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TRUFFE AGLI ANZIANI - Come Difendersi

Last News 1
S. Maria delle Mole    (commenti:2) (209)
Antonio Calcagni

La Stazione dei Carabinieri di Santa Maria delle Mole, in collaborazione con, il Comitato di Quartiere di Santa Maria delle Mole e la Parrocchia della Natività della Beata Maria Vergine, ti invita a partecipare, mercoledì 15 ottobre alle ore 17:00, presso la sala parrocchiale don Benedetto, ingresso su via Gramsci 1, ad un dibattito sull’argomento.

Al via la Stagione 2025/2026 al Teatro Vittoria Colonna di Marino

Last News 2
Marino (106)
Eleonora Persichetti

 
Commedie, Comicità, Teatro Classico, Musica, Danza, Spettacoli per bambini
 
 
Prenderà il via il 18 ottobre 2025 al Teatro Vittoria Colonna di Marino la nuova stagione 2025/2026 che terminerà il 10 maggio 2026 tra commedie di travolgente comicità al grande classico del Teatro d’autore. Non mancheranno anche pregevoli appuntamenti di musica e di danza.
 
Si comincerà con lo spettacolo inaugurale di Massimo Wertmuller per proseguire con la comicità di Silvia Costa e Luciano Lembo e con le commedie di bravissimi autori ed interpreti, da Michele La Ginestra ad Alberto Bassetti, a Marco Cavallaro, Matteo Vacca, alle commedie di Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello e tanti altri.
 
Un omaggio alla presenza femminile è costituito dal testo originale sulla figura iconica di Hedy Lamarr. Sono previsti inoltre anche spettacoli per bambini. Una presenza significativa sarà quella della danza con l’Art Center Nazionale di Molinari, la musica di Ennio Morricone, l’opera originale in musica su Trilussa di Mario Alberti ed il suo Ensemble. Non mancherà il Teatro del Territorio che esprime una grande partecipazione e professionalità.
 
Il Teatro, come strumento culturale al servizio dei cittadini, sarà aperto tutti i giorni con spettacoli, eventi, laboratori, master class, incontri.
La nuova stagione del Teatro Vittoria Colonna – dichiara il Sindaco di Marino Stefano Cecchi:- rispecchia la voglia di continuare a vivere una cultura di qualità. Con un cartellone ricco, capace di coniugare leggerezza e impegno, offre un programma culturale che valorizza il nostro territorio e coinvolge un pubblico di tutte le età con appuntamenti dedicati anche ai bambini. Abbiamo fortemente voluto la riapertura del Teatro perché crediamo nel suo potere di spazio di crescita, incontro e condivisione e il suo successo per il secondo anno ne è la prova”.
 
Il Direttore artistico Giorgio Granito dal canto suo esprime la personale convinzione nel voler confermare il Teatro come luogo pregevole di Cultura, Spettacolo, Incontro e riferimento per tutti i cittadini offrendo anche molteplici appuntamenti laboratori ali. “Ci impegniamo in uno sforzo significativo, sotto il profilo artistico ed economico ha dichiarato Granito - Crediamo nell’offerta culturale che proponiamo, incentrata soprattutto sulla Commedia, la Comicità ed il Teatro d’autore. Invitiamo tutti i cittadini a partecipare con la loro presenza e le loro idee”.
 
Il Teatro mantiene prezzi calmierati ed abbonamenti particolarmente favorevoli: Intero €14,00, ridotto (over 70, under 18) €12,00. Campagna Abbonamenti: 5 spettacoli €55,00 – 10 spettacoli €105,00 e prenotazioni direttamente al n. 3341556248 whatsapp.
 
Le informazioni relative a tutti gli Spettacoli ed alle atre attività del Teatro saranno trasmesse alla stampa locale e nazionale con appositi comunicati. Inoltre ogni articolo sarà divulgato e pubblicato tramite i maggiori canali social network (Facebookteatrovittoriacolonnae associazionetrousse - meta business; Instagram; X; Telegram) e il sito del teatro: www.teatrovittoriacolonna.it.

Il CAFM partecipa al corso di avviamento all’arte presepiale ad Albano Laziale

News 1 Frattocchie (96)
Antonio Calcagni

 
Prosegue con entusiasmo la collaborazione tra il CAFM e l’associazione “Amici del Presepe di Albano Laziale APS”, un rapporto ormai consolidato che prevede, come appuntamento fisso, la partecipazione del CAFM alla mostra dei presepi allestita ogni anno presso il Museo Civico di Albano.
 
In questo spirito di continuità e amicizia, alcuni soci del CAFM hanno preso parte al Corso di Avviamento all’Arte Presepiale organizzato dagli Amici del Presepe di Albano Laziale APS, guidati dal presidente Filippo Ferrandu.
 
L’iniziativa, ospitata nei locali della Cattedrale di San Pancrazio, rappresenta un’occasione preziosa per riscoprire una delle più affascinanti tradizioni artigianali e spirituali del nostro territorio.
 
Il corso, gratuito e articolato in due fasi, è pensato per avvicinare chiunque – anche i curiosi alle prime armi – alla costruzione del presepe, un’arte che unisce creatività, manualità e fede. Durante la prima fase introduttiva, i partecipanti hanno potuto conoscere la storia del presepe, le sue diverse tipologie e i materiali necessari per la realizzazione.
 
La seconda fase, iniziata lo scorso 27 settembre, è invece dedicata alla parte pratica e dimostrativa, con i corsisti impegnati nella costruzione del proprio presepe sotto la guida di esperti appassionati. Tra i partecipanti anche i soci del CAFM Laura e Fabio, che hanno raccontato le loro impressioni: “L’Associazione Amici del Presepe ci ha accolto con entusiasmo e competenza. Dopo aver visto il prototipo, ci siamo messi subito all’opera!
 
È un’esperienza coinvolgente che permette di unire arte, tradizione e amicizia in un’atmosfera davvero speciale.”
 
Il corso, articolato in cinque incontri pomeridiani, si propone non solo di tramandare tecniche artigianali, ma anche di rafforzare il senso di comunità attraverso un’attività condivisa e profondamente legata alle radici culturali di Albano. Per informazioni, iscrizioni e seguire il programma offerto dal Centro Anziani Frattocchie di Marino APS (CAFM), l’invito a seguire la pagina Facebook (CAFM Centro Anziani Frattocchie di Marino) e prendere contatto con il Presidente Claudio Bornaccioni al cel. 335-364847.

Il Centro Anziani Frattocchie in visita alle Catacombe di San Senatore di Albano

News 2 Frattocchie (112)
Antonio Calcagni

Un viaggio tra storia e pittura paleocristiana
 
Una giornata all’insegna della cultura e della riscoperta delle radici cristiane: il 2 ottobre il CAFM ha organizzato una visita guidata alle suggestive Catacombe di San Senatore, uno dei siti sotterranei più significativi del territorio.
 
L’iniziativa ha visto la partecipazione di numerosi soci che hanno avuto l’occasione di immergersi in un percorso unico tra fede, arte e archeologia. Le catacombe, databili intorno III secolo d.C., custodiscono testimonianze preziose delle origini della comunità cristiana fino al XII secolo.
 
Ad attirare in modo particolare l’attenzione dei partecipanti sono state le pitture parietali ancora oggi visibili, e sapientemente illustrate dalla guida Roberto Libera, direttore del Museo Diocesano di Albano.
 
Molto interessante la funzione narrativa dei dipinti e dei vari strati sovrapposti” ha commentato Serena. Anche Barbara ha parole di elogio per la visita: “La guida ci ha stimolato, mediante la spiegazione degli affreschi presenti nell’ipogeo della chiesa di Santa Maria della Stella, a capire l’evoluzione storica della chiesa dedicata al culto cristiano sin dai primi secoli del cristianesimo”.
 
Infine Luciana così riassume la mattinata: “Interessante visita alle Catacombe San Senatore, accompagnati da una guida che, con competenza ed entusiasmo, ci ha raccontato la storia di questo particolare luogo. Bello come sempre, passare un paio d’ore in compagnia di cari amici”. I soci hanno potuto apprezzare non solo il valore storico e religioso del sito, ma anche il fascino intramontabile di un’arte che ha resistito al tempo e alle vicende secolari. Soddisfazione la esprime anche il presidente del CAFM, Claudio Bornaccioni:
 
Questa iniziativa del CAFM si inserisce in un programma più ampio di valorizzazione del patrimonio culturale e spirituale locale, con l’obiettivo di avvicinare la comunità a luoghi spesso poco conosciuti, ma di straordinaria bellezza e significato”. Per informazioni, iscrizioni e seguire il programma offerto dal Centro Anziani Frattocchie di Marino APS (CAFM), l’invito a seguire la pagina Facebook e prendere contatto con il Presidente Claudio Bornaccioni al cel. 335-364847.

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- Presidente Antonio Calcagni
 

- Francesco Raso (responsabile web) 

Cancello pedonale per la scuola Verdi

News 3 S. Maria delle Mole    (commenti:2) (368)
Antonio Calcagni

Il 26 agosto scorso, a seguito della realizzazione del, tanto atteso, cancello pedonale tra, l’ampio parcheggio di via Fratelli Cervi e la scuola Verdi, pubblicammo, sempre su questo Sito, vedi link Art. 838,  un articolo, in cui, nonostante non avessimo apprezzato sia le sue dimensioni che la sua dislocazione, non centrale rispetto all’ingresso della scuola, ci dicevamo comunque contenti, grati, ma anche fiduciosi della sua successiva e immediata apertura.
 
Da allora, è trascorso quasi un mese e mezzo ma, della promessa di un’immediata apertura non se ne ha più nessuna traccia.
 
E così continuano i disagi delle centinaia di cittadini che quotidianamente portano i loro piccoletti alla suddetta scuola.
 
Cittadini esasperati che, sempre più numerosi, si rivolgono a noi per chiedere se ci sono novità su questa telenovela che dura ormai da più di tre anni.
 
Di seguito pubblichiamo solo alcune di queste richieste che quotidianamente ci giungono:
 
Salve, sono Olga, una delle tante mamme del bambino che da mercoledì 10 settembre frequenta la scuola verdi, sita in via Maroncelli.
 
In questi giorni ho avuto modo di constatare il disagio dovuta alla chiusura del cancello che collega direttamente il parcheggio alla scuola verdi.
 
Mi hanno informato della vostra iniziativa già intrapresa con la raccolta di 500 firme per la risoluzione del problema.
 
Mi chiedevo se ci fossero aggiornamenti in merito. avendo un altro bimbo piccolo, sono costretta a parcheggiare lontano dall'entrata con un bimbo in braccio e l'altro accanto facendo attenzione ad auto ecc., sicura di un vostro riscontro, porgo cordiali saluti”.
 
Ciao sono Aleandro, abbiamo avuto il piacere di conoscerci già durante lo scorso anno scolastico, io come saprete abito a Cinecittà ma mia nuora che provvede a portare tutti i giorni la mia nipotina alla scuola Verdi, mi chiede continuamente se ci sono novità sull’apertura di questo benedetto cancello, avete per caso qualche buona notizia da darci?”.
 
Purtroppo, a queste persone non sappiamo più che cosa rispondere, e quindi se a suo tempo abbiamo applaudito alla suddetta realizzazione, siamo costretti ora a dirci profondamente amareggiati di questo andazzo.

Resoconto della raccolta fondi a favore AISM del 4 e 5 ottobre

News 4 S. Maria delle Mole (219)
Antonio Calcagni

La sclerosi multipla è una malattia cronica, imprevedibile e spesso invalidante, una delle più gravi del sistema nervoso centrale. il 50% delle persone con S.M. sono giovani.
 
Prevalentemente la diagnosi è tra i 20 e i 40 anni.
 
Con un rapporto di 2 a 1 colpisce di più le donne degli uomini.
 
Tra le patologie correlate vi è la neuromielite ottica (NMO) che ha un quadro di bisogni e di interventi sanitari e socioassistenziali assimilabili alla S.M.
 
È la principale causa di disabilità neurologica nei giovani adulti dopo i traumi.
 
Per tutto ciò noi del “Comitato di Quartiere di Santa Maria delle Mole”; insieme agli amici di sempre, della locale sezione di “Legambiente Appia Sud Il Riccio” sentiamo il dovere morale di contribuire al sostenere l’impegno dell’AISM, che da decenni si occupa di finanziare la ricerca scientifica.
 
Lo abbiamo fatto anche questa volta, organizzando la vendita delle mele nella nostra Città.
 
L’iniziativa è stata particolarmente fruttuosa, infatti, sono stati venduti 99 sacchetti di mele, con un incasso complessivo di euro 1.053,20, che questa mattina, attraverso un bonifico, sono stati versati all’Associazione che si occupa di sostenere la ricerca contro la Sclerosi Multipla.
 
Un ringraziamento va a tutti i concittadini che hanno contribuito a questo grande risultato, a tutti i volontari che si sono prodigati in questi due giorni, e a don Jesus, che come sempre non manca mai di esserci vicino.
 
Per tutti coloro che, per vari motivi, non hanno avuto l’opportunità di partecipare, vi ricordiamo che potete ancora contribuire, facendo la vostra offerta attraverso un bonifico direttamente all’Aism.
 
A.I.S.M. - Associazione Italiana Sclerosi Multipla
Unicredit Banca di Roma
IBAN: IT47T0200805364000400470145
Causale: Contributo volontario.

La Nostra Voce

Spot 3
NOI DIAMO SPAZIO AL CITTADINO
BASTA CON LE ESTERNAZIONI PARTITICHE , INTESA COME SUI SOCIAL
 
La Nostra Voce è anche La Tua Voce
 
Il Portale di Santa Maria delle Mole è nato proprio per tale scopo.
 
Indipendentemente dal nome, ci occupiamo di tutte le problematiche delle frazioni “a valle” del comune di Marino e quindi di: Castelluccia, Cava dei Selci, Due Santi, Fontana Sala, Frattocchie e Santa Maria delle Mole.
Portiamo avanti, già da anni e con evidenti risultati, questo impegno in modo assolutamente apolitico ed intendiamo sottolinearlo APARTITICO, ovvero non siano di parte. 

Perché questo:
In molti hanno tentato di percorrere tale strada ma alla fine si sono sempre dimostrati quel che intendevano mascherare; lavorare solo per scopi personali e di partito.
Infatti come potete tastare con mano:
- Tutti i siti tematici sono stracolmi di politica e pubblicità.
- Tutte le pagine e, ancor peggio, tutti i gruppi Facebook di zona sono ormai monopolizzati da tre/quattro individui che ci martellano dalla mattina alla sera di pubblicazioni politiche ed inserzioni pubblicitarie di attività in loco. Non portano benefici ma rimbalzano incessantemente informazioni già note!

Non è rimasto più spazio per chi vuole lamentarsi del solito malcostume comunale o di quelle problematiche che rendono difficile il quieto vivere perché soffocati da questo indecente comportamento.

Per tale motivo, noi APARTITICI  che prestiamo attenzione alle esigenze della comunità, abbiamo deciso di dare un taglio a tutta questa indecente volgarità di comportamento e dedicare delle aree per portare alla luce, solo e soltanto, le nostre difficoltà di vita.
Per la risoluzione delle problematiche ce ne occuperemo sul portale ed anche a suon di carte bollate, ove necessario!

 
Per qualsiasi problematica questo portale mette già a disposizione un Forum dove chiunque può dire la propria. Esiste anche la possibilità di intervenire sulle argomentazioni pubblicate periodicamente.

Per non creare troppa confusione e per coloro che non sono in grado di utilizzare tali strumenti ma sanno come muoversi sui social: abbiamo attivato degli Speciali Gruppi su Facebook per ogni frazione. Scegli il gruppo a te dedicato:
E’ ben inteso: A nessuna comunicazione partitica, pubblicitaria o di semplice frivolezza verrà dato spazio.

 
Castelluccia e Fontana Sala:
Sono di Castelluccia - Fontana Sala ... senza SE
facebook.com/groups/castellucciafontanasalaplus/

Cava dei Selci:
Sono di Cava dei Selci ... senza SE
facebook.com/groups/cavadeiselciplus/

Due Santi:
Sono di Due Santi ... senza SE
facebook.com/groups/duesantiplus/

Frattocchie:
Sono di Frattocchie ... senza SE
facebook.com/groups/frattocchieplus/

Santa Maria delle Mole:
Sono di Santa Maria delle Mole ... senza SE
facebook.com/groups/santamariadellemoleplus/
 
Tutti questi gruppi sono gestiti da personale ultra qualificato e già facente parte della nostra redazione.
Esponete problemi ma mai parlare di politica, di attività commerciali, di ricette, cani e gatti smarriti e tutti quegli argomenti già martellanti altrove.

Siete i benvenuti a “Casa Vostra” ed il vostro smartphone smetterà di suonare o vibrare in continuazione per inutili motivi.
 

Un impianto fotovoltaico tra opportunità mancate e abbandono

News 5 Volontari Decoro Urbano    (commenti:3) (313)
Amerigo Miraglia

 
Il quartiere di Cava dei Selci, situato nel territorio del Comune di Marino, rappresenta un esempio emblematico delle sfide che affrontano molte periferie urbane italiane: un mix di sviluppo infrastrutturale, rischi ambientali e una gestione amministrativa che lascia molto a desiderare. Al centro di questa narrazione si trova un vasto lotto di terreno trasformato in un impianto fotovoltaico privato, un progetto che ha sollevato controversie sin dalla sua fase autorizzativa e che oggi evidenzia criticità evidenti nel tessuto urbano locale.
 
L'impianto fotovoltaico, esteso su circa 8 ettari tra i comuni di Marino e Ciampino, è stato concepito come un contributo alla transizione energetica, con una potenza prevista di oltre 8 MWp. Il processo autorizzativo ha coinvolto numerosi enti pubblici, tra cui i Comuni di Roma, Marino, Ciampino e l'ASL, culminando in un Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale emesso dalla Regione Lazio nel giugno 2023. Tuttavia, il progetto ha rischiato di arenarsi quando i residenti di Cava dei Selci hanno segnalato un aspetto cruciale trascurato: l'area è soggetta a esalazioni vulcaniche significative di gas solforosi e anidride carbonica, tipiche della zona dei Castelli Romani.
 
Grazie a questa segnalazione, è stato coinvolto l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che in prima istanza ha sospeso le autorizzazioni. Le misurazioni dell'INGV hanno rivelato un aumento del 427% nelle emissioni di gas dopo le perforazioni iniziali, con rischi per la salute pubblica legati al radon e alla CO2. Solo dopo l'adozione di prescrizioni specifiche da parte dell'INGV – tra cui ulteriori verifiche e misure di mitigazione – l'iter è ripreso, portando al via libera definitivo. Nel marzo 2024, il sindaco di Marino ha comunicato che una parte dell'area di Cava dei Selci non sarebbe più stata inclusa nel progetto principale, ma i lavori sono proseguiti con riunioni tecniche tra gli enti coinvolti, inclusa l'ASL per le valutazioni sanitarie. A febbraio 2025, il Comune di Ciampino ha revocato un'ordinanza anti-CO2, permettendo l'avanzamento dell'impianto.
 
