.L. 8 agosto 2025, n.116, infatti, ha introdotto, per chi getta rifiuti da veicoli, le seguenti sanzioni:
  • per i privati: fino a 1.188 euro per l’abbandono di piccoli rifiuti ( mozziconi di sigaretta e fazzoletti) e, per rifiuti più voluminosi, (bottiglie o sacchetti) fino 18.000 euro di multa e la sospensione fino a 6 mesi della patente, con possibile arresto, in caso di danno ambientale (che può determinare il deterioramento di una risorsa naturale, quale: acque superficiali, suolo e habitat protetti), o se si tratta di rifiuti pericolosi (che contengono sostanze tossiche, infiammabili, corrosive, infettive, cancerogene, o che possono avere effetti dannosi sulla produzione o sull’ambiente, come: amianto, solventi, batterie esauste, rifiuti sanitari, rifiuti agrochimici, rifiuti radioattivi o biologici, sostanze chimiche, oli esausti e farmaci scaduti) ;
  • per le imprese: multe fino a 27.000 euro, arresto da 6 a 2 anni e possibile sequestro del veicolo.
Inoltre, lo stesso Decreto, ha reso possibile una identificazione più agevole e meno sfuggente di chi commette tale infrazione. In quanto sarà sufficiente una foto chiara della targa del veicolo, acquisibile tramite:
  • sistemi di videosorveglianza comunali o autorizzati (le cui telecamere possono identificare i trasgressori e attivare multe e provvedimenti, anche senza la contestazione immediata, con notifica da parte dell’Ente locale) :
  • telefoni cellulari;
  • dashcam (videocamera per auto);
  • segnalazioni accompagnate da documentazione visiva (immagini e video).
Poiché, l’aggiornamento dell’articolo 15 del Codice della Strada consente di risalire al proprietario del mezzo tramite la Motorizzazione e di recapitare la sanzione, anche a distanza di tempo.
 
Un inasprimento delle penalità, quello in esame che, oltre a prefiggersi di svolgere una funzione di deterrenza immediata verso la tendenza alla trasgressione, mira fondamentalmente ad indurre i trasgressori ad acquisire la consapevolezza delle deleterie conseguenze che l’abbandono dei rifiuti può determinare:
  • sia di natura pecuniaria, penale e morale, derivanti dall’applicazione delle descritte sanzioni, cui possono andare incontro; a fronte del beneficio ottenibile dall’abusiva liberazione di un rifiuto.;
  • che nei confronti:
  • dell’ambiente (con l’inquinamento del terreno e delle acque, rendendo il suolo inutilizzabile);
  • della fauna (attraverso l’ingerimento di sostanze tossiche);
  • dell’atmosfera (dovuto ai gas serra, responsabili del cambiamento climatico, prodotti dalla decomposizione dei rifiuti organici);
  • dell’ economia (per i costosi interventi relativi alla rimozione e smaltimento dei rifiuti abbandonati, specie se tossici);
  • della società (dovuto al degrado urbano conseguente alla presenza di rifiuti abbandonati, che influenzano negativamente la vivibilità dei quartieri e della città interessate);
  • della salute pubblica (in quanto i rifiuti abbandonati attirano insetti e roditori, creando un ambiente favorevole allo sviluppo e proliferazione di malattie);
  • del paesaggio (che essendo deturpato dall’abbandono dei rifiuti, crea un impatto negativo sulla gradevolezza e sull’attrattività turistica del territorio).
Pertanto, considerato che chiunque, volendo, disponga della facoltà di valutare realisticamente le previste, non trascurabili, conseguenze a carico di chi verrà colto in fragranza di reato, mentre abbandona rifiuti; si ha motivo di confidare, ottimisticamente, in un possibile avvio di risoluzione dell’annoso problema.
 
In quanto si è coerentemente dell’avviso che anche coloro che ancora dovessero pensare di non desistere dal compiere l’insano gesto, di fronte al pericolo di incorrere nei compromettenti descritti rischi, possano riuscire ulteriormente a contravvenire alle innate ineludibili prese di posizione della propria “voce della coscienza”: guida interiore e profonda consapevolezza di ciò che è giusto e sbagliato; e del proprio “buon senso”: capacità di discernimento che permette di prendere decisioni sensate in ogni circostanza.
 
A meno che non si voglia, spericolatamente, seguire un percorso esistenziale decisamente amorale e, nel migliore dei casi, perennemente esposto agli effetti prodotti della inevitabile pregiudizievole sensazione propria dello stato d’animo di chi sa di commettere un’azione illegale.

Scuole Verdi/Ciari - Finalmente abbiamo il cancello

News 6 S. Maria delle Mole (524)
Antonio Calcagni

Nel lontano maggio del 2022, il nostro Comitato di quartiere, su esplicita richiesta dei genitori degli alunni delle scuole Ciari e Verdi, avviò una campagna di sensibilizzazione nei confronti dell'amministrazione comunale, sull'urgenza di realizzare un cancello pedonale che collegasse le due scuole, ad un comodo parcheggio, eliminando così il caos che si creava quotidianamente su via Maroncelli, in occasione dell'ingresso e uscita delle scuole.
 
Si avviò quindi una petizione popolare che, nel giro di poche settimane, raccolse oltre 450 firme.
 
Forti di questo supporto, e fiduciosi nel fatto che fosse una miglioria che, con un esiguo costo, avrebbe decisamente migliorato il vivere quotidiano di numerosi cittadini, nel giugno dello stesso anno inoltrammo al Comune tutta la documentazione comprovante le firme della petizione popolare.
 
L'amministrazione comunale ai sensi del Capo I, articoli 2, 3 e 4 del Regolamento attuativo degli strumenti di partecipazione comunali, trattandosi di tutela di interessi collettivi e diffusi, aveva il dovere di esaminare la suddetta petizione popolare nelle sedi competenti, ovvero attraverso l'inserimento all'ordine del giorno del primo Consiglio Comunale utile.
 
Così non fu, ma si scelse invece di passare per la tortuosa strada della commissione LL.PP.
 
In quell'occasione il colpo di scena, alla suddetta riunione, disertata tra le altre, da alcune figure politiche di primo piano, si presentò un fantomatico comitato che facendo da contraltare alle legittime esigenze dei cittadini, presentò, una richiesta per NON aprire quel cancello, chissà forse per evitare le correnti d'aria, a parte la battuta, le motivazioni di quella volontà non si sono mai del tutto comprese, ma di certo non si trattava di tutelare interessi collettivi e diffusi.
 
Un'occasione che giustificò la successiva posizione pilatesca dell'Amministrazione comunale.
 
Da allora, nonostante le nostre continue esortazioni, seguite sempre dalle rassicurazioni ufficiose, di alcune autorevoli figure della maggioranza, nulla si era più mosso.
 
Poi l'incidente che vide coinvolta una signora, che accompagnava la sua bambina a scuola, evidentemente svegliò qualche altra coscienza ancora dormiente.
 
In quel caso l'amministrazione, per tamponare momentaneamente la crescente indignazione dei cittadini, adottò una soluzione posticcia, che ovviamente non risolveva il problema alla radice.
 
A maggio dello scorso anno, le nostre continue pressioni furono supportate da una manifestazione pubblica di protesta che si snodò proprio davanti al recinto, dove doveva essere realizzato il cancello.
 
Lo scorso maggio invece, finalmente quello che noi chiedevamo a gran voce e da lungo tempo, fu fatto proprio da un partito di maggioranza che, al progetto iniziale aggiungeva la realizzazione di un passaggio pedonale, adiacente alla scuola Ciari, che collegasse il suddetto parcheggio alla piccola piazzetta di via Maroncelli, un'intuizione, quest'ultima apprezzabile e condivisibile.
 
Un progetto che poi nelle settimane scorse ha visto finalmente la sua realizzazione  e di questo ne siamo particolarmente fieri, contenti e grati.
 
Ma non dimentichiamo che, per utilizzare il cancello della Verdi è necessario procedere all'acquisizione dell'area del suddetto parcheggio, propedeutica all'apertura del cancello, che speriamo che avvenga al più presto.
 
Certo la posizione in cui è stato realizzato il cancello della Verdi non è esattamente quello che ci aspettavamo ma vorrà dire che, per ora, ce lo faremo bastare.
 
A nome del Comitato di Quartiere ringrazio:
 
Tutti i cittadini che,  con la loro firma, ci hanno dato la forza per portare avanti questa battaglia, direi di civiltà;
 
Tutti partiti, movimenti ed associazioni che da sempre ci sono stati vicini in questa battaglia, ma anche tutti coloro, facenti parte di questa maggioranza, che a differenza di tanti altri, tra gli interessi privati e quelli, legittimi dei cittadini, alla fine hanno scelto questi ultimi.

La Nostra Voce

Spot 4
NOI DIAMO SPAZIO AL CITTADINO
BASTA CON LE ESTERNAZIONI PARTITICHE , INTESA COME SUI SOCIAL
 
La Nostra Voce è anche La Tua Voce
 
Il Portale di Santa Maria delle Mole è nato proprio per tale scopo.
 
Indipendentemente dal nome, ci occupiamo di tutte le problematiche delle frazioni “a valle” del comune di Marino e quindi di: Castelluccia, Cava dei Selci, Due Santi, Fontana Sala, Frattocchie e Santa Maria delle Mole.
Portiamo avanti, già da anni e con evidenti risultati, questo impegno in modo assolutamente apolitico ed intendiamo sottolinearlo APARTITICO, ovvero non siano di parte. 

Perché questo:
In molti hanno tentato di percorrere tale strada ma alla fine si sono sempre dimostrati quel che intendevano mascherare; lavorare solo per scopi personali e di partito.
Infatti come potete tastare con mano:
- Tutti i siti tematici sono stracolmi di politica e pubblicità.
- Tutte le pagine e, ancor peggio, tutti i gruppi Facebook di zona sono ormai monopolizzati da tre/quattro individui che ci martellano dalla mattina alla sera di pubblicazioni politiche ed inserzioni pubblicitarie di attività in loco. Non portano benefici ma rimbalzano incessantemente informazioni già note!

Non è rimasto più spazio per chi vuole lamentarsi del solito malcostume comunale o di quelle problematiche che rendono difficile il quieto vivere perché soffocati da questo indecente comportamento.

Per tale motivo, noi APARTITICI  che prestiamo attenzione alle esigenze della comunità, abbiamo deciso di dare un taglio a tutta questa indecente volgarità di comportamento e dedicare delle aree per portare alla luce, solo e soltanto, le nostre difficoltà di vita.
Per la risoluzione delle problematiche ce ne occuperemo sul portale ed anche a suon di carte bollate, ove necessario!

 
Per qualsiasi problematica questo portale mette già a disposizione un Forum dove chiunque può dire la propria. Esiste anche la possibilità di intervenire sulle argomentazioni pubblicate periodicamente.

Per non creare troppa confusione e per coloro che non sono in grado di utilizzare tali strumenti ma sanno come muoversi sui social: abbiamo attivato degli Speciali Gruppi su Facebook per ogni frazione. Scegli il gruppo a te dedicato:
E’ ben inteso: A nessuna comunicazione partitica, pubblicitaria o di semplice frivolezza verrà dato spazio.

 
Castelluccia e Fontana Sala:
Sono di Castelluccia - Fontana Sala ... senza SE
facebook.com/groups/castellucciafontanasalaplus/

Cava dei Selci:
Sono di Cava dei Selci ... senza SE
facebook.com/groups/cavadeiselciplus/

Due Santi:
Sono di Due Santi ... senza SE
facebook.com/groups/duesantiplus/

Frattocchie:
Sono di Frattocchie ... senza SE
facebook.com/groups/frattocchieplus/

Santa Maria delle Mole:
Sono di Santa Maria delle Mole ... senza SE
facebook.com/groups/santamariadellemoleplus/
 
Tutti questi gruppi sono gestiti da personale ultra qualificato e già facente parte della nostra redazione.
Esponete problemi ma mai parlare di politica, di attività commerciali, di ricette, cani e gatti smarriti e tutti quegli argomenti già martellanti altrove.

