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Conosciamo le nostre preziose "amiche" piante: Il Leccio

Last News 1
Natura e Botanica    (commenti:1) (40-1-0)
Domenico Brancato

Pianta  antica,  possente, dall’utilizzazione versatile e ricorrente oggetto di citazione in molte leggende, la cui maestosità è possibile ammirare  anche  nei  parchi e nei giardini del nostro territorio.
 
Classificazione botanica:
Nome comune: Leccio detto anche Elce
Nome scientifico/Specie: Quercus ilex
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Fagales
Famiglia: Fagaceae
Genere: Quercus
 
Origine Nome: deriva dal latino “cerrus” , forse derivante da una radice mediterranea  kaer (bello), nel senso di bell’albero.
 
Luogo di origine: Area Mediterranea. In Italia, dove forma boschi puri anche di notevole   dimensioni, è diffuso  su tutto il territorio  nazionale  fino ai 600 metri S.L.M,  ma soprattutto nelle isole e lungo le coste liguri, tirreniche e ioniche. E più sporadicamente sul versante adriatico, tranne che in Puglia, Abruzzo e Marche.
 
Consistenza e morfologia: Trattasi di un albero sempreverde, alto fino a 20-30 metri,  dalla chioma inizialmente densa ovale, che in età adulta diventa globosa. Anche se  può assumere aspetto  cespuglioso se cresce in ambienti rupestri (rocciosi e scoscesi). E’ molto longevo, ma dalla crescita alquanto lenta.
 
Caratteristiche componenti struttura: Il tronco, sul quale spesso si innestano i rami  ad angolo retto fin dalla base,  è generalmente corto robusto contorto, rivestito da corteccia liscia di color grigio-bruno da giovane, per poi divenire grigio-bruna e screpolata;  le radici sono robuste fittonanti  profonde  e si sviluppano già dei primi anni di vita, penetrando  per diversi metri nel terreno.
 
Il che comporta una notevole resistenza alla siccità, ma anche problemi di trapianto, che la specie sopporta male.
 
Le diramazioni laterali possono essere anch’esse molto robuste e spesso emettono polloni; le foglie, portate da un breve picciolo, sono persistenti (con una vitalità di 2-3 anni), alterne, presentano una consistenza coriacea e possono avere forme diverse a seconda dell’età della pianta.
 
Negli individui giovani e nei polloni hanno margini dentellati e spinescenti (per difendersi dagli animali) e forma ovale o ellittica, con margini lisci o dentati e lamina superiore di color verde lucido, ed inferiore bianco- lanuginosa.
 
Negli esemplari adulti sono più strette e ovali, lisce e leggermente ondulate, con la parte superiore verde scuro lucente e la sottostante grigiastra densamente feltrata; i fiori maschili e femminili si trovano sulla stessa pianta (monoica), separati fra di loro.
 
Quelli maschili, di colore giallo scuro, sono riuniti in amenti penduli cilindrici lunghi fino a 7 cm; mentre quelli femminili, lunghi circa 2 mm, sono raggruppati in corti piccioli di 3-6 elementi, di colore grigio-verde con estremità rosata,  dotati di un piccolo peduncolo che li unisce al ramo.
 
La fioritura si verifica a maggio; i frutti sono delle ghiande (acheni), dette lecce, di colore verde chiaro, protette per 2/3 da cupole squamose di colore grigio cenere, portate, singole o in gruppi di 2-5, su un peduncolo lungo circa 10-15 mm. Le dimensioni variano da 1,5 a 3 cm di lunghezza, per 1-1,5 cm di diametro.
 
A maturazione, in autunno dello stesso anno della formazione, evidenziano una colorazione castano scuro con striature più marcate e la formazione di un robusto mucrone apicale; il legno è composto dall’alburno (parte più esterna, giovane, tenera e vitale, nel quale scorre la linfa grezza) di colore chiaro e del sottostante durame (parte compatta di colore scuro, non più vitale, che circonda il midollo).
 
Trattasi di un legno duro e pesante, soggetto ad imbarcazioni (deformazioni, piegature e torsioni).
 
E’ fra i legni più tannici che si conoscano
 
Tant’è che se nel legno fresco appena tagliato si conficca un chiodo di ferro, dopo qualche ora è possibile notare una piccola chiazza blu che lo circonda, dovuta all’effetto della reazione dei tannini (sostanze chimiche amare di colore scuro) con il ferro: tipico fenomeno di questa ed altre piante tanniche.
 
Riproduzione: si effettua seminando le ghiande mature in vaso, trapiantando le piantine in pieno campo, dopo circa 2 mesi (affiancandole con un supporto per mantenere eretto il fusto) e praticando pacciamature (copertura del terreno con uno strato di materiale organico  inorganico per migliorare le condizioni di crescita della pianta) con materiale ricco di sostanza organica e regolari ed abbondanti annaffiature.
 
Longevità: può giungere fino a mille anni.
 
Il leccio più antico d’Italia, denominato “l’Ilice di Carrinu”, ha un’età stimata di oltre 700 anni, si trova in Sicilia all’interno del Parco dell’Etna, nel territorio di Zafferana Etnea, ad un’altitudine di circa 937 sul livello del mare; ed essendo considerato un esemplare di eccezionale valore storico e monumentale, dal Corpo Forestale dello Stato, è stato inserito nel patrimonio italiano dei monumenti verdi.
                       (segue riproduzione particolari del leccio più antico d’Italia)
Esigenze:
  • climatiche: essendo una pianta rustica, si adatta a qualsiasi clima: da quelli meridionali a quelli centrali, purché in posizione bene esposta alla luce del sole.  Può vivere centinaia di anni anche in ambienti aridi, ma non in zone dal clima freddo. Trova l’habitat ideale nei parchi italiani, dove può dispone di molto spazio;
  • Terreno: si adatta bene a qualsiasi tipologia di suoli anche salmastri, anche se preferisce quelli non troppo umidi e ben drenati, in quanto soffre i ristagni d’acqua. Ha una crescita maggiore in terreni vulcanici e minore in quelli rocciosi calcarei e prevalentemente argillosi e friabili (sciolte);
  • Idriche: anche se resistente alla siccità, è utile la somministrazione di abbondanti annaffiature, ogni circa 20 giorni, in presenza di terreno perfettamente asciutto, specie nel primo stadio di sviluppo;
  • Nutritive: per nulla esigente, anche se è bene apportare, ogni 2–3 anni, del concime organico (stallatico o humus di lombrico) mescolandolo al terreno intorno al fusto;
  • Potatura: si esegue in autunno per sfoltire e contenere la chioma, eliminando i rami primari e secondari secchi e praticare la cimatura, al fine di favorire il ringiovanimento e migliorare l’aspetto della pianta.
Parassiti:
 
Cocciniglia del leccio - Nidularia pulvinata -: è un Emittero la cui femmina adulta è di colore bruno scuro, lunga circa 3-4 mm, con un ovisacco (formazione anatomica a forma di sacco, che serve a contenere e proteggere le uova durante la loro incubazione) ceroso biancastro che ricopre il corpo.
 
Generalmente compie una generazione all’anno.
 
Le neanidi (giovani insetti) si disperdono sui rami e sul tronco, per poi trasformarsi in femmine adulte e maschi alati per, a fine giugno-luglio, compiere la fecondazione.
 
Dato che si nutre avidamente di linfa, è causa il disseccamento della chioma infestata e dell’indebolimento generale della pianta.
 
Per combattere le infestazioni risultano particolarmente efficaci trattamenti specifici endoterapici, cioè a base di prodotti che vengono iniettati direttamente nel tronco della pianta. Il che consente la distribuzione della sostanza attiva all’interno dell’intero albero, riducendo al minimo l’impatto ambientale.
 
Altra opzione per controllare la diffusione del parassita è quella, ancora in via sperimentale, della lotta biologica attraverso la distribuzione, da fine inverno a fine agosto, di predatori come l’Exochomus quadripustulatus (che si produce in appositi laboratori) sulla vegetazione. Comunque, poiché le piante stressate sono più soggetti agli attacchi parassitari, la prevenzione più efficace consiste nel mantenerle in buona salute, praticando sistematicamente adeguate cure.
 
Afide del leccio o Pidocchio delle piante – Philloxera quercus –: è un Emittero che attacca il leccio localizzandosi sulla pagina inferiore delle foglie, sulle quali provoca ingiallimenti, macchie, accartocciamento, disseccamento e ampie aree necrotiche.
 
La formazione di nuova vegetazione, favorisce lo sviluppo del parassita; mentre le primavere piovose ne ostacolano la diffusione.
 
Per prevenire le infestazioni, quindi, bisogna evitare di effettuare potature che stimolano eccessiva vegetazione e procedere regolarmente a monitorare le condizioni di salute della pianta. Mentre la lotta consiste nell’utilizzo di: sapone molle di potassio, per eliminare gli insetti e la melata; olio di Neem, per alterare il ciclo vitale; prodotti più specifici a base di piretro; e, in casi di infestazioni severe, antiparassitari sistemici (che vengono assorbiti dalla pianta e trasportati all’interno del suo tessuto tramite la linfa, raggiungendo anche le parti non direttamente trattate), da distribuire appena si evidenziano i primi sintomi della presenza del parassita.
 
Moscerino galligeno -Dryomyia  lExochom quadripustulatusichtenst - : gli adulti, che compiono una sola generazione all’anno, sono piccoli ditteri con lunghe zampe e ali pelose.
 
In primavera depongono le uova sulle foglie, gemme, fiori e fusto. Le larve svernano all’interno delle galle che hanno creato, nelle quali completano il loro sviluppo nell’anno successivo, quando fuoriescono scavando un piccolo foro.
 
Galle, conosciute anche come cecidi, che sono dovute ad una reazione della pianta (in seguito alla deposizione delle uova del parassita) con escrescenze anomale tondeggianti, che a maturazione assumono una colorazione marrone e dimensioni del diametro variabile da pochi mm ad 4-6 cm che, in caso di elevate concentrazioni, possono ostacolare lo sviluppo della pianta.
 
Ma che, in compenso, hanno anche uno scopo difensivo nei confronti degli attacchi degli insetti, in quanto  essendo  impegnati  a  formare  le galle evitano di parassitare le ghiande.
 
La metodologia di lotta comprende: - asportazione e bruciatura delle galle quando sono verdi, per evitare la diffusione delle larve ancora al loro interno; - il posizionamento di trappole adesive gialle intorno alle piante per la cattura dei moscerini adulti  (Finalità che si può  ottenere anche con la realizzazione di trappole fai-da-te, utilizzando dei  barattoli contenente acqua e aceto  di mele e una goccia di detersivo per piatti, che rompendo la tensione superficiale dell’acqua farà affogare gli insetti che vi si poseranno); l’irrorazione  con una soluzione di olio di Neem o sapone molle di potassio sulla vegetazione infestata; - la rimozione superficiale di terreno sottostante la chioma per eliminare uova e larve del parassita; e l’accortezza di  lasciare asciugare bene il terriccio, fra una eventuale  innaffiatura e l’altra, per eliminare l’umidità necessaria all’insetto per sopravvivere.
 
Ragnetto rosso – Tetranychus urticae – è un acaro polifago che si nutre della linfa di diverse specie di piante, causando macchie depigmentate, ingiallimento, bronzature e caduta precoce delle foglie. Si manifesta con la formazione di ragnatele sottili tra le foglie ei rami e, in caso di massicce infestazioni, può causare il disseccamento di rami o di intere porzioni di chioma.
 
La prevenzione consiste nel mantenere le piante in salute ed evitare stress idrici ed eccessive concimazioni azotate, per non stimolare lo sviluppo di nuova vegetazione.
 
Mentre la lotta può essere condotta con metodi biologici con l’impiego di: olio di Neem; sapone di Marsiglia o per piatti miscelato con acqua e olio di soia; o attraverso la rimozione fisica con getti d’acqua ad alta pressione sulle foglie.  In presenza di gravi infestazioni, invece, occorre ricorrere a trattamenti a base di Piretro o Rotenone .
 
Corebo o Bupreste  fasciato del leccio – Coroebus bifasciatus -: Coleottero della famiglia dei Buprestiti, dal  corpo affusolato lungo circa 15 mm di colore verde dorato con riflessi bluastri,  depone le uova su giovani rami o sulle  ghiande.
 
Le larve appena nate penetrano e scavano gallerie discendenti all’interno dei rami e del fusto che possono raggiungere fino a 1,5 m di profondità, interessando corteccia e legno fino all’alburno.
 
Nell’inverno successivo, quando hanno raggiunto dimensioni anche di 40 mm, scavano una galleria che gira attorno al ramo fino a portarsi nelle vicinanze del suo centro, per poi risalire trasversalmente verso la corteccia, dove costruiranno la celletta pupale a forma di mezza luna, dalla quale usciranno, come adulti, verso metà giugno.
 
Ciò comporta l’interruzione del flusso della linfa, causando il progressivo disseccamento delle parti di chioma colpita. Specie in coincidenza di stagioni particolarmente secche che impediscono alle piante di produrre abbastanza linfa per annegare le larve.
 
La strategia del controllo del temibile parassita si basa su interventi di natura agronomica, mirati ad eliminare e distruggere i rami infestati, non appena si notano i primi segni di disseccamento, per impedire che gli adulti sfarfallino.
 
Limantria del leccio – Lymantria dispar -: è un lepidottero defogliatore, le larve, note come bruchi, si nutrono delle foglie risparmiando solo le nervature centrali, causandone il disseccamento e l’indebolendo della pianta. In caso di infestazioni gravi, possono colpire anche germogli e infruttescenze, dando all’albero un aspetto autunnale precoce.
 
La specie compie una sola generazione all’anno con la deposizione delle uova in inverno in ovature (aggregazione di uova) ricoperte da peluria protettiva, per garantire la schiusura in primavera-estate (Aprile-maggio).
 
Le neonate larve raggiungono la maturità e si trasformano in adulti a fine primavera-estate.
 
Le femmine hanno un corpo massiccio dotato di ali di 40-65 mm di apertura di colore biancastro con striature scure.
 
Però, non essendo in grado di volare, rimangono attaccate alla pianta ospite, segnalando la loro presenza ai maschi che volano alla loro ricerca, emettendo feromoni (sostanze chimiche prodotte da ghiandole esocrine: sudoripare, salivari, sebacee, ecc., che producono secrezioni come sudore, saliva e muco.
 
Secrezioni che vengono rilasciate sulla superficie corporea per attrarre il sesso opposto della stessa specie, allo scopo di garantirne la riproduzione) I maschi sono più piccoli e dispongono di ali con un’apertura di 35-40 mm, di  colore nocciole-brunastro con screziature più scure, che gli consentono di essere abili volatori.
 
Il controllo del vorace parassita può effettuarsi con metodi:
  • biologici e manuali: in inverno, individuando ed eliminando manualmente le ovature  e i bozzoli (involucri di cui si circondano le larve per passare allo stato di crisalide e poi di farfalla) sui rami e sul tronco; in agosto-settembre, alla comparsa delle giovani larve, trattando le piante con prodotti a base del batterio Bacillus thuringiensis, che ingerendolo ne causa la morte. Oppure impiegando nematodi benefici: piccoli vermi entomopatogeni  che penetrano nel parassita, dove rilasciano batteri simbionti che liquefanno l’insetto uccidendolo rapidamente, per poi nutrirsi e riprodursi  al suo interno, dando vita a nuove generazioni che proseguono l’attacco .
  • chimici: basati, come per il controllo della Cocciniglia, sul metodo di trattamento endoterapico, consistente nell’iniezione di insetticidi sistemici direttamente sul tronco, per impedire che  le larve si diffondano copiosamente su tutta la vegetazione.
Utilizzazioni: il legno, essendo un molto duro, veniva impiegato per la costruzione di strutture soggette a forti sollecitazioni e ad usura, come navi, doghe di botti, parti di ingranaggi e ruote di carri agricoli e traversine ferroviarie.
 
Mentre dai Greci e Romani veniva usato per creare persino le prime “Corone civiche” che, nell’antica Roma, erano un’onorificenza per chi avesse salvato la vita ad un cittadino.
 
Oggi, invece, viene impiegato nell’Araldica civica, per realizzare specifici copricapi che rappresentano gli stemmi di enti territoriali, come città e comuni, e soprattutto è utilizzato per la produzione di carbone vegetale, legna da ardere (specie per i camini) e carbone (superiore a quello che si ottiene da altre Querce) di cannello (di forma cilindrica o a bastoncini, ampiamente usato per barbecue e grigliate.
 
La cui forma cilindrica lo rende particolarmente adatto per cotture che richiedono alte temperature e una brace duratura) prodotto con legno ricavato con il metodo di coltivazione a ceduo (con periodico taglio dei tronchi per la formazione di ceppaie: parte del tronco dalla quale si sviluppano germogli che diverranno altri alberi).
 
La corteccia: essendo molto ricca di tannino, fin dall’epoca etrusco-romana, era usata per il trattamento del cuoio e delle pelli. 
 
Le ghiande: più dolci di quelle delle Querce, rappresentano un’ottima fonte di cibo per molti animali selvatici: Cervi, Daini, Cinghiali e domestici, come i Maiali. Mentre, in passato, venivano impiegati per la produzione di ottima farina per la preparazione di pane e dolci, ed abilmente tostate davano una bevanda simile al caffè.
 
La pianta: grazie alla robustezza del suo apparato radicale fittonante e alle numerose radici laterali adatte a trattenere il terreno, viene adoperata come rimboschimento e, per l’ampia proiezione della sua estesa ombra e per la compatibilità con consistenti potature della chioma, trova ampia destinazione nei parchi e nei giardini per la formazione di magistrali decorazioni (Arte Topiaria). Inoltre, essendo una sempreverde, trova impiego nella formazione di siepi per la realizzazione di  “muri verdi” (sia  per funzione divisoria che difensiva) e di barriere naturali  (nelle regioni costiere) per la protezione del vento marino salmastro.
 
Le galle, fino a pochi secoli fa, rappresentavano una delle più interessanti materie prime, per la produzione dell’inchiostro ferrogallico, ampiamente utilizzato per la stesura dei documenti ufficiali, il cui preparato prevedeva l’aggiunta di acido tannico estratto appunto dalle galle.
 
Mentre, i bambini le usavano come palline per un gioco che richiedeva abilità manuale, per riuscire a svuotarle e praticare un foro laterale, dove inserire una cannuccia per costruire una piccola pipa, nella quale soffiavano per vedere chi riusciva a tenerla più a lungo sospesa.
 
Inoltre, da esse veniva ricavata una polvere rosa utilizzabile per produrre l’Alchermes: liquore dal colore rosso.
 