In cambio dell'autorizzazione, la società privata responsabile dell'impianto ha dovuto concedere opere compensative ai comuni interessati. Il Comune di Ciampino ha negoziato la realizzazione di una pista ciclabile in via dell'Ospedaletto, un intervento utile per migliorare la mobilità sostenibile e la qualità della vita dei residenti. Al contrario, il Comune di Marino si è limitato a richiedere l'aggiornamento dei lampioni di pubblica illuminazione con modelli ad alta efficienza energetica nel tratto di strada di via Catullo che costeggia l’impianto fotovoltaico – una misura minima, descritta da alcuni come "elemosina". Questa disparità evidenzia una mancanza di visione strategica da parte dell'amministrazione marinese, che non ha capitalizzato l'opportunità per interventi più impattanti, come il miglioramento delle infrastrutture verdi o la bonifica di aree degradate, nonostante la conoscenza delle condizioni precarie del quartiere.
 
Oggi, i lavori per l'impianto sono in fase avanzata, ma emergono problemi evidenti nella porzione di territorio ricadente nel Comune di Marino. La società privata ha eretto una nuova recinzione arretrata rispetto a quella preesistente, lasciando una striscia di terreno in uno stato di totale abbandono. Questa area, visibile dalle strade del quartiere, è diventata un simbolo di incuria: erbacce, rifiuti e degrado visivo che contrastano con l'immagine di un progetto "verde". Senza interventi di manutenzione, questa striscia rappresenta non solo un rischio estetico, ma anche potenziale per problemi ambientali e di sicurezza, aggravando il senso di trascuratezza che pervade Cava dei Selci.
 
Questa situazione riflette l'incapacità dell'attuale amministrazione di gestire efficacemente le compensazioni e di tutelare gli interessi dei residenti. Nonostante le potenzialità dell'impianto per contribuire alla sostenibilità energetica, il quartiere non ne ha tratto benefici tangibili. Anzi, l'amministrazione ha optato per il "minimo indispensabile", ignorando le "condizioni di gravità assoluta" del quadrante, come strade dissestate, mancanza di servizi e rischi vulcanici persistenti.
 
Negli ultimi quattro anni, l'amministrazione comunale di Marino non ha intrapreso alcuna iniziativa significativa per Cava dei Selci. Tutte le richieste di aiuto e supporto da parte dei cittadini – da miglioramenti infrastrutturali a interventi di manutenzione ordinaria – sono rimaste inascoltate, confinate nei cassetti di qualche funzionario. Di conseguenza, sono i residenti stessi a prendersi cura del quartiere, attraverso azioni volontarie che suppliscono alle carenze istituzionali.
 
In risposta a questa inerzia, i cittadini si sono organizzati avvalendosi del regolamento attuativo degli strumenti di partecipazione comunali. È in corso una raccolta firme per una petizione, disponibile in diverse attività commerciali del quartiere. L'obiettivo è raggiungere il numero necessario di sottoscrizioni per presentarla al Comune, chiedendo interventi concreti e una maggiore attenzione al benessere della comunità. Questa mobilitazione non è solo un grido di protesta, ma un atto di cittadinanza attiva che potrebbe spingere l'amministrazione a rivedere le sue priorità.
 
Il caso dell'impianto fotovoltaico a Cava dei Selci solleva interrogativi più ampi sulla gestione del territorio nelle aree periurbane. Mentre progetti come questo sono essenziali per la transizione ecologica, non possono prescindere da un approccio inclusivo che tuteli i residenti e massimizzi i benefici locali. L'amministrazione di Marino ha perso un'opportunità per trasformare una compensazione in un volano di sviluppo, a differenza di Ciampino. Ora, spetta ai cittadini e alle istituzioni trovare un dialogo per rimediare a anni di abbandono. La petizione in corso potrebbe essere il primo passo verso un quartiere più curato e vivibile – ma solo se le voci dei residenti saranno finalmente ascoltate.

Via Della Falcognana 61, incontro con la rappresentante del IX Municipio di Roma

News 6 S. Maria delle Mole    (commenti:2) (393)
la Redazione

Si è svolto il 24 settembre 2025, presso il Consorzio la Giostra, al civico 61 di Via della Falcognana, un incontro con l'Assessore ai lavori pubblici del IX Municipio di Roma, Ludovica Tranquilli.
 
Presenti all'incontro, l'Amministrazione ed il Direttivo del Consorzio, ed il sig. Antonio Calcagni, in qualità di Presidente del Comitato di Quartiere di Santa Maria delle Mole.
 
L'Assessore, come da accordi presi con la dott.ssa Sara Salvatori (amministratrice del Consorzio) ha voluto effettuare un sopralluogo su Via della Falcognana per rendersi conto di persona del contesto e delle criticità che la strada presenta, e per intraprendere, di conseguenza, le azioni mirate, più idonee per il raggiungimento dell'obiettivo comune, tra i frontisti e le Istituzioni, ovvero un’attribuzione giuridica chiara e definitiva della proprietà della strada.
 
Dal sopralluogo è certamente emersa la necessità di procedere per fasi, avendo Via della Falcognana delle criticità anche a livello di viabilità, portando però senza dubbio avanti la fase interlocutoria con la Città Metropolitana di Roma.
 
L’incontro ha fatto seguito a quello del 1º settembre tra i rappresentanti, del IX Municipio di Roma, del Comune di Marino, e le proprietà interessate.
In quell’occasione le due Istituzioni hanno concordato di chiedere congiuntamente all’On. Roberto Gualtieri, in qualità di Sindaco della Città Metropolitana di Roma, di farsi carico dell’acquisizione della suddetta strada, valutando anche la possibilità di un eventuale compensazione con altre strade ricadenti nel territorio dei due Municipi, ma che attuale sono di competenza della Città Metropolitana.
 
Coerentemente con quanto concordato nel suddetto incontro, i due Municipi, nei giorni scorsi hanno prodotto una formale richiesta congiunta.
 
Come è noto, il problema della competenza sulla suddetta strada è emerso in modo dirompente quando il 19 di agosto, a seguito di un sopralluogo dei Vigili del Fuoco, i suddetti hanno dichiarato pericolanti i due pini attigui al manto stradale, e intimato alla proprietà Tudini di procedere, a proprie spese, alla chiusura della strada, ed al successivo abbattimento dei suddetti.
 
Le conseguenze della chiusura sono state devastanti per tutti coloro che usavano quella strada, attenuate solo grazie al fatto che si trattava di un periodo di vacanze.
 
Una situazione a dir poco paradossale, quella in cui si intima, ad una proprietà privata, di rendere agibile, a proprie spese, una strada per permettere il ripristino del pubblico transito.
 
Un problema risolto solo grazie alla sensibilità dimostrata dalla proprietà Tudini che, consapevole dei disagi che questa chiusura arrecava, sia ai Cittadini, di Santa Maria, che a quelli del
Consorzio La Giostra, ha prontamente provveduto ad intervenire.
 
Questo inconveniente che, se da un lato a portato enormi disagi, dall’altro ha finalmente acceso un faro su un conflitto di attribuzioni tra pubblico e privato che, per il bene di tutti, va risolto una volta per tutte.
 
Il Comitato di Quartiere, ha ancora una volta confermato la sua disponibilità a mantenere acceso l’interesse delle Istituzioni su questo problema e a tal proposito ha annunciato che a breve darà il via ad una grande raccolta firme, da presentare al Sindaco Gualtieri, che faccia da supporto alla richiesta avanzata dai due Municipi.
 
Firmato da:
Dott. Sara Salvatori, Amministratrice consorzio La Giostra;
Antonio Calcagni, Presidente Comitato di Quartiere Santa Maria delle Mole

Il Centro Anziani Frattocchie di Marino APS in visita al Museo delle Mura e dintorni

News 7 Frattocchie (187)
Antonio Calcagni

 
 
Il Centro Anziani Frattocchie di Marino APS in visita al Museo delle Mura e dintorni: storia, scoperte e convivialità
 
Una mattinata all’insegna della cultura, della scoperta di monumenti dell’antica Roma e della buona compagnia.
 
È quella che hanno vissuto i soci e gli amici del CAFM, protagonisti di una visita guidata al Museo delle Mura, ospitato nella monumentale Porta San Sebastiano, la più imponente tra le porte delle Mura Aureliane.
 
Con la visita guidata e gratuita a cura di Tonino Dibello e accompagnati dal presidente Claudio Bornaccioni, i partecipanti hanno percorso il suggestivo camminamento di ronda interno alle mura, da cui si apre uno sguardo insolito e sorprendente sulla città di Roma e su gli ampi spazi verdi che circondano questi monumenti. La passeggiata ha permesso di ammirare anche l’Arco di Druso, testimonianza della Roma imperiale, e di soffermarsi sulle iscrizioni e decorazioni che ancora oggi ornano Porta San Sebastiano, memoria viva di epoche lontane.
 
L’iniziativa ha suscitato grande entusiasmo nei partecipanti, che hanno voluto condividere le proprie impressioni. «Mattinata piacevole tra le mura aureliane del Museo delle Mura e Porta San Sebastiano.
 
Un posto inaspettatamente bello e interessante, con un altro punto di vista sulla città» racconta Barbara, che sottolinea la simpatia del gruppo e la preziosità della guida. Cristina aggiunge: «Passavo sempre davanti in auto senza sapere che ci fosse un mondo da scoprire… grazie Tonino per questa bellissima giornata!». Non meno sentite le parole di Rita: «Grazie al nostro organizzatore, ho potuto apprezzare il Museo delle Mura, l’Arco di Druso e Porta San Sebastiano. Un ringraziamento anche al presidente Bornaccioni che coordina le attività». A ribadire l’apprezzamento, Sandra: «Bellissima iniziativa, ottima compagnia».
 
Ecco le parole conclusive del presidente Claudio Bornaccioni: “Ancora una volta il CAFM dimostra come la cultura possa diventare occasione di incontro e di crescita condivisa.
tra storia, archeologia e convivialità, la visita al Museo delle Mura e dintorni ha rappresentato non solo un viaggio nella Roma antica, ma anche un momento di coesione e amicizia, valori che l’associazione continua a promuovere con passione e costanza”.
 
Per informazioni, iscrizioni e seguire il programma offerto dal Centro Anziani Frattocchie di Marino APS (CAFM), l’invito a seguire la pagina.

Facciamo sparire la Sclerosi Multipla

News 8 S. Maria delle Mole    (allegati) (286)
Antonio Calcagni

 
Il Nostro Comitato di Quartiere, insieme alla sezione “Appia Sud Il Riccio“ di Legambiente, aderisce, con entusiasmo, alla battaglia contro la Sclerosi Multipla, che l’AISM porta avanti da ormai molti decenni.
 
Infatti, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla è l’unica organizzazione che, da oltre 50 anni, interviene a 360 gradi sulla S.M ed è un concreto punto di riferimento per le 144.000 persone che in Italia sono colpite da questa malattia.
 
Dal 1998 è affiancata da FISM, Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, istituita in osservanza alla legge sulle Onlus per continuare a promuovere e finanziare la ricerca scientifica sulla Sclerosi multipla.
 
Quest’anno con l’iniziativa “La Mela di AISM“ siamo giunti alla “Trentunesima edizione”, e noi sentiamo il dovere di continuare a contribuire attivamente, e lo faremo partecipando alla raccolta di fondi che si svolgerà in piazza P. Togliatti, secondo il seguente programma:
  • Sabato 4 ottobre, dalle 09:30 alle 13:00
  • Sabato 4 ottobre, dalle 14:00 alle 19:00
  • Domenica 5 ottobre dalle 09:30 alle 13:00
Facciamo sentire ancora una volta che, quando l’AISM chiama, Santa Maria risponde sempre con grande slancio.

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Presentazione Cantine Storiche

News 9 Marino (191)
Eleonora Persichetti

Un evento da non perdere
Soddisfazione del Sindaco Stefano Cecchi e dell’Assessore alle AA.PP. Rinaldo Mastantuono
 
 
Si terrà venerdì 3 ottobre 2025 alle ore 17:00 presso la Sala Consiliare “Z. Negroni” di palazzo Colonna il Convegno di Presentazione del Progetto Cantine Storiche in occasione del Centenario della Sagra dell’Uva di Marino.
Un Progetto promosso dall’Amministrazione Comunale di Marino finalizzato a realizzare un sistema economico e culturale di attività organizzate che mira principalmente alla rivalutazione delle ricchezze del territorio, alla promozione e allo sviluppo dell’offerta turistica di Marino in sinergia con imprenditori e associazioni e con il supporto di partner rappresentativi per la promozione e lo sviluppo del progetto quali Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale, Parco Castelli Romani, Sistema Castelli Romani, Città del Vino.
 
Lo scopo è quello di creare una rete di attività imprenditoriali a carattere enogastronomico che permetta l’utilizzo di locali presenti nel centro storico che abbiano mantenuto le peculiarità tipiche delle cantine adibite all’attività vinicola locale per contribuire a incrementare il turismo di qualità. Motivo per cui il nostro Comune si è dotato di un apposito Regolamento che disciplini le aperture di tali attività.
 
L’obiettivo finale che il progetto si pone è quello di riuscire a creare valore per il territorio e per la comunità attraverso attività promozionali e di marketing finalizzate all’attrazione di nuovi turismi: non solo escursionisti, ma visitatori in grado di apprezzare le ricchezze proposte sotto forma di prodotti turistici esperienziali, in grado di poter distribuire la ricchezza su una porzione di territorio ampia.
 
Nel corso dell’evento verrà illustrato lo stato dell’arte del progetto con particolare riferimento ai risultati del lavoro svolto dal professionista incaricato Arch. Massimo Batocchi circa il censimento delle cantine storiche che saranno inserite in un apposito Albo comunale.
«Questo progetto ambizioso – dichiara il Sindaco Stefano Cecchi - rappresenta un’opportunità concreta di rigenerazione del nostro centro storico e della nostra identità culturale. Riaprire le cantine storiche attraverso questa iniziativa significa riaccendere la memoria collettiva e creare nuove prospettive per il turismo e l’economia locale.»
«Siamo di fronte a un modello virtuoso che coniuga valorizzazione del patrimonio, imprenditorialità e sviluppo - dichiara l’Assessore alle Attività Produttive Rinaldo Mastantuono - Con il progetto Cantine Storiche vogliamo stimolare nuove forme di investimento e rilanciare il tessuto produttivo del centro storico, promuovendo un turismo enogastronomico autentico e sostenibile. Voglio inoltre fare un doveroso ringraziamento al Consigliere Mario Tisei, prezioso collaboratore di questa iniziativa.»

Una Notte Bianca in Allegria 2025 da sogno!

News 10 S. Maria delle Mole (324)
Eleonora Persichetti

 
Ancora una volta un grandissimo successo per la Notte Bianca in Allegria di Santa Maria delle Mole (tappa di avvicinamento al Centenario della Sagra dell'Uva di Marino), ideata e organizzata dall'UCF Marino in collaborazione con l'AP Eventi di Andrea Paciotti e Spettacolissimo di Donato Lauri con il contributo del Comune di Marino e il patrocinio del Consiglio regionale del Lazio.
 
L'edizione 2025 (13a complessiva) dell'ormai tradizionale manifestazione di fine estate ha registrato, come di consueto, migliaia di presenze in tutto il territorio della frazione marinese, che fin dal tardo pomeriggio si è animata con musica e spettacoli dal vivo, esibizioni di scuole di danza, animazione per grandi e bambini, artisti di strada, street food e stand enogastronomici, con i negozi rimasti aperti tutta la notte.
 
Tanti gli artisti che nel corso della serata si sono esibiti sui palchi allestiti nelle strade nevralgiche di Santa Maria delle Mole: dopo la sfilata della banda musicale “Volemose Bene” di Marino lungo le vie principali, in piazza Sandro Sciotti si è esibita la Valentina Urbini Band, mentre su viale della Repubblica hanno tenuto banco lo spettacolo “Io canto Franco Califano” di Sergio D'Arpa, la musica di Mirco e gli Ottava Nota e il format che celebra la dance anni '90 e 2000 “Ti Sblocco un Ricordo” di Andrew C DJ.
 
Proprio Andrew C DJ ha aperto il programma artistico e musicale che ha fatto scatenare piazza Palmiro Togliatti, presentato da Luca Rossetti e Diego Spiego. Lo storico DJ e performer ha cantato Notte Bianca, travolgente sigla da lui stesso composta in occasione della Notte Bianca in Allegria 2025 dopo aver già scritto “Pura Vida”, eseguita durante le serate dello scorso Marino Village a Cava dei Selci.
 
Sul palco della piazza centrale sono poi saliti i rapper Fra' Sorrentino e Calibro 40, la cantante Veronica Kirchmajer e gli immancabili 90 Mania – The Original, con il loro spettacolo “Unico e Diverso” di oltre due ore, caratterizzato da strabilianti giochi di luci e colori, fontane pirotecniche, gadgets, costumi di scena straordinari e pupazzi giganti.
 
Non è mancato, chiaramente, il momento dedicato ai saluti istituzionali, preceduti dalla benedizione di tutti i presenti da parte di Don Jesus Grajeda, parroco della parrocchia della Natività della Beata Maria Vergine, e dall'intervento di Raoul Marchetti, intervenuto in rappresentanza della presidenza del Consiglio regionale del Lazio per portare i saluti del presidente Antonello Aurigemma.
 
Per l'amministrazione comunale sono intervenuti l'assessore alle Attività Produttive e alla Polizia Locale Rinaldo Mastantuono e il sindaco Stefano Cecchi. Sul palco, insieme a loro, l'assessore Franco Marcaurelio e la consigliera Paola Testi.
 
Grazie a tutti per la bellissima organizzazione di questa Notte Bianca – ha detto l'Assessore Mastantuono. Un appuntamento ormai importante per la comunità di Santa Maria delle Mole, che arricchisce ulteriormente un 2025 già ricco di eventi per la nostra città: dopo il Marino Village, Boville Estate, la Festa Patronale di Santa Maria delle Mole e questa Notte Bianca, a breve ci aspetta il Centenario della Sagra dell'Uva, la 'festa' per eccellenza, a cui seguiranno Castelli di Cioccolato e la Sagra della Ciambella al Mosto. Ringrazio il pubblico, che risponde sempre presente e che si ritrova sempre con entusiasmo in queste occasioni, e rivolgo un 'grazie' speciale ad Andrea Paciotti, a tutta l'organizzazione, ai commercianti e a tutti coloro che hanno lavorato per la sicurezza e che si sono impegnati per regalare a tutti noi una bella festa”.
Ci sono spesso dei disagi per chi abita nelle zone in cui si fa festa e in questo Anno Giubilare ne abbiamo avute veramente tante – ha sottolineato il Primo Cittadino Stefano Cecchi. Comprendo i cittadini, a cui chiedo, però, di avere pazienza e di collaborare. Voglio ringraziare, per questa Notte Bianca, il presidente del Consiglio regionale del Lazio Antonello Aurigemma, rappresentato da Raoul Marchetti, l'UCF Marino, con il presidente Andrea Paciotti e tutti i commercianti, le Forze dell'Ordine, le associazioni e i volontari, la banda 'Volemose Bene' e la nostra comunità parrocchiale con don Jesus. E grazie ai cittadini: è bello respirare così tanto entusiasmo in attesa del Centenario della Sagra dell'Uva, che inizierà il 26 settembre e che celebrerà la nostra storia e la nostra cultura attraverso le tradizioni che più ci rappresentano”.
Grazie, ancora una volta, al pubblico che ha colorato Santa Maria delle Mole, rendendo unica questa Notte Bianca in Allegria – ha commentato a margine dell'evento il presidente dell'UCF Marino e organizzatore Andrea Paciotti. Grazie di cuore all'amministrazione comunale, al Consiglio regionale del Lazio, a tutti i commercianti, all'AP Eventi, a Spettacolissimo, ai tecnici che hanno curato il service suoni e luci, alla Edilcarbonari, a Mirco Bencivenga, agli standisti, a tutti gli artisti che si sono esibiti, ai presentatori della serata Luca Rossetti e Diego Spiego e a tutti coloro che hanno garantito la sicurezza, vale a dire le Forze dell'Ordine, la Protezione Civile, gli Angeli del Soccorso e la Ombra Pro di Fabrizio Palermo. Durante la Sagra dell'Uva saremo protagonisti con il Food Village in viale Mazzini e al piazzale degli Eroi e stiamo già cominciando a lavorare per il Natale, con tante sorprese che annunceremo nelle prossime settimane. Grazie di nuovo a tutti e... ai prossimi eventi!”.