Siete i benvenuti a “Casa Vostra” ed il vostro smartphone smetterà di suonare o vibrare in continuazione per inutili motivi.
 

La "Nostra Festa" edizione 2025

News 7 S. Maria delle Mole (1.545)
Antonio Calcagni

Dopo un periodo di meritato riposo, si rientra a casa ma, con in mente ancora i luoghi di villeggiatura, che ci hanno permesso di rigenerare il corpo e la mente.
 
Il rientro dalle vacanze risulta quindi essere un momento difficile da affrontare perchè ci catapulta direttamente, dalla spensieratezza, alla realtà della vita quotidiana.
 
Un problema che ci tocca tutti molto da vicino ma, che per i cittadini di Santa Maria delle Mole, è mitigato dalla ormai consueta festa patronale.
 
Una festa religiosa che ha però saputo diventare negli anni, la Festa di TUTTI, contribuendo a far crescere quel sentimento di appartenenza ad una comunità.
 
E così in questi giorni di festa abbiamo la possibilità di incontrare tutti gli amici, e condividere con loro le nostre esperienze vacanziere.
 
Quest'anno poi le occasioni di svago che ci offre la Festa sono molteplici e soddisferanno le esigenze ed i gusti, di tutti.
 
Come sempre al lavoro dei volontari del “Comitato festeggiamenti” si agguiunge il supporto: dell’Amministrazione comunale, delle attività produttive locali e non, e del nostro amico Mariano, che coordina il servizio delle bancarelle, senza dimenticare tutti coloro che, in vario modo, contribuiscono alla vendita dei biglietti della lotteria.
 
Ma tutto ciò non basta, infatti per completare l'opera, come sempre, è indispensabile anche il Tuo contributo, che puoi offrirlo:
  • Attraverso un’offerta da depositare SOLO, presso la parrocchia;
  • Acquistando appunto i biglietti della lotteria.
 
Una lotteria che quest’anno è particolarmente ricca, con una Fiat Panda 70 cv Hybrid, come primo premio, e ben altri 24 premi, tutti di grandissimo valore.
 
Alla presente si allega il programma generale della festa che potete trovare anche nei vari negozi della città.
 

Via della Falcognana - I nodi vengono sempre al pettine

News 8 S. Maria delle Mole    (commenti:3) (2.705)
Antonio Calcagni

È da ormai più di 5 anni, che il nostro Comitato pone all'attenzione delle varie Amministrazioni comunali, la questione di via della Falcognana.
 
Una strada, che è bene ricordare è privata, con tutte le incombenze che ne derivano che restano a carico dei proprietari frontisti, ma che di fatto è aperta al pubblico, in cui giornalmente transitano diverse migliaia di veicoli, e che quindi risulta vitale per la nostra Cittadina.
 
Questa commistione di competenze, tra pubblico e privato, aggravato anche dal fatto che la strada si trova a cavallo di due Comuni, ha sempre causato problemi, risolti grazie solo alla buona volontà dei vari proprietari interessati.
 
In questa settimana il famoso nodo purtroppo però è venuto al pettine.
 
Infatti in data 18 agosto a seguito di una diffida giunta alla proprietà Tudini, per il pericolo di caduta del pino, posto al centro della carreggiata, adiacente al ponticello ed ormai completamente bruciato, la suddetta proprietà ha provveduto ad interrompere il transito su quella strada.
 
Una nota di colore, le transenne che sono state poste, recitano il seguente avviso, "chiusura, per manifestazione" ma evidentemente si tratta di un refuso.
 
Ritornando al problema, ora da Santa Maria, percorrendo Viale della Repubblica, si può arrivare fino al Green House, mentre per raggiungere rispettivamente: il campo da golf; il Consorzio la Giostra; le case dei frontisti, oppure arrivare su via del Divino Amore, bisognerà fare un giro assurdo per le stradine che portano fino a via Kennedy, stesso discorso vale ovviamente nel percorso contrario.
 
Un problema la cui soluzione non si prospetta a breve termine, e che pertanto, se in questa settimana di vacanze le conseguenze di tale interruzione sono state più o meno relative, non ci vuole molto ad immaginare quale sarà l'impatto catastrofico, per il traffico a Santa Maria, zona Palaverta, Aldo Moro e Via Kennedy comprese.
 
Esortiamo quindi  l'Amministrazione comunale affinché ponga in essere, immediatamente, ogni azione atta a sciogliere una volta per tutte questo miscuglio di responsabilità.
 

Pericolo West Nile Virus - Come proteggersi

News 9 Focus    (commenti:2) (542)
Domenico Brancato

Come proteggersi dalla puntura delle zanzare: principale veicolo di trasmissione del West Nile Virus.
 
Innanzitutto occorre precisare che l’infezione da West Nile Virus: nome della regione dell’Uganda in cui venne isolato per la prima volta nel 1937, da qualche anno è presente anche in alcune regioni italiane.
 
Infatti, dall’inizio del 2025 (dati riferiti al 23 luglio) sono stati riscontrati 32 casi,di cui 21 nel Lazio, tutti in provincia di Latina, ed altri in Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Campania.
 
Il che significa che il virus ha assunto un andamento endemico (cioè, che nella stagione estiva di ogni anno si ripresentano casi di infezione nell’uomo), e non può essere più considerata una malattia esotica, visto che il clima tropicale si è esteso sempre più stabilmente anche alle nostre latitudini.
 
Conseguentemente la stagione delle zanzare, in maniera più intensa, inizia prima e finisce dopo. E quindi, divenendo più lungo il periodo di attività dell’insidioso e molesto insetto, necessita approfondire le conoscenze:
 
- sul potenziale pericolo derivante dalle sue inoculazioni:
  • le punture responsabili della trasmissione del virus sono quelle della comuni zanzare del genere Culex pipiens infette (che, a loro volta, si infettano pungendo uccelli selvatici infetti, che sono i principali serbatoi del virus) diffuse in Europa dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno;
  • la trasmissione del virus non avviene tramite contatto con persona infetta, ma solamente per mezzo della puntura di zanzare infette;
  • l’80% delle persone punte non sviluppa sintomi e solo meno dell’1% di esse può assumere forme cliniche gravi;
  • nella maggior parte dei casi l’infezione è asintomatica, dato che 8 persone su 10 non avverte alcun sintomo;
  • nelle persone sintomatiche, invece, i malesseri più frequenti sono: febbre (più leggera nei bambini e più alta nei giovani); mal di testa; dolori muscolari; nausea; vomito; ingrossamento di linfonodi; arrossamento degli occhi e irritazione o rigonfiamento della pelle che, in molti casi, si presenta come uno sfogo rosso, pruriginoso e dolente. Anche se a volte può essere formato da bollicine o da placchette ruvide;
  • molto raramente (1 persona infetta su 150) possono comparire sintomi più gravi, quali febbre alta, mal di testa intenso, disorientamento, tremore e debolezza muscolare, torpore, disturbi alla vista o da convulsioni;
  • solo in un caso su mille può verificarsi un’encefalite letale;
  • le persone più esposti a tali sintomi seri risultano essere gli anziani e coloro che hanno basse difese immunitarie o fragili, a causa di malattie pregresse o concomitanti;
  • il periodo di incubazione (tempo che intercorre tra l’esposizione al virus ed il manifestarsi dei sintomi della malattia) è estremamente variabile: da pochi giorni a due o tre settimane, mentre alcuni sintomi, come stanchezza e spossatezza, possono durare anche qualche mese;
 
- e sugli accorgimenti da adottare per evitare che il pericolo stesso si manifesti o causi danni:
  • assumere integratori e alimenti ricchi di vitamina B, come frutta, verdura, uova, latte, salmone, aglio e lievito di birra, per rendere il sudore meno attraente per gli insetti.
  • Oppure prendere alcuni integratori specifici, quale ZanZar Benex C (Integratore naturale a base di vitamina C , che contribuisce alla formazione del collagene per la normale funzione della pelle e a rendere la stessa meno attrattiva per le zanzare) contenenti principi attivi naturali, come il Ledum Palustre (rimedio omeopatico utile per allontanare le zanzare) che rendono ugualmente la pelle meno gradita alle zanzare. Rimedio particolarmente utile per le persone con gruppo sanguigno 0 (zero) che risulta il preferito dalle zanzare, rispetto i gruppi B e A, in ordine decrescente;
  • evitare di bere alcolici e birra in particolare, visto che l’odore emanato dal corpo di chi li beve attrae le zanzare;
  • indossare, soprattutto nelle ore serali, quando le zanzare sono più attive, abiti coprenti e chiari di colore: verde, giallo e Kaki, ed evitare quelli di colore scuro, come il: nero, rosso, grigio, arancione e blu che, avendo la capacità di assorbire il calore, rendono le persone che l’indossano più facilmente individuabili dagli insetti;
  • coltivare, in prossimità di ingressi e finestre, piante aromatiche, come: menta, citronella, lavanda, geranio, basilico, rosmarino, aglio o cipolla, il cui odore forte funge da buon repellente naturale per le zanzare. Ma soprattutto, per una maggiore efficacia, usare l’olio essenziale estratto da alcune di esse , quali:
  • Cannella, che uno studio del 2021 ha dimostrato essere efficace come repellente per gli insetti, e nel 2004 un’indagine taiwanese ha accertato che può allontanare più di una specie di zanzara, fra cui quella tigre, ormai diffusa anche in Italia e molto più resistente delle specie autoctone;
  • Citronella, il cui olio, oltre ad essere ricco di citronellale (composto organico naturale), che nei suoi costituenti principali comprende anche: geraniolo, limonene, linalolo e citronellolo, tutte sostanze repellenti che le zanzare ed altri insetti non tollerano. In soluzione spray assicura una copertura di circa 2 ore, mentre in forma di candela o torcia è un ottimo rimedio contro le zanzare in giardino;
  • Tea tree o Melaleuca, il cui olio è comunemente noto come “Tea tree oil” ed è apprezzato , oltre che per la sua attività repellente , ancor più della citronella, per le sue proprietà antinfiammatorie, antisettiche e antimicrobiche dimostrate da numerosi test di laboratorio;
  • Timo, del quale, in uno studio del 2002 veniva rilevato che il 5% di olio essenziale sulla pelle è stato sufficiente per fornire una copertura di circa il 90% contro le punture di zanzara. Inoltre bruciare foglie di Timo in un braciere(ad esempio, in giardino durante una cena all’aperto) può fornire dai 60 ai 90 minuti di protezione dagli attacchi degli insetti;
  • Eucalipto citrato, noto già dagli anni ’40 per la sua azione repellente, il suo olio è caratterizzato dall’elevato contenuto di citronellale. Contenuto che, secondo uno studio del 2014, se aggiunto in un vettore fornisce una protezione di oltre il 90%, per un periodo di oltre 3 ore, contro le zanzare;
  • Lavanda, il suo olio,essenziale, testato in numerosi studi di laboratorio, di cui uno nel 2002, in particolare, ha dimostrato la sua efficacia nel tenere lontane le zanzare per circa 2 ore, oltre a sviluppare proprietà antisettiche, analgesiche e antimicotiche. Ciò significa che, come la Melaleuca, non solo previene le punture, ma può lenire il prurito e sfiammare la zona della pelle irritata;
  • Erba gatta (Nepeta cataria) o meglio la specie affine (Nepeta parnassica), appartenente alla stessa famiglia della Menta e della Menta piperita, il cui olio essenziale viene distillato dalle foglie dell’arbusto comune in tutto l’arco alpino e nelle zone collinari. Uno studio condotto negli Stati Uniti ha rilevato che tale erba può essere fino a 10 volte più efficace dei repellenti chimici, garantendo una copertura quasi completa di circa 2 – 3 ore, grazie al contenuto di nepetalattone , che è la stessa sostanza che attrae i gatti, e che oltre alle zanzare allontana mosche, pulci, pappataci ed altri insetti indesiderati;
 