Proprietà fitoterapiche e utilizzi tradizionali, in particolare:
 
Le foglie producono effetti:
  • astringenti e antinfiammatori, grazie all’elevato contenuto di tannini, con   benefici nei confronti di infiammazioni della bocca e della gola e manifestazioni di diarrea ed emorragie;
  • antisettiche (in grado di aiutare a disinfettare cicatrizzanti) e vasocostrittrici, utili per favorire la guarigione di ferite, per ridurre il sanguinamento, trattare emorroidi e ragadi anali e curare problemi cutanei come l’acne;
Le ghiande, in passato, venivano consumate, cotte, crude e tostate per il potere astringente sviluppato dalla presenza di tannini;
 
Le galle essendo anch’esse ricche di tannini, hanno proprietà astringenti, antisettiche e sono un’ottima soluzione naturale per dissenterie, ulcere, emorroidi ed emorragie. Mentre la tintura di galle è perfetta per curare il colera: malattia infettiva causata dalla tossina prodotta dal batterio Vibrio Cholerae, caratterizzata da diarrea acquosa, causa di rapida grave disidratazione, e la gonorrea: affezione causata dal batterio Neisseria gonorinoeae, che si trasmette attraverso rapporti sessuali non protetti o attraverso il contatto diretto con secrezioni infette o dalla madre al neonato, durante il parto, causando una congiuntivite neonatale.
 
Manifestazioni patologiche che se non trattate possono produrre l’infiammazione pelvica e l’infertilità nelle donne, e l’infezione acuta di un’articolazione -artrite settica- negli uomini.  
 
La corteccia, In passato, si usava contro i disturbi gastrointestinali.
 
I preparati ottenibili dalle descritte parti di pianta, in genere, tradizionalmente, vengono impiegati per uso: - interno, in caso di lievi disturbi intestinali e diarrea; - esterno, per fare risciacqui o gargarismi in presenza di infiammazioni della bocca, della gola e per trattare ferite, lievi emorragie, per applicazioni su geloni, iperidrosi (eccessiva sudorazione) e altri disturbi della pelle.
 
Tuttavia, il Ministero della Salute, con una Direttiva del Dicembre 2010, ha consentito di inserire negli Integratori alimentari le sostanze e gli estratti vegetali della pianta denominati: cortex, fructus, lignum e surculi (giovani getti).
 
Curiosità storico leggendarie:
  • Un ramoscello di leccio, affiancato ad un ramoscello di ulivo, nello stemma della Repubblica Italiana, simboleggiano la forza, il coraggio, la dignità del popolo e la volontà di pace;
  • Nelle civiltà greche e italiche antiche il leccio fu un albero dotato di rilevante valore sacro, positivo nel periodo arcaico (Fase della storia greca che va dall’VIII secolo a.C. al 480 a.C.) di entrambe le civiltà, per assumerne successivamente una credenza sempre più negativa, fino a contornarsi di un'aura quasi funesta nello scorrere della storia di Roma; per poi essere rivalutato nel medioevo (476 d.C. -1492);
  • Ovidio (poeta romano 43 a.C. – 17 d. C.) narra che nell’Età dell’oro (Epoca greca di prosperità: II secolo d.C.), le anime immortali, sotto forma di api, si posavano sugli amenti del leccio da cui scendeva il miele;
  • Secondo un mito dell’antica Roma, nel lecceto alla base dell’Aventino viveva Egeria: ninfa ispiratrice di Re Numa Pompilio (753 a.C. - 673 a. C.);
  • Plinio il Vecchio, cittadino romano (23 d. C – 79 d. C.) scrittore, naturalista e filosofo della natura, riporta che sul Vaticano si levava il leccio più antico della città, già oggetto di venerazione religiosa da tempi più antichi, tanto che su quest’albero c’era un’iscrizione su bronzo in caratteri etruschi (dal IX al I secolo a. C.);
  • Per i Fulgorales (sacerdoti etruschi specializzati nell’interpretazione dei fulmini  (caratteristica definita Ars Fulgurali), sembra che  il leccio fosse un albero oracolare (sentenzioso) a causa della sua predisposizione ad essere colpito  dai fulmini;
  • Nelle isole ioniche (isole dell’arcipelago greco) una leggenda, narrata dal poeta Aristotelis Valaoritis nel XIX secolo, vuole che il leccio sia stato l’unico albero che acconsentì a prestare il proprio legno per la costruzione della croce.  Per questo i boscaioli delle isole di Acarnania e di Santa Maura – Grecia - temevano di contaminare l’ascia toccando “l’albero maledetto” per il suo legame con la crocifissione di Cristo. Tuttavia nei Detti (proverbi) di Egidio, terzo compagno di San Francesco, viene difeso il buon nome del leccio, quando riferisce che Cristo lo predilige perché fu l’unico albero a capire che il suo sacrificio era necessario, così come quello del Salvatore stesso, per contribuire alla redenzione. E proprio il Signore appariva spesso a Egidio sotto il leccio che, appunto, era visto come simbolo di sacrificio e redenzione;
  • Per i Celti (Insieme di popoli indoeuropei che si espansero in Europa tra l’800 e il 300 a. C., raggiungendo, tra il IV e il III secolo a. C., l’apice della loro influenza culturale fortemente legata alla natura, il leccio era l’albero del mondo, e i Druidi (sacerdoti) erigevano i loro altari sotto le sue fronde, che erano anche luogo di riposo per i viaggiatori;
  • Nel romanzo “Il barone rampante” di Italo Calvino, il protagonista Cosimo Piovasco di Rondò, decide di salire su un elce, cioè un leccio, e di non scendere più, passando sull’albero tutta la sua vita;
  • In attinenza all’emblema della potenza e solidità attribuita al leccio, si dice che la clava di Ercole o Eracle (figura mitologica greca ed eroe leggendario per la sua straordinaria forza sovrumana) fosse fatta dal suo legno.
Oroscopo Celtico:
 
per il quale non esiste un segno specifico chiamato Leccio.
 
Ma poiché esso è spesso associato simbolicamente alla Quercia, che invece è uno dei segni principali per i nati il 21 di Marzio, corrispondente al segno Zodiacale ariete, il significato attribuito a quest’ultima è di, conseguenza, attribuibile anche al Leccio, al quale l’oroscopo dedica un solo giorno, per cui sono rari i nativi del segno.
 
Per i Celti questi alberi avevano una forza e resistenza impressionanti che i nati il 21 Marzo ereditano e rappresentano come persone che hanno bisogno di ampi spazi, grandi libertà e sono naturalmente predisposti ad essere generosi e a guidare gli altri. Saldi e perseveranti, hanno un fortissimo senso della giustizia e mantengono sempre la parola data.
 
Se privati dalla loro indipendenza, però, possono diventare aggressivi quanto basta per riaverla indietro.
 
Caratteristiche dei nati sotto questo segno che, in dettaglio, evidenziano i seguenti aspetti:
 
Pro:
 
hanno un carattere forte ed orgoglioso, così come la personalità che amano ostentare, più che nascondere. Essi sono spesso al centro dell’attenzione ed evitano i comportamenti che ritengono mediocri. Hanno spesso grandi ideali che cercano di realizzare con tutti i mezzi di cui dispongono.
 
Contro:
 
evidenziano un certo egocentrismo e raramente amano farsi da parte, anche quando non riescono in qualcosa. A volte si rivelano essere egoisti e difficilmente accettano le critiche. Hanno una grande autostima che frequentemente rischia di ingannarli, rendendoli troppo ambiziosi.
 
In amore:
 
sono amanti passionali, che preferiscono su tutto essere corteggiati e ammirati. Quando si sentono provocati possono avere improvvisi scatti d’ira. Il loro partener deve avare una personalità complementare alla loro, possibilmente altrettanto forte e sicura di sé, per poter gestire la relazione nella miglior maniera.
 
Relativi alla salute:
 
oltre a rappresentare la qualità delle persone, il segno ha dei legami con le proprietà curative delle piante associate e con specifiche potenziali problematiche o punti di forza del corpo, che trovano riscontro rispettivamente in: camomilla, ginepro, alloro, rosmarino, pimpinella e occhi, cuore, ginocchi, schiena e polmoni.
 
 

Farmacia comunale di via Tazzoli, un rilancio possibile

Last News 2
S. Maria delle Mole (329-12-0)
Antonio Calcagni

Ieri, dopo un’interruzione del servizio di qualche settimana, causato da alcuni problemi tecnici, la farmacia in oggetto è ritornata operativa.
 
Alla breve cerimonia di riapertura erano presenti: il Presidente (Amministratore Unico) della Multiservizi, Massimiliano Tommasi, il Presidente del Consiglio comunale, Avv. Eugenio Pisani, gli Assessori, Franco Marcaurelio, e Rinaldo Mastantuono, la dottoressa Pina Clemente, l’architetto Colantonio, e in rappresentanza del Comitato di Quartiere, Silvio Ferrante, ed il sottoscritto.
 
L’occasione è stata proficua per fare la conoscenza del Presidente Tommasi, che abbiamo ringraziato per il tempestivo intervento, che ha permesso di ridurre al minimo, i disagi causati alla cittadinanza dalla chiusura.
 
Inoltre con la rappresentanza politica presente,  e con il Presidente, abbiamo convenuto sull’importanza sociale di preservare un servizio di pubblica utilità in un’area altrimenti poco servita, sfruttando al meglio le grandi potenzialità di un manufatto di proprietà comunale, fino a farlo diventare un “Presidio Sanitario” a tutto tondo.

Il Comitato di Quartiere Santa Maria delle Mole saluta i soci ed il 2025

News 1 S. Maria delle Mole (263-10-0)
Gianni Botta

Anche per questo anno si rinnova l’incontro del Comitato di Quartiere Santa Maria delle Mole coi suoi soci per salutare l’anno trascorso e fare il punto delle attività svolte nel 2025, riassunte dal Presidente del CdQ Antonio Calcagni: il rinnovo delle cariche sociali con l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo, la conferma della presenza sul territorio con le iniziative di solidarietà a cui il CdQ ha partecipato – tra cui spiccano quelle a favore dell’AISM con l’iniziativa “Gardensia” e “La Mela di AISM –, con le attività del Gruppo Volontari del Decoro Urbano e con le istanze rivolte alle Amministrazioni comunali di Marino e Ciampino tra cui ricordiamo le segnalazioni per il parcheggio di Via Frassati e la sicurezza stradale di Via Capanne di Marino.
 
Ultima, ma non meno importante, la petizione organizzata per chiedere che Roma città metropolitana assuma in carico il tratto stradale denominato Via della Falcognana 61/a, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo, per la quale è ancora in corso la relativa raccolta firme: chi non avesse ancora aderito e volesse unire la propria firma alle centinaia già raccolte troverà i “lenzuoli” negli esercizi commerciali di Santa Maria delle Mole.
 
In un clima di affiatamento che da sempre contraddistingue questa realtà, il Presidente Antonio Calcagni ha poi accolto i presenti iniziando dai graditissimi ospiti Don Jesus, Umberto Porrino, Mirko Laurenti, intervenuti in rappresentanza delle rispettive realtà locali a testimonianza del rapporto di amicizia stretto in anni di collaborazione e vicinanza.
Prima di passare alle libagioni il Presidente ha infine salutato tutti i partecipanti che hanno rinnovato la propria iscrizione al CdQ anche per il prossimo anno: è infatti partito il tesseramento 2026 e chi vuole tesserarsi può rivolgersi ai recapiti che trovate nella sezione contatti.
 
Perché il Comitato di Quartiere Santa Maria delle Mole – costituitosi con Atto Notarile del 1994 – è una realtà attiva sul territorio che si tramanda da generazioni, ma anche pronta ad accogliere i nuovi cittadini che scelgono questa porzione della pianura marinese circondata dal Parco dell’Appia Antica.
 
Un’ultima cosa prima di lasciarvi: nelle immagini in fondo a questo articolo abbiamo messo la foto del Calendario 2026 “Pro Missione Etiopia Giovanni Marchetti” realizzato dall’Associazione Amici di Adwa, un’opera deliziosa che ha illustrato la nostra amica Albina insieme all’impegno svolto dall’associazione.
Il tempo di Natale chiama tutti a fare gesti anche piccoli, quindi vi chiediamo di sostenere con un’offerta libera chi aiuta le popolazioni di quella porzione del Corno d’Africa martoriate da anni di guerre e carestie, contattando la nostra amica Albina al numero di cellulare che trovate nella foto.

 

Riapre la farmacia comunale di via Tazzoli

News 2 AVVISI (350-15-0)
la Redazione

Dopo qualche settimana di chiusura, causata da alcuni problemi tecnici, riapre finalmente la farmacia comunale di via Tazzoli, lo fa avviando una serie di servizi supplementari (giornata dedicata alla prevenzione) a cui faranno seguito una serie di altri servizi supplementari, così come avevamo suggerito con una Pec del 04/11/2025, vedi link, inviata al Presidente (Amministratore Unico) Massimiliano Tommasi.
 
Nel ribadire ancora una volta le straordinarie potenzialità della suddetta farmacia, ringraziamo il Presidente Tommasi, per la disponibilità dimostrata ad accogliere le nostre istanze, e ci auguriamo di poterlo incontrare al più presto. 
 
Sabato 13 dicembre 2025, la Farmacia Comunale n.13 di Santa Maria delle Mole riapre al pubblico dopo i lavori di ristrutturazione. Per l’occasione, vi aspettiamo con un’iniziativa gratuita dedicata alla prevenzione del diabete e alla salute metabolica.
 
Cosa offriamo?
Un controllo completo del rischio diabete, che comprende:
- Rilevazione della glicemia capillare
- Misurazione del peso corporeo e della circonferenza vita
- Somministrazione di un breve questionario validato dalla Regione Lazio per calcolare il rischio di sviluppare il diabete
 
Tutto in pochi minuti, gratuitamente e con il supporto del personale qualificato della farmacia.
 
Orari dell’iniziativa:
Mattina: 08:30 - 13:30
Pomeriggio: 16:00 - 19:30
 
Dove:
Farmacia Comunale n.13
Via Don Enrico Tazzoli 4
Santa Maria delle Mole – Marino (RM)
Tel. 0683930757
 
Perché partecipare?
Con l’arrivo delle festività natalizie, è importante tenere sotto controllo i fattori di rischio legati all’alimentazione e allo stile di vita. Scoprire il proprio stato di salute oggi, può aiutarti a vivere meglio domani.
 
Ti aspettiamo per ripartire insieme dalla salute!
 
Inoltre, riparte anche il SERVIZIO RECUP per prenotare visite specialistiche ed esami diagnostici direttamente in farmacia.
 
Orari RECUP – Farmacia Tazzoli:
- Lunedì: 08:30 – 13:00
- Mercoledì: 08:30 – 13:00
- Giovedì: 16:00 – 19:30

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Marino sotto le bombe del Piano Regolatore di Cecchi

News 3 Marino    (commenti:3) (255-12-2)
la Redazione

Nel 1947 Zaccaria Negroni, leader del CLN antifascista di Marino, primo Sindaco nell’immediato dopoguerra, a cui abbiamo dedicato la nostra sezione per le sue immense qualità morali e l’altruismo, pubblicò il libro “Marino sotto le bombe”, in cui descrisse gli orrori del bombardamento della nostra città nel febbraio del 1944.
 
Con il dovuto rispetto nei confronti di Negroni, ci sentiamo di trarre un’analogia con i danni che il Piano Regolatore (PUGC) voluto dal Sindaco Cecchi e dalla parte vicina ai costruttori dell’Amministrazione Comunale di “destra-centro” causerà a Marino, se dovesse essere approvato dalle Autorità sovraordinate, nonostante sia bocciato dalla maggioranza dei marinesi.
 
Il Piano Urbano Generale Comunale PUGC prevede:
- Costruzione di circa 650.000 mc
 (circa 213.000 mq) di insediamenti residenziali, prevalentemente in zone con vincoli paesaggistici, archeologici, di diverso tipo, tra cui quelle adiacenti all’Appia Antica, patrimonio della cultura mondiale e sito UNESCO, e anche all’antica città di Bovillae.
- Le costruzioni (palazzine alte fino a 4 piani) intendono insediare almeno 6.551 residenti, che non saranno cittadini di Marino, ma nuovi residenti trasferiti da altri comuni del Lazio. Non avranno o troveranno lavoro a Marino, ma faranno i pendolari verso i loro posti di lavoro, trasformando Marino in una città dormitorio e incrementando traffico e pendolarismo.
- Tutto questo comporterà un consumo di ben 704.808 mq della superficie comunale, di cui 296.511 mq di suolo agricolo, come da dati ufficiali del PUGC.
 
Superfice territoriale comunale                     mq 24.171,803;
Superfice previsione di trasform del PUCG  mq 704.808;
Di cui suolo agricolo                                      mq 296.511.

- Il PUGC non è stato sottoposto ad approvazione da parte della popolazione (ad es. con un referendum), e non ha mai fatto parte della proposta elettorale del partito che l’ha elaborato e che intende realizzarlo (Forza Italia). I Consiglieri e un Assessore di un partito della coalizione, la Lega, sono fortemente contrari, si sono dissociati nel voto in Consiglio Comunale e il Sindaco Cecchi (Forza Italia), ardente sostenitore e promotore del piano, lì ha esautorati dai loro incarichi.

- Un simile trasferimento di popolazione andrebbe concordato e coordinato sia a livello della Regione Lazio, sia con i comuni limitrofi o dello stesso comparto, che ne subiranno le ripercussioni (si pensi ad es. al problema della mobilità, del pendolarismo, del traffico, tutti aggravati o aumentati, o delle risorse e servizi sanitari).

- Non è prevista in alcuna misura la costruzione di case popolari per i ceti meno abbienti. Tutto il piano non è opera concepita dalle Autorità preposte a valutare e programmare il territorio e l’edilizia in base alle esigenze pubbliche, ma è stato concepito, elaborato e strutturato primariamente intorno a interessi dell’edilizia privata, cioè dei costruttori.

- Oltre al patrimonio paesaggistico e archeologico e quindi alle vestigia e al retaggio della culla della primigenia civiltà latina lungo la Via Appia Antica (come anzidetto bene UNESCO), sarà danneggiato irrimediabilmente il delicato e complesso ecosistema di Marino e dei Castelli Romani. Vi sarà con ogni probabilità ulteriore captazione d’acqua dalle sorgenti dei laghi di Albano e Nemi, con ulteriore abbassamento del loro livello. Ne soffriranno anche la flora, e la fauna, già confinate in spazi esigui, quasi non compatibili con il loro normale ciclo vitale.