Le ali della libertà e la mia vita – Testimonianza sulla speranza

News 11 S. Maria delle Mole    (commenti:3) (617)
Antonio Calcagni

Le ali della libertà e la mia vita – Testimonianza sulla speranza di Alessandra Kre
 
 
Domenica 14 Settembre con un concerto molto seguito della cover 6/8 seiottavi di Rino Gaetano si è conclusa "La Nostra Festa".
 
Una festa da sempre molto sentita dai cittadini di Santa Maria ma che attira anche l'interesse di diverse decine di migliaia di persone provenienti dalle aree limitrofe.
 
Un vero successo che ogni anno si ripete, grazie anche ad un programma molto variegato che tende a venire incontro a tutti i gusti ed età.
 
Ma non è su questo che mi voglio soffermare, ma su un evento in particolare che sabato sera prima dei concerti di "DESTINAZIONE GO" E "COLORPLAY" ha toccato nel profondo i cuori di tutti i presenti.
 
Come tutti saprete il tema che accompagnava "La Nostra Festa" quest'anno era La Speranza.
 
Su questa scia è stata invitata a dare il suo contributo la nostra, da poco concittadina Alessandra, che in venti minuti davanti ad un pubblico ammutolito e commosso ha raccontato la sua esperienza.
 
Di seguito, per chi non ha avuto la possibilità di sentire dal vivo la sua testimonianza, ripropongo integralmente il suo racconto di vita vissuta.
 
“Io non sono qui per insegnarvi cosa sia la speranza.
Sono qui per raccontarvi come la speranza mi ha salvato.
E per farlo, devo cominciare da lontano. Dall’estate del 2019.
Era giugno, andai al commissariato di Polizia più vicino e chiusi definitivamente una relazione con un narcisista patologico perverso. Una relazione che mi aveva tolto tutto: autostima, fiducia, energia, entusiasmo, dignità. Voglia di vivere.
E sì, pensai che forse sarebbe stato meglio smettere. Smettere di vivere.
Poi successe una cosa piccola, che però cambiò tutto.
La mia psicoterapeuta dell’epoca mi fece vedere un film: Le ali della libertà.
C’è un uomo, Andy Dufresne, Tim Robbins, che viene arrestato per un omicidio che non ha commesso. Vent’anni in prigione. Senza smettere mai di credere nella sua fuga. Scava un tunnel nel muro della sua cella… con un martelletto da geologo. Un colpo alla volta. Granello dopo granello.
La speranza non è magia: è fatica. È tenacia invisibile.
La mattina Andy sparge i pezzi di muro nel cortile del carcere… e la notte scava.
E lì, guardando il film, sentii la frase che mi salvò la vita: “O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire.”
E io capii profondamente che non avevo nessuna intenzione di fare di tutto per morire.
Io volevo vivere!
E in quel momento presi una decisione: qualunque cosa mi sarebbe accaduta, io avrei scelto la vita.
Qualche mese dopo, novembre 2019.
Un neurologo mi visita per dei sintomi strani e mi dice “Secondo me… c’hai la sclerosi multipla”. Quattro mesi prima della pandemia, del lockdown, dell’immobilità obbligata. La diagnosi viene confermata.
Camminare diventa sempre più difficile.
L’equilibrio sempre più traballante.
Le gambe sempre più pesanti.
Eppure… quella frase mi girava sempre in testa.
“Fai di tutto per vivere.”
Così mi aggrappai alla speranza. Non quella dei miracoli… la speranza del martelletto da roccia di Andy Dufresne.
Da un giorno all’altro ho dovuto imparare a fare i conti con un corpo che non rispondeva più come prima, con la paura di perdere l’equilibrio e cadere, con l’impossibilità di correre, ballare, saltare, o semplicemente di camminare come prima… e col rischio di non camminare proprio più.
Eppure, come Andy con il suo martelletto, ho continuato e continuo a scavare.
Ogni fisioterapia. Ogni infusione di farmaco. Ogni giorno in cui scelgo di alzarmi e muovere un passo in più… sono colpi di martelletto.
Piccoli. Invisibili. Ma a lungo andare… fanno la differenza.
La gente mi dice: “Mamma mia quanto sei forte!”
Ma la gente non sa che la mia forza non è un dono. Non è carattere. O almeno, non solo.
È stata una decisione.
Lì, davanti a quel film, io decisi non solo che non sarei morta… ma che avrei fatto di tutto per vivere.
E che la speranza sarebbe stata la mia compagna di cella. Il mio martelletto da roccia. La mia arma segreta.
In Le ali della libertà, Andy non ce la fa da solo.
C’è Red, il suo amico, Morgan Freeman.
A mostrarci che la speranza è contagiosa.
E se siamo qui a parlarne, alla festa di questa comunità, “la nostra festa”, è per contagiarci tutti; per ricordarci che nessuno deve scavare da solo.
Andy parla sempre a Red di un luogo dove vuole andare una volta uscito da lì. Zihuatanejo. Una spiaggia in Messico che sembra un sogno, quasi inventata.
Ma senza quell’immagine, non ce l’avrebbe mai fatta.
Anche io ho imparato che per sopravvivere non basta resistere: bisogna immaginare.
La mia Zihuatanejo non è una spiaggia. È il giorno in cui correrò di nuovo, anche solo dieci metri. O il giorno in cui non avrò paura di cadere. Quella è la mia Zihuatanejo.
E voi? Qual è la vostra?
Vi lascio con l’ultima immagine del film.
Red cammina sulla spiaggia di Zihuatanejo. E vede Andy che lo aspetta.
Quella non è solo la fine di un film; è l’immagine del potere della speranza: la promessa che… dietro le brutte notizie, dietro le diagnosi, dietro i muri più spessi del carcere più duro… c’è ancora il mare.
Io sono qui stasera perché nel 2019 ho deciso di fare di tutto per vivere.
E continuo a farlo. Ogni giorno.
E allora vi auguro di non smettere mai di scavare con il vostro martelletto da roccia.
E di non dimenticare che, anche quando tutto sembra finito… da qualche parte, ad aspettarvi, c’è la vostra Zihuatanejo.
Ricorda, Red: la speranza è una cosa buona. Forse la migliore delle cose. E le cose buone… non muoiono mai”.
 
 

Conosciamo le nostre preziose "amiche" piante

News 12 Natura e Botanica (266)
Domenico Brancato

 
Il Fico
 
Il Fico trova riscontri in una storia millenaria menzionata in molte culture e tradizioni, e in virtù dei ritrovamenti archeologici che ne attestano la sua presenza già 11.000 anni fa, risulta essere una delle prime piante coltivate dall’uomo con profondi significati, sia nella religione che nella cultura popolare.
Classificazione botanica:
  • Classe: Magnoliopsida o Dicotiledoni
  • Ordine: Urticales
  • Famiglia: Moracee
  • Genere: Ficus
  • Specie e Nome scientifico: Ficus carica (in riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria: regione dell’Asia Minore. A testimonianza della sua coltivazione già nelle prime civiltà agricole di Palestina ed Egitto).
Origine etimologica del nome:
Il termine “fico” deriva Dal latino “ficus”, che a sua volta ha origini ancor più antiche, nel greco “syke”, anch’esso riferito all’albero del fico e al suo frutto. Inoltre, il termine “ficus” in latino ha la stessa radice del verbo “facere” (fare) , che denota un legame con la capacità del frutto di prodursi, crescere e svilupparsi. Il che dimostra come il nome del frutto e dell’albero del Fico ha una storia che attraversa diverse lingue e culture fin dai tempi remoti.
La parola “fico” però, pur avendo mantenuto il suo significato originale, nel tempo ha acquisito anche significati metaforici, spesso legati alla sua forma o alla sua presenza in espressioni popolari. I riferimenti letterari basati su tale parallelo trovano riscontro anche nel significato di attributo genitale femminile annotato già da Aristotele ( 2300 a.C.). Poiché il termine “fica”deriva dal siriano “pequ” e dal precedente accadico (lingua semitica estinta, parlata nell’antica Mesopotamia) “piqu”, ovvero “sigu”: nome riferito all’organo sessuale femminile (nel senso di varco, fessura), onde il nome del frutto per analogia.
Così, in italiano antico “fica” indicava sia l’albero che il frutto, ma successivamente ha assunto anche il significato metaforico di organo sessuale femminile.
“Figo” e “fico” poi, in italiano colloquiale, secondo Accademia della Crusca e Treccani , hanno entrambi lo stesso significato : “bello”, “forte”, “ganzo”. Anche se “figo” e “figa” sono una forma più informale , spesso utilizzata nella parlata giovanile , per indicare qualcosa di particolarmente affascinante.
 
Luogo di origine:
Il fico (Ficus carica) è originario dell’Asia occidentale , probabilmente dell’area compresa tra l’Iran e l’Arabia. Anche se la capacità di questa pianta di adattarsi ad una vasta gamma di climi, e di fornire un alimento considerato prezioso, ha contribuito alla sua rapida diffusione in molte parti del mondo fin dall’antichità, come: la regione del Mediterraneo (Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Nord Africa), seguita da India, Cina , Giappone, Australia e Stati Uniti.
 
Caratteristiche componenti struttura:
è una pianta xerofila (che si adatta a vivere in ambienti aridi e secchi), eliofila (che vegeta ottimamente alla diretta e forte luce solare), caducifoglia (che perde annualmente le foglie) e latifoglia, dal fusto contorto con numerosi fragili rami formanti una chioma schiacciata che può raggiungere e altezze di 6 – 10 m; la corteccia è finemente rugosa di colore grigio-cenerino; la linfa è di un bianco latte; i rami sono ricchi di midollo con gemme terminali acuminate coperte da due squame verdi o brunastre; le foglie sono grandi, alterne, scabre, palmatolobate con 3-5 lobi irregolari, di colore verde scuro superiormente e più chiaro ed ugualmente scabre sulla parte inferiore; i fiori unisessuali molto piccoli, sono racchiusi all’interno di un ricettacolo (parte del fiore in cui sono inseriti i vari organi: stami, petali e sepali), carnoso, piriforme, ricco di zuccheri a maturità, di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro; Il frutto, detto siconio, è in realtà una infruttescenza (insieme di frutti all’interno di una struttura carnosa) di medie dimensioni con una piccola apertura apicale – ostiolo – che consente l’ingresso di un minuscolo imenottero (piccola vespa) pronubo (che svolge il ruolo dell’impollinazione). Anche se i veri frutti, in realtà, sono dei piccoli semi - acheni -che si sviluppano all’interno dell’infiorescenza, circondati da una polpa succulenta e dolce, che costituisce la parte edibile.
La specie comprende due forme botaniche che possono essere definite piante maschio e piante femmina. Dato che la prima: Caprifico (fico capro, cioè fecondatore) costituisce l’individuo che produce il polline con frutti non succulenti, né dolci e né commestibile, mentre la seconda: Fico vero, rappresenta la pianta femmina che produce frutti eduli con all’interno i semi. Anche se va precisato che in realtà il caprifico contiene nel frutto sia la parte femminile (ovari adatti a ricevere il polline), che la parte maschile (che produce polline). Parte femminile che però è modificata da un microscopico insetto: Blastophaga psenes che vive negli ovari trasformandoli in galle (escrescenze prodotte da punture di insetti), rendendoli sterili. Motivo per cui il caprifico svolge esclusivamente una funzione maschile, producendo polline che le femmine della vespa che alleva, uscendo cariche di polline, volano verso altri siconi dove, tentando di entrare attraverso l’ostiolo (piccola apertura situata nella parte superiore del siconio) dei fichi eduli per deporre le uova, rilasciano il polline sugli stigmi ( parte superiore del pistillo) dei fiori femminili, e dopo aver deposto le uova e svolto il loro ruolo di impollinazione, muoiono.
Onde l’interrogativo “Come. nascono i fichi dal sacrificio di una vespa?” Interrogativo che trova risposta nella seguente spiegazione: quando si taglia un fico a metà si possono vedere tanti piccoli filamenti, che erano dei piccoli fiori che sono sbocciati e che si sono trasformati in “polpa” creando il frutto. Tuttavia affinchè un fiore si trasformi in frutto ha bisogno di essere impollinato. Nel caso del fico l’impollinazione non può essere fatta solo dall’azione del vento (anemofila), ma ha bisogno dell’aiuto extra fornito dalla Blastophaga psenes, comunemente conosciuta come la vesta del fico. E poiché né il fico né la vespa possono fare a meno l’uno dell’altro, si stabilisce un mutualismo obbligato. In pratica, come già precisato, la vespa femmina entra nel frutto attraverso una piccola fessura chiamata ostiolo perdendo antere e ali, per depositare sia il polline che le sue uova nelle gallerie interne, per poi perire. Mentre i fichi maturano, le vespe maschio, prive di ali, crescono per prime ed emergono dalle gallerie fecondando le femmine che sono ancora rinchiuse, oltre a scavare un tunnel da cui le nuove vespe femmina, una volta cresciute, potranno uscire ed andare alla ricerca di altri alberi di fico da fecondare. Mentre le vespe maschio rimangono intrappolate nel fico e vi muoiono . Il che non significa che si mangiano i fichi con i resti di vespe, in quanto queste vengono “digerite” (scomposte) dalla ficina (enzima che si trova nel lattice del fico ed è in grado di degradare le proteine). Ciò esclude la valenza della raccomandazione derivante dalla diceria: “di non mangiare il fico intero , ma di spezzarlo prima, perché potrebbe esserci una vespa dentro”
Però nel tempo, oltre al descritto procedimento di formazione del frutto, tramite la genetica, sono state selezionate una grande varietà di fichi commestibili a maturazione “partenocarpica” (che avviene senza la fecondazione degli ovuli, e quindi privi di semi, o con semi vuoti e non vitali), che costituiscono la maggior parte dei fichi coltivati denominati “permanenti” , dato che rimangono sulla pianta anche se non sono stati fecondati, a differenza dei “caduchi” che, in assenza di fecondazione, cadono al suolo immaturi.
Anche se alcune, tra le varietà più pregiate (con caratteristiche più adatte per l’essiccazione), sono caduche, (come la varietà turca Smirne), cioè coltivabili solo dove è assicurato il completo ciclo vitale della Blastophaga.
Il fico commestibile, a sua volta, comprende tre tipi di siconi che hanno, annualmente, distinte fruttificazioni denominate:
  • Fioroni, che si formano da gemme dell’autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all’inizio dell’estate:
  • Forniti o pedagnoli, che provengono da gemme primaverili e maturano alla fine dell’estate dello stesso anno;
  • Cimaruoli, prodotti da gemme di sommità sviluppatesi nell’estate e maturano nel tardo autunno.
Per cui, esistono:
  • varietà che producono solo Fioroni, altre che producono solo Forniti ed altre ancora che producono entrambe. Mentre le varietà con tripla fruttificazione sono pochissime, e con la terza fruttificazione pressoché irrilevante. Pertanto, per ovvi motivi di favorevoli condizioni climatiche , di norma, i Forniti detengono le caratteristiche di eccellenza, sia per quanto concerne la succosità che la dolcezza; anche se i Fioroni, per contro, vantano il pregio della precoce maturazione;
  • e varietà:
  • unifere: che producono solo una fruttificazione all’anno, come la: Meloncello, Catano, Brogiotto nero, Negretta e Verdino;
  • e bifere: che producono Fioroni sui rametti dell’anno precedente e fichi estivi-autunnali su quelli dell’anno, a loro volta:
- caprificabili, come la Fracazzano e Napoletano;
- e partenocarpiche, come la Ottano o Dottato e la Del Vescovo.
 
Luogo di origine:
Asia occidentale, probabilmente nell’area compresa tra l’Iran e l’Arabia, ma introdotto da tempo immemorabile nei paesi del bacino del Mediterraneo (Europa, Africa e Asia).
 
Particolari della struttura e morfologia:
E’ un albero dal fusto corto, contorto e ramoso che può raggiungere altezze di 6 – 10 m; la chioma ha una forma tipicamente espansa, larga e irregolare, spesso descritta a cupola, con le branche più basse che tendono a dipartirsi orizzontalmente, contribuendo a conferirle la forma allargata; la corteccia è finemente rugosa e di colore grigio-cenerino; i rami, la cui linfa è un lattice di colore bianco irritante ed acre (per cui se necessita addentrarsi nella chioma con clima caldo e soprattutto soleggiato, è consigliabile indossare camicia a maniche lunghe, ed in caso di manifestazione d’irritazione, evitare l’ulteriore esposizione ai raggi ultravioletti del sole, risciacquare con acqua la parte irritata e rimanere per qualche ora lontano dall’irraggiamento solare, anche indiretto) sono ricchi di midollo (che conferisce al legno una debole consistenza, tanto che, in seguito ad una arrampicata per la raccolta dei frutti o la potatura, quelli sollecitati da un eventuale urto, a prescindere dallo spessore, possono spezzarsi senza preavviso) con gemme terminali acuminate coperte da 2 squame verdi o brunastre; le foglie sono grandi , scabre, oblunghe con 3 – 5 lobi, di colore verde scuro sulla parte superiore e più chiare ed ugualmente scabre sulla pagina inferiore; i frutti, o meglio, come già precisato, trattasi di ’infruttescenzae, di medie dimensioni, carnose ricche di zuccheri, piriformi di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo, internamente cave contenenti i piccolissimi fiori o semi; l’apparato radicale, robusto ed esteso, consente alla pianta di resistere bene alla siccità e adattarsi ai terreni salsi e incolti ed è efficace nella ricerca dell’acqua, anche in maniera invasiva, tanto che in un giardino può penetrare in cisterne, condotti e scantinati. Il fico, inoltre, è una delle rare piante da frutto che resiste, senza problemi, in tutte le fasi vegetative, ai venti salmastri.
 
Longevità:
In genere, la durata della vita vegetativa della pianta è di 50 anni, anche se talvolta, in condizioni favorevoli, può giungere ad oltre 70 anni. Con inizio della produzione intorno al quinto anno di età e il raggiungimento del picco fra i 30 e i 40 anni, per poi decrescere gradualmente.
 