  • utilizzare trappole:
  • all’Anidride carbonica – CO2- ,gas che simulando la presenza degli ospiti (essendo il sottoprodotto naturale della respirazione umana), poiché è utilizzato dalle zanzare per la loro localizzazione, vengono fortemente attratte. Trappola che oltre ad essere reperibile in commercio, può essere realizzata autonomamente con prodotti naturali efficaci ed ecologici, come di seguito descritto: tagliare la parte superiore di una bottiglia di plastica, inserirla capovolta all’interno della parte inferiore e fissare le due parti con il nastro adesivo. Quindi preparare una soluzione con 200 ml di acqua calda, 50 g di zucchero e 3 g di lievito secco sciolto (lievito di birra disidratato) o 1 g di lievito fresco (lievito di birra) e versarla nella bottiglia. Il lievito fermentando produrrà l’anidride carbonica occorrente per alimentare la trappola;
  • all’aceto: predisponendo una bottiglia come sopra, nella quale inserire una soluzione formata da 200 g di zucchero, 200 g di aceto e 400 g di acqua, alla quale vanno aggiunti frammenti di buccia di banana. L’aceto già di per sé, grazie al suo odore pungente, esercita un’azione attrattiva naturale, ma combinato con gli altri ingredienti crea un’esca irresistibile per le zanzare.
Per massimizzare l’efficacia di entrambe le trappole occorre posizionarle nei pressi di porte, finestre, in balcone o in giardino e controllare regolarmente il contenuto, sostituendolo quando necessario;
  • adoperare la Racchetta elettrica antizanzare: apparecchio efficacissimo per eliminare le zanzare che, dopo aver succhiato il sangue, per riposare e metabolizzare il pasto, si appoggiano sui muri interni all’abitazione e lungo i bordi di porte e finestre, dove possono essere agevolmente individuate e colpite;
  • utilizzare ventilatori, in quanto (specie se producono forti correnti d’aria e sono dotati del meccanismo di oscillazione),disturbano il volo delle zanzare e diffondono l’anidride carbonica ed altri odori, confondendo la loro “mappa olfattiva”, rendendo più difficile la capacità di intercettare il bersaglio preferito.
 
Insieme di accorgimenti e rimedi, quelli sopra descritti, la cui finalità mira però ad impedire alle zanzare di esercitare la loro azione predatoria nei confronti delle persone.
 
Mentre la soluzione radicale prevede la creazione di condizioni che impediscono lo sviluppo delle zanzare, basate fondamentalmente sull’eliminazione dei ristagni di acqua (da effettuarsi tramite il regolare svuotamento di sottovasi, piscine gonfiabili ed altri contenitori utilizzati per raccogliere le acque piovane), per impedire che le zanzare possano deporre le uova.
 
Oppure, qualora tale operazione non sia possibile, di trattare le acque stagnanti con prodotti dall’effetto ovicida-larvicida efficaci ed ecologici, quali:
 
  • Olio di Neem (estratto dai semi dell’albero di Neem di origine indiana),la distribuzione di poche gocce del quale è sufficiente per impedire lo sviluppo delle larve;
  • Oli biodegradabili (che si decompongono facilmente ), la cui azione è quella di creare una pellicola sulla superficie dell’acqua per impedire alle larve di respirare, provocandone la morte;
  • Bacillus thuringiensis –BTT- (Batterio dalle preziose proprietà insetticide naturali), innocuo per l’uomo e gli animali, ma letale per le larve di zanzara, reperibile in commercio sotto forma di compresse o granuli, da impiegare alla dose di 10 g per 10 litri di acqua;
  • Clorazione shock e con cloro a lento rilascio: il primo si trova in commercio nel formato liquido o granulare e contiene il 60% di cloro utile, da impiegare per un’azione d’urto rapida e potente, all’inizio e alla fine dell’uso della piscina, per l’eliminazione delle larve; il secondo è quasi sempre venduto in pastiglie dai 20 a 250 g, contiene il 90% di cloro, con tempi di scioglimento di circa 15 giorni, e viene utilizzato per tutto il periodo di attività della piscina, anche in presenza dei bagnanti, per prevenire la proliferazione delle larve;
  • Pesci, della specie: Gambusia (Gambusia affins), pesce rosso (Carassius auratus) e Medaka, che possono rappresentare una efficace soluzione naturale alternativa, per il controllo delle larve di zanzara nelle vasche ornamentali e laghetti.
 
Considerato però l’andamento della propagazione territoriale del West Nile Virus, il quotidiano aumento dei casi di decesso ad esso imputabili e il protrarsi delle condizioni meteorologiche favorevoli (con temperature fino a 40 – 45 ° C) per la proliferazione delle zanzare; onde evitare un ulteriore peggioramento della situazione, oltre ai descritti provvedimenti di competenza dei singoli cittadini; occorre un inevitabile tempestivo potenziamento di interventi di prevenzione ad effetto larvicida, da parte delle Istituzioni resonsabili della salute pubblica.
 
Interventi di disinfestazione straordinaria su accumuli di acqua stagnante, canali, laghetti e ristagni in prossimità di tombini e caditoie esistenti in are pubbliche, da eseguire preventivamente al verificarsi del contagio, anche nelle presumibili aree di infezione.
 
Senza attendere che il Virus colpisca, come concordato in occasione della conferenza dei Sindaci Asl Roma 6 del 30 luglio u.s.
 
Quando le persone affette risultavano esclusivamente residenti in provincia di Latina e Caserta e non si era ancora manifestato l’attuale quotidiano verificarsi di casi conclamati.
 
Mentre, secondo insalutenews.it, successivamente l’allarme, con 455 casi confermati, anche se senza picchi epidemici (quando il numero di casi di malattia aumenta rapidamente in breve tempo), si è diffuso nelle già menzionate numerose altre regioni e località, confermando l’andamento endemico del virus.
 
Il che, pur se non implicando necessariamente una situazione di emergenza, richiede un monitoraggio continuo e soprattutto l’adozione di tempestive misure preventive idonee a ridurre l’incombente e persistente rischio di trasmissione. Adempimento, fra l’altro, suggerito anche dal vecchio, ma sempre valido e saggio detto popolare: “meglio prevenire che curare”.
 

La perdita e il ricordo di Sergio Chiappa. Ieri i funerali

News 10 S. Maria delle Mole (473)
Eleonora Persichetti

 
 
È con partecipazione e grande dolore che ci apprestiamo a scrivere della morte del compagno Sergio Chiappa, intanto offrendo la massima vicinanza a Lella e Domenica.
 
Una premessa: diffondiamo questo comunicato, “inusualmente” con due simboli, con la medesima storia politica, umana, comunista. Infatti, seppur nell’ultima parte della sua storia politica, Sergio ha voluto compiere scelte differenti, ciò che è stata ed ancora è, in questi anni in cui imperversa la destra, una generazione di comunisti e di popolo di sinistra, e di sinceri democratici antifascisti dediti alla difesa e salvaguardia della Costituzione, è proprio grazie a queste organizzazioni politiche e alle energie, all’intelligenza, alla dedizione e sacrificio che Sergio Chiappa con tanti altri hanno messo a frutto sul nostro territorio. Ecco perché i due simboli. E le due specifiche sezioni: quella dedicata a Togliatti, storica a S. Maria delle Mole (del resto Berlinguer era ancora vivo), e quella “ricostruita” col PCI attuale dedicata a Berlinguer.
 
Per dare l’esatta - seppur non completa - entità della qualità e del peso che ha avuto (ed ha ancora, appunto) Sergio Chiappa e la sua storia comunista e di cittadino a S. Maria delle Mole e a Marino, tenteremo di descrivere alcune pillole.
La “gestione del tessuto sociale”. Era un pallino fisso per Sergio dover porre attenzione a tutte le manifestazioni che nascevano spontanee, o che potevano essere suscitate, nella popolazione - con particolare attenzione ai giovani - per soddisfare anche la vita sociale, culturale, nond irettamente politica. Fu così, che volle far diventare sede la sezione anche delle attività della UISP che seguiva direttamennte con i vari appassionati, dal calcio al ciclismo (sua passione non agonistica di tutta la vita). E’ sempre in sezione che ospitava degli scalmanati giovani che NON volevano parlare di politica e comunismo ma di spettacoli e cultura. E anche grazie a queste aperture ottenne una nuova leva, dopo mesi, anni a pratica e studio comunista, di attivisti e poi dirigenti comunisti: molti erano di quelli di cui prima.
 
L’acquisto della sezione. Non avevamo una lira. Però era forte la capacità organizzativa (sia per la quantità di adesioni al PCI, a centinaia, sia per la capacità di gestione delle Feste dell’Unità in cui molti commercianti erano contenti di contribuire a dare materie prime, gratuitamente o a basso costo per poi trasformare l’evento in una fonte certa di autofinanziamento per la sezione. Tutto ciò, lui segretario della sezione, con due colonne (sempre marcatamente marchigiane, come lui) Ettore Discepoli e poi Ovidio Finucci, a reggere la cassa e la responsabilità di tesoriere. Per cui, propose (di fatto decise impegnando tutti) di accogliere la proposta di acquisto delle mura della sezione che per tanti anni abbiamo avuto come casa del popolo in affitto. La somma era enorme (per l’epoca) quasi venti milioni! In cassa neppure un quarto della bisogna. Allora? Sottoscrizione popolare per quasi due anni. Casa per casa, con la spinta di compagni fondamentali come Domenico Andreozzi (che materialmente fu tra coloro che quell’edificio lo costruirono), come Gigino Forgetta, come Peppe Porcello, e poi Ricci e i tanti che colpevolmente non citiamo qui. Si raggiunse la somma, si acquistò la sede. Un altro successo perseguito da Sergio. Così come l’innovazione di aver intanto dato spazio a nuovi dirigenti giovani.
 
Il Decentramento. Negli anni ‘70 con leggi specifiche nazionali, e con input recepiti a livello locale, molti comuni, così come a Marino si aprì la stagione della partecipazione di base alla gestione della cosa pubblica. Qui, a S. Maria delle Mole, Sergio Chiappa fu consigliere di circoscrizione (di Frazione veniva denominata prima) e poi Presidente della stessa. Molte le attività intraprese, sia di carattere rivendicativo (acquedotto che non esisteva, così come buona parte del sistema fognatizio) che di carattere innovativo (campagna per la capillarizzazione della raccolta rifiuti, con minima differenziata- carta e vetro).
 
La stanza dei bottoni. Negli anni settanta/ottanta, nella stagione della prima repubblica (oggi diremmo senz’altro quella autenticamente collegata col dettato costituzionale trasformata concretamente nella gestione degli enti locali) con le varie composizione di coalizioni, Sergio fu chiamato, con grande voto popolare a sostenerlo, a svolgere il ruolo di eletto consigliere comunale. Considerata la sua capacità, ed il suo fiuto politico, ben presto i compagni gli chiesero di misurarsi con la guida politica del gruppo consiliare nutrito (8/10, tra cui indipendenti) del PCI a Palazzo Colonna. Successivamente, nonostante altre candidature possibili (geometri, tecnici associati a studi notarili e altre professionalità di cui si componeva la compagine comunista) fu chiesto a lui, artigiano, esperto imbianchino, che gestiva la propria attività e quindi i propri conti, di far parte della Giunta comunale. E non in veste di delega leggera, no fu chiamato a guidare Bilancio e Personale. Cosa che svolse in modo eccelso.
 
In seguito, dopo le vicissitudini legate al dopo primo PCI, Sergio non smise di occuparsi di politica e dei cittadini, ma fu chiaro che una certa spinta lo limitò parecchio e così non si propose o non accettò più di svolgere ruoli di primo piano. Noi da parte nostra, non possiamo che rendergli omaggio inchinando la rossa bandiera, perchè è stato propulsore e costrutture di cultura comunista e di solidarietà popolare tra i lavoratori e i cittadini. Ed oggi a decine, di attivisti e dirigenti in varie postazioni posizionati, tutti siamo debitori di quello stuolo di comunisti operai edili per lo più, che hanno consentito a molti di noi di raccolgiere il vessillo comunista e le idee propugante non per testimonianze ma per necessità impellente: contro il baratro della guerra, contro l’assalto padronale ai lavoratori, contro l’usurpazione ambientale, contro la mortificazione culturale. In questo siamo fieramente figli della semina di Sergio Chiappa e dello stuolo di compagni/e che per tanti anni ha accompagnato lui e molti di noi destinandoci ad essere eredi diretti di tutto ciò.
 