- Di fronte agli gravi svantaggi e danni irreversibili le giustificazioni addotte dai promotori sono di due tipi:
A) Le aree adibite alla costruzione sarebbero dei “margini urbani”, cioè zone di confine tra gli insediamenti urbani e le zone agricole, protette da vincoli paesaggistici e archeologici. Secondo la narrativa del PUGC, questi “margini” sarebbero già compromessi per la presenza di costruzioni, possibilmente anche abusive, che avrebbero creato molti lotti interclusi, per cui l’urbanizzazione andrebbe “sistemata e completata”. Tutto ciò non è semplicemente vero (!). Le zone agricole, e protette da vincoli, sono nel complesso bene conservate, e non intaccate da cemento.
B) I coefficienti urbanistici di un decreto ministeriale del 1968, che prevedono che ogni cittadino deve avere un minimo di 18 mq in totale tra scuole d’obbligo, ospedali, spazi verdi e parcheggi, non verrebbero rispettati a causa di carenti scuole d’obbligo e i parcheggi. Il PUGC farebbe raggiungere questi standard in quanto le autorizzazioni a costruire verrebbero date ai proprietari a patto che cedano una parte del terreno al Comune, per realizzare questi “standard urbanistici”. Occorre ravvisare innanzitutto che i calcoli fatti nel PUGC si prestano a forti dubbi per il modo in cui sono stati elaborati.
Soprattutto:
• Il PUGC, rovistato da capo a fondo, non specifica concretamente quali siano questi “standard urbanistici”. Si parla genericamente di “parcheggi”, “servizi urbanistici” etc. Riguardo ai parcheggi, e la circolazione, il problema casomai verrebbe aumentato per l’arrivo di almeno 4000 nuovi veicoli.
• Il PUGC intende risolvere il problema della presunta carenza dei servizi urbanistici aumentando la presenza di fabbricati e di nuovi cittadini: in realtà verrebbe aggravato lo stesso problema.
• L’attuale eccessiva presenza di costruzioni e fabbricati, che ha portato alla carenza dei servizi, è stata indotta e realizzata dalle stesse forze politiche di appartenenza del Sindaco, che a partire dagli anni ’90 hanno favorito, privilegiato la costruzione di insediamenti residenziali senza tenere conto del suddetto DM 1444/1968. Sono state quindi responsabili delle carenze dei suoi coefficienti, e ora esse stesse pensano di sistemarle con nuovi massicci insediamenti e costruzione di fabbricati, in un circolo vizioso senza fine.
• La realizzazione di tutti questi insediamenti, definiti eufemisticamente “trasformazioni” nel PUGC, si verificherebbe in modo sparso su tutto il territorio comunale, a macchia di leopardo, parcellizzate, a lenzuolate, rendendo difficile una contestazione punto per punto. Questa cementificazione è progettata con una incredibile varietà di categorie e sottocategorie, diverse tra l’altro nell’ambito di uno stesso gruppo, che rende il lavoro di contrasto molto complesso sia quantitativamente che nella trattazione tecnica di ciascuna. Menzioniamo il loro nome con il loro acronimo:
- Aree di completamento del margine urbano derivanti da previsioni pregresse” – ”Acpp”;
- “Aree di completamento – Acp” (sono 12, e sono le più impattanti perché in esse verrebbero realizzati la maggior parte degli insediamenti)
- “Aree di completamento per attività e servizi - Aca”
- “Aree di completamento ad attuazione diretta, derivanti da previsioni pregresse -Acd”;
- “Aree degli Interventi di completamento – IC”: sarebbero “aree di piccole
dimensioni che rispondono agli obiettivi di completamento dei margini dell’edificato, della rete viaria e della dotazione di parcheggi”.
- “Ambiti di rigenerazione-polarità –”Arp”, secondo la Relazione Generale “sono perimetri indicativi che individuano sistemi composti da porzioni di ambiti urbani degradati o sotto-utilizzati da riqualificare e rivitalizzare”;
- 3 tipi di “Aree da acquisire per dotazioni pubbliche” o” DPA”, diverse tra di loro, in cui i cittadini che mettono a disposizione una parte del terreno possono essere ricompenstati da autorizzazioni edili anche a distanza (!); nella sottocategoria più numerosa sono 13.
- “Nuclei di Recupero - Aree Na1, Na2, Na3”: si tratta di fabbricati residenziali costruiti abusivamente. In genere sono posti in aree con vincoli paesistici e archeologici importanti. I nuclei Na1 hanno costruzioni già realizzate e segnalate nel 2011; gli Na2 sono di nuova costruzione; gli Na3, non meglio specificati sono “da completare” (!).
- Diverse “aree per attività produttive e commerciali da completare o ristrutturare – PR”; in genere sono state costruite abusivamente, e neanche accatastate. Tra di esse spicca una villa lussuosa di circa 4000 mq con annessa grande piscina, SPA e garage per auto di lusso, in zona in cui vigono molti vincoli, tutto spacciato come “attività produttiva e commerciale”;
- Dotazioni private, individuate con le sigle “Spr e Spr*”; Impianti sportivi privati esistenti, con la sigla “Ispr e” impianti sportivi privati di progetto, con sigla “Ispr_p”
- “Aree attrezzate per attività sportive e del tempo libero all’aria aperta in contesto periurbano”, indicate con la sigla “Aast”.
 
Da notare che secondo il PUGC i coefficienti di edificazione sono variabili; se il terreno è ampio 4500 mq essi aumentano considerevolmente. Non solo, ma proprietari, anche di lotti non contigui, che si mettono d’accordo tra di loro, raggiungendo almeno 4500 mq, avranno anch’essi coefficienti edili aumentati notevolmente (!). La possibilità di costruire può essere trasferita (“fatta atterrare”) in terreni situati altrove, anche distanti (!)
Non mancano infine casi di favoritismo / conflitto di interesse che riguardano membri della stessa Amministrazione, un consigliere comunale; e ciliegina sulla torta un caso di violazione dell’Art. 78 del TUEL (Testo Unico deli Enti Locali), che riguarda proprio il Sindaco Cecchi, su una concessione che riguarda sua sorella.
 
Per questo abbiamo presentato un ricorso al TAR, con il deliberato proposito di *annullare l’intero PUGC*, prima di passare a un eventuale secondo ricorso, sempre al TAR, alla fine del procedimento di controllo e revisione da parte della autorità sovraordinate (Area Metropolitana, Regione, Soprintendenze).
Occorre fermare questo piano molto aggressivo e impattante che intende implementare il cemento in tutto il territorio comunale. Il problema è anche alla radice, perché oggi l'edilizia pubblica è tutta delegata agli interessi privati, dei costruttori e proprietari, specialmente quelli grandi! E quindi anche delle forze politiche che li rappresentano.
 
 
Autore: Mauro Abate, presidente della Sezione di Marino di Italia Nostra “Zaccaria Negroni”

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"Aspettando il Natale": al Parco della Pace una magia mai vista prima

News 4 Cava dei Selci (350-11-0)
Eleonora Persichetti

È stato un successo l’evento Aspettando il Natale, andato in scena al Parco della Pace di Cava dei Selci. Un appuntamento attesissimo che ha superato le aspettative, trasformando l’intera area verde in un autentico villaggio natalizio, ricco di luci, emozioni e sorprese.

Lungo il viale e all’interno del parco decine di stand hanno animato la giornata, accogliendo famiglie, curiosi e visitatori di tutte le età. I protagonisti assoluti? I sorrisi dei bambini, la musica, e naturalmente… Babbo Natale! Arrivato più volte durante l’evento – dalla merenda alla staffetta degli elfi, fino al momento delle letterine e alle foto nella sua casetta – ha portato con sé la vera atmosfera delle feste, scandita dal suono dei suoi immancabili campanelli.

Molto partecipata anche la tombolata natalizia, che ha distribuito premi a ben 33 vincitori, mentre gli interventi tematici dell’apicoltore e dell’osteopata hanno raccolto grande interesse da parte del pubblico. Il laboratorio per bambini ha visto mani all’opera con l’impasto del Didò alimentare e la creazione di decorazioni natalizie fatte a mano.

Roma Animazione ha reso ancora più speciale l’esperienza con giochi gonfiabili e gratuiti per tutti, mentre sul fronte artistico, emozioni a non finire con il Piccolo Coro del Fiore Blu la mattina e il NaTalent Show nel pomeriggio, che ha premiato una talentuosa giovane pattinatrice sulle note di Mariah Carey.

Un evento riuscito, curato da Mamme Insieme, Centro Anziani di Cava dei Selci e Amici per Caso di Ariccia, che insieme hanno dato vita a qualcosa di straordinario. Un sogno diventato realtà, come ricorda una frase tanto cara agli organizzatori: “Se puoi sognarlo, puoi farlo”.

E ieri, quel sogno ha avuto il sapore più dolce del Natale.

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"Come Romeo e Giulietta"

News 5 S. Maria delle Mole (446-16-0)
Eleonora Persichetti

 
Quando l’amore oltrepassa i confini sociali. Una storia moderna che conquista il pubblico
 
 
Cosa hanno in comune un motorino rubato, un meccanico dal talento raro e una studentessa della Sapienza cresciuta in una famiglia altolocata?
La risposta è Come Romeo e Giulietta, lo spettacolo messo in scena al teatro Officina Arte e Cultura a Santa Maria delle Mole, che ha acceso l’entusiasmo del pubblico registrando un doppio sold out e guadagnandosi una replica straordinaria. Un racconto contemporaneo che attinge alla tradizione per ripensarla con freschezza, restituendo al tema dell’amore ostacolato tutta la sua forza narrativa.
 
Una storia antica che parla al presente
 
Scritto da Giuliano Calandra e Roberto Pallocca e diretto da Calandra stesso, Come Romeo e Giulietta trasporta il mito degli amanti contrastati nella Roma di oggi, precisamente a Spinaceto.
Qui vive Giulia, studentessa universitaria e figlia di un ricco “conte” moderno. Il suo incontro con Romeo, meccanico abilissimo e dall’animo sincero, avviene per caso - un motorino rubato che diventa scintilla di un amore immediato e travolgente.
Ma come nell’originale shakespeariano, le differenze sociali e familiari diventano ostacoli, creando un conflitto che non frena, ma amplifica la forza del sentimento.
 
 
Un cast giovane che convince
 
A interpretare i protagonisti sono Alice Tempesta e Tommaso Lo Cascio, entrambi credibili, spontanei e capaci di restituire le sfumature dell’amore giovane: la timidezza, l’audacia, la paura e il desiderio.
Le coreografie di Giulia Ortenzi aggiungono movimento e poesia ai momenti più intensi, mentre la voce narrante di Gabriele Ortenzi accompagna la storia con tono caldo e coinvolgente.
 
 
Regia essenziale, emozione piena
 
La regia è centrata sugli attori: pochi oggetti, luci mirate e un’atmosfera che fa emergere sentimenti e contrasti.
L’essenzialità diventa così una scelta espressiva: il palcoscenico è lo spazio dell’emozione, dove i sentimenti si muovono senza fronzoli.
Il ritmo è fluido, alterna leggerezza e profondità, e lascia allo spettatore quel margine di identificazione che rende la storia più viva.
 
Un messaggio semplice e potente
 
Sul palco si racconta l’amore come forza che supera classi, pregiudizi, contesti: un’energia che brucia, talvolta in fretta, ma che vale sempre la pena di essere vissuta.
Come Romeo e Giulietta è anche un invito a guardare oltre le apparenze, a riconoscere che a volte sono proprio le differenze a creare i legami più veri. “Da soli”, come si legge sul murales, non si va da nessuna parte.
 
Non stupisce che tutte e tre le date abbiano registrato il tutto esaurito: Come Romeo e Giulietta è uno spettacolo fresco, sincero, ben interpretato e capace di conquistare il pubblico con semplicità e verità.
Adatto a chi vuole lasciarsi emozionare da una storia che, pur parlando di oggi, conserva il fascino universale dell’amore impossibile.
 
 

A Marino prende il via il progetto IL RAGGIO VERDE 3.0

News 6 Marino (243-2-1)
Eleonora Persichetti

Coinvolto, oltre al SAI @Home e al CAS di UCNB di Marino, anche l’ex Noviziato del Don Orione di Velletri
Obiettivo: coinvolgere comunità locali e sviluppare integrazione linguistica e culturale
 
Il progetto Il Raggio Verde 3.0, ideato da Sabina Barzilai, organizzato dall’Associazione culturale Artemista e sostenuto per il terzo anno consecutivo dai fondi OttoPerMille della Chiesa Valdese, è iniziato a novembre 2025.
 
Il sottotitolo recita I Mondi simili che resistono a significare la prosecuzione del lavoro delle precedenti annualità.
 
Il Raggio Verde 3.0 è un laboratorio multidisciplinare di integrazione plurilingue tra rifugiati e popolazione autoctona. Come le precedenti due annualità si avvale della collaborazione della cooperativa Una Città Non Basta che gestisce il CAS di Piazza Garibaldi a Marino e della collaborazione del Centro SAI @Home di Via Cesare Colizza (sempre a Marino) gestito dalla Cooperativa Centro per l'Autonomia con sede a Roma.
 
Quest'anno il progetto si vede arricchito di un terzo sito, precisamente localizzato a Velletri dove si trova l'altro centro di accoglienza, gestito dalla cooperativa Una Città Non Basta, presso la struttura dell’ex Noviziato del Don Orione, in cui si trovano ospiti di varie etnie, soprattutto provenienti dal continente africano (Congo e Nigeria).
 
“Gli obiettivi che si intendono perseguire e ulteriormente approfondire in questa terza annualità sono quelli dei precedenti anni – dichiara Sabina Barzilai ideatrice e coordinatrice del progetto - Coinvolgere le comunità locali, in questo caso non solo quella di Marino ma anche quella della città di Velletri, sviluppare questo aspetto di integrazione linguistica e culturale avvalendosi anche dell'aiuto di mediatrici linguistiche. Ricordiamo che le nazionalità sono le più disparate, ci sono donne in nuclei familiari provenienti di etnia araba, provenienti dalla striscia di Gaza, dalla Palestina, dall'Egitto, dalla Tunisia nonché nuclei familiari e donne provenienti dall'Afghanistan, di lingua farsi”.
 
Il progetto si concluderà il 20 giugno 2026 con una o più restituzioni ad opera delle partecipanti al progetto Raggio Verde 3.0.
 
“Dopo due anni di collaborazione, il progetto Raggio Verde 3.0 continua a coinvolgere le nostre beneficiarie e i nostri beneficiari provenienti da tutto il mondo – queste le parole della Responsabile del Centro SAI @Home di Marino Milena Cannatà - Il teatro diventa come sempre luogo di inclusione ed incontro tra culture. Con entusiasmo e sincero affetto il SAI @Home di Marino anche quest'anno c'è”.
 
“Siamo felici di partecipare ancora a questo progetto (Raggio Verde 3.0) che ci permette di mettere in relazione culture diverse e continua a farci crescere per costruire una nuova comunità” questa la Dichiarazione della Presidente di UCNB Maria Rosaria Calderone.

Le Osservazioni di Boville al PUCG: intervista a Pino Cardente

News 7 Frattocchie    (commenti:4) (365-10-13)
Eleonora Persichetti

“Il nuovo PUCG del Comune di Marino ha sollevato illegittimità e contrarietà. La Comunità Metropolitana di Boville ha presentato sei Osservazioni per “errori, dati confusi, quartieri spariti e enorme cementificazione a Boville: + 30% = 50.000 abitanti”.
Così afferma Pino Cardente, Presidente dell’Associazione Sempre Boville e Storico promotore dell’autonomia comunale di Boville, con il quale abbiamo fatto quattro chiacchiere al riguardo.
 
1. “Piano improcedibile: ignora la sovranità dei cittadini”
 “Marino non rappresenta Boville e non può pianificarla”
Perché definite ‘improcedibile’ il PUCG (Piano Urbanistico Comunale Generale)?
 
Cardente: Perché nasce ignorando principi costituzionali essenziali: la Comunità di Boville non ha un suo Comune e quindi non può esercitare la propria sovranità urbanistica. Marino non rappresenta democraticamente Boville e non ha titolo per decidere il suo sviluppo. Inoltre, il quadro istituzionale è in evoluzione: con la futura Roma Capitale Metropolitana cambieranno molte competenze urbanistiche. Insomma, un piano illegittimo e già vecchio prima ancora di entrare in vigore.
 
2. “Marino Nuova? Un nome per cancellare Boville”
“Per giustificare più cemento, si fanno apparire uniti i territori diversi”
Il piano parla di “Marino Nuova”, includendo Boville. Cosa significa?
 
Cardente: È un imbroglio artefatto. Non valorizza nulla: cancella l’identità di una Comunità che rappresenta il 65% del territorio ed il 75% della popolazione. Ma soprattutto serve a giustificare una cementificazione massiccia a Boville portata a 50.000 Abitanti (aumenta di 12.000 = + 30%): violando gli Indici minimi per Servizi/Abitanti (DM. n.1444/1968), sbilanciata per verde e ossigeno (concentrati nei lontani boschi di Marino).
 
3. “Non è localismo: è un diritto costituzionale”
State difendendo solo un’identità locale?
 
Cardente: Assolutamente no. L’identità è un diritto costituzionale del Cittadino. Ma qui c’è di più: il PUCG è eccessivamente tecnico e volutamente confuso, tanto da impedire ai Residenti di partecipare davvero alla tutela del territorio. Dubito che gli stessi Consiglieri Comunali abbiano potuto leggere e comprendere bene le confuse 1.524 pagine di materiali (quanto ci costa  un lavoro così fatto male? Emerge lo spreco di soldi dei contribuenti).
 
4. “Due realtà diverse: il piano doveva essere doppio”
“Come nel PRG del 1979: un piano per Marino, uno per Boville”
Perché accusate Marino di non aver agito da ‘buon padre di famiglia’?
 
Cardente: Perché avrebbe dovuto redigerlo in due parti distinte: una per Marino, una per Boville. Fu fatto nel 1979, e allora funzionò. Qui si annullano invece confini, dati e identità diverse, per tentare di rappresentare un territorio artificiale: “unitario”, quando invece ve ne sono due diversi, distinti e lontani.
 
5. “Caos archeologico: il Patrimonio Unesco non è un dettaglio”
“Edificazioni nella Buffer Zone di Bovillae? Incredibile ma vero”
Cosa avete trovato nella rappresentazione dei siti archeologici?
 
Cardente: Un caos totale voluto: simboli illeggibili, epoche mescolate, confusione tra l’antica Bovillae e la Marino medievale. Ma il punto più grave è che il PUCG prevede nuove edificazioni nella Buffer Zone di Bovillae, appena riconosciuta dall’Unesco insieme all’Appia Antica quale “Patrimonio dell’Umanità”. È un grave errore che compromette un patrimonio unico al mondo: che il Governo Italiano si è impegnato a salvaguardare e valorizzare.
 
6. “Toponimi sbagliati: un territorio riscritto male”.
“Quartieri confusi, altri scomparsi: guarda caso, proprio dove si costruisce di più”.
La quarta Osservazione riguarda la toponomastica. Problema marginale?
 