Esigenze:
  • Clima: anche se si adatta ad una vasta gamma di condizioni, la pianta trova le condizioni ottimali in ambienti caldi con inverni miti, esposizione alla luce solare e temperature di 20 -30 °C , sia per la crescita che per la fruttificazione di qualità;
  • Terreno: di qualsiasi tipo, anche calcareo, purchè sciolto O non troppo argilloso, ricco di sostanza organica, ben drenato (privo di ristagni di acqua, possibile causa di marciume radicale) e con un grado di acidità leggermente acido o neutro, con valori di Ph (indice del grado di acidità o basicità) 6 – 7,5. In caso di eccesso di alcalinità o acidità, che potrebbe impedire alla pianta di assorbire i nutrienti necessari, è possibile effettuare, delle correzioni con l’apporto, rispettivamente, di zolfo e calce;
  • Concimazione: predilige terreni ricchi di sostanza organica, da apportare tramite somministrazione di compost o letame ben decomposto o con sovescio (coltivazione di piante che vengono fatte crescere e interrate in fase di fioritura) di leguminose, integrata, all’inizio delle primavera, con fertilizzanti bilanciati a base di potassio -K- fosforo -P- e meno azoto -N- per evitare di stimolare eccessivamente la rigogliosità vegetativa a discapito della fruttificazione ;
  • Irrigazione: regolare, per impedire che il terreno si asciughi completamente, specie durante la stagione di crescita e di produzione;
  • Potatura:
  • verde: va eseguita regolarmente, tra marzo e maggio, per eliminare i polloni (ricacci della base del tronco) con il taglio a raso terra e i succhioni (rami improduttivi a portamento verticale presenti all’interno della chioma), per evitare di sottrarre utili energie alla pianta;
  • di produzione: da eseguire, in inverno o inizio di marzo, solo quando necessita, per rimuovere rami secchi, malati e spezzati e quelli in eccesso. per evitare condizioni di aduggiamento all’interno della chioma e garantire uniformità di penetrazione di aria e luce solare e la regolarità quali-quantitativa della produzione. Con l’accortezza, visto che l’albero fruttifica sulle gemme apicali, di eliminare i rami superflui dalla base e non accorciarli, per non renderli improduttivi;
  • di mantenimento della regolarità dell’impalcatura e del vigore vegetativo: consistente nell’ eliminazione di eventuali rami che prendendo troppo vigore, diventano concorrenziali rispetto alle branche principali, e nell’effettuare il cosiddetto taglio di ritorno, attraverso la troncatura di un ramo principale, poco dopo una diramazione secondaria, per trasformarlo in ramo giovane in prosieguo di quello principale .
Moltiplicazione:
  • per talea: si effettua prelevando dalla pianta madre, preferibilmente a marzo, (in fase di riposo vegetativo, ma prossima al risveglio) un rametto di 2-3 anni della lunghezza di 20-25 cm, con una o più gemme,che dopo aver asportando le eventuali foglie presenti lungo il tratto inferiore e mantenute quelle della parte apicale, va posto in un vasetto, interrandolo per circa 10 cm in una composta di terriccio e torba, coprendolo con una bottiglia di plastica tagliata a metà, per mantenere una costante umidità, tramite una regolare irrigazione, con l’accortezza, , di tanto in tanto, di garantire la circolazione dell’aria, per evitare l’insorgenza di marciumi. Accorgimenti che, dopo circa tre settimane, dovrebbero consentire al ramo di emettere radici e dar vita ad una nuova pianta che potrà essere trapiantata;
  • per polloni: ottenibile legando, ad inizio estate, con un filo di ferro ben stretto, appena sopra il livello del terreno, il piede del pollone, ricoprendolo con circa 20 cm di terra che va da mantenuta umida per tutto il periodo estivo. Procedimento che a novembre successivo dovrebbe consentire lo sviluppo del le radici, e quindi la formazione di una nuova pianta pronta per il trapianto.
Trapianto :
il periodo più indicato per effettuarlo è tra ottobre ed aprile, escludendo le giornate molto rigide, attraverso lo scavo di una buca di almeno 50 cm profonda e di pari diametro, ancor meglio se di cm 70 x70 , specie in presenza di terreno compatto e argilloso, per far si che le radici abbiano intorno terreno facilmente permeabile. Con l’accortezza, al fine di mantenere la naturale fertilità del suolo, di separare la terra dei primi 20 cm da quella estratta più in profondità, in modo che quando si dovrà riempire la buca si potrà inserire prima la terra che stava più in basso e tenere per ultima quella rimossa in superficie. In quanto lo strato superficiale contiene molti microrganismi utili che necessitano di ossigeno per vivere. Microrganismi che se venissero sotterrati in profondità morirebbero, privando l’apparato radicale dei tanti benefici derivanti dalla loro presenza.
Utilizzazioni e proprietà medicinali:
  • il lattice (emulsione di aspetto lattiginoso di colore bianco e consistenza collosa), dalle proprietà emmenagoghe (che stimolano il flusso sanguigno nella zona pelvica e nell’utero e, in qualche caso, favoriscono le mestruazioni), antinfiammatorie, espettoranti e digestive. In passato è stato usato per far cagliare (coagulare) il contenuto proteico del latte (caseina), per la produzione artigianale del formaggio. Oppure veniva aggiunto al tuorlo dell’uovo nella preparazione del legante, per il metodo di tecnica pittorica diffusa nel Medioevo e nel Rinascimento;
  • le gemme fresche, grazie al contenuto di enzimi digestivi, regolarizzano la mobilità e la secrezione gastroduodenale, soprattutto in soggetti con reazioni psicosomatiche (consistenti in emozioni o stress che possono tradursi in sintomi fisici, come mal di testa, dolori muscolari, problemi gastrointestinali , anche se se non esiste una plausibile causa) non gestiti adeguatamente a livello gastrointestinale;
  • le foglie, raccolte da maggio ad agosto e fatte essiccare lentamente, contengono:
  • furocumarine (composti chimici naturali che a contatto con la pelle la rendono più sensibile agli effetti dannosi del sole e possono causare reazioni cutanee infiammatorie -fitofotodermatite-, caratterizzate da rossore, gonfiore, vesciche ed anche pigmentazioni persistenti);
  • bergaptene (sostanza chimica -furanocumarina) , nota per la sua capacità di rendere la pelle più sensibile alla luce –fotosensibilizzazione- . Il che significa che l’esposizione al sole o a lampade UV, può causare scottature o irritazioni);
  • psoralene (composto chimico che aumenta la sensibilità della pelle alla luce ultravioletta –UVA- . Composto che viene utilizzato in combinazione con l’irradiazione UVA, in una terapia chiamata foto chemioterapia - PUVA- per trattare diverse patologie, come psoriasi e vitiligine);
  • curmarina (composto organico naturale, appartenente alla famiglia delle benzopiranoni, noto per il suo profumo dolce, simile al fieno o alla vaniglia, utilizzato in profumeria, cosmesi ed , in alcuni casi, in ambito farmaceutico);
  • lattice: sostanza dalle caratteristiche sopra descritte.
  • frutti immaturi e giovani rametti: il lattice dei quali che sgorga dai loro tagli contiene amilasi e proteasi (tipi di enzimi che, nel caso specifico, aiutano a scomporre i carboidrati e le proteine), può essere impiegato, per uso esterno, per eliminare calli e verruche, grazie all’azione caustica e proteolitica (di degradazione delle proteine in piccoli frammenti: peptidi o amminoacidi). Anche se con cautela, essendo ustionante ed irritante per la pelle e pericoloso se applicato su estese superfici, specie se esposte alla radiazione solare;
  • frutti freschi: che se consumati in quantità hanno un effetto lassativo;
  • frutti essiccati: la cui ingestione produce effetti emollienti (che svolge azione di protezione delle mucose, di attenuazione delle irritazioni, di ammorbidimento dei tessuti, oltre a rendere più elastici gli strati superficiali della pelle) espettoranti e lassativi;
Proprietà nutrizionali:
  • i fichi sono un’ottima fonte di:
  • fibre, che favoriscono la digestione e contribuiscono al senso di sazietà;
  • vitamine K, B6, niacina (vitamina B3 e PP) e acido folico;
  • sali minerali, come: potassio, calcio, magnesio e ferro;
  • antiossidanti, come polifenoli, che contribuiscono a ridurre lo stress ossidativo nel corpo;
  • zuccheri, quali glucosio e fruttosio che erogano energia naturale;
Impieghi culinari per:
  • consumo fresco: sia da soli che aggiunti in insalate o combinati con formaggi;
  • confezione di marmellate e conserve;
  • preparazione di dolci e dessert: costituiscono un ottimo ingrediente per la preparazione di crostate, torte, biscotti, gelati e persino cioccolato;
  • accompagnamento salato: abbinati a formaggi, prosciutto crudo e piatti di carne.
Malattie e parassiti: il fico, anche se in genere non era particolarmente colpito da intensi attacchi, da qualche anno ha subito ingenti danni imputabili a sopraggiunti tipologie di infestazioni causate da alcuni temibili parassiti di seguito descritti:
  • Punteruolo nero – Scyphophorus acupunctatus - : trattasi di un coleottero della lunghezza di circa 2 cm totalmente nero, originario dell’America centrale, giunto accidentalmente in Italia intorno alla metà degli anni ’90 e diffusosi rapidamente nelle regioni centro meridionali, dove si è rivelato il più temibile parassita della pianta. In quanto è dotato di un rostro con il quale riesce a penetrare il legno lungo la zona del colletto e a depositarvi le uova. Uova dalle quali nascono larve che rodono la corteccia e il legno interno delle radici, compromettendo il flusso della linfa e la vitalità della pianta, oltre a nutrirsi dei frutti, che vengono completamente svuotate e fatti marcire. Il che rende difficile contenere gli attacchi, anche perché ancora non sono stati individuati efficaci predatori con cui impostare programmi di lotta biologica. Pertanto, allo stato attuale, l’unico rimedio consiste nell’osservare frequentemente le piante, e nel caso si riscontrino i primi fori in prossimità della base, disinfettare la parte interessata con Poltiglia Bordolese (a base di solfato di rame e calce) e irrorarla, per 2-3 volte, con una sospensione di spore del BEAUVERIA BASSIANA (in commercio esistente in diverse formulazioni denominate NATURALIS Biogard), preferibilmente la sera o al mattino presto, assicurando una buona bagnatura della vegetazione. Tuttavia, in condizioni di estesa infestazione, l’unico metodo per eliminare con certezza il parassita è quello di estirpare la pianta e distruggerla con il fuoco;
 
  • Coleottero cerambicide – Psacothea hilaris- la cui larva scava gallerie all’interno del tronco portando, con il tempo, a morte la pianta. Per impedirne la diffusione si consiglia una metodologia di lotta basata su:
  • prevenzione: consistente nel controllo, da marzo a giugno, della pianta per la rimozione manuale degli adulti, onde limitare la loro riproduzione; cura della pianta: rimuovendo i ristagni d’acqua, alla base e gestendo correttamente la chioma, per ridurre le are di nidificazione; applicazione di barriere fisiche: posizionando sul fusto, a circa 15 cm dal colletto, del nastro di carta cosparso di colla per insetti, per intrappolarli;
  • trattamenti biologici e con prodotti naturali, come: Nematodi entomopatogeni (che parassitano gli insetti provocandone la morte) – Steinemama carpocapsae (capsanem), per agire sulle larve nel suolo o nelle gallerie; Funghi entomapatogeni a base di Beauvenia bassiana da spruzzare sul tronco e sulle foglie per colpire gli adulti; Olio di Neem, o Sapone molle potassico, da spruzzare sulla pianta per soffocare gli insetti e interrompere il ciclo vitale; Galline, da introdurre in uno spazio recintato intorno alla pianta, per far catturare ed eliminare gli insetti mangiandoli; Rimozione delle piante, distruggendole con il fuoco, in caso risultino compromesse da gravi infestazioni, per evitare la diffusione del coleottero;
  • Efestia – Ephestia cautella o Falena del fico: temibilissimo lepidottero per la produzione dei fichi secchi, dato che le larve rodono l’interno del frutto riempiendolo di escrementi, mentre le femmine adulte depongono le uova sui fichi che cominciano a seccare sull’albero o sui frutti esposti al sole per completare l’essiccamento. Per difendersi dagli effetti dell’infestazione si possono adottare metodi:
  • preventivi, come: eliminazione, in autunno, dei residui vegetali, e di tutte le foglie cadute, per ridurre il numero di crisalidi svernanti, poiché l’insetto trascorre l’inverno appunto sotto forma di crisalide in bozzoli sericei;
  • di controllo biologico e naturale: - posizionando trappole a base di vino, zucchero, cannella e chiodi di garofano, per attirare e catturare le falene adulte, onde limitare l’ovodeposizione sui fichi; - o effettuando trattamenti a base di Bacillus thuringiennsis, per colpire le larve all’interno dei fichi o, in alternativa, nebulizzando una soluzione di Zeolite e silicato di sodio o potassio, per creare una patina protettiva sulla superficie dei frutti;
 
  • Cocciniglia del fico o cocciniglia elmetto (della forma che ricorda l’elmo militare) - Ceroplastes Sinensis - : è un piccolo insetto, particolarmente diffuso in Liguria, Toscana, Sardegna e Sicilia, dotato di scudetto rigido e piatto di colore bianco che, a partire da maggio, si attacca ai rametti ed alle foglie. Il danno prodotto è dovuto: alla distruzione delle foglie delle quali si nutre; alla intensa produzione di melata ed al successivo sviluppo di fumaggine, che determina l’occlusione degli stomi utili per la respirazione e l’impedimento del vitale processo foto sintetico. Per impedire la diffusione dell’insetto si possono praticare delle irrorazioni con macerati di felce (ampiamente presente nel sottobosco) o, per infestazioni consistenti, effettuando, in ore serali, irrorazioni a base di alcol, aceto o sapone di Marsiglia diluito, od emulsione di oli minerali sulle parti della pianta dove il parassita è presente;
 
  • Cocciniglia di S. Josè – Quadraspidiotus perniciosus- : a differenza della precedente specie, infesta tutte le parti della pianta con una predilezione per frutti, rami e tronco, che ricopre con una crosta fittissima di scudetti. Le sue punture provocano macchioline rossastre sulle parti colpite, malformazioni nei frutti ed un progressivo deperimento dell’intera pianta;
 
  • Uccelli (Merli, Storni, Beccafichi e Rigogoli o BeccaficHI realI), la cui predilezione per i frutti maturi, può causare ingenti danni, sia mangiandoli parzialmente, che provocandone la caduta a terra . Per cui, specie in ambienti più esposti a tale tipologia di attacchi, per salvare la produzione occorre impiegare dei dispositivi dissuasori, quali:
  • Reti anti-uccello che, costituendo una barriera fisica, sia su singoli alberi che su intere aree, impedisce agli animali di raggiungere i fichi;
  • Palloni dissuasori: da appendere agli alberi, con riportanti disegni spaventosi per gli uccelli, in seguito al movimento impresso dal vento;
  • Nastri riflettenti, CD o strisce di alluminio: che appesi ai rami, creano un effetto abbagliante che infastidendo gli uccelli li tengono lontani;
  • Spaventa passeri o sagome di predatori: che però dopo un buon effetto iniziale, a lungo termine, divengono poco efficaci;
  • Dissuasori sonori: dispositivi disponibili in commercio, che emettono ultrasuoni o suoni di predatori che infastidiscono gli uccelli;
  • Dissuasori olfattivi: sono repellenti a base di oli essenziali che applicati su spugne o altri supporti, diffondono un odore sgradevole per i voraci uccelli;
  • Repellenti naturali, quali: rosmarino, basilico e menta da piantare intorno all’albero, il cui odore sgradevole contribuisce a tener lontani i volatili;
 
  • Moria del Fico: trattasi di una malattia causata dal fungo, Ceraticystis ficicola che provoca: avvizzimento (ingiallimento precoce e successiva caduta) fogliare, disseccamento dei rami a partire da quelli più giovani, cancri sulla corteccia, fessurazioni sulla tronco e scolorimento interno del legno. Tanto da causare il deperimento e la morte della pianta. La diffusione avviene tramite il suolo contaminato tramite il materiale vegetale infetto, che quindi deve essere tempestivamente raccolto e bruciato;
 
  • Antracnosi – Ascochyta caricae - : è un fungo che si manifesta sulle foglie con tacche bruno-rossastre arrotondate o allungate lungo le nervature, al centro delle quali avviene il disseccamento dei tessuti e la comparsa dei picnidi (strutture riproduttive a forma di sacco);
 
  • Vaiolatura – Cercospora bolleana - : fungo che provoca macchie olivacee sulla nervatura delle foglie. Macchie che confluendo formano grandi chiazze brunastre che determinano l’accartocciamento e la caduta precoce delle stesse foglie;
 
  • Ruggine – Uredo fici - : fungo che attacca le foglie producendo sulla pagina superiore delle macchie gialle e, in corrispondenza, sulla pagina inferiore, i sori (strutture che producono le spore) giallo-bruni , causandone la prematura caduta e il ritardo della maturazione dei frutti;
 
  • Mal secco – Bacterium fici - : batterio (organismo vivente completo, capace di riprodursi autonomamente), in seguito alla cui infezione il tronco diventa di colore bruno, i rami anneriscono e disseccano emettendo, a volte, un liquido vischioso. D’estate colpisce anche le foglie che, in un primo momento, presentano macchie decolorate che diventano nerastre, per poi disseccarsi e frantumarsi;
 
  • Mosaico – Fig mosaic emaravirus o Emaravirus fici- : è un virus (entità biologica non vivente che essendo privi di una struttura cellulare completa, non dispone di metabolismo autonomo e per riprodursi necessita del supporto di una cellula ospite) che attacca frutti, rametti e foglie che presentano aree giallognole di varie dimensioni, seguite da necrosi delle zone internervali o delle nervature con evidenti malformazioni. Malformazioni che interessano anche i frutti provocandone la caduta precoce. Il vettore principale della diffusione del virus è un acaro: piccolo parassita, difficile da individuare ad occhio nudo, che attacca le piante di fico nutrendosi della linfa delle foglie causandone la deformazione e, nei casi gravi , la defogliazione. Per cui, quando si notano i primi sintomi, per evitare danni maggiori, è importante agire tempestivamente con trattamenti specifici a base di acaricidi;
 
  • Colletotricosi – Colketotrichum caricae - : fungo che provoca la marcescenza e la caduta dei frutti immaturi, che dapprima mostrano tacche depresse e isolate successivamente confluenti in chiazze brune al centro e più chiare in periferia. Per minimizzare i danni è fondamentale adottare pratiche:
  • preventive, quali: - rimozione e bruciatura di frutti e rami infetti, nonché della pianta se interamente colpita; - esecuzione di una potatura che favorisca una buona ventilazione all’interno della chiome per ridurre l’umidità; - utilizzazione della pacciamatura, per coprire il terreno ed impedire che i frutti caduti e marci possano contaminare le radici;
  • curative per infezioni gravi: consistenti nel trattare la pianta con soluzioni a base di solfato di rame dall’azione fungicida e antibatterica, o con preparati a base del fungo entomopatogeno Beuveria bassiana, per combattere il Punteruolo nero, diffusore dell’infezione fungina.
Comunque, in genere, per prevenire la maggior parte delle affezioni patogene del fico occorre porre la pianta in condizioni vitali ottimali di irraggiamento solare e circolazioni dell’aria, di composizione e umidità del suolo e di riparo dal vento, ancor prima dell’uso di prodotti specifici;
 