 
 
Un abbraccio comunista Sergio

Fosso delle Scopette: ennesima occlusione del collettore fognario

News 11 S. Maria delle Mole    (commenti:1) (604)
Antonio Calcagni

 
Il mese scorso abbiamo ricevuto numerose segnalazioni di cittadini, che lamentavano un abnorme e, pertanto sospetto, vista l’assenza di piogge, flusso di liquidi nel fosso delle Scopette.
 
Un problema ben visibile da chi, percorrendo Viale della Repubblica, arrivava al ponticello che lo scavalca, il tutto accompagnato anche da un fortissimo cattivo odore, che si sentiva chiaramente già in lontananza.
 
Una situazione insostenibile per tutti coloro che abitavano nel raggio di 300 metri, ma anche per tutti coloro che percorrevano quel tratto di strada.
 
La scorsa estate, un problema identico da noi segnalato fu risolto con l’intervento dell’Acea, che identifico ed eliminò un’occlusione del collettore nell’area, a monte del ponticello,che impediva il normale deflusso verso il depuratore, con conseguente versamento dei liquami, direttamente nel fosso.
 
Memori di questo, abbiamo ancora una volta provveduto a segnalare l’accaduto, sia all’Amministrazione comunale, che alla ASL, questa volta supportando la richiesta con l’esperienza pregressa.
 
Una richiesta che purtroppo si era persa nel meandri delle due burocrazie interessate e che, solo grazie all’interessamento personale, dell’Assessore Bruno Orazi siamo riusciti a sbloccare.
 
Infatti mercoledì, finalmente il problema è stato risolto, anche se rimane pur sempre il problema di fondo di questo collettore che periodicamente tende ad occludersi e che, a detta della responsabile Acea intervenuta, va risolto con un’ intervento strutturale, che si è comunque impegnata a realizzare.
 
Noi continueremo a vigilare affinché la promessa fatta, venga onorata, così da poter porre fine, a questa incresciosa situazione che periodicamente si presenta, e che crea un enorme disagio agli abitanti di Santa Maria.

Area Sgambamento cani. Opera incompiuta?

News 12 S. Maria delle Mole    (commenti:2) (503)
Antonio Calcagni

A gennaio di quest’anno, in un minuscolo fazzoletto di terra, attiguo alla Casa dei Servizi comunali di via Morosini, alla scuola ed a numerose abitazioni, sono partiti i lavori per la realizzazione di una “Area Sgambamento Cani”.
 
Un servizio molto atteso dai Cittadini di Santa Maria delle Mole.
 
Per l’occasione fu apposto un regolare cartello informativo che, oltre al costo di circa 6.500,00 Euro, indicava tra le altre l’inizio lavori per 25 Gennaio 2025, ma non i tempi per la sua conclusione.
 
Partiti però non è la parola esatta, perché fino a maggio oltre ad apporre il cartello non era stato fatto più nulla.
 
Poi improvvisamente dopo aver provveduto ad installato, una fontanella, un cestino, una bacheca ed una panchina, tutto si è fermato.
 
Il cartello è stato rimosso, segno che i lavori dovrebbero essere conclusi, anche se l’area risulta ancora infestata da erbacce e molto sconnessa, e comunque non ancora accessibile agli utenti.
 
Sarebbe interessante sapere il perchè, e come mai, adiacente all’area,  persistono, ormai da anni, un ammasso di cavi elettrici, spero non  collegati, ed una bobina avvolgicavo gigante.

Parcheggio di Via Frassati di nuovo nel degrado

News 13 S. Maria delle Mole    (commenti:1) (368)
la Redazione

La civiltà questa sconosciuta: ennesima denuncia di un cittadino sulle condizioni del Parcheggio Frassati
La civiltà questa sconosciuta... non voglio credere che a casa vostra vivete in uno schifo del genere. Parcheggio a via frassati, una vera vergogna grazie a tutti per la decenza.
 
Con queste parole un cittadino denuncia la situazione nella quale viene nuovamente a trovarsi il Parcheggio Frassati il quale, per chi non lo sapesse, è stato preso in carico dal Comune di Marino a seguito di un contratto di comodato gratuito rinnovato in data 28/02/2024, della durata di tre anni eventualmente prorogabili.
 
In passato come Comitato di Quartiere di Santa Maria delle Mole ci siamo occupati più volte delle condizioni del Parcheggio di Via Frassati innanzitutto con i fatti, andando a rimuovere i rifiuti abbandonati dagli avventori.
 
Ma poiché non è sufficiente mobilitarsi, abbiamo anche cercato di attivare la nostra Amministrazione per illuminare l’area (articolo 787)
 
E come se non bastasse in precedenza scrivemmo un articolo più dettagliato con cui, tra le altre cose, segnalavamo questi interventi:
  1. l’inserimento del parcheggio nel contratto di manutenzione aree verdi insieme alle altre superfici pubbliche (es. il Parcheggio Mameli);
  2. l’ubicazione di almeno due cestini - non cassonetti - nei quali consentire lo svuotamento dei posaceneri delle automobili (cicche, pacchetti di sigarette, salviette, etc.);
  3. il rifacimento della recinzione - se consentito dal contratto - considerando che quella esistente è abbattuta in più punti e dona all’area l’idea di una discarica, anche grazie alle automobili ed alle moto abbandonate tra i rovi;
  4. pavimentare l’area per renderla calpestabile e, soprattutto, evitare che quando piove in abbondanza la terra scoli sulla strada e vada ad ostruire le caditoie.
L’ultimo sogno sarebbe la congiunzione del Parcheggio Frassati con Via Silvio Pellico con un vialetto pedonale simile a quello realizzato presso le Scuole Verdi e Ciari (che ancora attende di essere aperto): non sarebbe anche questo un beneficio per gli esercizi commerciali della zona ed una comodità per i loro clienti?
 
Ci proviamo per l’ennesima volta, qualcuno ci ascolterà?

Gita dedicata agli amanti del baccalà

News 14 S. Maria delle Mole (317)
Antonio Calcagni

Per gli amanti del Baccalà, il Centro Anziani di Santa Maria delle Mole, organizza, per Sabato 8 Novembre, una gita da Luisella contrada Collodoro, Castelli (Teramo).
 
Lungo il tragitto verrà effettuata una sosta al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata.
 
Per i dettagli vedere la locandina in allegato, per info e prenotazioni invece chiamare direttamente il centro anziani al nr.06 9352427, oppure Gildo al 3355377642.

Notti magiche... inseguendo un goal

News 15 S. Maria delle Mole    (commenti:1) (349)
Gianni Botta

Probabilmente pochi tra i residenti di Santa Maria delle Mole potranno apprezzare ciò che andiamo a descrivere.
Ci riferiamo al “carnevale” che, come ogni estate ormai (ma se vogliamo anche nei lunghi weekend invernali), va in scena di notte nei pressi di Piazza Togliatti a partire dal noto bar aperto h24, dove gruppi di ragazzi passano le ore serene per ritrovarsi e trascorrere del tempo insieme.
Non c’è nulla di male, anche chi scrive ai suoi tempi faceva lo stesso perché l’estate e la notte in particolare ha sempre dato quella sensazione di libertà dagli impegni scolastici e poi, diciamocelo, cosa c’è di più bello che stare con gli amici?
 
Il problema sorge però quando questa voglia si libera nel fondo della notte tra urla e schiamazzi oppure giocando a dare calci a ciò che capita a tiro, come se si stesse in pieno giorno su un campo di calcetto o al parco giochi.
In questo caso dovrebbe essere chiaro a questi ragazzi, o quantomeno alle loro famiglie, che nelle palazzine ci sono persone che vorrebbero riposare, qualcuno anche in vista della sveglia che suonerà all’alba e che, pur con tutta la pazienza di questo mondo, non sono tenuti a dover sopportare questo sambodromo che va in scena ogni notte.
 
Citiamo le famiglie non a caso perché crediamo che, anziché riposare ignorando dove e come i loro virgulti stiano trascorrendo il tempo, dovrebbero forse domandarsi cosa facciano alle due di notte e chiamarli per dir loro di tornare a casa, rendendo finalmente utile l’ultimo gioiello di smartphone regalato allo scopo di strappare un fugace sorriso davanti al quale commuoversi felici.
 
Questo perché non possiamo pensare che competa ai proprietari del bar h24 farsi carico del mantenimento dell’ordine pubblico intorno al loro locale, installare delle telecamere dotate di microfono in modo da essere svegliati anch’essi, non solo gli incolpevoli residenti dei paraggi, quando il volume della “conversazione” raggiunge livelli elevati.
 
Tutto ciò, ad onor del vero, non riguarda solo il localetto ma anche la viuzza della farmacia di fronte o, nelle migliori occasioni, direttamente Piazza Togliatti dove, in assenza di traffico, i giovani virgulti possono esibirsi nei caroselli notturni, finché non succede che qualcuno si spazientisca e chiami le Forze dell’Ordine (esclusa la Polizia Locale, la cui centrale operativa “...è attiva 7 giorni su 7 dalle ore 8: alle ore 20:00”) le quali, in verità, avrebbero cose più importanti da fare che intervenire per rimandare a casa i figli e le figlie altrui. (link)
 
Ai poveri residenti non resta che restare vegliare su questa gioventù aspettando che prima o poi si ritiri, nella consapevolezza che dopo questa generazione ne verrà un’altra e un’altra ancora a tenere loro compagnia con la sua movida ogni estate (e ogni lungo weekend invernale).

Assemblea pubblica per un No al termovalorizzatore

News 16 S. Maria delle Mole    (commenti:2) (399)
Antonio Calcagni

Lunedi 14 Luglio 2025 alle ore 18,00 tutti in piazza Sciotti a Santa Maria delle Mole, per un’Assemblea pubblica per dire No al termovalorizzatore. La tua partecipazione è particolarmente gradita.

Il Circolo Legambiente Appia Sud "Il Riccio" APS riconferma il proprio Consiglio Direttivo

News 17 S. Maria delle Mole (356)
Gianni Botta

Nel pomeriggio di venerdì 27 giugno il Circolo Legambiente Appia Sud “Il Riccio” APS ha svolto il congresso per il rinnovo del Consiglio Direttivo.
Alla presenza dei rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, delle Associazioni del territorio – tra cui noi del Comitato di Quartiere di Santa Maria delle Mole – e del Presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi l’assemblea dei soci ha riconfermato per acclamazione Mirko Laurenti alla Presidenza del Circolo e la sua squadra così composta:
  • Marco Cavacchioli, Vice Presidente;
  • David Leo, Tesoriere;
  • Greta Minervino, Segretaria;
  • Tiziana Marinelli, Consigliera;
  • Maria Vittoria Bartoli, Consigliera;
  • Nicola Passaretti, Consigliere.
L’occasione è stata propizia per discutere delle prospettive e delle problematiche del territorio, approfittando della disponibilità del Presidente del Consiglio Comunale a rispondere alle domande delle persone presenti, in una sorta di question time informale che si è svolto in toni civili nel rispetto della circostanza e dei ruoli, toccando solo di sfuggita il tema del momento, ovvero il nuovo PUCG, ma questo è un discorso che ci porterebbe fuori tema.
Vi diciamo solamente che abbiamo 
registrato la proposta dell’Avv. Pisani di svolgere nuovi incontri proprio all’infopoint in cui discutere dei problemi del territorio col titolo da egli stesso coniato “Ditemelo in faccia e non su Facebook”: Presidente, La prendiamo in parola!
 
Come Comitato di Quartiere di Santa Maria delle Mole facciamo le nostre congratulazioni a Mirko Laurenti ed alla sua squadra riconfermata, guardando al futuro per proseguire nel rapporto di collaborazione e di amicizia che dura da 40 anni.
 