Cardente: Tutt’altro. Se sbagli i nomi, sbagli le mappe. In questo PUCG ci sono Quartieri e Zone Storiche (anche distanti km) come Palaverta che finisce a Collepicchione (lontano 2 Km, a + 100 m. di altezza), Castelluccia finisce sia Due Santi e che a Falconella, Falconella finisce nell’abitato di Castelluccia; altri, come Fontana Sala (con lo stesso Rio Petroso: Emissario del Lago) o Sassone scompaiono. Quando gli errori si concentrano proprio dove si prevedono nuove e grosse cementificazioni, la domanda sorge spontanea: errori casuali o causali?
 
7. “Boville e Marino: storie diverse, ignorate”
“Un territorio millenario confuso con un borgo medievale”
Cosa manca nella storia del territorio raccontata dal PUCG?
 
Cardente: La distinzione fra Boville e Marino: Boville ha radici millenarie nell’Agro Romano; Marino è un borgo medievale su un colle. Nel Novecento molte terre fertili di Boville sono passate a Famiglie Marinesi (distruggendone resti e siti di superficie), per poi finire nella speculazione latifondista e cementificatrice.
 
8. “Dati confusi, numeri sbagliati: così non si pianifica”
“Il Comune non può passare da 26 a 24 km² per magia”
Che cosa non funziona nei dati del piano?
 
Cardente: Moltissimo. La superficie comunale, da sempre di 26,1 km², diventerebbe improvvisamente di 24,17. Le previsioni demografiche sono incoerenti e arrivano a prevedere 65.000 abitanti, di cui 50.000 solo a Boville.         I dati non sono disaggregati per ognuna delle due Comunità territoriali: vi si usano stime vaghe, non dati certi e grafici reali. Con numeri così confusi, nessuna programmazione seria è mai possibile.
 
9. “Serve una revoca. E un percorso nuovo, trasparente”
“Questo PUCG non tutela Territorio, Persone, Operatori Economici”.
Cosa chiedete ora?
 
Cardente: La revoca del PUCG, anche in autotutela. Servirebbe un lavoro serio e partecipato, che riconosca l’identità di Boville, tuteli l’Unicum Appia Antica–Bovillae e costruisca un futuro equilibrato per l’intera Comunità Bovillense. Ma, questo con Marino non è mai Possibile! Quindi, torna come necessaria ed urgente, anche per poter fare una seria ed utile programmazione urbanistica di Boville, la immediata ricostituzione del Comune Autonomo di Boville! …e, visti i rischi irreversibili che ci fanno correre, non si può più esservi indifferenti (convivere da Sudditi Sfruttati col Sistema di Potere Cementificatorio)!

La Nostra Voce

Spot 4
NOI DIAMO SPAZIO AL CITTADINO
BASTA CON LE ESTERNAZIONI PARTITICHE , INTESA COME SUI SOCIAL
 
La Nostra Voce è anche La Tua Voce
 
Il Portale di Santa Maria delle Mole è nato proprio per tale scopo.
 
Indipendentemente dal nome, ci occupiamo di tutte le problematiche delle frazioni “a valle” del comune di Marino e quindi di: Castelluccia, Cava dei Selci, Due Santi, Fontana Sala, Frattocchie e Santa Maria delle Mole.
Portiamo avanti, già da anni e con evidenti risultati, questo impegno in modo assolutamente apolitico ed intendiamo sottolinearlo APARTITICO, ovvero non siano di parte. 

Perché questo:
In molti hanno tentato di percorrere tale strada ma alla fine si sono sempre dimostrati quel che intendevano mascherare; lavorare solo per scopi personali e di partito.
Infatti come potete tastare con mano:
- Tutti i siti tematici sono stracolmi di politica e pubblicità.
- Tutte le pagine e, ancor peggio, tutti i gruppi Facebook di zona sono ormai monopolizzati da tre/quattro individui che ci martellano dalla mattina alla sera di pubblicazioni politiche ed inserzioni pubblicitarie di attività in loco. Non portano benefici ma rimbalzano incessantemente informazioni già note!

Non è rimasto più spazio per chi vuole lamentarsi del solito malcostume comunale o di quelle problematiche che rendono difficile il quieto vivere perché soffocati da questo indecente comportamento.

Per tale motivo, noi APARTITICI  che prestiamo attenzione alle esigenze della comunità, abbiamo deciso di dare un taglio a tutta questa indecente volgarità di comportamento e dedicare delle aree per portare alla luce, solo e soltanto, le nostre difficoltà di vita.
Per la risoluzione delle problematiche ce ne occuperemo sul portale ed anche a suon di carte bollate, ove necessario!

 
Per qualsiasi problematica questo portale mette già a disposizione un Forum dove chiunque può dire la propria. Esiste anche la possibilità di intervenire sulle argomentazioni pubblicate periodicamente.

Per non creare troppa confusione e per coloro che non sono in grado di utilizzare tali strumenti ma sanno come muoversi sui social: abbiamo attivato degli Speciali Gruppi su Facebook per ogni frazione. Scegli il gruppo a te dedicato:
E’ ben inteso: A nessuna comunicazione partitica, pubblicitaria o di semplice frivolezza verrà dato spazio.

 
Castelluccia e Fontana Sala:
Sono di Castelluccia - Fontana Sala ... senza SE
facebook.com/groups/castellucciafontanasalaplus/

Cava dei Selci:
Sono di Cava dei Selci ... senza SE
facebook.com/groups/cavadeiselciplus/

Due Santi:
Sono di Due Santi ... senza SE
facebook.com/groups/duesantiplus/

Frattocchie:
Sono di Frattocchie ... senza SE
facebook.com/groups/frattocchieplus/

Santa Maria delle Mole:
Sono di Santa Maria delle Mole ... senza SE
facebook.com/groups/santamariadellemoleplus/
 
Tutti questi gruppi sono gestiti da personale ultra qualificato e già facente parte della nostra redazione.
Esponete problemi ma mai parlare di politica, di attività commerciali, di ricette, cani e gatti smarriti e tutti quegli argomenti già martellanti altrove.

Siete i benvenuti a “Casa Vostra” ed il vostro smartphone smetterà di suonare o vibrare in continuazione per inutili motivi.
 

Il grande sistema Colosseo-Fori-Appia Antica

News 8 Nazionali (319-8-0)
Antonio Calcagni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo sul futuro della nostra Appia Antica, del dottor, Simone Quilici, architetto e paesaggista, che dal 2019 ha diretto il Parco Archeologico dell'Appia Antica fresco di nomina quale Direttore del Parco Archeologico del Colosseo.
 
Il dottor Quilici ha dedicato anni di lavoro al recupero degli itinerari culturali e dei sistemi territoriali, contribuendo in modo determinante al riconoscimento della Via Appia Antica come 60° sito italiano del Patrimonio UNESCO, ottenuto lo scorso anno.
 
 
“Il Parco Archeologico dell’Appia Antica, istituito nel 2016 come ente autonomo del Ministero della Cultura, ha il compito di tutelare e valorizzare un territorio unico al mondo, dove archeologia, natura e paesaggio formano un sistema continuo dalle porte di Roma ai Castelli Romani.
 
Questo sistema unitario era stato già individuato dai ministri Ruggero Bonghi e Guido Baccelli alla fine dell’Ottocento, ripreso dall’architetto e urbanista Gustavo Govannoni negli anni Venti del XX secolo con l’idea del “cuneo verde” e infine rilanciato nella seconda metà del Novecento da Antonio Cederna e Vittoria Calzolari, pionieri e paladini della tutela del paesaggio in Italia.
 
Il Parco gestisce monumenti, aree archeologiche e tratti demaniali dell’antica via Appia, coordinandosi con il Parco Regionale per gli aspetti naturalistici. L’azione di tutela da parte delle istituzioni è da sempre affiancata dalle attività delle associazioni ambientaliste: tra queste Italia Nostra e Legambiente che hanno giocato un ruolo importante nella sensibilizzazione pubblica contro abusivismo e degrado.
 
Negli ultimi decenni numerosi interventi di scavo, restauro e acquisizione di nuovi beni — tra cui Capo di Bove, il Mausoleo di Sant’Urbano, la Villa dei Tritoni e Villa Massenzia - hanno ampliato il circuito di visita e favorito forme di riuso culturale del patrimonio. I restauri hanno interessato acquedotti, tombe, ville, chiese e percorsi storici, spesso accompagnati da nuove soluzioni multimediali e da progetti di accessibilità. Il programma “Appia Regina Viarum” e i lavori lungo il tracciato esterno al GRA puntano a mettere a sistema il grande cammino da Roma a Brindisi.
 
Le attività scientifiche sono sviluppate in collaborazione con istituti di ricerca, università e l’Istituto Centrale per il Restauro, mentre un progetto di rilievo e digitalizzazione condotto con il Politecnico di Milano sta costruendo un vero e proprio “digital twin” del territorio. Un ruolo strategico avrà il progetto URBS, finanziato dal Piano Nazionale Complementare al PNRR con 30 milioni di euro: esso mira a ricucire il rapporto tra centro e periferia, incrementare le aree visitabili, migliorare l’efficienza energetica degli edifici storici e potenziare l’accoglienza, anche grazie alla piattaforma digitale MUVI Appia.
 
Parallelamente, il Parco sviluppa iniziative di valorizzazione, didattica e partecipazione, con mostre, spettacoli, attività educative inclusive e nuovi strumenti di fruizione. Il riconoscimento UNESCO dell’Appia nel luglio 2024 rappresenta una tappa decisiva: consente una gestione coordinata dell’intero asse viario e rafforza il ruolo centrale del Parco nella tutela e nella valorizzazione culturale della “Regina Viarum”.
 
La nuova sfida è ora rilanciare il sistema unitario Colosseo-Fori-Appia per redistribuire i flussi turistici della Capitale e per ribadire la centralità del sistema ambientale che lega i Castelli Romani alla valle del Tevere e a Roma, caratterizzato dal grande asse dell’Appia a partire dal Miliarium Aureum nel Foro Romano”.

Incidente sfiorato davanti all’ingresso delle Scuole Verdi-Ciari

News 9 S. Maria delle Mole    (commenti:2) (1.442-23-3)
Antonio Calcagni

Pubblichiamo un messaggio di allarme che abbiamo ricevuto da una signora che ha rischiato di essere investita, insieme al proprio figlio, mentre lo stava accompagnando alla scuola Verdi.
 
Questo a causa della commistione tra pedoni ed auto che si crea quotidianamente davanti alla piccola piazzetta adiacente a via Maroncelli.
 
Buongiorno, martedì 25 novembre, mio figlio stava per essere investito da una macchina che si muoveva in retromarcia nel parcheggio antistante la scuola (macchina peraltro parcheggiata davanti al cancello della scuola).
 
Mio figlio era attaccato a me e con un gesto sono riuscita ad allontanarlo, rischiando di essere investita io stessa.
 
NON FACCIAMO FINTA DI NIENTE, QUESTA VOLTA È CAPITATO A ME MA POTREBBE CAPITARE A VOI DI VIVERE QUESTA BRUTTA ESPERIENZA CON VOSTRO FIGLIO/NIPOTE.
 
Vorrei ricordare a tutti i genitori, nonni, zii, di prestare la massima attenzione quando si fa manovra nel parcheggio davanti la scuola, e possibilmente di EVITARE l’ingresso nel parcheggio negli orari di entrata ed uscita della scuola perché è pericolosissimo.
 
Abbiamo un comodo parcheggio a pochi metri in via Fratelli Cervi?
 
Un incidente evitato per poco, che ricorda da vicino quanto già successo circa 2 anni fa', nella medesima situazione di caos, una signora finì all’ospedale.
 
La soluzione rimane sempre quella, ovvero aprire quel famoso cancello che collegherebbe il grande parcheggio a cui fa riferimento la signora, direttamente con la scuola.
 
Un’opera da noi richiesta oltre 3 anni fa e supportata dalla raccolta di oltre 400 firme, e che nell’agosto scorso con la sua realizzazione sembrava cosa fatta.
 
Sono passati invece altri quattro mesi ma il cancello realizzato continua e rimanere chiuso, ed i rischi che qualcuno si faccia male aumentano.
 
Fino ad ora abbiamo pazientemente atteso che lorsignori si dessero una mossa ora però la pazienza sta per finire. A buon intenditore poche parole.

Lettera denuncia di una mamma della scuola Vivaldi

News 10 S. Maria delle Mole    (commenti:1) (2.011-54-3)
Antonio Calcagni

Questa di seguito è la mail scritta da una MAMMA, una mamma vera … alle ore 4:43 … di questa notte, preoccupata per i suoi due figli, per questa madre la soluzione sarebbe tenere i propri figli a casa o pretendere che si renda un servizio pubblico quantomeno decente?
 
Buongiorno, scrivo a quest'ora questa e-mail perché il pensiero di circa 500 alunni e circa 80 lavoratori (tra docenti e collaboratori) che dovranno affrontare un'altra giornata di gelo nel plesso Vivaldi, NON MI FA LETTERALMENTE dormire! In qualità di Presidente del Consiglio dell'Istituto Comprensivo di S. M. delle Mole, vi chiedo come sia stato possibile arrivare a questa situazione, dove ragazzi e docenti debbano stare in una situazione climatica che oggi prevede la temperatura minima pari a 6° e la massima pari a 13°.
 
Chiedo riscontro alla circolare n. 42 (che allego) inviata dal Dirigente Scolastico in data 24/11/2025 in merito alla misurazione della temperatura nel plesso Vivaldi per stabilire se è possibile o meno la permanenza a scuola.
 
Comprendo che la rottura dell'impianto di riscaldamento non sia prevedibile in una situazione normale, ma vi chiedo se sia normale arrivare alla situazione odierna.
 
Perché una caldaia vecchia, che dava problemi da anni, non è stata sostituita prima? Perché non è stato possibile richiedere un lavoro straordinario H24 dei tecnici al fine di risolvere la problematica nel minor tempo possibile?
 
Allego foto SIMBOLO di questo disagio che stanno vivendo i ragazzi nella nostra scuola: banchi vuoti, ragazze avvolte nei plaid, ragazzi incappucciati, pur di continuare ad andare a scuola!
 
Ci sono 500 famiglie che chiedono risposte sulla data di partenza dei riscaldamenti: oggi? domani? lunedì?
 
La domanda sorge spontanea come mai ci siamo ridotti in questa situazione?

Il Natale a Santa Maria delle Mole

News 11 S. Maria delle Mole (153-5-0)
Eleonora Persichetti

Dopo la “Notte Bianca in Allegria” dello scorso 20 settembre, Santa Maria delle Mole si è vestita nuovamente a festa sabato 22 novembre per l'inizio della 5a edizione di “Luci in Allegria”, evento ideato e organizzato da Andrea Paciotti insieme all'UCF Marino con il patrocinio del Comune di Marino, che fino a martedì 6 gennaio terrà banco nella frazione marinese con luminarie tridimensionali dedicate ai temi delle fiabe e dei cartoni animati, negozi addobbati con luci e decorazioni natalizie lungo le vie principali, un Luna Park con giostre per bambini in Piazza Sandro Sciotti e stand dedicati ai dolci e alla gastronomia.
 
Durante la serata inaugurale, presentata da Luca Rossetti dal palco allestito in Piazza Palmiro Togliatti, le mascotte di Minnie e Topolino hanno salutato grandi e piccini assistendo, in mezzo al numeroso pubblico, alla benedizione di tutti i presenti da parte di Don Jesus Grajeda, Parroco della Parrocchia della Natività della Beata Maria Vergine di Santa Maria delle Mole, ai saluti dell'Amministrazione comunale e al momento culminante: l'accensione di un gigantesco Albero di Natale, accompagnata da un suggestivo spettacolo di suoni e luci.
 
Un ringraziamento, come sempre, a tutti coloro che hanno collaborato a questo evento, ormai sentito e che riesce sempre benissimo grazie al sacrificio di tante persone – queste le parole dell'Assessore alle Attività Produttive Rinaldo Mastantuono durante i saluti istituzionali –. Grazie ad Andrea Paciotti, ai commercianti, agli sponsor e, ovviamente, a tutta l'Amministrazione comunale. Buon Natale a tutti!”.
 
Per questo Natale dobbiamo dare un messaggio di positività, come quello che dà questa piazza – ha aggiunto il Sindaco Stefano Cecchi. Anche quest'anno ci sono bellissime luminarie, vie e negozi addobbati e tante sorprese per i giovani. Da inizio dicembre andrò a salutare tutte le classi di tutti gli Istituti Scolastici di Marino, per portare gli auguri dell'Amministrazione comunale: un gesto che faccio col cuore, perché quando entro in una classe mi sento il papà di ogni bambino e di ogni bambina che incontro. Mi associo a tutti i ringraziamenti, vi do appuntamento a tutti gli eventi che abbiamo preparato per il Natale e vi auguro Buone Feste!”.

"A noi gli occhi, Gigi": memoria, arte e architettura al Verano

News 12 Frattocchie (86-2-1)
la Redazione

“A noi gli occhi, Gigi”: memoria, arte e architettura al Verano con l’Associazione Centro Anziani Frattocchie di Marino APS ricordando Gigi Proietti
 
Una mattinata intensa, fatta di memoria, racconti e quella magia che solo i grandi artisti romani sanno lasciare nel cuore. Grazie alla collaborazione di A.M.A. Cimiteri Capitolini, il Centro Anziani Frattocchie di Marino APS (CAFM) ha partecipato all’evento–spettacolo “A noi gli occhi, Gigi”, un percorso guidato dedicato alla figura di Gigi Proietti, attore-simbolo della romanità e del teatro italiano.
 
Complice una splendida giornata della cosiddetta estate di San Martino, i soci del CAFM hanno potuto seguire l’intero itinerario gratuito, accompagnati dai narratori Sabina Barzilai e Marco Cardinali.
 
Il gruppo ha ripercorso la storia, il talento inesauribile e il profondo legame che Proietti aveva con Roma e con gli artisti che ne hanno condiviso lo spirito: Gabriella Ferri, con la sua romanità autentica; Monica Vitti, icona di un’ironia elegante e mai scontata; Alberto Sordi, simbolo eterno della città; fino all’eredità scenica di Ettore Petrolini e Vittorio Gassman, maestri ai quali Proietti guardava con sincera ammirazione.
 
Emozionante anche il ricordo di altri grandi interpreti della scena italiana, come Luigi Magni e Leopoldo Fregoli, figure che hanno contribuito a definire il patrimonio culturale di Roma.
 
Uno dei momenti più suggestivi dell’evento è stata la visita al monumento funebre di Gigi Proietti un’opera che merita un’attenzione particolare anche dal punto di vista architettonico e che evoca il teatro al quale Proietti ha dedicato tutta la vita.
 