 
  • Curiosità storico- mitologiche:
  • Nell’immaginario collettivo, il fico potrebbe essere stato il frutto dell’Albero della Conoscenza nel Paradiso Terrestre, al posto della mela. Tant’è che Michelangelo nella Cappella Sistina, lo rappresenta in questa veste. Nel vecchio Testamento infatti, il termine latino “pomum”non indicava una mela specifica, ma un frutto generico, ed inoltre le foglie di fico furono il primo “indumento” di Adamo ed Eva, per coprire la nudità. Da qui, la pianta è divenuta simbolo di passione amorosa e di unione tra maschile e femminile;
  • La Bibbia cita il fico come l’albero sotto il quale Adamo ed Eva si ripararono dopo il peccato originale;
  • I romani consideravano il fico una pianta sacra, apprezzavano i fichi per le loro proprietà energetiche, li usavano nella produzione di formaggi con caglio vegetale ed era usanza regalarli insieme al miele, come augurio per un anno felice;
  • Platone, noto amante dei fichi, li considerava un alimento essenziale per stimolare l’intelletto. Mentre Plinio il Vecchio descriveva i fichi come un alimenti che rafforzava i giovani e migliorava la salute degli anziani, anche attenuando le rughe;
  • In Grecia, il fico era chiamato “sykon” ed era talmente importante che fu necessario costituire una classe dirigente : i “sincofanti”, per controllare il suo commercio;
  • Nella tradizione antica il fico riveste un significato di immortalità e di abbondanza. Esso rappresenta anche l’asse del mondo, che collega la terra al cielo. Nell’antichità poi, attraverso le foglie dell’albero, si praticava la “ psicomanzia” come metodo di divinazione;
  • Il fico, in molte culture antiche, era considerato un simbolo di fertilità, abbondanza e prosperità, per il legame della forma con il significato fallico dovuto all’aspetto del frutto ed alla sua apertura, che ricorda vagamente gli organi genitali maschili. In Grecia era associato al sesso femminile- Infatti, durante le Falloferie: feste religiose in cui si portava in processione simboli fallici,alcune donne portavano ceste di fichi, sottolineando ulteriormente questa connessione. Ed anche a Roma aveva una forte connotazione fallica, come si evince dall’uso del termine “fica” (forma femminile dialettale) ;
  • Si narra che sotto un fico selvatico: il fico Ruminale - Ficus Ruminalis- (termine che richiama il concetto di allattamento e nutrimento, collegandosi alla dea Ruminia e al latte materno) si arenò la cesta contenente Romolo e Remo, dove furono allattati dalla lupa. Il fico ruminale inoltre era considerato sacro ed aveva un ruolo importante nel rituale religioso romano, con offerte di latte dedicate alla da Ruminia;
  • Nel vangelo di Luca (13,6-9) si narra” la parabola del fico sterile”, dove un uomo (che rappresenta Dio, che giudica le azioni e i frutti della terra) che aveva una vigna (che rappresenta il popolo di Dio, con le sue opportunità e le sue responsabilità) con un fico ( che simboleggia il il singolo individuo, che non porta frutti spirituali) che no produceva frutti da tre anni. L’uomo irritato, voleva tagliarlo , ma il vignaiolo (che rappresenta Gesù, che intercede per gli altri e offre opportunità di ravvedimento e cambiamento) lo implorò di dargli ancora un anno di tempo (.che simboleggia la pazienza di Dio e il suo desiderio di dare a tutti la possibilità di convertirsi) per zapparlo e concimarlo, nella speranza che producesse frutti l’anno successivo. E se non fosse stato così, allora sarebbe stato tagliato (simboleggia il giudizio finale, se la persona non si ravvede e non porta frutto). La parabola sottolinea l’importanza: - della necessità del ravvedimento e di portare frutti spirituali, come opere di carità, amore verso il prossimo e di una vita conforme agli insegnamenti di Cristo; - della riflessione sulla propria vita, sulla necessità di pentirsi dei propri peccati e di cercare una relazione più profonda con Dio; della misericordia di Dio , che offre sempre una possibilità di salvezza, anche a chi sembra aver fallito . Parabola che può essere applicata sia a livello individuale che collettivo, ricordando che Dio guarda al cuore e alla sostanza delle azioni, non solo dell’apparenza;
  • In ambito religioso e culturale, il Fico è sicuramente legato all’importanza che la pianta rivestiva nell’alimentazione. Esso infatti, come testimonia Plinio, fu uno dei frutti più diffusi in area mediterranea durante l’antichità, tanto da costituire la base della vita quotidiana ed essere utilizzato per definire, in termini dispregiativi sykofantia, cioè modo di intendere la lotta politica ad Atene. Infatti il sicofante, era colui che denunciava i ladri di fichi, e chi esportava i fichi dell’Attica (parte meridionale della penisola Balcanica comprendente la città di Atene). Poiché esportare questi frutti significava sottrarre l’alimento principale dei più poveri;
  • Sempre Plinio in un aneddoto che vede protagonisti i fichi, racconta che un certo Elicone, abitante delle Alpi Elvezie (svizzere), dopo aver a lungo esercitato il mestiere di fabbro a Roma,tornando in patria portò con sé dei fichi secchi, oltre che dell’uva, dell’olio e del vino. Per cui si dice che questo fu il motivo della discesa in Italia dei Galli (popolazione di stirpe celtica che, nell’antichità, abitarono gran parte dell’Europa continentale), che attraversarono le aspre e insuperabili montagne della Alpi per poter godere di tali prelibatezze;
  • Una leggenda riferisce che Catone (234 a.C. – 149 a. C NELLE SPONDE DEL ,), infiammato dal suo odio contro Cartagine , e preoccupato per la sicurezza futura di Roma, in ogni riunione del senato, proclamasse che Cartagine (fondata nel IX secolo a.C. sulle sponde de Golfo di Tunisi) doveva essere distrutta. Un giorno portò un fico proveniente da quella provincia, e mostrandolo ai senatori, chiese quando, a loro parere, quel frutto fosse stato raccolto dall’albero, ed avendo tutti constatato che era fresco, rivelò come IL frutto fosse stato raccolto a Cartagine solo tre giorni prima, a dimostrazione di quanto il nemico fosse vicino alle loro mura. Da lì, la decisione di intraprendere la terza guerra punica (149 -146 a.C.), che portò appunto la distruzione di Cartagine. Dunque una città così importante, che per più di 100 anni aveva conteso a Roma il dominio sul mondo, dovette la sua fine ad un fico;
  • La figura di Demetra (Cerere nella mitologia romana) nella mitologia greca è la dea dell’agricoltura, della fertilità, del raccolto e anche della natura e delle stagioni. Un suo tempio e della figlia Kore si trovava nell’antica Attica, vicino alla via che portava da Atene ad Eleusi. Secondo una tradizione orale raccontata da Pausania il Periegeta (II secolo d.C.),in questo luogo, un certo Phytalos (il Piantatore) aveva accolto in casa sua Demetra alla ricerca della figlia scomparsa, e la dea, in cambio dell’ospitalità, gli aveva donato la pianta del fico domestico, a testimonianza che per gli ateniesi non era una pianta qualsiasi, bensì un simbolo e un dono divino per il progresso verso la civiltà.
 
Pianta di Fico più vecchia d’Italia.
Trattasi di un esemplare, definito patriarca verde, che vegeta presso l’antica abbazia di San Basilide a Badia Cavana (Parma), fondata intorno al 1100 su una verde altura da San Bernardo degli Uberti . E’ una pianta dall’età stimata di circa 800 anni dalla chioma eccezionale, visto che misura oltre 50 m di circonferenza, con un tronco composto da tanti fusti, che formano quasi un cespuglio dalle dimensioni del tutto inusuale. La cui caratteristica è quella di avere, alla base dell’ampia ceppaia, una sorgente di acqua. Nonostante ciò la secolare pianta ha superato il rischio di asfissia che la polla (vena d’acqua sotterranea che emerge in superficie da una fessura nel terreno, dando origine ad un rigagnolo o ad un ruscello) avrebbe potuto provocare, e vegeta rigogliosa in mezzo ad un prato, fornendo frutti abbondanti di varietà sconosciuta, ma dalle straordinarie caratteristiche. Tant’è che un clone (ramoscello copia geneticamente identico alla pianta madre) è stato conservato dalla Fondazione Villa Ghigi , per essere piantato nel frutteto della Biodiversità del parco agroalimentare Fabbrica Italiana Contadina (FICO) di Lataly Wind (una struttura a tema dedicata al cibo italiano), di prossima inaugurazione, a Bologna.
 
Oroscopo Celtico .
 
Oroscopo corrispondente al Segno Zodiacale Capricorno, comprendente i nati dal 14 al 23 giugno e dal 12 al 21 dicembre
I nati sotto il segno del Fico sono persone molto emotive che hanno bisogno di un ambiente capace di supportare il loro sviluppo e necessitano costantemente di aprire i loro orizzonti mentali e di sentirsi sicuri, per poter fare emergere le grandi qualità che possiedono. Quando si sentono sostenuti, infatti, si dimostrano persone in grado di portare novità importanti all’ambiente che li circonda, grazie alle innumerevoli idee che riescono a proporre e mettere in pratica con successo.
 
Pro:
essi sono artisti creativi sensibili sempre interessati a ciò che li circonda. Hanno l’innata capacità di distinguersi sia per la loro percezione delle cose e delle idee, che per la loro immaginazione e per l’intuito.
Quando riescono a trovare un obiettivo da raggiungere, sono dei maestri nel riuscire ad armonizzare pensiero, sentimenti e azione per arrivare alla meta.
 
Contro:
essendo persone fortemente emotive, si dimostrano spesso ipersensibili, e per questo tendono ad indossare una corazza esterna che li protegga. Quando non hanno un qualcosa da raggiungere possono sentirsi eccessivamente tristi e depressi. In casi del genere possono sembrare addirittura deboli mentalmente e troppo imprevedibili.
 
Amore:
i nati sotto questo segno hanno bisogno, generalmente, di un partner disposto a contribuire a stimolare la loro creatività, l’intelligenza e la profondità d’animo. Se no l’hanno ancora trovato, purtroppo, c’è poco da fare in questo senso.
 
Salute:
il segno, oltre a rappresentare le qualità della persona, come per tutte le altre piante , ha dei legami con le proprietà curative delle piante associate e con specifiche potenziali problematiche o punti di forza di parti del corpo degli appartenenti, che risultano essere rispettivamente: Valeriana, Melissa, Crescione, Cumino e Lattuga e Torace, Pelle, Stomaco, Nervi e Psiche.
 
In sintesi, il Fico nonostante sia una pianta esteriormente poco appariscente, è ricca di fascino, di significati simbolici ed impieghi pratici, tali che gli hanno conferito una rilevanza fondamentale nella storia dell’umanità.
 
 
 
 
 
 

Lotteria "La Nostra Festa 2025" - I Numeri Estratti

News 13 S. Maria delle Mole (1.107)
la Redazione

Qui di seguito, vengono riportati i numeri dei biglietti vincenti, estratti alla lotteria della festa patronale in Santa Maria delle Mole del giorno 14 settembre 2025
 
 
 
 
Ordine di
Estrazione
Numero
Estratto
Premio
Assegnato
1 4507 FIAT PANDA 70CV HYBRID
2 1971 GIROCOLLO E ORECCHINI
3 3522 SOGGIORNO CORSICA
4 4335 BUONO €200,00
5 5020 OROLOGIO
6 0945 COUPON €200,00 
7 1566 ABBONAMENTO PATTINAGGIO
8 3334 SOGGIORNO FITNESS
9 0688 SMARTPHONE SAMSUNG A16
10 3918 PROSCIUTTO
11 0650 BUONO €100,00
12 3087 COUPON €100,00
13 2654 BUONO €100,00
14 4323 BUONO €100,00
15 2140 MACCHINA DA CAFFE’
16 1014 SOGGIORNO SPA
17 1951 BUONO €100,00
18 0530 OROLOGIO
19 3072 COUPON €60,00
20 6369 TAGLIO E PIEGA DONNA
21 2237 BUONO €50,00
22 0344 BUONO €50,00
23 2558 BUONO €50,00
24 2839 MASSAGGIO RELAX
25 6486 BAGNETTO PER CANI
 
 
Per i dettagli dei premi assegnati
vedere l’immagine allegata a questo articolo.
 
Per ritirare le vincite, recarsi in parrocchia con il biglietto vincente
 
I premi vinti possono essere ritirati entro e non oltre il giorno 15/11/2025

RIAPRE VIA DELLA FALCOGNANA

News 14 S. Maria delle Mole    (commenti:4) (796)
Antonio Calcagni

Il 19 agosto un'ordinanza dei Vigili del Fuoco che, dichiarando pericolanti i due pini posti rispettivamente, uno dentro il recinto della tenuta Tudini, ma adiacente alla strada e l'altro proprio al centro della carreggiata, qualche metro dopo il ponticello, intimava alla proprietà Tudini la chiusura immediata della suddetta strada.
 
Oggi finalmente, grazie alla sensibilità, anche nei nostri confronti, dimostrata della proprietà Tudini, partiranno i lavori di demolizione dei 2 pini, con conseguente riapertura della suddetta strada.
 
Si completa così un periodo particolarmente difficile, sia per i cittadini di Santa Maria delle Mole, ma anche per i residenti del Consorzio La Giostra, e per tutti i Frontisti di quella strada.
 
Una situazione di disagio, fortunatamente verificatasi in un periodo di vacanze che ne ha mitigato l'impatto, ma che ha comunque posto, ancora una volta, l'attenzione su quello che noi come Comitato di Quartiere, stiamo cercando di far comprendere alle istituzioni da oltre 5 anni.
 
Ovvero l'importanza strategica di quella strada, e di conseguenza l'urgenza di porla sotto la giurisdizione pubblica.
 
Il tracciato della suddetta strada portroppo si smoda nel territorio di 2 diversi Comuni, ovvero quello di Marino e quello del IX Municipio di Roma, va da se che non può essere presa in carico da nessuno dei due.
 
La soluzione è quindi che se ne faccia carico un Ente sovraordinato, ovvero in questo caso, la Città Metropolitana, ex provincia di Roma.
 
A tal proposito la Dott.ssa Sara Salvatori, Amministratrice del Consorzio, La Giostra, nei giorni scorsi ha inviato al Dottor Sanna, Vice Presidente della Città Metropolitana di Roma una lettera di sollecito a trovare una soluzione definitiva all'annoso problema.
 
Un appello che condividiamo pienamente e che sosterremo sempre.
 
Il pericolo ora è che, una volta scampato il pericolo le varie Istituzioni coinvolte, come spesso accade, derubrichino ancora una volta il caso.
 
Sarà, come sempre, nostra cura che, ciò non avvenga più.
 
 
 

A proposito del Comitato del Sassone

News 15 Sassone    (commenti:1) (429)
Santo Andaloro

 
Hanno voluto a tutti i costi colpire un comitato, hanno distrutto un centro di aggregazione sociale, associazioni e centro anziani convenzionati ad operare nell'interesse della collettività. Istituti scolastici, gente comune che continua a chiedere che fine abbia fatto l:area verde ben curata e messa a disposizione per recite di fine anno per compleanni o per semplici incontri tra famiglie che amano il verde e che all'interno del parco potevano lasciare scorrazzare in piena sicurezza i propri figli, già perché proprio nulla era lasciato al caso, sicurezza, pulizia, manutenzione del verde. Ma l'interesse dell'amministrazione era solo di depredare al comitato la sua sede storica senza traccia di alcuna alternativa, un comitato scomodo che ancora attende l’intervento della segnaletica stradale su via del Sassone, luogo di molti incidenti per l’alta velocità e la scarsa segnaletica. Da due anni di nulla, presenti solo sfilate quando abbiamo proceduto al presidio stradale con il cartello "rallenta" che ha avuto rilevanza mediatica.

Da maggio ad oggi l’unico lavoro che hanno fatto è mettere un cartello con il relativo selfie, perché si regge di selfie e chiacchiere, lasciando aperto ed incustodito il parco ed I beni del comitato, per la maggior parte spariti, nessun responsabile naturalmente perché il parco deve essere libero, e libera anche la sporcizia e lo stato di abbandono, come ogni bene gestito dal pubblico... Però hanno fatto lo sgarbo al comitato per compiacere qualcuno.

Sabato 20 settembre la Notte Bianca in Allegria 2025

News 16 S. Maria delle Mole (670)
Eleonora Persichetti

 
A Santa Maria delle Mole, frazione di Marino, sabato 20 settembre si svolgerà l'edizione 2025 della Notte Bianca in Allegria (la 13a complessiva), tappa di avvicinamento al Centenario della Sagra dell'Uva (26 settembre-6 ottobre). L'evento è ideato e organizzato dall'UCF Marino in collaborazione con l'AP Eventi di Andrea Paciotti e Spettacolissimo di Donato Lauri con il contributo del Comune di Marino e il patrocinio del Consiglio regionale del Lazio.
 
Durante la serata l'intero territorio di Santa Maria delle Mole, a partire dalle 19, sarà animato da musica e spettacoli dal vivo, esibizioni di scuole di danza del territorio, animazione per grandi e bambini, artisti di strada, street food e stand enogastronomici. I negozi resteranno aperti tutta la notte.
 
A condurre il programma artistico-musicale della Notte Bianca in Allegria 2025, introdotto dalla sfilata della Banda Musicale “Volemose Bene” di Marino, saranno Luca Rossetti e Diego Spiego, che presenteranno tutti gli appuntamenti previsti per i due palchi principali, allestiti in piazza Palmiro Togliatti e in piazza Sandro Sciotti.
 
Questi i protagonisti della Notte Bianca in Allegria 2025:

- Andrew C DJ, autore della sigla composta per l'evento;
- Fra' Sorrentino;
- Calibro 40;
- Veronica Kirchmajer;
- Sergio D'Arpa;
- Valentina Urbini;
- Mirco e gli Ottava Nota;
- 90 Mania + Italia Mania 2025;
- Francesco Salvatori (Francesco Show);
- Cristina Ferrara (Karaokestoballando);
- Le scuole di danza del territorio, che saranno presenti con il proprio stand.
 
Ancora una volta – commenta il presidente dell'UCF Marino Andrea Paciotti, organizzatore della Notte Bianca in Allegria dal 2018 – abbiamo lavorato con tanti mesi di anticipo per regalare al pubblico un evento imperdibile, che ha lo scopo, come sempre, di far conoscere e apprezzare il nostro territorio attraverso le attività commerciali e le associazioni sportive e culturali, che sono l'anima del paese. Ringrazio fin da ora il Comune di Marino, il Consiglio regionale del Lazio, l'UCF Marino, l'AP Eventi, la Cristiano Consoli Service, la Edilcarbonari, gli standisti, gli artisti che si esibiranno, i due presentatori della serata Luca Rossetti e Diego Spiego e tutti coloro che saranno impegnati a garantire la sicurezza, vale a dire Polizia Locale, Polizia di Stato, Carabinieri, Protezione Civile, gli Angeli del Soccorso e la Professional Force di Fabrizio Palermo. Sarà una grandissima Notte Bianca in Allegria, non mancate!”.

Abbandono Rifiuti - Multa fino a €27.000

News 17 Focus    (commenti:1) (611)
Domenico Brancato

A partire dal 9 agosto 2025, pene più severe per chi abbandona rifiuti da veicoli in marcia o in sosta.
 