Purtroppo però sembra che talvolta le cose belle debbano essere accompagnate da quelle dolenti, così nel corso della notte tra venerdì e sabato degli ignoti si sono introdotti nella sede del Circolo praticando un foro nella rete che separa dalla ferrovia e poi scassinando una finestra dell’infopoint per sottrarre le poche decine di euro in contanti giacenti nel fondo cassa.
Dopo il rituale sopralluogo della pattuglia dei Carabinieri di Santa Maria, i nostri amici del “Riccio” si sono messi all’opera per riparare la finestra e sostituire la serratura della porta del magazzino situata sul retro, danneggiata anch’essa da parte dei malintenzionati ma senza successo.
Poche decine di euro a fronte dei danni di importo maggiore che questi ladri hanno provocato, ma che speriamo possano essere identificati quanto prima da parte delle Autorità di P.S. avvalendosi delle riprese delle telecamere.
 
Tornando però alle note liete, ancora auguri ai nostri amici de “Il Riccio” e ad maiora!

Riflessioni sull’illustrazione del nuovo Piano Urbanistico Generale –

News 18 Marino    (commenti:2) (469)
Domenico Brancato

 
In data 24 giugno, presso la sede del centro anziani di Santa Maria delle Mole, ad una cospicua presenza di cittadini, i tecnici dell’Amministrazione Comunale di Marino hanno esposto la struttura, i contenuti e la complessa normativa seguita per la redazione della proposta del nuovo PUCG.
 
Esposizione, che nonostante la notevole durata di circa un’ora e mezza, veniva seguita dall’uditorio con costante attenzione e notevole interesse.
 
Come dimostrano i successivi numerosi qualificati pertinenti e significativi interventi svolti da molti partecipanti, fondamentalmente mirati ad evidenziare l’incongruenza della previsione di un incremento di nuove opere edilizie equivalenti a circa 650.000 m3 di ulteriore cemento, a circa 4.000 nuovi appartamenti e ad almeno 8.000 abitanti; a fronte delle già preoccupanti carenze di dotazione idrica (destinate ad un inevitabile progressivo aumento dovuto alla prevista crescente aridità e penuria di precipitazioni, correlate alla tendenza di un andamento climatico destinato a divenire sempre più estremo); della insufficienza manutentiva delle attuali aree pubbliche; e soprattutto dello spropositato esubero di abitazioni, realizzate con intenti speculativi, rispetto alla reale esigenza abitativa territoriale..
 
Oltre alla puntualizzazione, emersa nel corso dei numerosi animati commenti critici, della contrapposizione fra i più volte elencati accorgimenti adottati dai tecnici, per la elaborazione di un cosiddetto Piano finalizzato alla salvaguardia delle residue potenziali risorse, e per favorire il miglior sviluppo strutturale ed economico del Territorio; e la cospicua entità della prevista citata espansione edilizia.
 
Espansione che, se venisse realizzata nella sua interezza , e con le modalità già emerse in seguito al dilagare della precedente cementificate, avviata dopo il 2000 e ancora in atto, produrrebbe tali ulteriori rovinosi irreversibili effetti da rendere invivibile gran parte del territorio.
 
Pertanto, al fine di rendere quanto più possibile proficuo ed effettivamente rispondente al recupero del riassetto del Territorio, il gravoso ed oneroso impegno richiesto per lo sviluppo del nuovo Piano; oltre alla prevista applicazione dell’ineludibile miriade di norme ed all’inderogabile rispetto dei vincoli di vario genere, sarebbe bene non sottovalutare anche gli utili contributi traibili dai contenuti delle indicazioni di seguito menzionate.
 
a) Agenda 2030 che, com’è noto, è, un programma globale, da realizzare appunto entro il 2030, adottato dall’ONU nel 2015, che rappresenta un quadro di riferimento per: orientare le azioni dei governi, delle imprese, della società civile e dei cittadini verso uno sviluppo più sostenibile, equo ed inclusivo; equilibrare la crescita economica e promuovere la protezione ambientale, attraverso l’azzeramento del non indispensabile consumo del suolo; per preservare la biodiversità; migliorare gli effetti del cambiamento climatico; ridurre i rischi idrogeologici; garantire la sostenibilità dello sviluppo urbano e tutelare i servici ecosistemici essenziali (quali l’approvvigionamento di cibo, acqua potabile, aria pulita e regolazione del clima).
 
Azzeramento del consumo del suolo, che tuttavia non significa necessariamente arrestare la crescita urbana, ma piuttosto bilanciare l’espansione con la riqualificazione di aree già edificate, recuperare gli edifici abbandonati ed utilizzare le vaste aree degli edifici industriali dismessi.
 
b) Concetto dI sostenibilità, che mira a soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare i propri. Concetto che si articola in tre dimensioni interconnesse quali: ambientale (incentrato sull’uso responsabile delle risorse naturali, sulla conservazione della biodiversità, sulla riduzione dell’inquinamento e sulla sensata gestione dei rifiuti); economica (che mira a promuovere uno sviluppo economico che non si basi sullo sfruttamento delle risorse naturali, ma sull’efficienza e sulla crescita equa delle stesse) e sociale (riferita all’importanza di creare una società giusta e inclusiva, in cui tutti abbiano accesso a opportunità e benefici).
c) Legge economica della domanda e dell’offerta (basata sulla relazione fra la quantità che i consumatori desiderano acquistare e la quantità che i produttori sono disposti a vendere. Per cui un aumento della domanda tende a far aumentare i prezzi, mentre un incremento dell’offerta, come la condizione in atto nel territorio di Marino, tende a farli diminuire. Ne discende quindi che l’equilibrio di mercato si verifica quando domanda e offerta si equivalgono):
 
d) Buonsenso (inteso come capacità naturale delle persone preposte a giudicare rettamente, specie su tematiche che influiscono sulla qualità di vita della popolazione).
 
Quanto esposto per chiedere, spinto dai fondati i timori che non possono non derivare dal prospettato conseguimento degli obiettivi del nuovo PUCG, a chi di competenza, una ponderata riflessione, in tempo utile, sulle effettive gravose conseguenze che la presenza di altre 8.000 persone, su un territorio con una già elevata densità abitativa (ca. 1838 abitanti per chilometro quadrato, rispetto un valore medio di 791 dei Comuni dei Castelli Romani), potrebbero apportare.
 
Anche perché è stato più volte precisato dai tecnici estensori che il PUCG in questione, una volta approvato rimarrà integralmente in vigore per lungo tempo.
 
Il che, a maggior ragione, impone una lungimirante regolamentazione, specie dello strumento di perequazione urbanistica, attraverso il quale le Amministrazioni comunali si avvalgono della incontestabile facoltà di distribuire i diritti edificatori e gli oneri tra i proprietari terrieri interessati da una trasformazione urbanistica.
 
Ciò, per scongiurare il pericolo di una perdurante possibilità di concessioni di variazione di destinazione d’uso degli esigui terreni agricoli rimasti ancora tali, e per evitare che alle generazioni a venire, della rinomata amenità e della decantata vocazione vitivinicola del territorio, giunga soltanto una testimonianza fotografica.
 
 

Conosciamo le nostre preziose "amiche" piante - Il Cedro

News 19 Natura e Botanica (241)
Domenico Brancato

 
Trattasi di una tipologia di pianta che comprende diverse specie che, pur avendo in comuni l’imponente mole ed una esclusiva maestosità, differiscono per alcuni particolari del loro portamento.
 
Particolari, che poiché riguardano gli esemplari del Cedro: del Libano, dell’Atlante e dell’Himalaya o Deodara, presenti anche nei parchi e nei giardini del nostro territorio, si ritiene utile riservare ad ognuno di loro una specifica descrizione:
Nome scientifico: Cedrus libani, Cedrus Atlantica, Cedrus Deodara
Classificazione botanica:
  • Classe: Conifere
  • Famiglia: Pinacee
  • Genere: Cedrus
  • Ordine: Poinales
Origine etimologica del nome:
il nome generico Cedrus deriva dal greco kédros riferito a diverse piante dal profumo resinoso; mentre i nomi specifici: libani, atlantica e deodara si riferiscono, i primi due, alle rispettive zone di origine; invece il terzo deriva da deva-daru, che significa “albero degli dei” (Himalaya è infatti considerata dai locali montagna sacra). Il Cedro del Libano, in particolare, è legato in maniera profonda al popolo libanese e alla sua storia. Perché si narra che, la penisola anatolica, era un tempo ricoperta interamente da una foresta di Cedri che emanava un intenso profumo proveniente dalla loro corteccia. Cedri divenuti importantissimi per i libanesi, in virtù della loro longevità che, ancora oggi, simboleggia speranza, libertà e memoria.
Luogo di origine:
  • Cedro del Libano: zone montuose del bacino del Mediterraneo e più in particolare dell’Asia Minore (Libano, Turchia, Siria, Iraq, Iran);
 
  • Cedro dell’Atlante: montagne dell’Atlante, in Algeria, Marocco, ad una altezza di 1200 e i 2500 m
 
  • Cedro Deodara : pendii nevosi dell’Himalaya (del Cachemire e del Nepal) a 1300 – 3000 m di altitudine.
Consistenza e morfologia (da qui in avanti, per semplicità espositiva, verrà omesso il termine Cedro prima della menzione delle specie in esame):
  • Libano : è una conifera dal portamento maestoso, sempreverde, di colore verde cupo, con dimensioni di 40 – 60 m in altezza e circa 15 m di diametro di una chioma densa, che nello stadio giovanile assume una forma piramidale per poi, crescendo, acquisire una conformazione ad ombrello. Ha rami principali nudi, lunghi e robusti ascendenti, che spesso si dipartono dalla parte bassa del tronco conferendole un aspetto a candelabro ; mentre i rami secondari, ricoperti di foglie, formano palchi orizzontali. La cima, negli esemplari giovani, è inclinata e successivamente tende all’orizzontale;
 
  • Atlante: meno imponente della specie precedente, nel luogo di origine raggiunge un altezza di 30 – 40 m ed un ed un diametro della chiome di 10 - 15 m; ma in Europa, dove è stato introdotto nel 1841, la crescita si limita a 25 – 30 m. La disposizione dei rami della metà superiore della chioma (meno fitta rispetto gli altri Cedri), specie negli esemplari giovani, sono ascendenti, per cui fanno assumere alla pianta una forma conica slanciata ed elegante che nello stadio adulto diviene più espansa e maestosa, ma con la cima che accenna ad appiattirsi. Questa specie comprende delle varianti per forme colori e dimensioni, che offrono un’ampia gamma di possibilità di arredo per giardini e parchi. Infatti la varietà: pendula presenta un portamento più aperto e rami ricadenti, con foglie verdi-chiaro con un effetto scenografico più adatta per superfici non molto estese; glauca: più diffusa, in quanto apprezzata per la sua resistenza al freddo, l’elevata altezza, la forma conica e soprattutto per il fogliame blu-verde che vira verso l’azzurro; e nana di più piccole dimensioni, con foglie blu-verde, adatta per giardini di modeste dimensioni;
  • Himalaya o Deodara: è un albero superbo, che nella zona d’origine può raggiungere i 50 m di altezza (ma in Europa supera raramente i 30 m) e da 5 a 20 m il diametro della chioma. Ha portamento conico compatto, spesso irregolare, con i grossi rami inseriti ad angolo retto sul tronco, ad eccezione di quelli inferiori che risultano leggermente discendenti (inclinati perso il basso). Tutti portano ramoscelli esili e penduli che, assieme agli aghi di colore verde chiaro brillante lunghi e molli, conferiscono all’albero l’aspetto più elegante degli esemplari della specie.
( Segue riproduzione foto esemplari sopradescritti)
Longevità :
  • del Libano, fino a 2000 anni;
  • dell’Atlante fino a 700 anni;
  • dell’Himalaya da 700 a 900 anni.
Caratteristiche componenti struttura:
tronco del:
Libano, spesso suddiviso dalla base, è corto e massiccio tanto da raggiungere anche 2 m di diametro, rivestito da una corteccia rosso-marrone solcata da scanalature che col tempo tendono a sfaldarsi sotto forma di placche verticali . A diverse altezze si dipartono più rami che diventano veri e propri palchi, disposti in orizzontale;
 