Le numerose foto scattate dai partecipanti (e visibili sulla pagina del CAFM) testimoniano la forte partecipazione emotiva e la bellezza di un percorso che ha saputo unire cultura, storia, teatro e architettura, offrendo un omaggio significativo a una delle figure più amate della città. Per informazioni, iscrizioni e per seguire il programma delle attività del CAFM, è possibile contattare il Presidente Claudio Bornaccioni al 335-364847.

LUCI IN ALLEGRIA - È GIÀ NATALE

News 13 S. Maria delle Mole (329-8-0)
Eleonora Persichetti

Dopo il successo della Notte Bianca in Allegria dello scorso 20 settembre, Santa Maria delle Mole si vestirà nuovamente a festa sabato 22 novembre per l'inizio della 5a edizione di “Luci in Allegria”, che darà il via al ricco calendario di eventi previsti nella Città di Marino per il Natale 2025 (che sarà comunicato nei prossimi giorni dall'Amministrazione comunale).
L'evento, ideato e organizzato da Andrea Paciotti insieme all'UCF Marino con il patrocinio del Comune di Marino, nasce dalla sinergia tra commercianti, imprese e attività produttive del territorio ed è pronto a confermarsi un punto di riferimento fondamentale per le Feste natalizie nel territorio dei Castelli Romani.

Il momento inaugurale di “Luci in Allegria” 2025, che sarà presentato da Luca Rossetti, comincerà alle 18:30 in piazza Palmiro Togliatti, dove saranno presenti anche le mascotte di Minnie e Topolino ad allietare i tantissimi piccoli visitatori. Poi spazio alla grande e tradizionale festa, con l'accensione di un grande Albero di Natale, alto oltre 10 metri, e un suggestivo spettacolo di suoni e luci alla presenza del Sindaco Stefano Cecchi e dell'Amministrazione comunale.

Fino al 6 gennaio, inoltre, nella ridente frazione marinese saranno presenti un Luna Park con giostre per bambini e stand dedicati ai dolci e alla gastronomia. Non mancheranno, chiaramente le consuete luminarie tridimensionali, offerte in maniera totalmente gratuita e che riprodurranno, lungo le vie principali del territorio, personaggi delle fiabe e dei cartoni animati, con meravigliosi giochi di luce. I negozi, infine, saranno addobbati da sabato 22 novembre fino alla fine delle Feste con luci e decorazioni natalizie.

Anche quest'anno c'è stata una grandissima unione tra i commercianti di Santa Maria delle Mole di  Marino e gli sponsor, che ringrazio sentitamente – ha sottolineato il presidente dell'UCF Marino Andrea Paciotti –. 'Luci in Allegria' è un appuntamento imperdibile per la nostra comunità e abbiamo lavorato ancora una volta con tanti mesi di anticipo per regalare un Natale magico anche ai cittadini degli altri comuni dei Castelli Romani e di Roma. Vi aspettiamo numerosi dal 22 novembre al 6 gennaio a Santa Maria delle Mole, buon divertimento e auguri di Buone Feste!”.

Amministrazione Cecchi, resoconto dei quattro anni

News 14 S. Maria delle Mole    (commenti:4) (668-42-0)
Antonio Calcagni

Sono trascorsi ormai 4 anni, (48) mesi, dall’insediamento della giunta Cecchi, ed ora, come già fatto alla scadenza dei 3 anni, ci ritroviamo, ancora una volta, a fare il punto della situazione su, quanto di quello promesso in campagna elettorale, a favore di Santa Maria, è stato realizzato.
 
n.b. tutto quello che trovate scritto in neretto, qui di seguito, è stato estrapolato dal,
 
 
PROGRAMMA AMMINISTRATIVO DEL CANDIDATO SINDACO DEL COMUNE DI MARINO STEFANO CECCHI.
 
PUNTO 1.2. PAGINA 7. Il Nuovo Parco Mameli/ Parcheggio di scambio Via Goffredo Mameli/ Via Capanne di Marino:
  • Realizzazione nell’area di Mugillae di un centro di cultura archeologica, con biblioteca e installazioni di pannelli informativi, aree pic-nic e nuove sedute lungo i percorsi che portano fino al Parco Regionale dell’Appia Antica. MANCATA REALIZZAZIONE;
  • Realizzazione della nuova Piazza Mameli (collocata ad un incrocio fra via G. Mameli e via Capanne di Marino. MANCATA REALIZZAZIONE;
  • Realizzazione di un Boschetto di mq 573. MANCATA REALIZZAZIONE;
  • Realizzazione di un parco attrezzato per cani. Un'area sgambamento cani è stata avviata gia nel mese di gennaio scorso, presso la casa dei Servizi di via Morosini, ma da ormai diversi mesi è tutto fermo, la possiamo quindi considerare come OPERA INCOMPIUTA.
PUNTO 1.4 PAGINA 8:
  • Alleviamento del traffico generato dalla stazione ferroviaria. Si tratta di un progetto ambizioso che, in prima battuta, dovrà essere affrontato concertando con Rete Ferroviaria Italiana Prolungamento della banchina in direzione Velletri. MANCATA REALIZZAZIONE;
  • Acquisizione al patrimonio comunale della sovrastante Piazza Albino Luciani. MANCATA REALIZZAZIONE;
  • Realizzazione di una rampa che, dalla banchina, permetta di raggiungere l’ampio parcheggio di piazza A. Luciani. MANCATA REALIZZAZIONE;
  • Nuove pensiline per proteggere i passeggeri dal caldo e dalla pioggia; MANCATA REALIZZAZIONE;
  • Fermata della stazione Santa Maria delle Mole sarà rinominata aggiungendo la dicitura “Appia antica”. MANCATA REALIZZAZIONE. In compenso la grande novità è che invece della dicitura “Appia Antica” è stata aggiunta "Marino". A che pro?
Le suddette voci riguardavano un progetto complessivo di R.F.I. relativo al rinnovo della nostra stazione ferroviaria.
 
Un progetto annunciato dall’Amministrazione comunale in pompa magna, in occasione della diretta televisiva “Buongiorno Regione” di Rai Tre, da noi richiesta, del mese di novembre 2023, dove tra le altre ponevamo l’accento sulle continue interruzioni della linea, causate dalle quotidiane auto che rimanevano intrappolate dentro l’area dei binari.
 
Sono trascorsi ormai due anni da quella denuncia pubblica, ma le interruzioni della linea continuano come, e più di prima, creando enormi disagi a catena su tutti i passeggeri dell’intera rete ferroviaria locale e paralizzando il traffico veicolare.
 
Sulla promessa minimalista, strappata al Sindaco in quell’occasione, ovvero di una presenza più costante della Polizia Locale, almeno nei momenti topici, nessuna traccia.
 
Mentre del progetto di rifacimento della stazione, ad opera della R.F.I. si è persa ogni traccia.
 
Inoltre, il progetto di collegare, attraverso una rampa pedonale, la stazione a piazza Albino Luciani, era funzionale al fatto che nella suddetta piazza persistevano circa 220 posti auto, mentre ora con l’insediamento dei moduli scolastici della scuola E. Morante, che a causa del crollo di un solaio durante la sua costruzione, si prevede rimarranno in loco per molto altro tempo, i posti auto disponibili si sono ridotti a circa 50, un numero appena sufficiente alle esigenze del plesso scolastico.
 
  • Realizzare una tangenziale che colleghi via Goffredo Mameli e l’innalzamento della Via Appia in prossimità dell’incrocio di Santa Maria delle Mole, con un ponte in legno che rispetti i vincoli inerenti all’Appia Antica e che possa far confluire il traffico delle autovetture direttamente all’inversione ad U che indirizza verso Roma; MANCATA REALIZZAZIONE;
PUNTO 4.0 PAGINA 14. Turismo:
  • Passeggiata della Regina Viarum che, dal meraviglioso tratto dell’Appia Antica fino ai resti del circo di Boville, ci aiuti a riscoprire le passate suggestioni, attraverso interventi di riqualificazione in collaborazione con il Parco dell’Appia Antica; MANCATA REALIZZAZIONE;
PUNTO 5.2 PAGINA 17.
  • Priorità assoluta sarà data alla realizzazione di un’Isola Ecologica nel territorio delle circoscrizioni II e III MANCATA REALIZZAZIONE;
Su questo punto è bene fare un pò di chiarezza.
 
L’amministrazione comunale nell’approvazione del Documento Unico di Programmazione 2025-2027 ha previsto una spesa di 1.0000.000,00 di euro per la realizzazione della suddetta Isola Ecologica.
 
Avendo però deciso di collocarla presso l’area Tudini, un’area classificata come “Paesaggio agricolo di rilevante valore” e pertanto soggetta a vincolo, per procedere alla sua realizzazione l’amministrazione comunale chiese nel lontano 2022 all’allora Ministro Franceschini, titolare del Ministero dei Beni culturali, una deroga al suddetto vincolo.
 
Da allora del progetto, se ne erano perse le tracce, ma stranamente lo scorso anno l'Amministrazione comunale con 3 determine, ha stanziato 93.400,00 euro.
A questo punto le domande sorgono spontanee:
  1. Abbiamo ricevuto la deroga del suddetto ministero?
  2. È stato già avviato l’iter per l’esproprio dell’area?
Inoltre, non bisogna dimenticare che la suddetta strada, funzionale a raggiungere questa ipotetica isola ecologica, da Santa Maria, al momento è privata e, visto che, il suo tracciato si sviluppa sul territorio di due Comuni diversi, ovvero Roma IX Municipio e Marino, nessuno dei due può acquisirla a patrimonio pubblico.
 
Un problema che è diventato attuale quando, nello scorso mese di agosto, a seguito di un intervento dei vigili del fuoco, che dichiarò pericolanti alcuni pini, posti proprio sul sedime stradale, la suddetta strada fu chiusa per alcune settimane, senza che nessuno dei due Comuni potesse intervenire, dovendosi quindi affidare solo alla buona volontà delle proprietà Tudini.
 
Dopo quell’esperienza fu finalmente chiaro a tutti che, solo la Città metropolitana di Roma, ex provincia di Roma, poteva acquisirla a patrimonio pubblico, e infatti a seguito di ciò, i due Municipi produssero, congiuntamente, una formale richiesta in tal senso alla suddetta Città metropolitana.
 
UN’ISTANZA CHE NOI DEL COMITATO DI QUARTIERE INTENDIAMO SOSTENERE ANCHE ATTRAVERSO UNA RACCOLTA DI FIRME CHE E’ TUTTORA IN CORSO.
 
PUNTO 5.4. PAGINE 17/18.
  • Manutenzione aree verdi private fronte – strada. A tale scopo l’Amministrazione comunale solleciterà la cittadinanza, affinché effettui una costante manutenzione delle aree sopraindicate. NON CI SEMBRA CHE SIA CAMBIATO NULLA.
PUNTO 5.5. PAGINA 18. Lotta contro l’abbandono dei rifiuti.
  • Campagne di informazione e di contrasto all’abbandono dei rifiuti, attraverso l’applicazione di forti sanzioni ai trasgressori, avvalendosi di sistemi tecnologici di ultima generazione e tramite l’azione congiunte tra Forze dell’Ordine, Associazioni di Vigilanza, Ispettori ambientali comunali.
PROGETTO DISATTESO IN QUANTO, IL SINDACO HA PIU VOLTE DICHIARATO DI ESSERE CONTRARIO ALL’INSTALLAZIONE DELLE TELECAMERE, INOLTRE IN QUESTI ANNI È STATO CANCELLATO L’ISTITUTO DEGLI ISPETTORI AMBIENTALI, CHE VISTA LA CARENZA DI PERSONALE DELLA POLIZIA LOCALE, SAREBBE STATO MOLTO UTILE.
E COSI’, NONOSTANTE IL QUOTIDIANO IMPEGNO DEI NOSTRI VOLONTARI DEL DECORO URBANO, L’ABBANDONO DEI RIFIUTI CONTINUA IMPUNEMENTE.
 
PUNTO 5.6. PAGINA 18. Lotta all’inquinamento acustico e ambientale.
  • Deciso “NO” a ogni tipo di nuova discarica sul territorio dei Castelli Romani; COERENTI.
  • Continuare la battaglia che, lentamente ma efficacemente stiamo portando avanti, per l’abbassamento del numero dei voli in arrivo e in partenza dall’aeroporto GB Pastine di Ciampino; A CHE PUNTO SIAMO?
PUNTO 5.7. PAGINA 18. Monitoraggio emissioni Radom; MANCATA REALIZZAZIONE;
 
PUNTO 5.8. PAGINA 19. Idee concrete per una rivoluzione energetica sul territorio.
  • Uso efficace ed efficiente dell’energia…. con l’impiego e produzione sostenibili dell’energia in tutte le sue forme…. realizzazione di una linea di teleriscaldamento/raffreddamento a servizio degli edifici pubblici alimentato con biomassa locale a chilometro zero derivante dalla manutenzione programmata dei boschi e del verde pubblico ecc.ecc. MANCATA REALIZZAZIONE;
  • Sostituzione delle classiche lampade con quelle a Led.MANCATA REALIZZAZIONE.
PUNTO 5.9. PAGINA 19 Servizio idrico integrato, chiederemo:
  • Ampliamento del depuratore di Santa Maria delle Mole in vista dei nuovi allacci che coinvolgono anche i vicini comuni di Castel Gandolfo e Albano Laziale;
  • Realizzazione dei nuovi tratti fognari nelle zone del territorio ancora sprovviste;
  • realizzazione di un punto di raccolta acqua potabile in una zona a monte delle sei frazioni cosicché si possa avere una erogazione più regolare in caso di guasti improvvisi, oltre a una migliore distribuzione;
  • ampliamento della rete idrica nelle zone del comune ancora sprovviste;
  • sostituzione dei tratti di condotta idrica obsoleti che, ad oggi, manifestano ancora costanti perdite settimanali su strada;
  • Obbligare il gestore ad interventi di riparazione guasti nel più breve tempo possibile, comunque entro le 72 ore.
PER I PUNTI SOPRAELENCATI NON CI RISULTA SIA STATO FATTO NULLA.
 
Installazione da parte ACEA della Casetta dell’acquaFATTO.
 
PUNTO 5.10. PAGINA 19 Servizio Cimiteriale.
  • Realizzazione del cimitero comunale nell’area delle circoscrizioni II e III. MANCATA REALIZZAZIONE.
PUNTO 6.3 PAGINE 22 e 23:
  • Sviluppo della mobilità ciclabile: introduzione del servizio di bike sharing e installazione delle rastrelliere per biciclette. MANCATA REALIZZAZIONE;
  • Installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici. INSTALLATE NUMERO 2 COLONNINE; un po’ pochine per oltre 20.000 abitanti;
  • Connessione delle aree di Santa Maria delle Mole, con la stazione ferroviaria di Ciampino; MANCATA REALIZZAZIONE. ulteriore beffa è dovuta al fatto che, sul sito della Schiaffini, il servizio compare come già attivo, ma se sì clicca sul link dedicato, ad apparire sono gli orari della linea che collega Frattocchie a Marino;
  • Richiedere al concessionario del TPL, di attivare il sistema di infomobilità che consentirà alla cittadinanza di conoscere in tempo reale il tempo di esatto di arrivo del bus; MANCATA REALIZZAZIONE.
PUNTO 7 PAGINA 24. Realizzazione di un Campus, un nuovo polo scolastico da ubicare in posizione baricentrica e funzionale rispetto a Santa Maria delle Mole, Cava dei Selci, Frattocchie e le altre frazioni più piccole di Marino. MANCATA REALIZZAZIONE.
 
PUNTO 8 PAGINA 25. Realizzazione di lavori di adeguamento alla normativa sulla sicurezza del campo sportivo “Attilio Ferraris” di Santa Maria delle Mole. MANCATA REALIZZAZIONE.
 
PUNTO 9 PAGINA 26. Tutela del benessere animale.
  • Miglioramento della pulizia delle strade prevedendo contenitori appositi per i sacchetti utilizzati per la raccolta delle deiezioni e potenziando al contempo i controlli e le sanzioni; MANCATA REALIZZAZIONE DI ENTRAMBE LE VOCI.
PUNTO 10 PAGINA 27. Commercio ed attività produttive.
  • Agevolazioni sulle imposte comunali per piccoli esercizi artigianali e commerciali, per costruire con queste realtà un “patto con il cittadino” che, in contropartita degli aiuti comunali, si impegneranno a praticare sui beni di consumo primari prezzi concorrenziali. MANCATA REALIZZAZIONE.
PUNTO 15-PAGINA 34. Sicurezza.
  • Istituzione di un presidio di Polizia Locale negli Uffici della Delegazione comunale di Santa Maria. MANCATA REALIZZAZIONE.
A questa fantasmagorica lista di promesse, tanto bella quanto irrealizzabile, mancavano a nostro modesto parere, le seguenti voci:
  • Affrontare in modo serio, il problema complessivo del nodo Ferroviario/stradale/ archeologico dell’incrocio tra via Appia Nuova, Viale della Repubblica, linea ferroviaria Roma-Velletri e Appia Antica;
  • Acquisire l’area del parcheggio di via Frassati, e realizzare un parcheggio degno di questo nome, e possibilmente ampliandolo prevedendo un accesso pedonale supplementare da realizzare su via Silvio Pellico, nella omonima traversa, dove ha sede ImmobilService.;
  • Realizzare e rendere fruibile il cancello pedonale di collegamento tra il parcheggio di via Fratelli Cervi e la scuola, Verdi. Dopo tante insistenze siamo riusciti a farlo realizzare, ma al momento rimane chiuso;
  • Adeguare una rete stradale e relativi parcheggi, all’abnorme incremento di abitanti che si è avuto negli ultimi 40 anni.
E così, mentre si approva un Piano Urbanistico Generale Comunale, che prevede un ulteriore e sostanzioso incremento di abitanti, non ci si preoccupa minimamente di  prevedere le opere di urbanizzazione primaria necessarie.
 
Questa è la situazione che riguarda la nostra Cittadina di Santa Maria delle Mole, ovvero una situazione di completo stallo, in cui gli unici interventi per così dire, degni di rilievo, sono le sporadiche asfaltature di qualche pezzo di strada, ma più spesso parliamo di toppe, e dove le legittime richieste dei cittadini che noi poniamo all’attenzione, vengono disattese.
 
Istanze che solo alcuni singoli membri di questa Amministrazione, dimostrano di recepire. 
 
Una situazione che sembra identica anche per quanto riguarda tutto il restante territorio dell’ex Comune di Boville, ma su questo  lasciamo ai rispettivi Comitati di quartiere giudicare.
 
Comitati che sicuramente come noi, sono molto attenti allo sviluppo dei rispettivi territori di competenza.
 
Tutto ciò mentre a pochi chilometri da noi, il Comune di Ciampino, ormai da qualche anno, ha avviato una massiccia campagna di realizzazione di opere pubbliche, che sta trasformando il volto della città, attraverso la sistemazione di: strade, marciapiedi, piste ciclabili, piazze, rotatorie, ecc.
 