Il D.L. 8 agosto 2025, n.116, infatti, ha introdotto, per chi getta rifiuti da veicoli, le seguenti sanzioni:
  • per i privati: fino a 1.188 euro per l’abbandono di piccoli rifiuti ( mozziconi di sigaretta e fazzoletti) e, per rifiuti più voluminosi, (bottiglie o sacchetti) fino 18.000 euro di multa e la sospensione fino a 6 mesi della patente, con possibile arresto, in caso di danno ambientale (che può determinare il deterioramento di una risorsa naturale, quale: acque superficiali, suolo e habitat protetti), o se si tratta di rifiuti pericolosi (che contengono sostanze tossiche, infiammabili, corrosive, infettive, cancerogene, o che possono avere effetti dannosi sulla produzione o sull’ambiente, come: amianto, solventi, batterie esauste, rifiuti sanitari, rifiuti agrochimici, rifiuti radioattivi o biologici, sostanze chimiche, oli esausti e farmaci scaduti) ;
  • per le imprese: multe fino a 27.000 euro, arresto da 6 a 2 anni e possibile sequestro del veicolo.
Inoltre, lo stesso Decreto, ha reso possibile una identificazione più agevole e meno sfuggente di chi commette tale infrazione. In quanto sarà sufficiente una foto chiara della targa del veicolo, acquisibile tramite:
  • sistemi di videosorveglianza comunali o autorizzati (le cui telecamere possono identificare i trasgressori e attivare multe e provvedimenti, anche senza la contestazione immediata, con notifica da parte dell’Ente locale) :
  • telefoni cellulari;
  • dashcam (videocamera per auto);
  • segnalazioni accompagnate da documentazione visiva (immagini e video).
Poiché, l’aggiornamento dell’articolo 15 del Codice della Strada consente di risalire al proprietario del mezzo tramite la Motorizzazione e di recapitare la sanzione, anche a distanza di tempo.
 
Un inasprimento delle penalità, quello in esame che, oltre a prefiggersi di svolgere una funzione di deterrenza immediata verso la tendenza alla trasgressione, mira fondamentalmente ad indurre i trasgressori ad acquisire la consapevolezza delle deleterie conseguenze che l’abbandono dei rifiuti può determinare:
  • sia di natura pecuniaria, penale e morale, derivanti dall’applicazione delle descritte sanzioni, cui possono andare incontro; a fronte del beneficio ottenibile dall’abusiva liberazione di un rifiuto.;
  • che nei confronti:
  • dell’ambiente (con l’inquinamento del terreno e delle acque, rendendo il suolo inutilizzabile);
  • della fauna (attraverso l’ingerimento di sostanze tossiche);
  • dell’atmosfera (dovuto ai gas serra, responsabili del cambiamento climatico, prodotti dalla decomposizione dei rifiuti organici);
  • dell’ economia (per i costosi interventi relativi alla rimozione e smaltimento dei rifiuti abbandonati, specie se tossici);
  • della società (dovuto al degrado urbano conseguente alla presenza di rifiuti abbandonati, che influenzano negativamente la vivibilità dei quartieri e della città interessate);
  • della salute pubblica (in quanto i rifiuti abbandonati attirano insetti e roditori, creando un ambiente favorevole allo sviluppo e proliferazione di malattie);
  • del paesaggio (che essendo deturpato dall’abbandono dei rifiuti, crea un impatto negativo sulla gradevolezza e sull’attrattività turistica del territorio).
Pertanto, considerato che chiunque, volendo, disponga della facoltà di valutare realisticamente le previste, non trascurabili, conseguenze a carico di chi verrà colto in fragranza di reato, mentre abbandona rifiuti; si ha motivo di confidare, ottimisticamente, in un possibile avvio di risoluzione dell’annoso problema.
 
In quanto si è coerentemente dell’avviso che anche coloro che ancora dovessero pensare di non desistere dal compiere l’insano gesto, di fronte al pericolo di incorrere nei compromettenti descritti rischi, possano riuscire ulteriormente a contravvenire alle innate ineludibili prese di posizione della propria “voce della coscienza”: guida interiore e profonda consapevolezza di ciò che è giusto e sbagliato; e del proprio “buon senso”: capacità di discernimento che permette di prendere decisioni sensate in ogni circostanza.
 
A meno che non si voglia, spericolatamente, seguire un percorso esistenziale decisamente amorale e, nel migliore dei casi, perennemente esposto agli effetti prodotti della inevitabile pregiudizievole sensazione propria dello stato d’animo di chi sa di commettere un’azione illegale.

Pericolo West Nile Virus - Come proteggersi

News 18 Focus    (commenti:2) (579)
Domenico Brancato

Come proteggersi dalla puntura delle zanzare: principale veicolo di trasmissione del West Nile Virus.
 
Innanzitutto occorre precisare che l’infezione da West Nile Virus: nome della regione dell’Uganda in cui venne isolato per la prima volta nel 1937, da qualche anno è presente anche in alcune regioni italiane.
 
Infatti, dall’inizio del 2025 (dati riferiti al 23 luglio) sono stati riscontrati 32 casi,di cui 21 nel Lazio, tutti in provincia di Latina, ed altri in Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Campania.
 
Il che significa che il virus ha assunto un andamento endemico (cioè, che nella stagione estiva di ogni anno si ripresentano casi di infezione nell’uomo), e non può essere più considerata una malattia esotica, visto che il clima tropicale si è esteso sempre più stabilmente anche alle nostre latitudini.
 
Conseguentemente la stagione delle zanzare, in maniera più intensa, inizia prima e finisce dopo. E quindi, divenendo più lungo il periodo di attività dell’insidioso e molesto insetto, necessita approfondire le conoscenze:
 
- sul potenziale pericolo derivante dalle sue inoculazioni:
  • le punture responsabili della trasmissione del virus sono quelle della comuni zanzare del genere Culex pipiens infette (che, a loro volta, si infettano pungendo uccelli selvatici infetti, che sono i principali serbatoi del virus) diffuse in Europa dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno;
  • la trasmissione del virus non avviene tramite contatto con persona infetta, ma solamente per mezzo della puntura di zanzare infette;
  • l’80% delle persone punte non sviluppa sintomi e solo meno dell’1% di esse può assumere forme cliniche gravi;
  • nella maggior parte dei casi l’infezione è asintomatica, dato che 8 persone su 10 non avverte alcun sintomo;
  • nelle persone sintomatiche, invece, i malesseri più frequenti sono: febbre (più leggera nei bambini e più alta nei giovani); mal di testa; dolori muscolari; nausea; vomito; ingrossamento di linfonodi; arrossamento degli occhi e irritazione o rigonfiamento della pelle che, in molti casi, si presenta come uno sfogo rosso, pruriginoso e dolente. Anche se a volte può essere formato da bollicine o da placchette ruvide;
  • molto raramente (1 persona infetta su 150) possono comparire sintomi più gravi, quali febbre alta, mal di testa intenso, disorientamento, tremore e debolezza muscolare, torpore, disturbi alla vista o da convulsioni;
  • solo in un caso su mille può verificarsi un’encefalite letale;
  • le persone più esposti a tali sintomi seri risultano essere gli anziani e coloro che hanno basse difese immunitarie o fragili, a causa di malattie pregresse o concomitanti;
  • il periodo di incubazione (tempo che intercorre tra l’esposizione al virus ed il manifestarsi dei sintomi della malattia) è estremamente variabile: da pochi giorni a due o tre settimane, mentre alcuni sintomi, come stanchezza e spossatezza, possono durare anche qualche mese;
 
- e sugli accorgimenti da adottare per evitare che il pericolo stesso si manifesti o causi danni:
  • assumere integratori e alimenti ricchi di vitamina B, come frutta, verdura, uova, latte, salmone, aglio e lievito di birra, per rendere il sudore meno attraente per gli insetti.
  • Oppure prendere alcuni integratori specifici, quale ZanZar Benex C (Integratore naturale a base di vitamina C , che contribuisce alla formazione del collagene per la normale funzione della pelle e a rendere la stessa meno attrattiva per le zanzare) contenenti principi attivi naturali, come il Ledum Palustre (rimedio omeopatico utile per allontanare le zanzare) che rendono ugualmente la pelle meno gradita alle zanzare. Rimedio particolarmente utile per le persone con gruppo sanguigno 0 (zero) che risulta il preferito dalle zanzare, rispetto i gruppi B e A, in ordine decrescente;
  • evitare di bere alcolici e birra in particolare, visto che l’odore emanato dal corpo di chi li beve attrae le zanzare;
  • indossare, soprattutto nelle ore serali, quando le zanzare sono più attive, abiti coprenti e chiari di colore: verde, giallo e Kaki, ed evitare quelli di colore scuro, come il: nero, rosso, grigio, arancione e blu che, avendo la capacità di assorbire il calore, rendono le persone che l’indossano più facilmente individuabili dagli insetti;
  • coltivare, in prossimità di ingressi e finestre, piante aromatiche, come: menta, citronella, lavanda, geranio, basilico, rosmarino, aglio o cipolla, il cui odore forte funge da buon repellente naturale per le zanzare. Ma soprattutto, per una maggiore efficacia, usare l’olio essenziale estratto da alcune di esse , quali:
  • Cannella, che uno studio del 2021 ha dimostrato essere efficace come repellente per gli insetti, e nel 2004 un’indagine taiwanese ha accertato che può allontanare più di una specie di zanzara, fra cui quella tigre, ormai diffusa anche in Italia e molto più resistente delle specie autoctone;
  • Citronella, il cui olio, oltre ad essere ricco di citronellale (composto organico naturale), che nei suoi costituenti principali comprende anche: geraniolo, limonene, linalolo e citronellolo, tutte sostanze repellenti che le zanzare ed altri insetti non tollerano. In soluzione spray assicura una copertura di circa 2 ore, mentre in forma di candela o torcia è un ottimo rimedio contro le zanzare in giardino;
  • Tea tree o Melaleuca, il cui olio è comunemente noto come “Tea tree oil” ed è apprezzato , oltre che per la sua attività repellente , ancor più della citronella, per le sue proprietà antinfiammatorie, antisettiche e antimicrobiche dimostrate da numerosi test di laboratorio;
  • Timo, del quale, in uno studio del 2002 veniva rilevato che il 5% di olio essenziale sulla pelle è stato sufficiente per fornire una copertura di circa il 90% contro le punture di zanzara. Inoltre bruciare foglie di Timo in un braciere(ad esempio, in giardino durante una cena all’aperto) può fornire dai 60 ai 90 minuti di protezione dagli attacchi degli insetti;
  • Eucalipto citrato, noto già dagli anni ’40 per la sua azione repellente, il suo olio è caratterizzato dall’elevato contenuto di citronellale. Contenuto che, secondo uno studio del 2014, se aggiunto in un vettore fornisce una protezione di oltre il 90%, per un periodo di oltre 3 ore, contro le zanzare;
  • Lavanda, il suo olio,essenziale, testato in numerosi studi di laboratorio, di cui uno nel 2002, in particolare, ha dimostrato la sua efficacia nel tenere lontane le zanzare per circa 2 ore, oltre a sviluppare proprietà antisettiche, analgesiche e antimicotiche. Ciò significa che, come la Melaleuca, non solo previene le punture, ma può lenire il prurito e sfiammare la zona della pelle irritata;
  • Erba gatta (Nepeta cataria) o meglio la specie affine (Nepeta parnassica), appartenente alla stessa famiglia della Menta e della Menta piperita, il cui olio essenziale viene distillato dalle foglie dell’arbusto comune in tutto l’arco alpino e nelle zone collinari. Uno studio condotto negli Stati Uniti ha rilevato che tale erba può essere fino a 10 volte più efficace dei repellenti chimici, garantendo una copertura quasi completa di circa 2 – 3 ore, grazie al contenuto di nepetalattone , che è la stessa sostanza che attrae i gatti, e che oltre alle zanzare allontana mosche, pulci, pappataci ed altri insetti indesiderati;
 
  • utilizzare trappole:
  • all’Anidride carbonica – CO2- ,gas che simulando la presenza degli ospiti (essendo il sottoprodotto naturale della respirazione umana), poiché è utilizzato dalle zanzare per la loro localizzazione, vengono fortemente attratte. Trappola che oltre ad essere reperibile in commercio, può essere realizzata autonomamente con prodotti naturali efficaci ed ecologici, come di seguito descritto: tagliare la parte superiore di una bottiglia di plastica, inserirla capovolta all’interno della parte inferiore e fissare le due parti con il nastro adesivo. Quindi preparare una soluzione con 200 ml di acqua calda, 50 g di zucchero e 3 g di lievito secco sciolto (lievito di birra disidratato) o 1 g di lievito fresco (lievito di birra) e versarla nella bottiglia. Il lievito fermentando produrrà l’anidride carbonica occorrente per alimentare la trappola;
  • all’aceto: predisponendo una bottiglia come sopra, nella quale inserire una soluzione formata da 200 g di zucchero, 200 g di aceto e 400 g di acqua, alla quale vanno aggiunti frammenti di buccia di banana. L’aceto già di per sé, grazie al suo odore pungente, esercita un’azione attrattiva naturale, ma combinato con gli altri ingredienti crea un’esca irresistibile per le zanzare.
Per massimizzare l’efficacia di entrambe le trappole occorre posizionarle nei pressi di porte, finestre, in balcone o in giardino e controllare regolarmente il contenuto, sostituendolo quando necessario;
  • adoperare la Racchetta elettrica antizanzare: apparecchio efficacissimo per eliminare le zanzare che, dopo aver succhiato il sangue, per riposare e metabolizzare il pasto, si appoggiano sui muri interni all’abitazione e lungo i bordi di porte e finestre, dove possono essere agevolmente individuate e colpite;
  • utilizzare ventilatori, in quanto (specie se producono forti correnti d’aria e sono dotati del meccanismo di oscillazione),disturbano il volo delle zanzare e diffondono l’anidride carbonica ed altri odori, confondendo la loro “mappa olfattiva”, rendendo più difficile la capacità di intercettare il bersaglio preferito.
 
Insieme di accorgimenti e rimedi, quelli sopra descritti, la cui finalità mira però ad impedire alle zanzare di esercitare la loro azione predatoria nei confronti delle persone.
 
Mentre la soluzione radicale prevede la creazione di condizioni che impediscono lo sviluppo delle zanzare, basate fondamentalmente sull’eliminazione dei ristagni di acqua (da effettuarsi tramite il regolare svuotamento di sottovasi, piscine gonfiabili ed altri contenitori utilizzati per raccogliere le acque piovane), per impedire che le zanzare possano deporre le uova.
 
Oppure, qualora tale operazione non sia possibile, di trattare le acque stagnanti con prodotti dall’effetto ovicida-larvicida efficaci ed ecologici, quali:
 
  • Olio di Neem (estratto dai semi dell’albero di Neem di origine indiana),la distribuzione di poche gocce del quale è sufficiente per impedire lo sviluppo delle larve;
  • Oli biodegradabili (che si decompongono facilmente ), la cui azione è quella di creare una pellicola sulla superficie dell’acqua per impedire alle larve di respirare, provocandone la morte;
  • Bacillus thuringiensis –BTT- (Batterio dalle preziose proprietà insetticide naturali), innocuo per l’uomo e gli animali, ma letale per le larve di zanzara, reperibile in commercio sotto forma di compresse o granuli, da impiegare alla dose di 10 g per 10 litri di acqua;
  • Clorazione shock e con cloro a lento rilascio: il primo si trova in commercio nel formato liquido o granulare e contiene il 60% di cloro utile, da impiegare per un’azione d’urto rapida e potente, all’inizio e alla fine dell’uso della piscina, per l’eliminazione delle larve; il secondo è quasi sempre venduto in pastiglie dai 20 a 250 g, contiene il 90% di cloro, con tempi di scioglimento di circa 15 giorni, e viene utilizzato per tutto il periodo di attività della piscina, anche in presenza dei bagnanti, per prevenire la proliferazione delle larve;
  • Pesci, della specie: Gambusia (Gambusia affins), pesce rosso (Carassius auratus) e Medaka, che possono rappresentare una efficace soluzione naturale alternativa, per il controllo delle larve di zanzara nelle vasche ornamentali e laghetti.
 
Considerato però l’andamento della propagazione territoriale del West Nile Virus, il quotidiano aumento dei casi di decesso ad esso imputabili e il protrarsi delle condizioni meteorologiche favorevoli (con temperature fino a 40 – 45 ° C) per la proliferazione delle zanzare; onde evitare un ulteriore peggioramento della situazione, oltre ai descritti provvedimenti di competenza dei singoli cittadini; occorre un inevitabile tempestivo potenziamento di interventi di prevenzione ad effetto larvicida, da parte delle Istituzioni resonsabili della salute pubblica.
 
Interventi di disinfestazione straordinaria su accumuli di acqua stagnante, canali, laghetti e ristagni in prossimità di tombini e caditoie esistenti in are pubbliche, da eseguire preventivamente al verificarsi del contagio, anche nelle presumibili aree di infezione.
 
Senza attendere che il Virus colpisca, come concordato in occasione della conferenza dei Sindaci Asl Roma 6 del 30 luglio u.s.
 
Quando le persone affette risultavano esclusivamente residenti in provincia di Latina e Caserta e non si era ancora manifestato l’attuale quotidiano verificarsi di casi conclamati.
 
Mentre, secondo insalutenews.it, successivamente l’allarme, con 455 casi confermati, anche se senza picchi epidemici (quando il numero di casi di malattia aumenta rapidamente in breve tempo), si è diffuso nelle già menzionate numerose altre regioni e località, confermando l’andamento endemico del virus.
 
Il che, pur se non implicando necessariamente una situazione di emergenza, richiede un monitoraggio continuo e soprattutto l’adozione di tempestive misure preventive idonee a ridurre l’incombente e persistente rischio di trasmissione. Adempimento, fra l’altro, suggerito anche dal vecchio, ma sempre valido e saggio detto popolare: “meglio prevenire che curare”.
 

Conosciamo le nostre preziose "amiche" piante - Il Cedro

News 19 Natura e Botanica (298)
Domenico Brancato

 
Trattasi di una tipologia di pianta che comprende diverse specie che, pur avendo in comuni l’imponente mole ed una esclusiva maestosità, differiscono per alcuni particolari del loro portamento.
 