Atlante: è diritto, cilindrico con attaccatura di rami spessi, distanziati fra loro sin dalla base e disposti quasi perpendicolarmente. La corteccia è grigio bruna che si screpola e fessura, via via che l’albero raggiunge la maturità
 
Deodara: è diritto , massiccio e ramificato a partire dalla base. La corteccia è grigio-scura, liscia da giovane, mentre negli esemplari adulti appare rugosa con screpolature in placche sottili.
(segue foto piante )
 
radici: tutte e tre le specie sono dotate di un apparato radicale ampio e superficiale, composto da un fittone principale di m 1,50 a 3,50 (nella specie deodara) di profondità, dal quale si diramano radici secondarie munite di altre avventizie con, in entrambe, un notevole sviluppo di capillizio (complesso delle ultime diramazioni provviste di peli assorbenti).
 
foglie: sui Cedri si originano su due tipi di ramoscelli: “macroblasti” (rami normali, allungati, che portano foglie isolate, inserite a spirale lassa) e “brachiplasti” (rami molto corti inseriti, in gran numero, sui rami normali, dall’ accrescimento definito e così ravvicinate da apparire disposte a ciuffetti, tanto da mascherare la loro inserzione a spirale); con caratteristiche diverse a seconda che trattasi della specie del:
Libano: aghiforme, coriacee, rigide, aguzze e pungenti, lunghi da 1 a 3 cm di colore verde scuro, raggruppate in fasci di 20-30;
Atlanta: aghiformi più grossi, rigidi, con punte appiattite e ricurve, lunghi poco meno di 3 cm, riuniti in ciuffetti di 10-20, di colore verde tendente al blu nella varietà “Glauca” (più frequentemente coltivata);
Deodara: aghiformi, non pungenti, flessibili, più sottili e morbidi al tatto, lunghi fino a 5 cm e raggruppati in fascetti di 30-40, di colore grigio-azzurro all’inizio e verde chiaro successivamente.
fioricome tutte le Gimnosperme (Sottodivisione del Regno vegetale, comprendente piante legnose con foglie aghiformi o squamose e ovuli nudi, non racchiusi nell’ovario). I Cedri, infatti, non presentano veri e propri fiori ma strutture riproduttive detti “strobili”, con organi: maschili (simili a piccole candeline, volgarmente chiamati coni o pigne, di colore grigiastro. Formati da un insieme di foglie trasformate -brattee -, sulle quali alloggiano le sacche polliniche che, alla maturità , scossi dal vento, liberano grandi quantità di polline, tanto da colorare di giallo il terreno circostante) e femminili, (inseriti nella parte superiore dei rami, di colore verdastro, molto meno appariscenti. Costituiti da squame portanti due ovuli ciascuna che, una volta fecondati, danno origine ai frutti -pigne- a forma ovale eretta, lunghi ca. 10 -12 cm, inizialmente di colore viola-verde per poi, a maturazione, divenire marroni; all’ interno dei quali avviene, dopo ca. 2 anni, la maturazione dei semi) sulla stessa pianta (trattandosi di specie monoiche).
In particolare, la specie:
Libano: inizia a riprodursi all’età di 30-40 anni, con fioritura che avviene in primavera (aprile-maggio) e in inverno, con fiori maschili (microsporofilli: foglie staminali che portano il polline) lunghi ca. 5 cm, di colore verde pallido-giallastro e quelli femminili (macrosporofilli: foglie carpellari che portano gli ovuli) di 6-12 cm, conici, di colore verde pallido;
 
Atlanta: inizia a riprodursi intorno ai 30 anni di vita, con fioritura che avviene ad inizio autunno, con numerosi fiori maschili lunghi ca. 5 cm, di colore prima giallastro, poi bruno in coincidenza della disseminazione del polline; e fiori femminili lunghi ca. 1 cm, meno numerosi, di colore verdastro;
 
Deodara: inizia a riprodursi a partire da 35-40 anni di età, con fioritura che avviene in settembre-ottobre, con fiori maschili lunghi 3-5 cm, di colore grigio-verde riuniti in piccoli coni eretti e fiori femminili molto belli, lunghi 7-10 cm, eretti, conici e arrotondati in punta , dapprima violacei e poi bruni.
 
Esigenze, in genere le specie di Cedro prediligono condizioni di:
clima: temperato, con esposizione protetta dai forti venti e soleggiata, anche se non temono né caldo né freddo (tollerano il freddo fino a 0 ° C ed il caldo fino a ca. 40 °C), ma se coltivati in giardino, durante condizioni meteorologiche eccessive, in inverno, è bene coprire il terreno sottostante da chioma, con della paglia o foglie secche o corteccia, per proteggere le radici dal freddo ed evitare lo sviluppo di in erbe infestanti; e in estate, per mantenere meglio e più a lungo l’umidità del terreno derivante dalle annaffiature;
 
terreno: soffice, profondo, di medio impasto, ben drenato e leggermente acido;
 
idriche: non necessitano di molte annaffiature, se si verificano piogge periodiche, mentre in periodi di siccità e nei primi due anni dalla piantagione, l’apporto di acqua dovrà essere più frequente (in genere settimanalmente, in condizioni di terreno asciutto);
 
nutritive: durante la stagione invernale è consigliabile concimare con stallatico maturo o, in alternativa, fra la primavera e l’estate, effettuare due somministrazioni di concime specifico per Conifere. Mentre, nei primi due anni dalla piantagione, per promuovere un più rapido e vigoroso sviluppo, occorre distribuire mensilmente del concime universale (contenente: azoto –N-; fosforo –P- e potassio –K-) insieme all’acqua di annaffiatura;
 
potatura: non andrebbe mai eseguita per limitare la crescita, tranne nel caso in cui occorre intervenire, preferibilmente d’inverno, per eliminare rami secchi, malati, danneggiati dalle intemperie o che crescono in maniera innaturale, tagliandoli il più vicino possibile al ramo principale o al tronco.
 
Parassiti, quelli che possono arrecare maggiori danni comprendono:
Afidi o Pidocchi delle piante: Cedrobium labortei e Cinara cedri, appartenenti all’ordine dei Rincoti –Sezione Omotteri ed alla specie dei corticicoli (fitofagi che si sviluppano sulla corteccia dei rami e del fusto delle piante), grandi ca. 2,5 millimetri. Hanno un corpo piriforme di colore grigio-verdastro o verde –brunastro, costituito da capo con antenne, torace e addome. Le ninfe (giovani afidi) sono simili agli adulti che possono avere o non avere le ali. Infatti la prima generazione, che si sviluppa a fine inverno, é di solito attera. Però, se con l’arrivo delle successive generazioni viene a mancare spazio sulla pianta infestata, può nascere un’ altra generazione alata in grado di migrare su altre piante. Normalmente vivono in fitte colonie disposte a manicotto sui rami di diametro inferiore a 2 cm e su quelli più piccoli, nutrendosi abbondantemente della loro linfa che, in gran parte, espellono da uno stiletto posto in fondo all’addome, sotto forma di melata (secrezione gluco-cerosa) che imbratta tutto ciò che si trova al di sotto, formando, in breve tempo, un substrato ideale per lo sviluppo di funghi saprofiti che danno origine alla fumaggine. Malattia che si manifesta con una patina nera che, oltre a danneggiare l’aspetto estetico della pianta, ne limita lo svolgimento della funzione vitale (fotosintesi clorofilliana). Complesso di danni che producono: l’arrossamento delle foglie e la successiva caduta, il disseccamento della vegetazione apicale, una ridotta vegetazione dei rami e il generale deperimento della pianta che può,nel volgere di pochi anni, addirittura provocarne la morte.
Non trascurabile entità di danni che è consigliabile prevenire, attraverso il costante controllo dell’insorgenza dell’infestazione, deducibile dalla eventuale presenza di sostanza appiccicaticcia sulla fronda inferiore della pianta e sul terreno sottostante, affinché si possa procedere in tempo per limitarne gli effetti, con vari tipi di trattamenti, a seconda che trattasi di:
modeste infestazioni:
  • con miscela formata da 50 ml di aceto bianco, 2 litri di acqua calda, 2 cucchiaini di sapone di Marsiglia a scaglie, contenente olio di oliva o di cocco o di Palma, ed 1 cucchiaino di sapone liquido neutro, da agitare bene prima della distribuzione, con uno spruzzatore nelle ore serali, sulle superfici attaccate dagli insetti. Ripetere l’operazione, ad intervalli di una settimana, fino ad ottenere il completo controllo dell’attacco ;
  • o getto di acqua o con soluzioni a base di rame, indirizzandolo sulla vegetazione infestata, per la rimozione, sia degli afidi, che dalla melata, senza l’uso di pesticidi;
  • o soluzione composta da 20-30 grammi di Sapone molle di potassio per litro d’ acqua. Da ripetere ogni 5-7 giorni, fino a controllo totale dell’infestazione;
  • o miscela formata dalla diluizione di 6 ml di Olio di Neem e di 4 ml di Sapone molle di potassio in un 1 l d’acqua, da spruzzare sulla parte di chioma danneggiata, fino a completa copertura della stessa.
estesi attacchi:
  • diluizione di 14-25 ml di Piretro Verde Copyr in 10 litri di acqua , da distribuire alla prima comparsa degli insetti, con atomizzatori o pompe a spalla, possibilmente nel tardo pomeriggio e comunque nelle ore più fresche della giornata (visto che il piretro a temperature superiori a 26 ° C degrada velocemente, ed il suo reale potere insetticida è limitato a poche ore ). Per eventuale necessità di ripetere il trattamento è consigliabile attenersi alle indicazione riportate sulla confezione del prodotto. Anche perché trattandosi di un insetticida non specifico (che non agisce solo su un singolo parassita) e che agisce sugli insetti paralizzando il loro sistema nervoso, in caso di eccesso di trattamenti, può costituire un pericolo per gli insetti pronubi (che trasportano il polline da un fiore all’altro, permettendo l’impollinazione e la conseguente formazione dei frutti) e predatori (che catturano e si nutrono di altri insetti nocivi)
  • o emulsione formata dalla mescolanza di 150 – 200 o 50 -100 ml di olio bianco con 10 litri di acqua, rispettivamente, per trattamenti invernali ed estivi. Trattasi di un insetticida biologico che agisce per asfissia, creando una barriera sulla superficie dei parassiti uccidendoli. Per raggiungere la massima efficacia ed evitare danni, è necessario distribuire bene il prodotto su tutte le parti della pianta che ospitano il parassita durante le ore più fresche del giorno.
Cocciniglia farinosa – Dactylopius coccus:
  • nota anche come cocciniglia del carminio (colorate di colore rosso, ottenuto dall’essiccazione delle uova dell’insetto, o dallo stesso insetto che, specie in passato, veniva impiegato per la produzione di caramelle , yogurt, gelatine, gelati, bibite , bitter, confetti medicinali e in cosmetici), della famiglia dei Rhynchota, molto simile agli Afidi. Ha un corpo lungo bianco ed esile di qualche millimetro e si riproduce velocemente e intensamente. Solo i maschi sono provvisti anche di ali. Le condizioni climatiche migliori per la riproduzione coincidono con le medio- alte temperature primaverili-estive. La sua presenza sulla pianta determina l’ingiallimento delle foglie (dovuto alla sottrazione della linfa) e l’andirivieni delle formiche attratte dalla melata secreta dall’insetto, della quale sono molto ghiotte. Per neutralizzare gli attacchi, poiché la Cocciniglia è simile agli Afidi, sia per l’entità e le caratteristiche del danno che causa alle piante, che per l’intensità riproduttiva, risulta valida tanto la strategia di lotta, quanto i prodotti antiparassitari già descritti per combattere gli Afidi.
Lepidotteri defogliatori:
  • Processionaria – Thaumetopoea pityocampa - già descritta in occasione della trattazione del Pino;
  • Bruco americano – Hyphantria cunea –:
è un Lepidottero appartenente alla famiglia delle Erebidae, originario del Nord America, si è diffuso in Europa e in Italia a partire rispettivamente dagli anni ’40 e ’70. E’ un insetto polifago le cui larve, di colore marrone o giallo, con testa nera e dorso grigio ricoperto di lunghi peli bianchi (innocui, a differenza di quelli della Processionaria) e neri che, nello stadio più avanzato possono raggiungere la lunghezza di 35 cm. In genere attaccano, in gruppi, una vasta gamma di piante, nutrendosi prevalentemente di foglie, causando defogliazione. Si sviluppano dalle uova deposte in nidi dell’ampiezza anche di 60 – 70 cm, formati da foglie unite da fili sericei. Alla schiusura delle uova, le larve si nutrono consumando la foglie al’interno del nido, per poi uscire e disperdersi sulla chioma, fino al raggiungimento della maturazione (primi di luglio), quando si lasciano cadere al suolo, per cercare un riparo dove incrasalidarsi (chiudersi nel bozzolo) per trascorrere l’inverno. Al termine del quale (in primavera) si completa il ciclo con l’uscita della farfalla dal bozzolo (sfarfallamento). Farfalla che ha un corpo lungo di 1 -1,5 cm, ali bianche, con o senza macchie nere, ed una apertura alare di 2,5 – 3,0 cm, che consente l’agevole spostamento fra le numerose specie ospiti.
 