Ma evidentemente da noi, invece di investire nella realizzazione di opere pubbliche utili alla cittadinanza, si preferisce spendere per ben due anni consecutivi la stratosferica cifra annua di 760.000 euro per una sagra che, più che un’evocazione storica, è ormai diventata un’occasione per autocelebrarsi.
 
Sull’argomento la domanda sorge spontanea, ma con tutte le carenze strutturali che caratterizzano il territorio comunale, possiamo permetterci di spendere tutti questi soldi?
 
 

Entusiasmo e sorrisi per i nuovi bambini del Piccolo Coro del Fiore Blu di Marino Aperta APS

News 15 Frattocchie    (commenti:1) (159-4-1)
Antonio Calcagni

 
Un avvio come nella tradizione pieno di energia e sorrisi quello del Piccolo Coro del Fiore Blu di Marino Aperta.
 
Sabato 8 novembre presso l'Auditorium della Primo Levi a Frattocchie molti bambini con le loro famiglie si sono ritrovati per la ripartenza della attività dei piccoli coristi di Marino Aperta, con l'inserimento dei nuovi bimbi per la nuova stagione 2025-2026.
 
Una vera e propria esplosione di gioia che caratterizza oramai a Frattocchie da oltre 20 anni questa attività musicale di ampio successo dell'associazione fondata da don Bruno Meneghini.
 
 
"Dopo il Doposcuola, il laboratorio teatrale" precisa la Presidente di Marino Aperta APS Michela Graziani "sono ripartite anche le attività del Piccolo Coro del Fiore Blu e delle lezioni di Chitarra.
 
Uno sforzo importante anche quest'anno quello della nostra associazione che con i suoi volontari ed educatori esprime da 23 anni sul territorio con i fatti cosa significa essere una responsabile comunità educante, praticando la solidarietà, l'attenzione per gli altri nella crescita umana, culturale e musicali dei ragazzi.
 
Il mio primo ringraziamento e quello del Direttivo dell'associazione va agli Istituti Comprensivi P. Levi e S. Maria delle Mole che, anche quest'anno, hanno inserito nei Piani Triennali dell'Offerta Formativa le nostre proposte.
 
Il secondo ai volontari e operatori che gestiscono le attività di Marino Aperta con grande competenza, disponibilità e costanza.
 
E il terzo a tutte le famiglie che, anche quest'anno, si sono ri-coinvolte con passione ed entusiasmo sin dalle prime attività".

Sabato 15 novembre - Colletta Alimentare

News 16 S. Maria delle Mole (335-3-0)
Francesco Raso

29ª GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE
“Un piccolo gesto, un aiuto concreto”

L’iniziativa solidale promossa dalla Fondazione Banco Alimentare si svolgerà in tutta Italia
sabato 15 novembre 2025

Torna sabato 15 novembre, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, l’appuntamento con la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, l’iniziativa promossa dalla Fondazione Banco Alimentare ETS per sensibilizzare la cittadinanza sul problema della povertà. Sarà possibile acquistare alimenti non deperibili da donare alle persone in difficoltà, aiutate dalle organizzazioni partner territoriali convenzionate con le 21 sedi Banco Alimentare regionali. Con l’aumento delle richieste di aiuto, la Colletta Alimentare rappresenta un segno concreto di solidarietà, sempre più atteso da chi vive in situazioni di disagio.

Nel Lazio, l’iniziativa coinvolgerà oltre 500 punti vendita e più di 5.000 volontari, pronti a raccogliere prodotti a lunga conservazione come olio, verdure e legumi in scatola, conserve di pomodoro e sughi pronti, tonno e carne in scatola, alimenti per l'infanzia e riso.
 
 
I volontari saranno presenti
nei seguenti super/iper mercati
DEM Via Alda Merlin, 11 Marino
CONAD Piazza Don Luigi Sturzo, 17 Marino
EUROSPIN Largo Alessandro Manzoni, 11 Marino
TOP Via Appia Nuova KM 21 Marino
TOP Via dell’Ospedaletto, 20 Ciampino
PEWEX Piazzale Alessandro Pertini (c.c. La Nave) Marino
TIGRE Via Goffredo Mameli, 9 Marino
 
 
Tutti gli alimenti donati saranno poi distribuiti a oltre 400 organizzazioni partner territoriali convenzionate con Banco Alimentare del Lazio ODV (mense per i poveri, case-famiglia, comunità per i minori, centri d’ascolto, unità di strada, parrocchie, etc..) che aiutano oltre 110.000 persone in difficoltà nella regione.

«I dati diffusi dalla relazione della Corte dei Conti sulla spesa sociale degli enti territoriali confermano ciò che anche noi vediamo ogni giorno: nel Lazio una persona su tre è a rischio povertà e negli ultimi cinque anni la situazione è peggiorata. A colpire di più è la sua nuova fisionomia che oggi non riguarda solo chi ha perso il lavoro, ma anche chi un lavoro ce l’ha e non riesce comunque ad arrivare a fine mese. Colpisce anche tanti anziani soli, un numero purtroppo in crescita costante. È un segnale che non possiamo ignorare: il bisogno di aiuto non è più un’eccezione, ma una realtà quotidiana», afferma Marco Picciaia, Presidente del Banco Alimentare del Lazio ODV.
«In questo contesto, la Colletta Alimentare diventa un gesto ancora più importante. È un’occasione per ricordarci che il cibo non è solo nutrimento, ma relazione, attenzione, condivisione. Lo dimostra anche la crescente partecipazione di alunni delle scuole medie e superiori della regione. La domanda di significato espressa dai giovani trova nella Colletta un inizio di risposta. Ogni pacco donato racconta la scelta di qualcuno di non restare indifferente, di voler essere parte di una comunità che si prende cura degli altri. È questo il valore più grande della Colletta: un gesto semplice che unisce fa riflettere e, soprattutto, cambia le cose.»
 
Le testimonianze raccolte ogni anno lo confermano: “Sono in pensione, non posso permettermi molto…ma qualcosa voglio donarlo anch’io”, ha detto una signora anziana consegnando ai volontari una scatola di lenticchie. O ancora “Non ho tanto, ma so cosa vuol dire non avere nulla. Questo pacco di biscotti è per chi sta peggio di me”, ha raccontato un ex detenuto, porgendo il suo contributo.
 
Dal 15 novembre al 1° dicembre sarà possibile donare la spesa anche online su alcune piattaforme dedicate: per conoscere le varie modalità di acquisto dei prodotti e i punti vendita aderenti all’iniziativa è possibile consultare il sito www.bancoalimentare.it.
 
La Colletta Alimentare, gesto con il quale la Fondazione Banco Alimentare ETS aderisce alla Giornata Mondiale dei Poveri 2025 indetta da Papa Leone XIV, ha ricevuto il patrocinio e il sostegno del Comitato Nazionale per la celebrazione dell’VIII centenario della morte di San Francesco di Assisi ed è resa possibile dalla collaborazione con la Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, la Compagnia delle Opere - Opere Sociali ETS, l’Esercito, l’Aeronautica Militare, l’Associazione Nazionale Alpini, l’Associazione Nazionale Bersaglieri, il Lions International Multidistretto 108 Italy e la European Food Banks Federation.
 
 
Sponsor: Unipol, Eni, Bennati, Cuki, PwC, Coca-Cola, Terranova
Partner istituzionale: Intesa Sanpaolo
Partner logistico: Amazon, Poste Italiane, Number 1 Logistics Group
 
 
Per informazioni:
comunicazionebal@lazio.bancoalimentare.it
Aldo Mattia 347 727 9204
Alfonso Borreca 377 0992437
 
 
 
Banco Alimentare del Lazio ODV
Viale G. Stefanini 35, 00158 Roma
Tel. +39 06 45753560
segreteria@lazio.bancoalimentare.it
C.F. 97206390581
bancoalimentare.it/lazio

Pranzo di Natale del Comitato di Quartiere di Santa Maria delle Mole – Aperte le adesioni!

News 17 S. Maria delle Mole (399-6-0)
Eleonora Persichetti

Sono ufficialmente aperte le adesioni al Pranzo di Natale del Comitato di Quartiere di Santa Maria delle Mole, un’occasione per ritrovarsi, condividere un momento di convivialità e fare il punto sulle attività svolte nel corso dell’anno.
 
📅 Data: Sabato 6 dicembre 2025
📍 Luogo: Osteria da Trinca, Via Casa Rossa (traversa di Via Nettunense)
🕐 Orario: Il pranzo inizierà alle ore 13:00
 
Prima del pranzo si terrà una breve relazione sulle attività del Comitato, con aggiornamenti e anticipazioni sui progetti futuri.
 
🍽️ Menù del pranzo (€30,00 a persona):
  • Antipasto misto
  • Mezza porzione di amatriciana e mezza porzione di lasagna ai carciofi
  • Arrosto misto con patate al forno
  • Panettone
  • Vino, caffè e digestivo inclusi
Per prenotare chiamare: il numero 393 3750539 del Presidente del Comitato, Antonio Calcagni.
 
Le prenotazioni sono aperte fino al 25 novembre e, comunque, fino al raggiungimento della capienza massima del ristorante
 
Durante l’incontro sarà inoltre possibile rinnovare o effettuare l’iscrizione al Comitato di Quartiere per l’anno 2026.
Un momento per stare insieme, condividere idee e brindare a un nuovo anno di impegno per la nostra comunità!

Vi aspettiamo numerosi!

Conosciamo le nostre preziose "amiche" piante

News 18 Natura e Botanica (394-0-0)
Domenico Brancato

 
Il Fico
 
Il Fico trova riscontri in una storia millenaria menzionata in molte culture e tradizioni, e in virtù dei ritrovamenti archeologici che ne attestano la sua presenza già 11.000 anni fa, risulta essere una delle prime piante coltivate dall’uomo con profondi significati, sia nella religione che nella cultura popolare.
Classificazione botanica:
  • Classe: Magnoliopsida o Dicotiledoni
  • Ordine: Urticales
  • Famiglia: Moracee
  • Genere: Ficus
  • Specie e Nome scientifico: Ficus carica (in riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria: regione dell’Asia Minore. A testimonianza della sua coltivazione già nelle prime civiltà agricole di Palestina ed Egitto).
Origine etimologica del nome:
Il termine “fico” deriva Dal latino “ficus”, che a sua volta ha origini ancor più antiche, nel greco “syke”, anch’esso riferito all’albero del fico e al suo frutto. Inoltre, il termine “ficus” in latino ha la stessa radice del verbo “facere” (fare) , che denota un legame con la capacità del frutto di prodursi, crescere e svilupparsi. Il che dimostra come il nome del frutto e dell’albero del Fico ha una storia che attraversa diverse lingue e culture fin dai tempi remoti.
La parola “fico” però, pur avendo mantenuto il suo significato originale, nel tempo ha acquisito anche significati metaforici, spesso legati alla sua forma o alla sua presenza in espressioni popolari. I riferimenti letterari basati su tale parallelo trovano riscontro anche nel significato di attributo genitale femminile annotato già da Aristotele ( 2300 a.C.). Poiché il termine “fica”deriva dal siriano “pequ” e dal precedente accadico (lingua semitica estinta, parlata nell’antica Mesopotamia) “piqu”, ovvero “sigu”: nome riferito all’organo sessuale femminile (nel senso di varco, fessura), onde il nome del frutto per analogia.
Così, in italiano antico “fica” indicava sia l’albero che il frutto, ma successivamente ha assunto anche il significato metaforico di organo sessuale femminile.
“Figo” e “fico” poi, in italiano colloquiale, secondo Accademia della Crusca e Treccani , hanno entrambi lo stesso significato : “bello”, “forte”, “ganzo”. Anche se “figo” e “figa” sono una forma più informale , spesso utilizzata nella parlata giovanile , per indicare qualcosa di particolarmente affascinante.
 
Luogo di origine:
Il fico (Ficus carica) è originario dell’Asia occidentale , probabilmente dell’area compresa tra l’Iran e l’Arabia. Anche se la capacità di questa pianta di adattarsi ad una vasta gamma di climi, e di fornire un alimento considerato prezioso, ha contribuito alla sua rapida diffusione in molte parti del mondo fin dall’antichità, come: la regione del Mediterraneo (Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Nord Africa), seguita da India, Cina , Giappone, Australia e Stati Uniti.
 
Caratteristiche componenti struttura:
è una pianta xerofila (che si adatta a vivere in ambienti aridi e secchi), eliofila (che vegeta ottimamente alla diretta e forte luce solare), caducifoglia (che perde annualmente le foglie) e latifoglia, dal fusto contorto con numerosi fragili rami formanti una chioma schiacciata che può raggiungere e altezze di 6 – 10 m; la corteccia è finemente rugosa di colore grigio-cenerino; la linfa è di un bianco latte; i rami sono ricchi di midollo con gemme terminali acuminate coperte da due squame verdi o brunastre; le foglie sono grandi, alterne, scabre, palmatolobate con 3-5 lobi irregolari, di colore verde scuro superiormente e più chiaro ed ugualmente scabre sulla parte inferiore; i fiori unisessuali molto piccoli, sono racchiusi all’interno di un ricettacolo (parte del fiore in cui sono inseriti i vari organi: stami, petali e sepali), carnoso, piriforme, ricco di zuccheri a maturità, di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro; Il frutto, detto siconio, è in realtà una infruttescenza (insieme di frutti all’interno di una struttura carnosa) di medie dimensioni con una piccola apertura apicale – ostiolo – che consente l’ingresso di un minuscolo imenottero (piccola vespa) pronubo (che svolge il ruolo dell’impollinazione). Anche se i veri frutti, in realtà, sono dei piccoli semi - acheni -che si sviluppano all’interno dell’infiorescenza, circondati da una polpa succulenta e dolce, che costituisce la parte edibile.
La specie comprende due forme botaniche che possono essere definite piante maschio e piante femmina. Dato che la prima: Caprifico (fico capro, cioè fecondatore) costituisce l’individuo che produce il polline con frutti non succulenti, né dolci e né commestibile, mentre la seconda: Fico vero, rappresenta la pianta femmina che produce frutti eduli con all’interno i semi. Anche se va precisato che in realtà il caprifico contiene nel frutto sia la parte femminile (ovari adatti a ricevere il polline), che la parte maschile (che produce polline). Parte femminile che però è modificata da un microscopico insetto: Blastophaga psenes che vive negli ovari trasformandoli in galle (escrescenze prodotte da punture di insetti), rendendoli sterili. Motivo per cui il caprifico svolge esclusivamente una funzione maschile, producendo polline che le femmine della vespa che alleva, uscendo cariche di polline, volano verso altri siconi dove, tentando di entrare attraverso l’ostiolo (piccola apertura situata nella parte superiore del siconio) dei fichi eduli per deporre le uova, rilasciano il polline sugli stigmi ( parte superiore del pistillo) dei fiori femminili, e dopo aver deposto le uova e svolto il loro ruolo di impollinazione, muoiono.
Onde l’interrogativo “Come. nascono i fichi dal sacrificio di una vespa?” Interrogativo che trova risposta nella seguente spiegazione: quando si taglia un fico a metà si possono vedere tanti piccoli filamenti, che erano dei piccoli fiori che sono sbocciati e che si sono trasformati in “polpa” creando il frutto. Tuttavia affinchè un fiore si trasformi in frutto ha bisogno di essere impollinato. Nel caso del fico l’impollinazione non può essere fatta solo dall’azione del vento (anemofila), ma ha bisogno dell’aiuto extra fornito dalla Blastophaga psenes, comunemente conosciuta come la vesta del fico. E poiché né il fico né la vespa possono fare a meno l’uno dell’altro, si stabilisce un mutualismo obbligato. In pratica, come già precisato, la vespa femmina entra nel frutto attraverso una piccola fessura chiamata ostiolo perdendo antere e ali, per depositare sia il polline che le sue uova nelle gallerie interne, per poi perire. Mentre i fichi maturano, le vespe maschio, prive di ali, crescono per prime ed emergono dalle gallerie fecondando le femmine che sono ancora rinchiuse, oltre a scavare un tunnel da cui le nuove vespe femmina, una volta cresciute, potranno uscire ed andare alla ricerca di altri alberi di fico da fecondare. Mentre le vespe maschio rimangono intrappolate nel fico e vi muoiono . Il che non significa che si mangiano i fichi con i resti di vespe, in quanto queste vengono “digerite” (scomposte) dalla ficina (enzima che si trova nel lattice del fico ed è in grado di degradare le proteine). Ciò esclude la valenza della raccomandazione derivante dalla diceria: “di non mangiare il fico intero , ma di spezzarlo prima, perché potrebbe esserci una vespa dentro”
Però nel tempo, oltre al descritto procedimento di formazione del frutto, tramite la genetica, sono state selezionate una grande varietà di fichi commestibili a maturazione “partenocarpica” (che avviene senza la fecondazione degli ovuli, e quindi privi di semi, o con semi vuoti e non vitali), che costituiscono la maggior parte dei fichi coltivati denominati “permanenti” , dato che rimangono sulla pianta anche se non sono stati fecondati, a differenza dei “caduchi” che, in assenza di fecondazione, cadono al suolo immaturi.
Anche se alcune, tra le varietà più pregiate (con caratteristiche più adatte per l’essiccazione), sono caduche, (come la varietà turca Smirne), cioè coltivabili solo dove è assicurato il completo ciclo vitale della Blastophaga.
Il fico commestibile, a sua volta, comprende tre tipi di siconi che hanno, annualmente, distinte fruttificazioni denominate:
  • Fioroni, che si formano da gemme dell’autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all’inizio dell’estate:
  • Forniti o pedagnoli, che provengono da gemme primaverili e maturano alla fine dell’estate dello stesso anno;
  • Cimaruoli, prodotti da gemme di sommità sviluppatesi nell’estate e maturano nel tardo autunno.
Per cui, esistono:
  • varietà che producono solo Fioroni, altre che producono solo Forniti ed altre ancora che producono entrambe. Mentre le varietà con tripla fruttificazione sono pochissime, e con la terza fruttificazione pressoché irrilevante. Pertanto, per ovvi motivi di favorevoli condizioni climatiche , di norma, i Forniti detengono le caratteristiche di eccellenza, sia per quanto concerne la succosità che la dolcezza; anche se i Fioroni, per contro, vantano il pregio della precoce maturazione;
  • e varietà:
  • unifere: che producono solo una fruttificazione all’anno, come la: Meloncello, Catano, Brogiotto nero, Negretta e Verdino;
  • e bifere: che producono Fioroni sui rametti dell’anno precedente e fichi estivi-autunnali su quelli dell’anno, a loro volta:
- caprificabili, come la Fracazzano e Napoletano;
- e partenocarpiche, come la Ottano o Dottato e la Del Vescovo.
 