Particolari, che poiché riguardano gli esemplari del Cedro: del Libano, dell’Atlante e dell’Himalaya o Deodara, presenti anche nei parchi e nei giardini del nostro territorio, si ritiene utile riservare ad ognuno di loro una specifica descrizione:
Nome scientifico: Cedrus libani, Cedrus Atlantica, Cedrus Deodara
Classificazione botanica:
  • Classe: Conifere
  • Famiglia: Pinacee
  • Genere: Cedrus
  • Ordine: Poinales
Origine etimologica del nome:
il nome generico Cedrus deriva dal greco kédros riferito a diverse piante dal profumo resinoso; mentre i nomi specifici: libani, atlantica e deodara si riferiscono, i primi due, alle rispettive zone di origine; invece il terzo deriva da deva-daru, che significa “albero degli dei” (Himalaya è infatti considerata dai locali montagna sacra). Il Cedro del Libano, in particolare, è legato in maniera profonda al popolo libanese e alla sua storia. Perché si narra che, la penisola anatolica, era un tempo ricoperta interamente da una foresta di Cedri che emanava un intenso profumo proveniente dalla loro corteccia. Cedri divenuti importantissimi per i libanesi, in virtù della loro longevità che, ancora oggi, simboleggia speranza, libertà e memoria.
Luogo di origine:
  • Cedro del Libano: zone montuose del bacino del Mediterraneo e più in particolare dell’Asia Minore (Libano, Turchia, Siria, Iraq, Iran);
 
  • Cedro dell’Atlante: montagne dell’Atlante, in Algeria, Marocco, ad una altezza di 1200 e i 2500 m
 
  • Cedro Deodara : pendii nevosi dell’Himalaya (del Cachemire e del Nepal) a 1300 – 3000 m di altitudine.
Consistenza e morfologia (da qui in avanti, per semplicità espositiva, verrà omesso il termine Cedro prima della menzione delle specie in esame):
  • Libano : è una conifera dal portamento maestoso, sempreverde, di colore verde cupo, con dimensioni di 40 – 60 m in altezza e circa 15 m di diametro di una chioma densa, che nello stadio giovanile assume una forma piramidale per poi, crescendo, acquisire una conformazione ad ombrello. Ha rami principali nudi, lunghi e robusti ascendenti, che spesso si dipartono dalla parte bassa del tronco conferendole un aspetto a candelabro ; mentre i rami secondari, ricoperti di foglie, formano palchi orizzontali. La cima, negli esemplari giovani, è inclinata e successivamente tende all’orizzontale;
 
  • Atlante: meno imponente della specie precedente, nel luogo di origine raggiunge un altezza di 30 – 40 m ed un ed un diametro della chiome di 10 - 15 m; ma in Europa, dove è stato introdotto nel 1841, la crescita si limita a 25 – 30 m. La disposizione dei rami della metà superiore della chioma (meno fitta rispetto gli altri Cedri), specie negli esemplari giovani, sono ascendenti, per cui fanno assumere alla pianta una forma conica slanciata ed elegante che nello stadio adulto diviene più espansa e maestosa, ma con la cima che accenna ad appiattirsi. Questa specie comprende delle varianti per forme colori e dimensioni, che offrono un’ampia gamma di possibilità di arredo per giardini e parchi. Infatti la varietà: pendula presenta un portamento più aperto e rami ricadenti, con foglie verdi-chiaro con un effetto scenografico più adatta per superfici non molto estese; glauca: più diffusa, in quanto apprezzata per la sua resistenza al freddo, l’elevata altezza, la forma conica e soprattutto per il fogliame blu-verde che vira verso l’azzurro; e nana di più piccole dimensioni, con foglie blu-verde, adatta per giardini di modeste dimensioni;
  • Himalaya o Deodara: è un albero superbo, che nella zona d’origine può raggiungere i 50 m di altezza (ma in Europa supera raramente i 30 m) e da 5 a 20 m il diametro della chioma. Ha portamento conico compatto, spesso irregolare, con i grossi rami inseriti ad angolo retto sul tronco, ad eccezione di quelli inferiori che risultano leggermente discendenti (inclinati perso il basso). Tutti portano ramoscelli esili e penduli che, assieme agli aghi di colore verde chiaro brillante lunghi e molli, conferiscono all’albero l’aspetto più elegante degli esemplari della specie.
( Segue riproduzione foto esemplari sopradescritti)
Longevità :
  • del Libano, fino a 2000 anni;
  • dell’Atlante fino a 700 anni;
  • dell’Himalaya da 700 a 900 anni.
Caratteristiche componenti struttura:
tronco del:
Libano, spesso suddiviso dalla base, è corto e massiccio tanto da raggiungere anche 2 m di diametro, rivestito da una corteccia rosso-marrone solcata da scanalature che col tempo tendono a sfaldarsi sotto forma di placche verticali . A diverse altezze si dipartono più rami che diventano veri e propri palchi, disposti in orizzontale;
 
Atlante: è diritto, cilindrico con attaccatura di rami spessi, distanziati fra loro sin dalla base e disposti quasi perpendicolarmente. La corteccia è grigio bruna che si screpola e fessura, via via che l’albero raggiunge la maturità
 
Deodara: è diritto , massiccio e ramificato a partire dalla base. La corteccia è grigio-scura, liscia da giovane, mentre negli esemplari adulti appare rugosa con screpolature in placche sottili.
(segue foto piante )
 
radici: tutte e tre le specie sono dotate di un apparato radicale ampio e superficiale, composto da un fittone principale di m 1,50 a 3,50 (nella specie deodara) di profondità, dal quale si diramano radici secondarie munite di altre avventizie con, in entrambe, un notevole sviluppo di capillizio (complesso delle ultime diramazioni provviste di peli assorbenti).
 
foglie: sui Cedri si originano su due tipi di ramoscelli: “macroblasti” (rami normali, allungati, che portano foglie isolate, inserite a spirale lassa) e “brachiplasti” (rami molto corti inseriti, in gran numero, sui rami normali, dall’ accrescimento definito e così ravvicinate da apparire disposte a ciuffetti, tanto da mascherare la loro inserzione a spirale); con caratteristiche diverse a seconda che trattasi della specie del:
Libano: aghiforme, coriacee, rigide, aguzze e pungenti, lunghi da 1 a 3 cm di colore verde scuro, raggruppate in fasci di 20-30;
Atlanta: aghiformi più grossi, rigidi, con punte appiattite e ricurve, lunghi poco meno di 3 cm, riuniti in ciuffetti di 10-20, di colore verde tendente al blu nella varietà “Glauca” (più frequentemente coltivata);
Deodara: aghiformi, non pungenti, flessibili, più sottili e morbidi al tatto, lunghi fino a 5 cm e raggruppati in fascetti di 30-40, di colore grigio-azzurro all’inizio e verde chiaro successivamente.
fioricome tutte le Gimnosperme (Sottodivisione del Regno vegetale, comprendente piante legnose con foglie aghiformi o squamose e ovuli nudi, non racchiusi nell’ovario). I Cedri, infatti, non presentano veri e propri fiori ma strutture riproduttive detti “strobili”, con organi: maschili (simili a piccole candeline, volgarmente chiamati coni o pigne, di colore grigiastro. Formati da un insieme di foglie trasformate -brattee -, sulle quali alloggiano le sacche polliniche che, alla maturità , scossi dal vento, liberano grandi quantità di polline, tanto da colorare di giallo il terreno circostante) e femminili, (inseriti nella parte superiore dei rami, di colore verdastro, molto meno appariscenti. Costituiti da squame portanti due ovuli ciascuna che, una volta fecondati, danno origine ai frutti -pigne- a forma ovale eretta, lunghi ca. 10 -12 cm, inizialmente di colore viola-verde per poi, a maturazione, divenire marroni; all’ interno dei quali avviene, dopo ca. 2 anni, la maturazione dei semi) sulla stessa pianta (trattandosi di specie monoiche).
In particolare, la specie:
Libano: inizia a riprodursi all’età di 30-40 anni, con fioritura che avviene in primavera (aprile-maggio) e in inverno, con fiori maschili (microsporofilli: foglie staminali che portano il polline) lunghi ca. 5 cm, di colore verde pallido-giallastro e quelli femminili (macrosporofilli: foglie carpellari che portano gli ovuli) di 6-12 cm, conici, di colore verde pallido;
 
Atlanta: inizia a riprodursi intorno ai 30 anni di vita, con fioritura che avviene ad inizio autunno, con numerosi fiori maschili lunghi ca. 5 cm, di colore prima giallastro, poi bruno in coincidenza della disseminazione del polline; e fiori femminili lunghi ca. 1 cm, meno numerosi, di colore verdastro;
 
Deodara: inizia a riprodursi a partire da 35-40 anni di età, con fioritura che avviene in settembre-ottobre, con fiori maschili lunghi 3-5 cm, di colore grigio-verde riuniti in piccoli coni eretti e fiori femminili molto belli, lunghi 7-10 cm, eretti, conici e arrotondati in punta , dapprima violacei e poi bruni.
 
Esigenze, in genere le specie di Cedro prediligono condizioni di:
clima: temperato, con esposizione protetta dai forti venti e soleggiata, anche se non temono né caldo né freddo (tollerano il freddo fino a 0 ° C ed il caldo fino a ca. 40 °C), ma se coltivati in giardino, durante condizioni meteorologiche eccessive, in inverno, è bene coprire il terreno sottostante da chioma, con della paglia o foglie secche o corteccia, per proteggere le radici dal freddo ed evitare lo sviluppo di in erbe infestanti; e in estate, per mantenere meglio e più a lungo l’umidità del terreno derivante dalle annaffiature;
 
terreno: soffice, profondo, di medio impasto, ben drenato e leggermente acido;
 
idriche: non necessitano di molte annaffiature, se si verificano piogge periodiche, mentre in periodi di siccità e nei primi due anni dalla piantagione, l’apporto di acqua dovrà essere più frequente (in genere settimanalmente, in condizioni di terreno asciutto);
 
nutritive: durante la stagione invernale è consigliabile concimare con stallatico maturo o, in alternativa, fra la primavera e l’estate, effettuare due somministrazioni di concime specifico per Conifere. Mentre, nei primi due anni dalla piantagione, per promuovere un più rapido e vigoroso sviluppo, occorre distribuire mensilmente del concime universale (contenente: azoto –N-; fosforo –P- e potassio –K-) insieme all’acqua di annaffiatura;
 
potatura: non andrebbe mai eseguita per limitare la crescita, tranne nel caso in cui occorre intervenire, preferibilmente d’inverno, per eliminare rami secchi, malati, danneggiati dalle intemperie o che crescono in maniera innaturale, tagliandoli il più vicino possibile al ramo principale o al tronco.
 
Parassiti, quelli che possono arrecare maggiori danni comprendono:
Afidi o Pidocchi delle piante: Cedrobium labortei e Cinara cedri, appartenenti all’ordine dei Rincoti –Sezione Omotteri ed alla specie dei corticicoli (fitofagi che si sviluppano sulla corteccia dei rami e del fusto delle piante), grandi ca. 2,5 millimetri. Hanno un corpo piriforme di colore grigio-verdastro o verde –brunastro, costituito da capo con antenne, torace e addome. Le ninfe (giovani afidi) sono simili agli adulti che possono avere o non avere le ali. Infatti la prima generazione, che si sviluppa a fine inverno, é di solito attera. Però, se con l’arrivo delle successive generazioni viene a mancare spazio sulla pianta infestata, può nascere un’ altra generazione alata in grado di migrare su altre piante. Normalmente vivono in fitte colonie disposte a manicotto sui rami di diametro inferiore a 2 cm e su quelli più piccoli, nutrendosi abbondantemente della loro linfa che, in gran parte, espellono da uno stiletto posto in fondo all’addome, sotto forma di melata (secrezione gluco-cerosa) che imbratta tutto ciò che si trova al di sotto, formando, in breve tempo, un substrato ideale per lo sviluppo di funghi saprofiti che danno origine alla fumaggine. Malattia che si manifesta con una patina nera che, oltre a danneggiare l’aspetto estetico della pianta, ne limita lo svolgimento della funzione vitale (fotosintesi clorofilliana). Complesso di danni che producono: l’arrossamento delle foglie e la successiva caduta, il disseccamento della vegetazione apicale, una ridotta vegetazione dei rami e il generale deperimento della pianta che può,nel volgere di pochi anni, addirittura provocarne la morte.
Non trascurabile entità di danni che è consigliabile prevenire, attraverso il costante controllo dell’insorgenza dell’infestazione, deducibile dalla eventuale presenza di sostanza appiccicaticcia sulla fronda inferiore della pianta e sul terreno sottostante, affinché si possa procedere in tempo per limitarne gli effetti, con vari tipi di trattamenti, a seconda che trattasi di:
modeste infestazioni:
  • con miscela formata da 50 ml di aceto bianco, 2 litri di acqua calda, 2 cucchiaini di sapone di Marsiglia a scaglie, contenente olio di oliva o di cocco o di Palma, ed 1 cucchiaino di sapone liquido neutro, da agitare bene prima della distribuzione, con uno spruzzatore nelle ore serali, sulle superfici attaccate dagli insetti. Ripetere l’operazione, ad intervalli di una settimana, fino ad ottenere il completo controllo dell’attacco ;
  • o getto di acqua o con soluzioni a base di rame, indirizzandolo sulla vegetazione infestata, per la rimozione, sia degli afidi, che dalla melata, senza l’uso di pesticidi;
  • o soluzione composta da 20-30 grammi di Sapone molle di potassio per litro d’ acqua. Da ripetere ogni 5-7 giorni, fino a controllo totale dell’infestazione;
  • o miscela formata dalla diluizione di 6 ml di Olio di Neem e di 4 ml di Sapone molle di potassio in un 1 l d’acqua, da spruzzare sulla parte di chioma danneggiata, fino a completa copertura della stessa.
estesi attacchi:
  • diluizione di 14-25 ml di Piretro Verde Copyr in 10 litri di acqua , da distribuire alla prima comparsa degli insetti, con atomizzatori o pompe a spalla, possibilmente nel tardo pomeriggio e comunque nelle ore più fresche della giornata (visto che il piretro a temperature superiori a 26 ° C degrada velocemente, ed il suo reale potere insetticida è limitato a poche ore ). Per eventuale necessità di ripetere il trattamento è consigliabile attenersi alle indicazione riportate sulla confezione del prodotto. Anche perché trattandosi di un insetticida non specifico (che non agisce solo su un singolo parassita) e che agisce sugli insetti paralizzando il loro sistema nervoso, in caso di eccesso di trattamenti, può costituire un pericolo per gli insetti pronubi (che trasportano il polline da un fiore all’altro, permettendo l’impollinazione e la conseguente formazione dei frutti) e predatori (che catturano e si nutrono di altri insetti nocivi)
  • o emulsione formata dalla mescolanza di 150 – 200 o 50 -100 ml di olio bianco con 10 litri di acqua, rispettivamente, per trattamenti invernali ed estivi. Trattasi di un insetticida biologico che agisce per asfissia, creando una barriera sulla superficie dei parassiti uccidendoli. Per raggiungere la massima efficacia ed evitare danni, è necessario distribuire bene il prodotto su tutte le parti della pianta che ospitano il parassita durante le ore più fresche del giorno.
Cocciniglia farinosa – Dactylopius coccus:
  • nota anche come cocciniglia del carminio (colorate di colore rosso, ottenuto dall’essiccazione delle uova dell’insetto, o dallo stesso insetto che, specie in passato, veniva impiegato per la produzione di caramelle , yogurt, gelatine, gelati, bibite , bitter, confetti medicinali e in cosmetici), della famiglia dei Rhynchota, molto simile agli Afidi. Ha un corpo lungo bianco ed esile di qualche millimetro e si riproduce velocemente e intensamente. Solo i maschi sono provvisti anche di ali. Le condizioni climatiche migliori per la riproduzione coincidono con le medio- alte temperature primaverili-estive. La sua presenza sulla pianta determina l’ingiallimento delle foglie (dovuto alla sottrazione della linfa) e l’andirivieni delle formiche attratte dalla melata secreta dall’insetto, della quale sono molto ghiotte. Per neutralizzare gli attacchi, poiché la Cocciniglia è simile agli Afidi, sia per l’entità e le caratteristiche del danno che causa alle piante, che per l’intensità riproduttiva, risulta valida tanto la strategia di lotta, quanto i prodotti antiparassitari già descritti per combattere gli Afidi.
Lepidotteri defogliatori:
  • Processionaria – Thaumetopoea pityocampa - già descritta in occasione della trattazione del Pino;
  • Bruco americano – Hyphantria cunea –:
è un Lepidottero appartenente alla famiglia delle Erebidae, originario del Nord America, si è diffuso in Europa e in Italia a partire rispettivamente dagli anni ’40 e ’70. E’ un insetto polifago le cui larve, di colore marrone o giallo, con testa nera e dorso grigio ricoperto di lunghi peli bianchi (innocui, a differenza di quelli della Processionaria) e neri che, nello stadio più avanzato possono raggiungere la lunghezza di 35 cm. In genere attaccano, in gruppi, una vasta gamma di piante, nutrendosi prevalentemente di foglie, causando defogliazione. Si sviluppano dalle uova deposte in nidi dell’ampiezza anche di 60 – 70 cm, formati da foglie unite da fili sericei. Alla schiusura delle uova, le larve si nutrono consumando la foglie al’interno del nido, per poi uscire e disperdersi sulla chioma, fino al raggiungimento della maturazione (primi di luglio), quando si lasciano cadere al suolo, per cercare un riparo dove incrasalidarsi (chiudersi nel bozzolo) per trascorrere l’inverno. Al termine del quale (in primavera) si completa il ciclo con l’uscita della farfalla dal bozzolo (sfarfallamento). Farfalla che ha un corpo lungo di 1 -1,5 cm, ali bianche, con o senza macchie nere, ed una apertura alare di 2,5 – 3,0 cm, che consente l’agevole spostamento fra le numerose specie ospiti.
 