La lotta consiste nell’asportazione tempestiva dei nidi con delle forbici o svettatoi (strumento per la potatura degli alberi, in grado di raggiungere rami alti senza l’uso della scala); o tramite irrorazioni a base di prodotti biologici contenenti il batterio vivente: Bacillus Thuringiensis che, una volta ingerito e raggiunto l’ intestino delle larve, produce proteine tossiche che danneggiano il loro l’apparato digerente, causandone la morte.
Scolitidi o Coleotteri della scorza o più precisamente del legno, noti anche come Cerambici –Cerambyx cerdo - Le specie che possono attaccare i Cedri comprendono il: Tomicus destruens, Piniperda e Minor:
  • Appartengono alla famiglia dei Cerambycidae, presentano un ciclo di vita che prevede quattro stadi: uovo di pochi millimetri, bianco o crema di forma ovale allungata, che viene deposto, in ammassi (da alcune dozzine a diverse migliaia), sotto la corteccia o in crepe;
larva a forma di “C” , fuoriesce dall’uovo dopo ca. 7 giorni ed inizia a scavare gallerie nel legno, nutrendosi della linfa; fin quando, raggiunta la maturità, si impupa all’interno di una celletta scavata nel legno per trasformandosi in ninfa, per poi, dopo 7-14 giorni (a seconda della temperatura) schiudersi nella forma di adulto.
L’infestazione, se pesante e non controllata, a causa delle gallerie che vengono scavate nella corteccia e nel legno, indeboliscono l’albero , rendendolo vulnerabile da altre malattie e parassiti che possono condurlo alla morte.
Per cui è importante monitorare frequentemente lo stato di salute delle piante, in modo che se si dovessero notare piccoli fori sulla corteccia, che gli insetti adulti praticano per uscire, si possa intervenire tempestivamente per arrestarne la propagazione, eliminando e bruciando i rami colpiti, oltre ad applicare sull’albero delle trappole specifiche attrattive, a base di alcol.
Fungo – Lephoderminum cedrinum –:
è un ascomicete che comprende anche le specie patogene delle piante ed ha un ciclo di vita complesso che include la fase:
sessuale, che produce ascospore (spore contenute negli aschi: sacche che contengono le spore sessuali) all’interno degli apoteci (piccoli corpi fruttiferi a forma di fiasco o bottiglia contenente gli aschi);
e asessuale, che produce conidiospore (spore della riproduzione agamica, cioè per via vegetativa senza l’intervento degli organi sessuali), che aiutano a diffondere l’infezione. L’effetto della quale, pur risultando raramente letale per i Cedri, li può indebolire rendendoli più ricettivi per altri patogeni e predisporli ad andare incontro a stress ambientali, causa di: crescita stentata, appassimento di rami, scolorimento e caduta di foglie e generale riduzione della vitalità dell’albero, con conseguente notevole perdita di valore estetico-ornamentale dell’albero.
Per scongiurare tale deprezzamento, occorre vigilare sui primi sintomi della presenza del parassita, che si manifestano con piccole macchie localizzate che si espandono progressivamente, decolorizzando totalmente, dal giallo al marrone, gli aghi, che cadono precocemente riducendo significativamente la chioma e la capacità fotosintetica dell’albero di produrre energia necessaria per la crescita e la difesa delle avversità.
La prevenzione, per impedire l’insorgenza dell’infestazione, si articola in interventi che mirano a promuovere condizioni sfavorevoli allo sviluppo e la propagazione del fungo, come:
  • ridurre l’umidità e migliorare la circolazione dell’aria all’interno della chioma;
  • coprire il suolo con materiali organici (pacciamatura) per favorire la presenza di composti antimicrobici del genere Bacillus (come Bacillus subtils) che impediscono la crescita dei funghi patogeni;
  • effettuare la somministrazione di elicitori di resistenza o induttori di resistenza. Prodotti a base di estratti proteici di microrganismi, di alghe, composti vegetali, molecole di sintesi e sostanze naturali, come i chitosani (estratti dalla chitina, polisaccaride presente negli esoscheletri dei crostacei: granchi, gamberi ed aragoste) . Tutte sostanze che stimolano i naturali processi di difesa delle piante di qualsiasi genere, contro patogeni (stress biotici) e avversità ambientali (stress abiotici), attraverso l’attivazione o l’incremento dell’espressione di geni (unità biologiche contenute nei cromosomi che trasmettono i caratteri ereditari) di resistenza presenti nelle cellule vegetali. Geni che agiscono come un “vaccino” , preparando il sistema immunitario delle piante ad affrontare attacchi parassitari e difficoltà ambientali.
(Segue foto parassiti descritti)
Utilizzazioni:
legno, apprezzato per:
  • il suo colore che va dal giallo chiaro al rosso-bruno, la grana fine ed una tessitura uniforme, l’aroma balsamico e la resistenza naturale al deterioramento. Caratteristiche che lo rendono ideale per la realizzazione di mobili, pavimenti, piastrelle, contenitori , capannoni, carbone vegetale e, in passato, imbarcazioni; oltre che per la costruzione di strumenti musicali (in particolare per la parte superiore- tavola armonica- delle chitarre acustiche e classiche, per la capacità di produrre toni delicati e avvolgenti , adatti a stili musicali come il flamenco, il fingerstyle (tecnica di esecuzione basata sull’uso delle dita per pizzicare le corde, senza l’ausilio del plettro) e la Bossa nova;
  • i prodotti di estrazione:
trementina (resina vegetale oleosa, fluida chiara e volatile, ottenuta per distillazione dall’olioresina ricavata per incisione sul tronco e utilizzata come componente dell’Acquaragia) dalle ottime proprietà antisettiche e balsamiche;
  • l’olio essenziale, estratto mediante distillazione dal legno, dalle proprietà purificanti, antisettiche e antibatteriche, indicato (secondo il Prof. Marco Valussi: docente della Scuola di Neuropatia , membro del comitato scientifico della rivista “l’Erborista”e della Società Italiana di Scienze e Tecniche Erboristiche e autore, nel 2005, di un testo di scienza degli oli essenziali – Il Grande Manuale dell’Aromaterapia) per:
  • applicazioni topiche (che si applica localmente) per pelli grasse, acneiche, brufoli, micosi, condizioni infiammatorie della pelle, seborrea e forfora;
  • applicazioni topiche rubefacenti (che richiamano il sangue negli strati più superficiali della pelle per alleggerire l’infiammazione degli strati sottostanti); inalazione, per piccole infiammazioni respiratorie o congestionali, bronchiti croniche e tosse;
  • la diffusione della fragranza ambientale, per facilitare il rilassamento, il sonno, lo stress e migliorare il benessere generale;
  • allontanare gli insetti e disinfestare le superfici;
  • stimolare il sistema immunitario: effetto fondamentale per difendere il corpo dalle cellule cancerose;
  • e, secondo gli esiti di ricerche ancora in fase di svolgimento, per le sue proprietà, che si ipotizza potrebbero contribuire a ridurre il rischio di sviluppo di cellule di leucemia mieloide;
gemmoderivati o macerato glicemico di giovani getti:
indicato, in particolare, nei casi di dermatosi caratterizzate da cute secca e prurito, quali eczema e psoriasi e come medicamento di drenaggio cutaneo. In quanto manifesta un’azione di disintossicazione profonda nei confronti delle tossine organiche, contribuendo a migliorare la vascolarizzazione (irrorazione sanguigna) e l’ossigenazione dei tessuti ed, in fase sperimentale, ridurre la colesterolemia;
corteccia, anch’essa, come il legno, possiede numerose proprietà quali:
  • antisettica, in quanto l’olio da essa ricavato è noto per l’effetto disinfettante sulle ferite e per prevenire infezioni;
  • antinfiammatoria, dovuto al contenuto di principi attivi in grado di contribuire a ridurre l’infiammazione , in caso di problemi cutanei come eczema e psoriasi;
  • espettorante, come ingrediente per la preparazione di decotti che aiutano a liberare le vie respiratorie da catarro e muco;
  • astringente, per le qualità del suo olio essenziale nei confronti di dermatiti e in cosmetica, per preparati tonificanti e purificanti , soprattutto per pelli grasse e impure.
Curiosità storico-mitologiche :
  • I primi esemplari di Cedro del Libano, giunti in Italia, sono stati piantati nell’Orto Botanico di Pisa nel 1787.
  • Il Cedro, per l’altezza del suo fusto, dei suoi rami e le sue notevoli dimensioni, è stato eletto simbolo della forza, dell’immortalità, dell’eternità, dell’incarnazione della grandezza d’animo, di elevazione spirituale e di bellezza.
  • La bibbia cita il Cedro (del Libano) come simbolo di forza e maestà, per la sua longevità (fino a 2000 anni), l’imponenza che può raggiungere e l’imputrescibilità del suo legname. E riporta che la sua resina, molto aromatica, era considerata caustica per i corpi vivi, ma capace di preservare i cadaveri, e perciò veniva usata per imbalsamare i defunti, e che l’essenza ottenuta dalla distillazione del legno era nota, in terapia, col nome di Libanolo.
  • Numerose sono le statue di idoli scolpite nel legno di Cedro. Gli arabi considerano l’albero l’”essere divino sotto forma di pianta” o il “candelabro del cielo”.
  • In India, data l’importanza religiosa al Cedro, è anche noto come “abete sacro indiano” , ed è spesso rappresentato in affreschi e mosaici greco-romani.
  • Gli egiziani usavano il legno di Cedro per costruire i sarcofagi dei Faraoni. Mentre i Fenici realizzarono ampie barche che permisero loro di diventare grandi commercianti ed esperti navigatori.
  • Anticamente il legno di Cedro era molto diffuso nel mediterraneo orientale (dalle coste del Libano e Israele, fino al canale di Sicilia, alla Grecia, alla Turchia, Cipro e Malta). Si narra che fosse stato utilizzato per il tempio di Gerusalemme e da Salomone ( Re del Regno unificato di Giuda e Israele dal 970 al 930 a.C.) per rivestire l’interno del Tempio. Le sacre scritture riportano: “Il Cedro all’interno del tempio era scolpito a rosoni e a boccioli di fiori, tutto era di Cedro e non si vedeva una pietra”, e che il palazzo di Salomone e il labirinto di Minosse (Re di Creta che visse verso il 1450 a.C.) fossero sorretti da colonne di legno di Cedro.
  • Le foreste libanesi, anticamente monumentali, nei secoli furono deforestate per l’utilizzo, da parte di molti popoli (egiziani, fenici, cananei, israeliti, babilonesi, assiri, persiani greci e romani), del prezioso legname, che costituiva l’unica riserva di legno per la costruzione di abitazioni, edifici religiosi, sculture, imbarcazioni e mobili. Tanto da ridurre notevolmente il numero degli alberi. Per cui, l’imperatore romano Adriano, per tutelarli, nel 118 d.C., emanò un Editto di tutela, che è da considerarsi il primo Decreto di protezione della storia.
  • Un’iscrizione relativa al Re babilonese Nabucodonosor (642-582 a.C.) narra di una spedizione in Libano per procurarsi cedri, e della costruzione del canale di Arakhtu dell’Eufrate per farne fluitare i tronchi.
  • Plinio: scrittore, naturalista e governatore romano (morto nel 79 d.C.), riferisce che gli antichi solevano ungere i testi più importanti, considerati utili per l’umanità, con l’olio di Cedro, al fine di conservarli per secoli; e che nell’arceria tradizionale il legno di cedro veniva usato per la costruzione delle frecce.