Luogo di origine:
Asia occidentale, probabilmente nell’area compresa tra l’Iran e l’Arabia, ma introdotto da tempo immemorabile nei paesi del bacino del Mediterraneo (Europa, Africa e Asia).
 
Particolari della struttura e morfologia:
E’ un albero dal fusto corto, contorto e ramoso che può raggiungere altezze di 6 – 10 m; la chioma ha una forma tipicamente espansa, larga e irregolare, spesso descritta a cupola, con le branche più basse che tendono a dipartirsi orizzontalmente, contribuendo a conferirle la forma allargata; la corteccia è finemente rugosa e di colore grigio-cenerino; i rami, la cui linfa è un lattice di colore bianco irritante ed acre (per cui se necessita addentrarsi nella chioma con clima caldo e soprattutto soleggiato, è consigliabile indossare camicia a maniche lunghe, ed in caso di manifestazione d’irritazione, evitare l’ulteriore esposizione ai raggi ultravioletti del sole, risciacquare con acqua la parte irritata e rimanere per qualche ora lontano dall’irraggiamento solare, anche indiretto) sono ricchi di midollo (che conferisce al legno una debole consistenza, tanto che, in seguito ad una arrampicata per la raccolta dei frutti o la potatura, quelli sollecitati da un eventuale urto, a prescindere dallo spessore, possono spezzarsi senza preavviso) con gemme terminali acuminate coperte da 2 squame verdi o brunastre; le foglie sono grandi , scabre, oblunghe con 3 – 5 lobi, di colore verde scuro sulla parte superiore e più chiare ed ugualmente scabre sulla pagina inferiore; i frutti, o meglio, come già precisato, trattasi di ’infruttescenzae, di medie dimensioni, carnose ricche di zuccheri, piriformi di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo, internamente cave contenenti i piccolissimi fiori o semi; l’apparato radicale, robusto ed esteso, consente alla pianta di resistere bene alla siccità e adattarsi ai terreni salsi e incolti ed è efficace nella ricerca dell’acqua, anche in maniera invasiva, tanto che in un giardino può penetrare in cisterne, condotti e scantinati. Il fico, inoltre, è una delle rare piante da frutto che resiste, senza problemi, in tutte le fasi vegetative, ai venti salmastri.
 
Longevità:
In genere, la durata della vita vegetativa della pianta è di 50 anni, anche se talvolta, in condizioni favorevoli, può giungere ad oltre 70 anni. Con inizio della produzione intorno al quinto anno di età e il raggiungimento del picco fra i 30 e i 40 anni, per poi decrescere gradualmente.
 
Esigenze:
  • Clima: anche se si adatta ad una vasta gamma di condizioni, la pianta trova le condizioni ottimali in ambienti caldi con inverni miti, esposizione alla luce solare e temperature di 20 -30 °C , sia per la crescita che per la fruttificazione di qualità;
  • Terreno: di qualsiasi tipo, anche calcareo, purchè sciolto O non troppo argilloso, ricco di sostanza organica, ben drenato (privo di ristagni di acqua, possibile causa di marciume radicale) e con un grado di acidità leggermente acido o neutro, con valori di Ph (indice del grado di acidità o basicità) 6 – 7,5. In caso di eccesso di alcalinità o acidità, che potrebbe impedire alla pianta di assorbire i nutrienti necessari, è possibile effettuare, delle correzioni con l’apporto, rispettivamente, di zolfo e calce;
  • Concimazione: predilige terreni ricchi di sostanza organica, da apportare tramite somministrazione di compost o letame ben decomposto o con sovescio (coltivazione di piante che vengono fatte crescere e interrate in fase di fioritura) di leguminose, integrata, all’inizio delle primavera, con fertilizzanti bilanciati a base di potassio -K- fosforo -P- e meno azoto -N- per evitare di stimolare eccessivamente la rigogliosità vegetativa a discapito della fruttificazione ;
  • Irrigazione: regolare, per impedire che il terreno si asciughi completamente, specie durante la stagione di crescita e di produzione;
  • Potatura:
  • verde: va eseguita regolarmente, tra marzo e maggio, per eliminare i polloni (ricacci della base del tronco) con il taglio a raso terra e i succhioni (rami improduttivi a portamento verticale presenti all’interno della chioma), per evitare di sottrarre utili energie alla pianta;
  • di produzione: da eseguire, in inverno o inizio di marzo, solo quando necessita, per rimuovere rami secchi, malati e spezzati e quelli in eccesso. per evitare condizioni di aduggiamento all’interno della chioma e garantire uniformità di penetrazione di aria e luce solare e la regolarità quali-quantitativa della produzione. Con l’accortezza, visto che l’albero fruttifica sulle gemme apicali, di eliminare i rami superflui dalla base e non accorciarli, per non renderli improduttivi;
  • di mantenimento della regolarità dell’impalcatura e del vigore vegetativo: consistente nell’ eliminazione di eventuali rami che prendendo troppo vigore, diventano concorrenziali rispetto alle branche principali, e nell’effettuare il cosiddetto taglio di ritorno, attraverso la troncatura di un ramo principale, poco dopo una diramazione secondaria, per trasformarlo in ramo giovane in prosieguo di quello principale .
Moltiplicazione:
  • per talea: si effettua prelevando dalla pianta madre, preferibilmente a marzo, (in fase di riposo vegetativo, ma prossima al risveglio) un rametto di 2-3 anni della lunghezza di 20-25 cm, con una o più gemme,che dopo aver asportando le eventuali foglie presenti lungo il tratto inferiore e mantenute quelle della parte apicale, va posto in un vasetto, interrandolo per circa 10 cm in una composta di terriccio e torba, coprendolo con una bottiglia di plastica tagliata a metà, per mantenere una costante umidità, tramite una regolare irrigazione, con l’accortezza, , di tanto in tanto, di garantire la circolazione dell’aria, per evitare l’insorgenza di marciumi. Accorgimenti che, dopo circa tre settimane, dovrebbero consentire al ramo di emettere radici e dar vita ad una nuova pianta che potrà essere trapiantata;
  • per polloni: ottenibile legando, ad inizio estate, con un filo di ferro ben stretto, appena sopra il livello del terreno, il piede del pollone, ricoprendolo con circa 20 cm di terra che va da mantenuta umida per tutto il periodo estivo. Procedimento che a novembre successivo dovrebbe consentire lo sviluppo del le radici, e quindi la formazione di una nuova pianta pronta per il trapianto.
Trapianto :
il periodo più indicato per effettuarlo è tra ottobre ed aprile, escludendo le giornate molto rigide, attraverso lo scavo di una buca di almeno 50 cm profonda e di pari diametro, ancor meglio se di cm 70 x70 , specie in presenza di terreno compatto e argilloso, per far si che le radici abbiano intorno terreno facilmente permeabile. Con l’accortezza, al fine di mantenere la naturale fertilità del suolo, di separare la terra dei primi 20 cm da quella estratta più in profondità, in modo che quando si dovrà riempire la buca si potrà inserire prima la terra che stava più in basso e tenere per ultima quella rimossa in superficie. In quanto lo strato superficiale contiene molti microrganismi utili che necessitano di ossigeno per vivere. Microrganismi che se venissero sotterrati in profondità morirebbero, privando l’apparato radicale dei tanti benefici derivanti dalla loro presenza.
Utilizzazioni e proprietà medicinali:
  • il lattice (emulsione di aspetto lattiginoso di colore bianco e consistenza collosa), dalle proprietà emmenagoghe (che stimolano il flusso sanguigno nella zona pelvica e nell’utero e, in qualche caso, favoriscono le mestruazioni), antinfiammatorie, espettoranti e digestive. In passato è stato usato per far cagliare (coagulare) il contenuto proteico del latte (caseina), per la produzione artigianale del formaggio. Oppure veniva aggiunto al tuorlo dell’uovo nella preparazione del legante, per il metodo di tecnica pittorica diffusa nel Medioevo e nel Rinascimento;
  • le gemme fresche, grazie al contenuto di enzimi digestivi, regolarizzano la mobilità e la secrezione gastroduodenale, soprattutto in soggetti con reazioni psicosomatiche (consistenti in emozioni o stress che possono tradursi in sintomi fisici, come mal di testa, dolori muscolari, problemi gastrointestinali , anche se se non esiste una plausibile causa) non gestiti adeguatamente a livello gastrointestinale;
  • le foglie, raccolte da maggio ad agosto e fatte essiccare lentamente, contengono:
  • furocumarine (composti chimici naturali che a contatto con la pelle la rendono più sensibile agli effetti dannosi del sole e possono causare reazioni cutanee infiammatorie -fitofotodermatite-, caratterizzate da rossore, gonfiore, vesciche ed anche pigmentazioni persistenti);
  • bergaptene (sostanza chimica -furanocumarina) , nota per la sua capacità di rendere la pelle più sensibile alla luce –fotosensibilizzazione- . Il che significa che l’esposizione al sole o a lampade UV, può causare scottature o irritazioni);
  • psoralene (composto chimico che aumenta la sensibilità della pelle alla luce ultravioletta –UVA- . Composto che viene utilizzato in combinazione con l’irradiazione UVA, in una terapia chiamata foto chemioterapia - PUVA- per trattare diverse patologie, come psoriasi e vitiligine);
  • curmarina (composto organico naturale, appartenente alla famiglia delle benzopiranoni, noto per il suo profumo dolce, simile al fieno o alla vaniglia, utilizzato in profumeria, cosmesi ed , in alcuni casi, in ambito farmaceutico);
  • lattice: sostanza dalle caratteristiche sopra descritte.
  • frutti immaturi e giovani rametti: il lattice dei quali che sgorga dai loro tagli contiene amilasi e proteasi (tipi di enzimi che, nel caso specifico, aiutano a scomporre i carboidrati e le proteine), può essere impiegato, per uso esterno, per eliminare calli e verruche, grazie all’azione caustica e proteolitica (di degradazione delle proteine in piccoli frammenti: peptidi o amminoacidi). Anche se con cautela, essendo ustionante ed irritante per la pelle e pericoloso se applicato su estese superfici, specie se esposte alla radiazione solare;
  • frutti freschi: che se consumati in quantità hanno un effetto lassativo;
  • frutti essiccati: la cui ingestione produce effetti emollienti (che svolge azione di protezione delle mucose, di attenuazione delle irritazioni, di ammorbidimento dei tessuti, oltre a rendere più elastici gli strati superficiali della pelle) espettoranti e lassativi;
Proprietà nutrizionali:
  • i fichi sono un’ottima fonte di:
  • fibre, che favoriscono la digestione e contribuiscono al senso di sazietà;
  • vitamine K, B6, niacina (vitamina B3 e PP) e acido folico;
  • sali minerali, come: potassio, calcio, magnesio e ferro;
  • antiossidanti, come polifenoli, che contribuiscono a ridurre lo stress ossidativo nel corpo;
  • zuccheri, quali glucosio e fruttosio che erogano energia naturale;
Impieghi culinari per:
  • consumo fresco: sia da soli che aggiunti in insalate o combinati con formaggi;
  • confezione di marmellate e conserve;
  • preparazione di dolci e dessert: costituiscono un ottimo ingrediente per la preparazione di crostate, torte, biscotti, gelati e persino cioccolato;
  • accompagnamento salato: abbinati a formaggi, prosciutto crudo e piatti di carne.
Malattie e parassiti: il fico, anche se in genere non era particolarmente colpito da intensi attacchi, da qualche anno ha subito ingenti danni imputabili a sopraggiunti tipologie di infestazioni causate da alcuni temibili parassiti di seguito descritti:
  • Punteruolo nero – Scyphophorus acupunctatus - : trattasi di un coleottero della lunghezza di circa 2 cm totalmente nero, originario dell’America centrale, giunto accidentalmente in Italia intorno alla metà degli anni ’90 e diffusosi rapidamente nelle regioni centro meridionali, dove si è rivelato il più temibile parassita della pianta. In quanto è dotato di un rostro con il quale riesce a penetrare il legno lungo la zona del colletto e a depositarvi le uova. Uova dalle quali nascono larve che rodono la corteccia e il legno interno delle radici, compromettendo il flusso della linfa e la vitalità della pianta, oltre a nutrirsi dei frutti, che vengono completamente svuotate e fatti marcire. Il che rende difficile contenere gli attacchi, anche perché ancora non sono stati individuati efficaci predatori con cui impostare programmi di lotta biologica. Pertanto, allo stato attuale, l’unico rimedio consiste nell’osservare frequentemente le piante, e nel caso si riscontrino i primi fori in prossimità della base, disinfettare la parte interessata con Poltiglia Bordolese (a base di solfato di rame e calce) e irrorarla, per 2-3 volte, con una sospensione di spore del BEAUVERIA BASSIANA (in commercio esistente in diverse formulazioni denominate NATURALIS Biogard), preferibilmente la sera o al mattino presto, assicurando una buona bagnatura della vegetazione. Tuttavia, in condizioni di estesa infestazione, l’unico metodo per eliminare con certezza il parassita è quello di estirpare la pianta e distruggerla con il fuoco;
 
  • Coleottero cerambicide – Psacothea hilaris- la cui larva scava gallerie all’interno del tronco portando, con il tempo, a morte la pianta. Per impedirne la diffusione si consiglia una metodologia di lotta basata su:
  • prevenzione: consistente nel controllo, da marzo a giugno, della pianta per la rimozione manuale degli adulti, onde limitare la loro riproduzione; cura della pianta: rimuovendo i ristagni d’acqua, alla base e gestendo correttamente la chioma, per ridurre le are di nidificazione; applicazione di barriere fisiche: posizionando sul fusto, a circa 15 cm dal colletto, del nastro di carta cosparso di colla per insetti, per intrappolarli;
  • trattamenti biologici e con prodotti naturali, come: Nematodi entomopatogeni (che parassitano gli insetti provocandone la morte) – Steinemama carpocapsae (capsanem), per agire sulle larve nel suolo o nelle gallerie; Funghi entomapatogeni a base di Beauvenia bassiana da spruzzare sul tronco e sulle foglie per colpire gli adulti; Olio di Neem, o Sapone molle potassico, da spruzzare sulla pianta per soffocare gli insetti e interrompere il ciclo vitale; Galline, da introdurre in uno spazio recintato intorno alla pianta, per far catturare ed eliminare gli insetti mangiandoli; Rimozione delle piante, distruggendole con il fuoco, in caso risultino compromesse da gravi infestazioni, per evitare la diffusione del coleottero;
  • Efestia – Ephestia cautella o Falena del fico: temibilissimo lepidottero per la produzione dei fichi secchi, dato che le larve rodono l’interno del frutto riempiendolo di escrementi, mentre le femmine adulte depongono le uova sui fichi che cominciano a seccare sull’albero o sui frutti esposti al sole per completare l’essiccamento. Per difendersi dagli effetti dell’infestazione si possono adottare metodi:
  • preventivi, come: eliminazione, in autunno, dei residui vegetali, e di tutte le foglie cadute, per ridurre il numero di crisalidi svernanti, poiché l’insetto trascorre l’inverno appunto sotto forma di crisalide in bozzoli sericei;
  • di controllo biologico e naturale: - posizionando trappole a base di vino, zucchero, cannella e chiodi di garofano, per attirare e catturare le falene adulte, onde limitare l’ovodeposizione sui fichi; - o effettuando trattamenti a base di Bacillus thuringiennsis, per colpire le larve all’interno dei fichi o, in alternativa, nebulizzando una soluzione di Zeolite e silicato di sodio o potassio, per creare una patina protettiva sulla superficie dei frutti;
 
  • Cocciniglia del fico o cocciniglia elmetto (della forma che ricorda l’elmo militare) - Ceroplastes Sinensis - : è un piccolo insetto, particolarmente diffuso in Liguria, Toscana, Sardegna e Sicilia, dotato di scudetto rigido e piatto di colore bianco che, a partire da maggio, si attacca ai rametti ed alle foglie. Il danno prodotto è dovuto: alla distruzione delle foglie delle quali si nutre; alla intensa produzione di melata ed al successivo sviluppo di fumaggine, che determina l’occlusione degli stomi utili per la respirazione e l’impedimento del vitale processo foto sintetico. Per impedire la diffusione dell’insetto si possono praticare delle irrorazioni con macerati di felce (ampiamente presente nel sottobosco) o, per infestazioni consistenti, effettuando, in ore serali, irrorazioni a base di alcol, aceto o sapone di Marsiglia diluito, od emulsione di oli minerali sulle parti della pianta dove il parassita è presente;
 
  • Cocciniglia di S. Josè – Quadraspidiotus perniciosus- : a differenza della precedente specie, infesta tutte le parti della pianta con una predilezione per frutti, rami e tronco, che ricopre con una crosta fittissima di scudetti. Le sue punture provocano macchioline rossastre sulle parti colpite, malformazioni nei frutti ed un progressivo deperimento dell’intera pianta;
 
  • Uccelli (Merli, Storni, Beccafichi e Rigogoli o BeccaficHI realI), la cui predilezione per i frutti maturi, può causare ingenti danni, sia mangiandoli parzialmente, che provocandone la caduta a terra . Per cui, specie in ambienti più esposti a tale tipologia di attacchi, per salvare la produzione occorre impiegare dei dispositivi dissuasori, quali:
  • Reti anti-uccello che, costituendo una barriera fisica, sia su singoli alberi che su intere aree, impedisce agli animali di raggiungere i fichi;
  • Palloni dissuasori: da appendere agli alberi, con riportanti disegni spaventosi per gli uccelli, in seguito al movimento impresso dal vento;
  • Nastri riflettenti, CD o strisce di alluminio: che appesi ai rami, creano un effetto abbagliante che infastidendo gli uccelli li tengono lontani;
  • Spaventa passeri o sagome di predatori: che però dopo un buon effetto iniziale, a lungo termine, divengono poco efficaci;
  • Dissuasori sonori: dispositivi disponibili in commercio, che emettono ultrasuoni o suoni di predatori che infastidiscono gli uccelli;
  • Dissuasori olfattivi: sono repellenti a base di oli essenziali che applicati su spugne o altri supporti, diffondono un odore sgradevole per i voraci uccelli;
  • Repellenti naturali, quali: rosmarino, basilico e menta da piantare intorno all’albero, il cui odore sgradevole contribuisce a tener lontani i volatili;
 
  • Moria del Fico: trattasi di una malattia causata dal fungo, Ceraticystis ficicola che provoca: avvizzimento (ingiallimento precoce e successiva caduta) fogliare, disseccamento dei rami a partire da quelli più giovani, cancri sulla corteccia, fessurazioni sulla tronco e scolorimento interno del legno. Tanto da causare il deperimento e la morte della pianta. La diffusione avviene tramite il suolo contaminato tramite il materiale vegetale infetto, che quindi deve essere tempestivamente raccolto e bruciato;
 