La lotta consiste nell’asportazione tempestiva dei nidi con delle forbici o svettatoi (strumento per la potatura degli alberi, in grado di raggiungere rami alti senza l’uso della scala); o tramite irrorazioni a base di prodotti biologici contenenti il batterio vivente: Bacillus Thuringiensis che, una volta ingerito e raggiunto l’ intestino delle larve, produce proteine tossiche che danneggiano il loro l’apparato digerente, causandone la morte.
Scolitidi o Coleotteri della scorza o più precisamente del legno, noti anche come Cerambici –Cerambyx cerdo - Le specie che possono attaccare i Cedri comprendono il: Tomicus destruens, Piniperda e Minor:
  • Appartengono alla famiglia dei Cerambycidae, presentano un ciclo di vita che prevede quattro stadi: uovo di pochi millimetri, bianco o crema di forma ovale allungata, che viene deposto, in ammassi (da alcune dozzine a diverse migliaia), sotto la corteccia o in crepe;
larva a forma di “C” , fuoriesce dall’uovo dopo ca. 7 giorni ed inizia a scavare gallerie nel legno, nutrendosi della linfa; fin quando, raggiunta la maturità, si impupa all’interno di una celletta scavata nel legno per trasformandosi in ninfa, per poi, dopo 7-14 giorni (a seconda della temperatura) schiudersi nella forma di adulto.
L’infestazione, se pesante e non controllata, a causa delle gallerie che vengono scavate nella corteccia e nel legno, indeboliscono l’albero , rendendolo vulnerabile da altre malattie e parassiti che possono condurlo alla morte.
Per cui è importante monitorare frequentemente lo stato di salute delle piante, in modo che se si dovessero notare piccoli fori sulla corteccia, che gli insetti adulti praticano per uscire, si possa intervenire tempestivamente per arrestarne la propagazione, eliminando e bruciando i rami colpiti, oltre ad applicare sull’albero delle trappole specifiche attrattive, a base di alcol.
Fungo – Lephoderminum cedrinum –:
è un ascomicete che comprende anche le specie patogene delle piante ed ha un ciclo di vita complesso che include la fase:
sessuale, che produce ascospore (spore contenute negli aschi: sacche che contengono le spore sessuali) all’interno degli apoteci (piccoli corpi fruttiferi a forma di fiasco o bottiglia contenente gli aschi);
e asessuale, che produce conidiospore (spore della riproduzione agamica, cioè per via vegetativa senza l’intervento degli organi sessuali), che aiutano a diffondere l’infezione. L’effetto della quale, pur risultando raramente letale per i Cedri, li può indebolire rendendoli più ricettivi per altri patogeni e predisporli ad andare incontro a stress ambientali, causa di: crescita stentata, appassimento di rami, scolorimento e caduta di foglie e generale riduzione della vitalità dell’albero, con conseguente notevole perdita di valore estetico-ornamentale dell’albero.
Per scongiurare tale deprezzamento, occorre vigilare sui primi sintomi della presenza del parassita, che si manifestano con piccole macchie localizzate che si espandono progressivamente, decolorizzando totalmente, dal giallo al marrone, gli aghi, che cadono precocemente riducendo significativamente la chioma e la capacità fotosintetica dell’albero di produrre energia necessaria per la crescita e la difesa delle avversità.
La prevenzione, per impedire l’insorgenza dell’infestazione, si articola in interventi che mirano a promuovere condizioni sfavorevoli allo sviluppo e la propagazione del fungo, come:
  • ridurre l’umidità e migliorare la circolazione dell’aria all’interno della chioma;
  • coprire il suolo con materiali organici (pacciamatura) per favorire la presenza di composti antimicrobici del genere Bacillus (come Bacillus subtils) che impediscono la crescita dei funghi patogeni;
  • effettuare la somministrazione di elicitori di resistenza o induttori di resistenza. Prodotti a base di estratti proteici di microrganismi, di alghe, composti vegetali, molecole di sintesi e sostanze naturali, come i chitosani (estratti dalla chitina, polisaccaride presente negli esoscheletri dei crostacei: granchi, gamberi ed aragoste) . Tutte sostanze che stimolano i naturali processi di difesa delle piante di qualsiasi genere, contro patogeni (stress biotici) e avversità ambientali (stress abiotici), attraverso l’attivazione o l’incremento dell’espressione di geni (unità biologiche contenute nei cromosomi che trasmettono i caratteri ereditari) di resistenza presenti nelle cellule vegetali. Geni che agiscono come un “vaccino” , preparando il sistema immunitario delle piante ad affrontare attacchi parassitari e difficoltà ambientali.
(Segue foto parassiti descritti)
Utilizzazioni:
legno, apprezzato per:
  • il suo colore che va dal giallo chiaro al rosso-bruno, la grana fine ed una tessitura uniforme, l’aroma balsamico e la resistenza naturale al deterioramento. Caratteristiche che lo rendono ideale per la realizzazione di mobili, pavimenti, piastrelle, contenitori , capannoni, carbone vegetale e, in passato, imbarcazioni; oltre che per la costruzione di strumenti musicali (in particolare per la parte superiore- tavola armonica- delle chitarre acustiche e classiche, per la capacità di produrre toni delicati e avvolgenti , adatti a stili musicali come il flamenco, il fingerstyle (tecnica di esecuzione basata sull’uso delle dita per pizzicare le corde, senza l’ausilio del plettro) e la Bossa nova;
  • i prodotti di estrazione:
trementina (resina vegetale oleosa, fluida chiara e volatile, ottenuta per distillazione dall’olioresina ricavata per incisione sul tronco e utilizzata come componente dell’Acquaragia) dalle ottime proprietà antisettiche e balsamiche;
  • l’olio essenziale, estratto mediante distillazione dal legno, dalle proprietà purificanti, antisettiche e antibatteriche, indicato (secondo il Prof. Marco Valussi: docente della Scuola di Neuropatia , membro del comitato scientifico della rivista “l’Erborista”e della Società Italiana di Scienze e Tecniche Erboristiche e autore, nel 2005, di un testo di scienza degli oli essenziali – Il Grande Manuale dell’Aromaterapia) per:
  • applicazioni topiche (che si applica localmente) per pelli grasse, acneiche, brufoli, micosi, condizioni infiammatorie della pelle, seborrea e forfora;
  • applicazioni topiche rubefacenti (che richiamano il sangue negli strati più superficiali della pelle per alleggerire l’infiammazione degli strati sottostanti); inalazione, per piccole infiammazioni respiratorie o congestionali, bronchiti croniche e tosse;
  • la diffusione della fragranza ambientale, per facilitare il rilassamento, il sonno, lo stress e migliorare il benessere generale;
  • allontanare gli insetti e disinfestare le superfici;
  • stimolare il sistema immunitario: effetto fondamentale per difendere il corpo dalle cellule cancerose;
  • e, secondo gli esiti di ricerche ancora in fase di svolgimento, per le sue proprietà, che si ipotizza potrebbero contribuire a ridurre il rischio di sviluppo di cellule di leucemia mieloide;
gemmoderivati o macerato glicemico di giovani getti:
indicato, in particolare, nei casi di dermatosi caratterizzate da cute secca e prurito, quali eczema e psoriasi e come medicamento di drenaggio cutaneo. In quanto manifesta un’azione di disintossicazione profonda nei confronti delle tossine organiche, contribuendo a migliorare la vascolarizzazione (irrorazione sanguigna) e l’ossigenazione dei tessuti ed, in fase sperimentale, ridurre la colesterolemia;
corteccia, anch’essa, come il legno, possiede numerose proprietà quali:
  • antisettica, in quanto l’olio da essa ricavato è noto per l’effetto disinfettante sulle ferite e per prevenire infezioni;
  • antinfiammatoria, dovuto al contenuto di principi attivi in grado di contribuire a ridurre l’infiammazione , in caso di problemi cutanei come eczema e psoriasi;
  • espettorante, come ingrediente per la preparazione di decotti che aiutano a liberare le vie respiratorie da catarro e muco;
  • astringente, per le qualità del suo olio essenziale nei confronti di dermatiti e in cosmetica, per preparati tonificanti e purificanti , soprattutto per pelli grasse e impure.
Curiosità storico-mitologiche :
  • I primi esemplari di Cedro del Libano, giunti in Italia, sono stati piantati nell’Orto Botanico di Pisa nel 1787.
  • Il Cedro, per l’altezza del suo fusto, dei suoi rami e le sue notevoli dimensioni, è stato eletto simbolo della forza, dell’immortalità, dell’eternità, dell’incarnazione della grandezza d’animo, di elevazione spirituale e di bellezza.
  • La bibbia cita il Cedro (del Libano) come simbolo di forza e maestà, per la sua longevità (fino a 2000 anni), l’imponenza che può raggiungere e l’imputrescibilità del suo legname. E riporta che la sua resina, molto aromatica, era considerata caustica per i corpi vivi, ma capace di preservare i cadaveri, e perciò veniva usata per imbalsamare i defunti, e che l’essenza ottenuta dalla distillazione del legno era nota, in terapia, col nome di Libanolo.
  • Numerose sono le statue di idoli scolpite nel legno di Cedro. Gli arabi considerano l’albero l’”essere divino sotto forma di pianta” o il “candelabro del cielo”.
  • In India, data l’importanza religiosa al Cedro, è anche noto come “abete sacro indiano” , ed è spesso rappresentato in affreschi e mosaici greco-romani.
  • Gli egiziani usavano il legno di Cedro per costruire i sarcofagi dei Faraoni. Mentre i Fenici realizzarono ampie barche che permisero loro di diventare grandi commercianti ed esperti navigatori.
  • Anticamente il legno di Cedro era molto diffuso nel mediterraneo orientale (dalle coste del Libano e Israele, fino al canale di Sicilia, alla Grecia, alla Turchia, Cipro e Malta). Si narra che fosse stato utilizzato per il tempio di Gerusalemme e da Salomone ( Re del Regno unificato di Giuda e Israele dal 970 al 930 a.C.) per rivestire l’interno del Tempio. Le sacre scritture riportano: “Il Cedro all’interno del tempio era scolpito a rosoni e a boccioli di fiori, tutto era di Cedro e non si vedeva una pietra”, e che il palazzo di Salomone e il labirinto di Minosse (Re di Creta che visse verso il 1450 a.C.) fossero sorretti da colonne di legno di Cedro.
  • Le foreste libanesi, anticamente monumentali, nei secoli furono deforestate per l’utilizzo, da parte di molti popoli (egiziani, fenici, cananei, israeliti, babilonesi, assiri, persiani greci e romani), del prezioso legname, che costituiva l’unica riserva di legno per la costruzione di abitazioni, edifici religiosi, sculture, imbarcazioni e mobili. Tanto da ridurre notevolmente il numero degli alberi. Per cui, l’imperatore romano Adriano, per tutelarli, nel 118 d.C., emanò un Editto di tutela, che è da considerarsi il primo Decreto di protezione della storia.
  • Un’iscrizione relativa al Re babilonese Nabucodonosor (642-582 a.C.) narra di una spedizione in Libano per procurarsi cedri, e della costruzione del canale di Arakhtu dell’Eufrate per farne fluitare i tronchi.
  • Plinio: scrittore, naturalista e governatore romano (morto nel 79 d.C.), riferisce che gli antichi solevano ungere i testi più importanti, considerati utili per l’umanità, con l’olio di Cedro, al fine di conservarli per secoli; e che nell’arceria tradizionale il legno di cedro veniva usato per la costruzione delle frecce.
  • Una vecchia leggenda racconta che nelle belle foreste del Libano antico nacquero tre Cedri che trascorsero interi secoli riflettendo sulla vita, la morte, la natura e gli uomini. Assistettero all’arrivo di una spedizione da Israele inviata da Salomone e, più tardi, videro la terra ricoprirsi di sangue durante le battaglie con gli Assiri. Conobbero la regina di Israele Gezabele (morta nell’ 852 a.C.) e il primo grande profeta di Israele Elia (nato nel IX secolo a.C.): mortali nemici. Assistettero all’invenzione del primo alfabeto (avvenuta fra il 17° e il 15° secolo a.C.) e si incantarono a guardare le carovane che passavano, piene di stoffe colorate.
Un bel giorno si misero a conversare sul futuro. “Dopo tutto quello che ho visto, disse il primo albero, vorrei essere trasformato nel trono del re più potente della terra”; “A me piacerebbe far parte di qualcosa che trasformasse per sempre il Male in Bene”, spiegò il secondo; “Per parte mia , vorrei che tutte le volte che mi guardano pensassero a Dio”, fu la risposta del terzo.
Ma dopo un po’ di tempo i cedri furono abbattuti e caricati su una nave per essere trasportati lontano. Ciascuno di quegli alberi aveva un suo desiderio, ma la realtà non chiede mai che cosa fare dei sogni. Il primo albero servì per costruire un ricovero per animali e il legno avanzato fu usato per contenere il fieno. Il secondo albero diventò un tavolo molto semplice, che fu venduto a un commerciante di mobili. E poiché il legno del terzo albero non trovò acquirenti, fu tagliato e depositato nei magazzini di una grande città.
Infelici, gli alberi si lamentavano: “Il nostro legno era buono, ma nessuno ha trovato il modo di usarlo per costruire qualcosa di bello”.
Passò il tempo e, in una notte piena di stelle, una coppia di sposi che non riusciva a trovare un rifugio dovette passare la notte nella stalla costruita con il legno del primo albero. La moglie, in preda ai dolori del parto finì per dare alla luce lì stesso suo figlio, che adagiò tra il fieno, nella mangiatoia di legno. In quel momento, il primo albero capì che il suo sogno era stato esaudito: il bambino che era nato lì era il più grande di tutti i re mai apparsi sulla Terra.
Anni più tardi, in una casa modesta, vari uomini si sedettero attorno al tavolo costruito con il legno del secondo albero. Uno di loro, prima che tutti cominciassero a mangiare, disse alcune parole sul pane e sul vino che aveva davanti a sé. E il secondo albero comprese che, in quel momento, non sosteneva solo un calice e un pezzo di pane, ma l’alleanza tra l’uomo e la divinità.
Il giorno seguente prelevarono dal magazzino due pezzi del terzo Cedro e li unirono a forma di croce. Lasciarono la croce, e alcune ore dopo portarono un uomo barbaramente ferito e lo inchiodarono al suo legno. Preso dall’orrore, il Cedro pianse la barbara eredità che la vita gli aveva lasciato. Prima che fossero trascorsi tre giorni, tuttavia, il terzo albero capì il suo destino; l’uomo che era inchiodato al suo legno era ora la Luce che illuminava ogni cosa. L a croce che era stata costruita con il suo legno non era più un simbolo di tortura, ma si era trasformata in un simbolo di vittoria.
Come sempre avviene con i sogni , i tre cedri del Libano avevano visto compiersi il destino cui speravano, anche se in modo diverso da come avevano immaginato.
  • Nella simbologia biblica il Cedro del Libano viene menzionato numerose volte, con diversi significati, come nel:
Salmo Sal 92,12-15: “Il giusto, radicato nel Signore, che trasmette bellezza e benessere e anche nella vecchiaia s’innalza producendo frutti abbondanti”. Descrive come la crescita e la prosperità spirituale del giusto, paragonandolo alla robustezza e longevità di una Palma e al vigore di un Cedro, pur in presenza di difficoltà e nemici, continua a fiorire e crescere in fede, diventando un esempio di forza e bellezza per gli altri;
Versetto Sir 24,13 del libro del Siracide, riferito alla Scienza divina: “Sono cresciuta come un Cedro sul Libano, come un Cipresso sui monti dell’Ermon”;
Versetto Ct 5,15 (Canto dei Cantici) è una esclamazione di bellezza e di affetto verso il Re sposo da Sulamita: “ Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri”;
Versetto Os 14,6-7, fa riferimento al perdono di Dio: “E io sarò come rugiada per Israele, fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo e la fragranza del Libano”. Illustra un momento di profonda rigenerazione in cui il popolo di Israele, dopo aver sofferto per il peccato e la disobbedienza, è chiamato a un ritorno a Dio e a una nuova vita di fede e fiducia. Il profeta Osea promette che Dio darà al suo popolo “La bellezza che viene da Dio”, cioè la capacità di vivere in pace e di sentire il suo amore…
  • L a fantasia sull’ albero del Cedro ha inoltre suggestionato vari scrittori, fra i quali Grazia Deledda (prima donna italiana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1926), che in un racconto “Il cedro del Libano” si può leggere: “E’ una pianta che dura migliaia di anni, e precisamente al suo centesimo anno di età fiorisce per la prima volta. Io non conosco questo fiore: non ne ho mai visti: ma deve essere bello e grande come una bandiera azzurra. Dicono che sulle colline di Gerusalemme, ancora esiste un Cedro sotto il quale andava Gesù con i suoi discepoli, nelle notti lunari di estate”.
Località sede delle piante di Cedro più note, dal punto di vista storico-monumentale:
  • La Morra, in provincia di Bra, nel Piemonte, si trova il Cedro del Libano più antico d’Italia, la cui storia è inscidibilmente legata a quella di Colle Montefalletto, dove la pianta affonda le proprie radici. Questo colle, come suggerisce il nome, fu parte del patrimonio della Famiglia Falletti, dal 1340 fino al 1941, quando la Contessa Luigia, lo lasciò in eredità a suo nipote Paolo Cordero di Montezemolo. Fu così, che questo luogo (zona delle Langhe, tipica per la coltivazione del vitigno Nebbiolo, dal quale si produce il vino Barolo) molto strategico e carismatico dal punto di vista vitivinicolo, passò nelle mani di un’altra delle grandi famiglie nobili delle langhe che, da 19 generazioni , dà il nome ad una importante azienda, riferimento per gli amanti del vino in Langa. Il Cedro è considerato un simbolo delle Langhe e albero monumentale, per le sue dimensioni, che superano i 20 m di altezza, raggiungono i 450 cm della circonferenza del tronco sopra le prime branche, e per la sua storia che risale al 1856. Quando Costanzo Falletti di Rodello ed Eulalia Della Chiesa di Cervignasco, giovani sposi, vollero piantare questo albero, simbolo di durevolezza e solidità, a ricordo del loro matrimonio.
  • Cison di Valmarino a Montalenghe in Veneto, è sede del Cedro dell’Atlante situato, da oltre 300 anni, all’interno delle mura di Castelbrando. Detiene il record in Italia, per la circonferenza del tronco di quasi 3 m, il diametro di 13 m della chioma e i 33 m dal’altezza. E’ protetto come bene storico nazionale e viene addobbato a festa durante il periodo natalizio, per cui è noto anche come “Albero di Natale vivente più grande d’Italia “.
  • Parco di Cofaggiolo a Barberino del Mugello – Firenze –: luogo storico e naturalistico, essendo situato in un fortilizio trecentesco, trasformato in residenza di campagna della famiglia Medici, dove si possono ammirare molte bellezze naturali, fra le quali il Cedro Deodara che misura un’altezza di 26 m ed una circonferenza del tronco, a 1,30 m da terra, di circa 4 m.
  • Altri esemplari di dimensioni eccezionali, dei quali due con una ampiezza della chioma di 15 metri, si trovano nel Parco Massari di Ferrara. Mentre altri, altrettanto maestosi, si trovano: uno sull’isola della Maddalena, in Sardegna, e l’altro nel Parco del convitto Mario Pagano, in zona di Campobasso.
  • Sulla parete nord della cima più alta di Yakushima, un’isola nel sud del Giappone, si trova il Cedro più vecchio del mondo, denominato Jomon Sugi (in riferimento al periodo Jomon delle preistoria giapponese, che va da 8000 a.C. a 300 a. C.) che, secondo le analisi dendrocronologiche condotte da scienziati giapponesi sui rami dell’albero, si stima abbia almeno 2000 anni (mentre, secondo alcune ipotesi ne avrebbe addirittura 7000 di anni), un’altezza di 25,3 m ed ha una circonferenza della chioma di 16,4 m. E’ stato scoperto nel 1966 e, data la sua importanza, ha sensibilizzato le persone a proteggere le foreste dell’isola che, nel 1983 è stata dichiarata Patrimonio mondiale dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite, fondata nel 1945, per promuovere la pace attraverso l’Educazione, la Scienza e la Cultura). Così , per evitare che il calpestio dei numerosi visitatori che accorrono per ammirare prestigioso vetusto albero, possa nuocergli è stata costruita una piattaforma d’osservazione a 15 m di distanza.
( Segue riproduzione foto piante storiche menzionate)
Oroscopo dei Celti
(insieme di popoli che nel periodo di massimo splendore: dal V al III secolo a. C., erano stanziati in un’ampia area dell’Europa: basato sulle fasi lunari e sugli alberi, è composto da 21 segni arborei collegati a dei periodi dell’anno. In quanto, i Celti ritenevano che i nati in quell’arco temporale assumessero le caratteristiche e le qualità attribuiti al corrispondente albero.
Per il Cedro i periodi vanno dal 9 al 18 Febbraio e dal 14 al 23 Agosto e corrispondono ai segni Zodiacali: Leone e Acquario.
Ai nati sotto questo segno piace essere al centro dell’attenzione, dispongono di forte personalità e rincorrono obiettivi davvero grandi ed, a volte, addirittura estremi. Hanno un gran carattere ed un gran carisma, ma se vengono rifiutati tendono ad avere bruschi cali di autonomia che sono soliti non mostrare. Non conoscono la moderazione: o si è con loro o contro di loro. Sono nemici giurati della noia, intelligenti, a volte persino insolenti e prediligono attività che richiedono creatività e fantasia.
Pro:
Il punto di forza dei nati sotto il segno del Cedro è certamente la loro naturale tendenza ad essere estremi. Sono sempre al centro dell’attenzione anche senza volerlo. Hanno ottimi gusti e pretendono molto da loro stessi e dagli altri. Per questo motivo molti di essi sono portati per il teatro e la recitazione e piace loro passare del tempo sul palcoscenico, come attori o come cantanti e musicisti.
Contro:
I nati sotto il segno del Cedro tendono ad ignorare tutti coloro che non hanno a che fare con i loro interessi e odiano ricevere delle critiche, specie se sono loro il centro della discussione. A volte il loro ego, se lasciato a briglia sciolte, può essere semplicemente fuori luogo ed eccessivo.
Amore:
I Cedri sono dei veri e propri numero uno ! Amano essere considerato importante dal partner, che deve essere forte e indipendente ma, allo stesso tempo deve lasciarsi coccolare. Odiano la rivalità, particolarmente nel campo degli affetti.
Erbe associate:
Rosmarino, Primula, Ginepro, Alloro e Camomilla.
Salute:
possibile predisposizione a disturbi relativi a: muscoli, occhi, colonna vertebrale, cuore e circolazione.
 

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