  • Una vecchia leggenda racconta che nelle belle foreste del Libano antico nacquero tre Cedri che trascorsero interi secoli riflettendo sulla vita, la morte, la natura e gli uomini. Assistettero all’arrivo di una spedizione da Israele inviata da Salomone e, più tardi, videro la terra ricoprirsi di sangue durante le battaglie con gli Assiri. Conobbero la regina di Israele Gezabele (morta nell’ 852 a.C.) e il primo grande profeta di Israele Elia (nato nel IX secolo a.C.): mortali nemici. Assistettero all’invenzione del primo alfabeto (avvenuta fra il 17° e il 15° secolo a.C.) e si incantarono a guardare le carovane che passavano, piene di stoffe colorate.
Un bel giorno si misero a conversare sul futuro. “Dopo tutto quello che ho visto, disse il primo albero, vorrei essere trasformato nel trono del re più potente della terra”; “A me piacerebbe far parte di qualcosa che trasformasse per sempre il Male in Bene”, spiegò il secondo; “Per parte mia , vorrei che tutte le volte che mi guardano pensassero a Dio”, fu la risposta del terzo.
Ma dopo un po’ di tempo i cedri furono abbattuti e caricati su una nave per essere trasportati lontano. Ciascuno di quegli alberi aveva un suo desiderio, ma la realtà non chiede mai che cosa fare dei sogni. Il primo albero servì per costruire un ricovero per animali e il legno avanzato fu usato per contenere il fieno. Il secondo albero diventò un tavolo molto semplice, che fu venduto a un commerciante di mobili. E poiché il legno del terzo albero non trovò acquirenti, fu tagliato e depositato nei magazzini di una grande città.
Infelici, gli alberi si lamentavano: “Il nostro legno era buono, ma nessuno ha trovato il modo di usarlo per costruire qualcosa di bello”.
Passò il tempo e, in una notte piena di stelle, una coppia di sposi che non riusciva a trovare un rifugio dovette passare la notte nella stalla costruita con il legno del primo albero. La moglie, in preda ai dolori del parto finì per dare alla luce lì stesso suo figlio, che adagiò tra il fieno, nella mangiatoia di legno. In quel momento, il primo albero capì che il suo sogno era stato esaudito: il bambino che era nato lì era il più grande di tutti i re mai apparsi sulla Terra.
Anni più tardi, in una casa modesta, vari uomini si sedettero attorno al tavolo costruito con il legno del secondo albero. Uno di loro, prima che tutti cominciassero a mangiare, disse alcune parole sul pane e sul vino che aveva davanti a sé. E il secondo albero comprese che, in quel momento, non sosteneva solo un calice e un pezzo di pane, ma l’alleanza tra l’uomo e la divinità.
Il giorno seguente prelevarono dal magazzino due pezzi del terzo Cedro e li unirono a forma di croce. Lasciarono la croce, e alcune ore dopo portarono un uomo barbaramente ferito e lo inchiodarono al suo legno. Preso dall’orrore, il Cedro pianse la barbara eredità che la vita gli aveva lasciato. Prima che fossero trascorsi tre giorni, tuttavia, il terzo albero capì il suo destino; l’uomo che era inchiodato al suo legno era ora la Luce che illuminava ogni cosa. L a croce che era stata costruita con il suo legno non era più un simbolo di tortura, ma si era trasformata in un simbolo di vittoria.
Come sempre avviene con i sogni , i tre cedri del Libano avevano visto compiersi il destino cui speravano, anche se in modo diverso da come avevano immaginato.
  • Nella simbologia biblica il Cedro del Libano viene menzionato numerose volte, con diversi significati, come nel:
Salmo Sal 92,12-15: “Il giusto, radicato nel Signore, che trasmette bellezza e benessere e anche nella vecchiaia s’innalza producendo frutti abbondanti”. Descrive come la crescita e la prosperità spirituale del giusto, paragonandolo alla robustezza e longevità di una Palma e al vigore di un Cedro, pur in presenza di difficoltà e nemici, continua a fiorire e crescere in fede, diventando un esempio di forza e bellezza per gli altri;
Versetto Sir 24,13 del libro del Siracide, riferito alla Scienza divina: “Sono cresciuta come un Cedro sul Libano, come un Cipresso sui monti dell’Ermon”;
Versetto Ct 5,15 (Canto dei Cantici) è una esclamazione di bellezza e di affetto verso il Re sposo da Sulamita: “ Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri”;
Versetto Os 14,6-7, fa riferimento al perdono di Dio: “E io sarò come rugiada per Israele, fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo e la fragranza del Libano”. Illustra un momento di profonda rigenerazione in cui il popolo di Israele, dopo aver sofferto per il peccato e la disobbedienza, è chiamato a un ritorno a Dio e a una nuova vita di fede e fiducia. Il profeta Osea promette che Dio darà al suo popolo “La bellezza che viene da Dio”, cioè la capacità di vivere in pace e di sentire il suo amore…
  • L a fantasia sull’ albero del Cedro ha inoltre suggestionato vari scrittori, fra i quali Grazia Deledda (prima donna italiana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1926), che in un racconto “Il cedro del Libano” si può leggere: “E’ una pianta che dura migliaia di anni, e precisamente al suo centesimo anno di età fiorisce per la prima volta. Io non conosco questo fiore: non ne ho mai visti: ma deve essere bello e grande come una bandiera azzurra. Dicono che sulle colline di Gerusalemme, ancora esiste un Cedro sotto il quale andava Gesù con i suoi discepoli, nelle notti lunari di estate”.
Località sede delle piante di Cedro più note, dal punto di vista storico-monumentale:
  • La Morra, in provincia di Bra, nel Piemonte, si trova il Cedro del Libano più antico d’Italia, la cui storia è inscidibilmente legata a quella di Colle Montefalletto, dove la pianta affonda le proprie radici. Questo colle, come suggerisce il nome, fu parte del patrimonio della Famiglia Falletti, dal 1340 fino al 1941, quando la Contessa Luigia, lo lasciò in eredità a suo nipote Paolo Cordero di Montezemolo. Fu così, che questo luogo (zona delle Langhe, tipica per la coltivazione del vitigno Nebbiolo, dal quale si produce il vino Barolo) molto strategico e carismatico dal punto di vista vitivinicolo, passò nelle mani di un’altra delle grandi famiglie nobili delle langhe che, da 19 generazioni , dà il nome ad una importante azienda, riferimento per gli amanti del vino in Langa. Il Cedro è considerato un simbolo delle Langhe e albero monumentale, per le sue dimensioni, che superano i 20 m di altezza, raggiungono i 450 cm della circonferenza del tronco sopra le prime branche, e per la sua storia che risale al 1856. Quando Costanzo Falletti di Rodello ed Eulalia Della Chiesa di Cervignasco, giovani sposi, vollero piantare questo albero, simbolo di durevolezza e solidità, a ricordo del loro matrimonio.
  • Cison di Valmarino a Montalenghe in Veneto, è sede del Cedro dell’Atlante situato, da oltre 300 anni, all’interno delle mura di Castelbrando. Detiene il record in Italia, per la circonferenza del tronco di quasi 3 m, il diametro di 13 m della chioma e i 33 m dal’altezza. E’ protetto come bene storico nazionale e viene addobbato a festa durante il periodo natalizio, per cui è noto anche come “Albero di Natale vivente più grande d’Italia “.
  • Parco di Cofaggiolo a Barberino del Mugello – Firenze –: luogo storico e naturalistico, essendo situato in un fortilizio trecentesco, trasformato in residenza di campagna della famiglia Medici, dove si possono ammirare molte bellezze naturali, fra le quali il Cedro Deodara che misura un’altezza di 26 m ed una circonferenza del tronco, a 1,30 m da terra, di circa 4 m.
  • Altri esemplari di dimensioni eccezionali, dei quali due con una ampiezza della chioma di 15 metri, si trovano nel Parco Massari di Ferrara. Mentre altri, altrettanto maestosi, si trovano: uno sull’isola della Maddalena, in Sardegna, e l’altro nel Parco del convitto Mario Pagano, in zona di Campobasso.
  • Sulla parete nord della cima più alta di Yakushima, un’isola nel sud del Giappone, si trova il Cedro più vecchio del mondo, denominato Jomon Sugi (in riferimento al periodo Jomon delle preistoria giapponese, che va da 8000 a.C. a 300 a. C.) che, secondo le analisi dendrocronologiche condotte da scienziati giapponesi sui rami dell’albero, si stima abbia almeno 2000 anni (mentre, secondo alcune ipotesi ne avrebbe addirittura 7000 di anni), un’altezza di 25,3 m ed ha una circonferenza della chioma di 16,4 m. E’ stato scoperto nel 1966 e, data la sua importanza, ha sensibilizzato le persone a proteggere le foreste dell’isola che, nel 1983 è stata dichiarata Patrimonio mondiale dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite, fondata nel 1945, per promuovere la pace attraverso l’Educazione, la Scienza e la Cultura). Così , per evitare che il calpestio dei numerosi visitatori che accorrono per ammirare prestigioso vetusto albero, possa nuocergli è stata costruita una piattaforma d’osservazione a 15 m di distanza.
( Segue riproduzione foto piante storiche menzionate)
Oroscopo dei Celti
(insieme di popoli che nel periodo di massimo splendore: dal V al III secolo a. C., erano stanziati in un’ampia area dell’Europa: basato sulle fasi lunari e sugli alberi, è composto da 21 segni arborei collegati a dei periodi dell’anno. In quanto, i Celti ritenevano che i nati in quell’arco temporale assumessero le caratteristiche e le qualità attribuiti al corrispondente albero.
Per il Cedro i periodi vanno dal 9 al 18 Febbraio e dal 14 al 23 Agosto e corrispondono ai segni Zodiacali: Leone e Acquario.
Ai nati sotto questo segno piace essere al centro dell’attenzione, dispongono di forte personalità e rincorrono obiettivi davvero grandi ed, a volte, addirittura estremi. Hanno un gran carattere ed un gran carisma, ma se vengono rifiutati tendono ad avere bruschi cali di autonomia che sono soliti non mostrare. Non conoscono la moderazione: o si è con loro o contro di loro. Sono nemici giurati della noia, intelligenti, a volte persino insolenti e prediligono attività che richiedono creatività e fantasia.
Pro:
Il punto di forza dei nati sotto il segno del Cedro è certamente la loro naturale tendenza ad essere estremi. Sono sempre al centro dell’attenzione anche senza volerlo. Hanno ottimi gusti e pretendono molto da loro stessi e dagli altri. Per questo motivo molti di essi sono portati per il teatro e la recitazione e piace loro passare del tempo sul palcoscenico, come attori o come cantanti e musicisti.
Contro:
I nati sotto il segno del Cedro tendono ad ignorare tutti coloro che non hanno a che fare con i loro interessi e odiano ricevere delle critiche, specie se sono loro il centro della discussione. A volte il loro ego, se lasciato a briglia sciolte, può essere semplicemente fuori luogo ed eccessivo.
Amore:
I Cedri sono dei veri e propri numero uno ! Amano essere considerato importante dal partner, che deve essere forte e indipendente ma, allo stesso tempo deve lasciarsi coccolare. Odiano la rivalità, particolarmente nel campo degli affetti.
Erbe associate:
Rosmarino, Primula, Ginepro, Alloro e Camomilla.
Salute:
possibile predisposizione a disturbi relativi a: muscoli, occhi, colonna vertebrale, cuore e circolazione.
 

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