  • Antracnosi – Ascochyta caricae - : è un fungo che si manifesta sulle foglie con tacche bruno-rossastre arrotondate o allungate lungo le nervature, al centro delle quali avviene il disseccamento dei tessuti e la comparsa dei picnidi (strutture riproduttive a forma di sacco);
 
  • Vaiolatura – Cercospora bolleana - : fungo che provoca macchie olivacee sulla nervatura delle foglie. Macchie che confluendo formano grandi chiazze brunastre che determinano l’accartocciamento e la caduta precoce delle stesse foglie;
 
  • Ruggine – Uredo fici - : fungo che attacca le foglie producendo sulla pagina superiore delle macchie gialle e, in corrispondenza, sulla pagina inferiore, i sori (strutture che producono le spore) giallo-bruni , causandone la prematura caduta e il ritardo della maturazione dei frutti;
 
  • Mal secco – Bacterium fici - : batterio (organismo vivente completo, capace di riprodursi autonomamente), in seguito alla cui infezione il tronco diventa di colore bruno, i rami anneriscono e disseccano emettendo, a volte, un liquido vischioso. D’estate colpisce anche le foglie che, in un primo momento, presentano macchie decolorate che diventano nerastre, per poi disseccarsi e frantumarsi;
 
  • Mosaico – Fig mosaic emaravirus o Emaravirus fici- : è un virus (entità biologica non vivente che essendo privi di una struttura cellulare completa, non dispone di metabolismo autonomo e per riprodursi necessita del supporto di una cellula ospite) che attacca frutti, rametti e foglie che presentano aree giallognole di varie dimensioni, seguite da necrosi delle zone internervali o delle nervature con evidenti malformazioni. Malformazioni che interessano anche i frutti provocandone la caduta precoce. Il vettore principale della diffusione del virus è un acaro: piccolo parassita, difficile da individuare ad occhio nudo, che attacca le piante di fico nutrendosi della linfa delle foglie causandone la deformazione e, nei casi gravi , la defogliazione. Per cui, quando si notano i primi sintomi, per evitare danni maggiori, è importante agire tempestivamente con trattamenti specifici a base di acaricidi;
 
  • Colletotricosi – Colketotrichum caricae - : fungo che provoca la marcescenza e la caduta dei frutti immaturi, che dapprima mostrano tacche depresse e isolate successivamente confluenti in chiazze brune al centro e più chiare in periferia. Per minimizzare i danni è fondamentale adottare pratiche:
  • preventive, quali: - rimozione e bruciatura di frutti e rami infetti, nonché della pianta se interamente colpita; - esecuzione di una potatura che favorisca una buona ventilazione all’interno della chiome per ridurre l’umidità; - utilizzazione della pacciamatura, per coprire il terreno ed impedire che i frutti caduti e marci possano contaminare le radici;
  • curative per infezioni gravi: consistenti nel trattare la pianta con soluzioni a base di solfato di rame dall’azione fungicida e antibatterica, o con preparati a base del fungo entomopatogeno Beuveria bassiana, per combattere il Punteruolo nero, diffusore dell’infezione fungina.
Comunque, in genere, per prevenire la maggior parte delle affezioni patogene del fico occorre porre la pianta in condizioni vitali ottimali di irraggiamento solare e circolazioni dell’aria, di composizione e umidità del suolo e di riparo dal vento, ancor prima dell’uso di prodotti specifici;
 
 
  • Curiosità storico- mitologiche:
  • Nell’immaginario collettivo, il fico potrebbe essere stato il frutto dell’Albero della Conoscenza nel Paradiso Terrestre, al posto della mela. Tant’è che Michelangelo nella Cappella Sistina, lo rappresenta in questa veste. Nel vecchio Testamento infatti, il termine latino “pomum”non indicava una mela specifica, ma un frutto generico, ed inoltre le foglie di fico furono il primo “indumento” di Adamo ed Eva, per coprire la nudità. Da qui, la pianta è divenuta simbolo di passione amorosa e di unione tra maschile e femminile;
  • La Bibbia cita il fico come l’albero sotto il quale Adamo ed Eva si ripararono dopo il peccato originale;
  • I romani consideravano il fico una pianta sacra, apprezzavano i fichi per le loro proprietà energetiche, li usavano nella produzione di formaggi con caglio vegetale ed era usanza regalarli insieme al miele, come augurio per un anno felice;
  • Platone, noto amante dei fichi, li considerava un alimento essenziale per stimolare l’intelletto. Mentre Plinio il Vecchio descriveva i fichi come un alimenti che rafforzava i giovani e migliorava la salute degli anziani, anche attenuando le rughe;
  • In Grecia, il fico era chiamato “sykon” ed era talmente importante che fu necessario costituire una classe dirigente : i “sincofanti”, per controllare il suo commercio;
  • Nella tradizione antica il fico riveste un significato di immortalità e di abbondanza. Esso rappresenta anche l’asse del mondo, che collega la terra al cielo. Nell’antichità poi, attraverso le foglie dell’albero, si praticava la “ psicomanzia” come metodo di divinazione;
  • Il fico, in molte culture antiche, era considerato un simbolo di fertilità, abbondanza e prosperità, per il legame della forma con il significato fallico dovuto all’aspetto del frutto ed alla sua apertura, che ricorda vagamente gli organi genitali maschili. In Grecia era associato al sesso femminile- Infatti, durante le Falloferie: feste religiose in cui si portava in processione simboli fallici,alcune donne portavano ceste di fichi, sottolineando ulteriormente questa connessione. Ed anche a Roma aveva una forte connotazione fallica, come si evince dall’uso del termine “fica” (forma femminile dialettale) ;
  • Si narra che sotto un fico selvatico: il fico Ruminale - Ficus Ruminalis- (termine che richiama il concetto di allattamento e nutrimento, collegandosi alla dea Ruminia e al latte materno) si arenò la cesta contenente Romolo e Remo, dove furono allattati dalla lupa. Il fico ruminale inoltre era considerato sacro ed aveva un ruolo importante nel rituale religioso romano, con offerte di latte dedicate alla da Ruminia;
  • Nel vangelo di Luca (13,6-9) si narra” la parabola del fico sterile”, dove un uomo (che rappresenta Dio, che giudica le azioni e i frutti della terra) che aveva una vigna (che rappresenta il popolo di Dio, con le sue opportunità e le sue responsabilità) con un fico ( che simboleggia il il singolo individuo, che non porta frutti spirituali) che no produceva frutti da tre anni. L’uomo irritato, voleva tagliarlo , ma il vignaiolo (che rappresenta Gesù, che intercede per gli altri e offre opportunità di ravvedimento e cambiamento) lo implorò di dargli ancora un anno di tempo (.che simboleggia la pazienza di Dio e il suo desiderio di dare a tutti la possibilità di convertirsi) per zapparlo e concimarlo, nella speranza che producesse frutti l’anno successivo. E se non fosse stato così, allora sarebbe stato tagliato (simboleggia il giudizio finale, se la persona non si ravvede e non porta frutto). La parabola sottolinea l’importanza: - della necessità del ravvedimento e di portare frutti spirituali, come opere di carità, amore verso il prossimo e di una vita conforme agli insegnamenti di Cristo; - della riflessione sulla propria vita, sulla necessità di pentirsi dei propri peccati e di cercare una relazione più profonda con Dio; della misericordia di Dio , che offre sempre una possibilità di salvezza, anche a chi sembra aver fallito . Parabola che può essere applicata sia a livello individuale che collettivo, ricordando che Dio guarda al cuore e alla sostanza delle azioni, non solo dell’apparenza;
  • In ambito religioso e culturale, il Fico è sicuramente legato all’importanza che la pianta rivestiva nell’alimentazione. Esso infatti, come testimonia Plinio, fu uno dei frutti più diffusi in area mediterranea durante l’antichità, tanto da costituire la base della vita quotidiana ed essere utilizzato per definire, in termini dispregiativi sykofantia, cioè modo di intendere la lotta politica ad Atene. Infatti il sicofante, era colui che denunciava i ladri di fichi, e chi esportava i fichi dell’Attica (parte meridionale della penisola Balcanica comprendente la città di Atene). Poiché esportare questi frutti significava sottrarre l’alimento principale dei più poveri;
  • Sempre Plinio in un aneddoto che vede protagonisti i fichi, racconta che un certo Elicone, abitante delle Alpi Elvezie (svizzere), dopo aver a lungo esercitato il mestiere di fabbro a Roma,tornando in patria portò con sé dei fichi secchi, oltre che dell’uva, dell’olio e del vino. Per cui si dice che questo fu il motivo della discesa in Italia dei Galli (popolazione di stirpe celtica che, nell’antichità, abitarono gran parte dell’Europa continentale), che attraversarono le aspre e insuperabili montagne della Alpi per poter godere di tali prelibatezze;
  • Una leggenda riferisce che Catone (234 a.C. – 149 a. C NELLE SPONDE DEL ,), infiammato dal suo odio contro Cartagine , e preoccupato per la sicurezza futura di Roma, in ogni riunione del senato, proclamasse che Cartagine (fondata nel IX secolo a.C. sulle sponde de Golfo di Tunisi) doveva essere distrutta. Un giorno portò un fico proveniente da quella provincia, e mostrandolo ai senatori, chiese quando, a loro parere, quel frutto fosse stato raccolto dall’albero, ed avendo tutti constatato che era fresco, rivelò come IL frutto fosse stato raccolto a Cartagine solo tre giorni prima, a dimostrazione di quanto il nemico fosse vicino alle loro mura. Da lì, la decisione di intraprendere la terza guerra punica (149 -146 a.C.), che portò appunto la distruzione di Cartagine. Dunque una città così importante, che per più di 100 anni aveva conteso a Roma il dominio sul mondo, dovette la sua fine ad un fico;
  • La figura di Demetra (Cerere nella mitologia romana) nella mitologia greca è la dea dell’agricoltura, della fertilità, del raccolto e anche della natura e delle stagioni. Un suo tempio e della figlia Kore si trovava nell’antica Attica, vicino alla via che portava da Atene ad Eleusi. Secondo una tradizione orale raccontata da Pausania il Periegeta (II secolo d.C.),in questo luogo, un certo Phytalos (il Piantatore) aveva accolto in casa sua Demetra alla ricerca della figlia scomparsa, e la dea, in cambio dell’ospitalità, gli aveva donato la pianta del fico domestico, a testimonianza che per gli ateniesi non era una pianta qualsiasi, bensì un simbolo e un dono divino per il progresso verso la civiltà.
 
Pianta di Fico più vecchia d’Italia.
Trattasi di un esemplare, definito patriarca verde, che vegeta presso l’antica abbazia di San Basilide a Badia Cavana (Parma), fondata intorno al 1100 su una verde altura da San Bernardo degli Uberti . E’ una pianta dall’età stimata di circa 800 anni dalla chioma eccezionale, visto che misura oltre 50 m di circonferenza, con un tronco composto da tanti fusti, che formano quasi un cespuglio dalle dimensioni del tutto inusuale. La cui caratteristica è quella di avere, alla base dell’ampia ceppaia, una sorgente di acqua. Nonostante ciò la secolare pianta ha superato il rischio di asfissia che la polla (vena d’acqua sotterranea che emerge in superficie da una fessura nel terreno, dando origine ad un rigagnolo o ad un ruscello) avrebbe potuto provocare, e vegeta rigogliosa in mezzo ad un prato, fornendo frutti abbondanti di varietà sconosciuta, ma dalle straordinarie caratteristiche. Tant’è che un clone (ramoscello copia geneticamente identico alla pianta madre) è stato conservato dalla Fondazione Villa Ghigi , per essere piantato nel frutteto della Biodiversità del parco agroalimentare Fabbrica Italiana Contadina (FICO) di Lataly Wind (una struttura a tema dedicata al cibo italiano), di prossima inaugurazione, a Bologna.
 
Oroscopo Celtico .
 
Oroscopo corrispondente al Segno Zodiacale Capricorno, comprendente i nati dal 14 al 23 giugno e dal 12 al 21 dicembre
I nati sotto il segno del Fico sono persone molto emotive che hanno bisogno di un ambiente capace di supportare il loro sviluppo e necessitano costantemente di aprire i loro orizzonti mentali e di sentirsi sicuri, per poter fare emergere le grandi qualità che possiedono. Quando si sentono sostenuti, infatti, si dimostrano persone in grado di portare novità importanti all’ambiente che li circonda, grazie alle innumerevoli idee che riescono a proporre e mettere in pratica con successo.
 
Pro:
essi sono artisti creativi sensibili sempre interessati a ciò che li circonda. Hanno l’innata capacità di distinguersi sia per la loro percezione delle cose e delle idee, che per la loro immaginazione e per l’intuito.
Quando riescono a trovare un obiettivo da raggiungere, sono dei maestri nel riuscire ad armonizzare pensiero, sentimenti e azione per arrivare alla meta.
 
Contro:
essendo persone fortemente emotive, si dimostrano spesso ipersensibili, e per questo tendono ad indossare una corazza esterna che li protegga. Quando non hanno un qualcosa da raggiungere possono sentirsi eccessivamente tristi e depressi. In casi del genere possono sembrare addirittura deboli mentalmente e troppo imprevedibili.
 
Amore:
i nati sotto questo segno hanno bisogno, generalmente, di un partner disposto a contribuire a stimolare la loro creatività, l’intelligenza e la profondità d’animo. Se no l’hanno ancora trovato, purtroppo, c’è poco da fare in questo senso.
 
Salute:
il segno, oltre a rappresentare le qualità della persona, come per tutte le altre piante , ha dei legami con le proprietà curative delle piante associate e con specifiche potenziali problematiche o punti di forza di parti del corpo degli appartenenti, che risultano essere rispettivamente: Valeriana, Melissa, Crescione, Cumino e Lattuga e Torace, Pelle, Stomaco, Nervi e Psiche.
 
In sintesi, il Fico nonostante sia una pianta esteriormente poco appariscente, è ricca di fascino, di significati simbolici ed impieghi pratici, tali che gli hanno conferito una rilevanza fondamentale nella storia dell’umanità.
 
 
 
 
 
 

Abbandono Rifiuti - Multa fino a €27.000

News 19 Focus    (commenti:1) (689-0-0)
Domenico Brancato

A partire dal 9 agosto 2025, pene più severe per chi abbandona rifiuti da veicoli in marcia o in sosta.
 
Il D.L. 8 agosto 2025, n.116, infatti, ha introdotto, per chi getta rifiuti da veicoli, le seguenti sanzioni:
  • per i privati: fino a 1.188 euro per l’abbandono di piccoli rifiuti ( mozziconi di sigaretta e fazzoletti) e, per rifiuti più voluminosi, (bottiglie o sacchetti) fino 18.000 euro di multa e la sospensione fino a 6 mesi della patente, con possibile arresto, in caso di danno ambientale (che può determinare il deterioramento di una risorsa naturale, quale: acque superficiali, suolo e habitat protetti), o se si tratta di rifiuti pericolosi (che contengono sostanze tossiche, infiammabili, corrosive, infettive, cancerogene, o che possono avere effetti dannosi sulla produzione o sull’ambiente, come: amianto, solventi, batterie esauste, rifiuti sanitari, rifiuti agrochimici, rifiuti radioattivi o biologici, sostanze chimiche, oli esausti e farmaci scaduti) ;
  • per le imprese: multe fino a 27.000 euro, arresto da 6 a 2 anni e possibile sequestro del veicolo.
Inoltre, lo stesso Decreto, ha reso possibile una identificazione più agevole e meno sfuggente di chi commette tale infrazione. In quanto sarà sufficiente una foto chiara della targa del veicolo, acquisibile tramite:
  • sistemi di videosorveglianza comunali o autorizzati (le cui telecamere possono identificare i trasgressori e attivare multe e provvedimenti, anche senza la contestazione immediata, con notifica da parte dell’Ente locale) :
  • telefoni cellulari;
  • dashcam (videocamera per auto);
  • segnalazioni accompagnate da documentazione visiva (immagini e video).
Poiché, l’aggiornamento dell’articolo 15 del Codice della Strada consente di risalire al proprietario del mezzo tramite la Motorizzazione e di recapitare la sanzione, anche a distanza di tempo.
 
Un inasprimento delle penalità, quello in esame che, oltre a prefiggersi di svolgere una funzione di deterrenza immediata verso la tendenza alla trasgressione, mira fondamentalmente ad indurre i trasgressori ad acquisire la consapevolezza delle deleterie conseguenze che l’abbandono dei rifiuti può determinare:
  • sia di natura pecuniaria, penale e morale, derivanti dall’applicazione delle descritte sanzioni, cui possono andare incontro; a fronte del beneficio ottenibile dall’abusiva liberazione di un rifiuto.;
  • che nei confronti:
  • dell’ambiente (con l’inquinamento del terreno e delle acque, rendendo il suolo inutilizzabile);
  • della fauna (attraverso l’ingerimento di sostanze tossiche);
  • dell’atmosfera (dovuto ai gas serra, responsabili del cambiamento climatico, prodotti dalla decomposizione dei rifiuti organici);
  • dell’ economia (per i costosi interventi relativi alla rimozione e smaltimento dei rifiuti abbandonati, specie se tossici);
  • della società (dovuto al degrado urbano conseguente alla presenza di rifiuti abbandonati, che influenzano negativamente la vivibilità dei quartieri e della città interessate);
  • della salute pubblica (in quanto i rifiuti abbandonati attirano insetti e roditori, creando un ambiente favorevole allo sviluppo e proliferazione di malattie);
  • del paesaggio (che essendo deturpato dall’abbandono dei rifiuti, crea un impatto negativo sulla gradevolezza e sull’attrattività turistica del territorio).
Pertanto, considerato che chiunque, volendo, disponga della facoltà di valutare realisticamente le previste, non trascurabili, conseguenze a carico di chi verrà colto in fragranza di reato, mentre abbandona rifiuti; si ha motivo di confidare, ottimisticamente, in un possibile avvio di risoluzione dell’annoso problema.
 
In quanto si è coerentemente dell’avviso che anche coloro che ancora dovessero pensare di non desistere dal compiere l’insano gesto, di fronte al pericolo di incorrere nei compromettenti descritti rischi, possano riuscire ulteriormente a contravvenire alle innate ineludibili prese di posizione della propria “voce della coscienza”: guida interiore e profonda consapevolezza di ciò che è giusto e sbagliato; e del proprio “buon senso”: capacità di discernimento che permette di prendere decisioni sensate in ogni circostanza.
 
A meno che non si voglia, spericolatamente, seguire un percorso esistenziale decisamente amorale e, nel migliore dei casi, perennemente esposto agli effetti prodotti della inevitabile pregiudizievole sensazione propria dello stato d’animo di chi sa di commettere un’azione illegale.

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